lunedì 25 aprile 2016

Olio di cocco: qualità benefiche, risparmio, innumerevoli usi. - dr. J. M. Mercola



Per millenni l'olio di cocco è stato utilizzato come prodotto dietetico e cosmetico. 
Si tratta di un potente distruttore di ogni tipo di microbo: virus, batteri, protozoi (molti potenzialmente nocivi). L'olio di cocco è oltretutto un naturale apportatore di grasso di alta qualità, fondamentale per una salute ottimale dell'organismo.
Circa il 50 per cento del grasso contenuto nell'olio di cocco è acido laurico, elemento estremamente raro in natura. L'olio di cocco contiene acido laurico più di qualsiasi altra sostanza sulla Terra.
Il nostro organismo converte l'acido laurico in monolaurin, un monogliceride capace di distruggere i virus lipido rivestiti come HIV, herpes, influenza, morbillo, batteri gram-negativi e protozoi come la Giardia lamblia. Di certo è uno dei motivi che rendono l'olio di cocco così utile in medicina, sia nell'uso esterno che in quello interno.
L'olio di cocco è composto da acidi grassi a catena media (MCFAs) i quali sono facilmente digeribili e le cui membrane cellulari sono facilmente incrociabili. Gli MCFAs sono immediatamente convertiti dal fegato in energia, anziché essere immagazzinati sotto forma di grasso. Ecco perché consiglio l'olio di cocco come ideale sostituto dei carboidrati non vegetali.

L'olio di cocco viene assorbito senza fatica dal sistema digestivo e non produce picchi di insulina nel sangue, quindi per ottenere un immediato apporto energetico si può semplicemente ingerire un cucchiaio di olio di cocco, o aggiungerlo al cibo.
Per incrementare la presenza dell'olio di cocco nella propria dieta, si può sostituirlo al dolcificante per il the o il caffè. Dal momento che tra le sue proprietà vi è quella di migliorare l'assorbimento delle vitamine liposolubili, si può assumerne un cucchiaio per rafforzare l'efficacia delle vitamine assunte tramite il cibo o durante un trattamento specifico.
L'olio di cocco è ideale per tutti i tipi di cottura, in quanto resiste a temperature molto elevate senza subire deterioramenti, come invece avviene in molti altri tipi di oli (l'olio di oliva, per esempio, proprio per questo motivo non è adatto alla cottura).
Inoltre, l'olio di cocco non diventa rancido, il che è un enorme vantaggio se lo si utilizzi per intrugli fatti in casa. E' provato che dopo essere stato conservato a temperatura ambiente per un anno, l'olio di cocco non denoti il minimo irrancidimento.

Benefici generici per la salute apportati dall'olio di cocco.L'olio di cocco offre una lunghissima lista di benefici per la salute, se viene incluso nella dieta quotidiana. Oltre alle proprietà antimicrobiche, è utile per:

- Supportare la salute del cuore ed una corretta funzione tiroidea
- Apportare benefici al cervello
- Rafforzare il sistema immunitario
- Fornire un ottimo carburante all'organismo
- Rinforzare a accelerare il metabolismo quando si ricerca una perdita di peso 
- Mantenere la pelle sana e giovane

Ma l'olio di cocco ha anche un numero impressionante di altri usi, dalle applicazioni topiche di bellezza, ai trattamenti di primo soccorso, alla pulizia in generale.
L'olio di cocco può sostituire decine di prodotti di bellezza e cura del corpo.
Un articolo di Delicious Obsessions elenca anche non meno di 122 usi creativi dell'olio di cocco, di cui 21 ricette per la cura della pelle.
Di seguito vado ad elencarne alcuni.

- Strucco: imbevendo di olio di cocco un batuffolo di cotone pulito o un panno umido.
- Detersione viso: massaggiando viso e collo con un cucchiaio di olio di cocco su viso e collo.
- Scrub corpo: mescolando parti uguali di olio di cocco e zucchero di canna biologico in un barattolo di vetro e applicandolo sulla pelle asciutta prima della doccia o del bagno.
- Scrub viso: al posto dello zucchero, mescolando l'olio di cocco con bicarbonato di sodio o farina d'avena.
- Lozione per la rasatura: applicando un sottile strato di olio di cocco sulla zona da radere. 
L'acido laurico contenuto nell'olio di cocco servirà anche come antisettico per eventuali tagli da rasatura.
- Idratante per il viso ed il corpo: sia da solo, che mescolandolo con l'olio essenziale preferito (assicurarsi di utilizzare un olio essenziale di alta qualità per l'applicazione topica). E' possibile produrre una crema idratante soffice e spalmabile anche a basse temperature frustando l'olio di cocco con un miscelatore elettrico
- Antirughe: se applicato localmente l'olio di cocco aiuta a ridurre segni e rughe sottili, contribuendo a mantenere i tessuti connettivi forti ed elastici.
- Crema per le cuticole: una piccola quantità di olio di cocco strofinata intorno alle cuticole ammorbidisce le zone secche.
- Deodorante: una piccola quantità di olio di cocco applicata sulle ascelle aiuta a tenere a bada gli odori, grazie alle sue proprietà antibatteriche. Se si preferisce, è possibile aggiungere una piccola quantità di bicarbonato di sodio, o creare un vero deodorante usando olio di cocco, bicarbonato e polvere di radice. Ulteriori info nel seguente video (lingua inglese con sottotitoli in automatico attivabili su YouTube)
Il sito Delicious Obsessions elenca altre ricette per la preparazione di deodoranti a base di olio di cocco.
- Olio da bagno: Aggiunto all'acqua nella vasca da bagno vostro bagno aiuta a idratare la pelle secca causa di pruriti (rimuovere i residui dal fondo della vasca per evitare successivi scivolamenti). Assicurarsi che l'acqua sia più calda di 25 gradi Celsius per evitare che l'olio si solidifichi.
- Sapone: l'olio di cocco è uno degli ingredienti fondamentali di molte ricette per la preparazione di sapone fatto in casa.
- Burrocacao: sia applicando una piccola quantità di olio di cocco, così come è sulle labbra, oppure realizzando un sostituto del burrocacao attraverso una delle molte ricette presenti online.
- Dentifricio: Miscelato al bicarbonato di sodio l'olio di cocco può sostituire il dentifricio. Il bicarbonato di sodio pulisce delicatamente, mentre l'azione antibatterica dell'olio di cocco può mantenere sotto controllo i batteri nocivi.
- Repellente per insetti nocivi: una miscela di olio di cocco con oli essenziali di alta qualità può aiutare a tenere a bada gli insetti nocivi se applicato sulle porzioni di pelle esposte alle punture. Tra gli oli da miscelare si consigliano: menta piperita, melissa, rosmarino, olio di albero del the, citronella, geraniolo, olio di erba gatta e / o estratto di vaniglia chiara.

Amico dei capelli.L'olio di cocco è anche noto per i suoi effetti benefici sui capelli. La maggior parte delle donne che ne fatto uso lo utilizzano come balsamo pre-shampoo. Basta massaggiare l'olio di cocco sui capelli asciutti e lasciare in posa per circa un'ora o più. Si può anche lasciare agire per un'intera notte, indossando una cuffia per proteggere il cuscino dalle macchie. Applicato in questo modo l'olio contiene il danneggiamento della superficie del capello da cui derivano  indebolimento e rotture. Se applicato come trattamento pre-lavaggio, una piccola quantità di olio di cocco è in grado di penetrare in profondità nel fusto del capello rendendolo più resistente al lavaggio.

Benefici per la salute orale.Come accennato l'olio di cocco miscelato al bicarbonato di sodio diventa un semplice, economico, ma efficace dentifricio. E' anche un'ottima alternativa per chi desideri un dentifricio senza aggiunta di fluoro, ma non ha intenzione di spendere di più.
Un'altra tecnica per la salute orale in cui l'olio di cocco si rivela molto utile sono gli sciacqui. Questa tecnica ha ridotto significativamente il mio accumulo di placca, cosa che mi permette di andare meno spesso dall'igienista dentale.
Lo sciacquo con l'olio è una pratica che risale a migliaia di anni fa, avendo avuto origine con la medicina ayurvedica. L'olio di sesamo, tradizionalmente consigliato per questo scopo contiene una concentrazione di oli omega-6 relativamente elevata. Pertanto, a mio avviso l'olio di cocco è di gran lunga più adatto all'uso, oltre al fatto che nella mia mente ha un sapore migliore.
E' sufficiente sciacquare energicamente la bocca con l'olio, proprio come si farebbe con un collutorio. E' necessario far lavorare l'olio in bocca per un periodo di 15 minuti. Chi sia ossessivo come me e cerchi il massimo risultato può proseguire anche per 30-45 minuti. Questo processo permette all'olio di 'tirare fuori' batteri, virus, funghi e altri detriti. Il momento migliore è al mattino prima di mangiare la prima colazione, ma può essere fatto in qualsiasi momento. Io cerco di farlo due volte al giorno. Una volta fatto, è necessario sputare l'olio e sciacquare la bocca con acqua. Evitare di deglutire l'olio in quanto si ingerirebbe una sostanza popolata dai batteri e qualsiasi altra potenziale tossina e detrito appena rimossi.
Se fatto correttamente, lo sciacquo comporta una notevole pulizia, disintossicazione ed effetti curativi, non solo per la bocca ma per tutto il corpo. Candida e Streptococchi popolano comunemente la cavità orale; germi che possono contribuire all'accumulo di placca e carie, oltre a infezioni secondarie ed infiammazioni croniche in tutto il corpo. Lo sciacquo con olio di cocco può contribuire a ridurre il carico tossico totale sul sistema immunitario, impedendo la diffusione di questi organismi dalla bocca al resto del corpo, tramite il flusso sanguigno.

Olio di cocco alla riscossa.Oltre tutti gli utilizzi descritti finora, l'olio di cocco merita anche un posto nell'armadietto dei medicinali, sempre per via della sua attività antimicrobica e anti-virale. Ad esempio, l'olio di cocco può essere utile nel trattamento di:
- Infezioni dell'orecchio. Un paio di gocce in ciascun canale uditivo. In caso di olio soliifcato si può facilmente liquefare mettendone una piccola quantità in un bicchiere o altro piccolo contenitore e poi immergendo quest'ultimo in una tazza d'acqua calda.
- Eruzioni e irritazioni cutanee, tra cui la varicella e herpes zoster: Basta applicare una piccola quantità sulle zone anatomiche interessate.
- Infezioni fungine, come piede d'atleta e tigna, miscelandolo con un pò di olio di origano o di olio di albero del the.
- Punture di insetti, punture di api, herpes labiale con la stessa miscela descritta sopra.
- Epistassi: può aiutare se applicato regolarmente all'interno delle narici
- Emorroidi: per un risultato più efficace aggiungere un pò di olio essenziale di lavanda.
- Secchezza vaginale.
- Massaggio perineale: le donne in gravidanza possono utilizzarlo per massaggiare quotidianamente il perineo, a far capo da circa un mese prima del parto, per contribuire a ridurre le probabilità di strappi e / o la necessità di una episiotomia.
- Anti-pidocchi: l'olio di cocco è più efficace della permetrina contro i pidocchi. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista European Journal of Pediatrics una combinazione di olio di cocco e anice è risultata quasi due volte più efficace della lozione permetrina comunemente prescritta per il trattamento dei pidocchi.

Non è meraviglioso vedere come la natura offra tante soluzioni efficaci per molti dei nostri mali? E lo fa in un modo spesso più efficace dei nostri intrugli chimici!

Usi sorprendenti dell'olio di cocco nella gestione domestica.
Ultimo ma non meno importante, l'olio di cocco può essere usato per espletare una serie di funzioni domestiche normalmente svolte da alternative più costose e potenzialmente tossiche.
1 Disinfettare il tagliere in legno. Da usare ogni volta che il legno comincia a sembrare secco.
3 Utilizzare come smalto metallico. E' consigliato testarlo prima su una piccola area.
4. Idratare e ammorbidire la pelletteria come si farebbe con altri prodotti da negozio.
5. Lubrificare cerniere cigolanti e meccanismi con olio di cocco, al posto di altri prodotti.
6. Pulire e lucidare i mobili in legno. Sempre meglio testarlo prima su una piccola area.
7. Lubrificare le corde della chitarra.
8. Rimuovere i residui di sapone con un panno inumidito con una piccola cucchiaiata di olio di cocco. Spruzzare la zona con aceto bianco e infine asciugare con un panno privo di lanugine.
10. Pulire mani e pennelli dopo l'uso di vernici a base d'olio, in luogo dell'acquaragia.
11. Pulire il cruscotto dell'auto con una piccola quantità su un panno morbido e privo di lanugine.
12. Pulire e disinfettare la dentiera applicando un sottile strato di olio di cocco se non è in uso. Sciacquare prima dell'uso.
13. Pulire e lucidare le foglie delle piante d'appartamento strofinandole con una piccola quantità di olio di cocco su un panno privo di lanugine.
14. Rimuovere la gomma da masticare da qualsiasi zona, compresi tappeti e capelli.


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domenica 24 aprile 2016

Corte Conti: con Legge Stabilità 'balzo' sconti fiscali, +24 miliardi.



Possibili 5 miliardi nelle casse dello Stato con ritocchi all'Iva.

Aumentano gli sconti fiscali: "è da quest'anno - spiega la Corte dei Conti nel documento depositato in Parlamento durante l'audizione sul Def - a seguito del varo dell'ultima legge di stabilità, che si registra un balzo nel numero (delle 'spese fiscali') con altre 43". Un 'balzo' che, calcola la magistratura contabile, vuol dire un aumento dei costi di 24 miliardi. In tal modo il nostro sistema tributario "si trova a convivere con quasi 800 eccezioni alle regole base rinunciando ad un gettito potenziale dell'ordine di 300 miliardi".

Spostare circa l'8% della base imponibile con Iva agevolata al 10% verso l'aliquota ordinaria al 22% porterebbe nelle casse dello Stato 5 miliardi. Scrive la Corte dei Conti in una simulazione sugli impatti di possibili interventi sull'Iva consegnata al Parlamento in occasione delle audizioni sul Def. Così si attuerebbe un innalzamento del "rendimento" dell'Iva che rappresenta "un obiettivo strutturale della politica fiscale", visto che l'Italia "si colloca tra gli ultimi Paesi europei per incidenza dell'Iva sul Pil, agendo sulla "redistribuzione tra le aliquote".

L'Italia si colloca tra gli ultimi Paesi europei per incidenza dell'Iva sul Pil, con un valore che non raggiunge il 6% e che è di circa 0,8 punti inferiore al valore della media Ue-27. Nel documento si ricorda anche che "la quota di base imponibile assoggettata ad aliquota ordinaria al 22% è pari a circa il 57% mentre quella assoggettata alle aliquote ridotte al 4 e 10% (circa il 43%) è di gran lunga superiore al 25% sperimentato in media in Europa". Lo stesso vale per le aliquote: l'Italia "si colloca all'undicesimo posto per livello di quella ordinaria, anche se al primo tra i maggiori paesi, mentre solo altri 4 Paesi (Francia, Lussemburgo, Malta e Regno Unito) hanno aliquote cosiddette 'super-ridotte', inferiori cioè al 5%".


Chi aveva detto che non avrebbero aumentato le tasse?
Sarà anche vero che l'incidenza dell'Iva sia inferiore rispetto alla media europea, e pare che non lo sia, ma è anche vero che abbiamo gli stipendi più bassi e le tasse più alte....
Oltretutto, come spera il governo di dare uno sprone all'economia se aumenta l'Iva e, quindi, i prezzi?

sabato 23 aprile 2016

Truffe milionarie a Inps di Roma e Reggio Calabria: 382 denunce. - Rory Cappelli

Truffe milionarie a Inps di Roma e Reggio Calabria: 382 denunce

Due distinte operazioni della Guardia di finanza a Ostia, Lazio, e nella Locride per circa 3,3 milioni di euro sull'erogazione di disoccupazione, assistenziali e previdenziali. In totale sono state denunciate 123 persone a Roma e altre 259 a Reggio Calabria.

ROMA - A Ostia due impiegati dell'Inps avevano messo a punto un meccanismo collaudato ed efficace, una vera cricca dei "disoccupati" , che ha permesso loro di mettersi in tasca un milione e trecentomila euro, con la connivenza di ben 123 complici che sono tutti finiti denunciati.

Nella Locride, invece, i finanzieri hanno scoperto una maxi-truffa di oltre due milioni di euro, sempre ai danni dell'Inps, che ha visto coinvolti 12.631 lavoratori falsamente assunti  e 259 lavoratori "fantasma", per un danno accertato, sempre a carico dell'Inps, di oltre 50 milioni di euro.  In questo caso, cinque le aziende coinvolte, tutte operanti in diversi comuni della Locride, i cui titolari dal 2008 al 2014  hanno assunto lavoratori inesistenti, percependo indennità assistenziali e previdenziali (disoccupazione, maternità e malattia).

Mentre, dunque, i due impiegati di Ostia aprivano posizioni - il modello DS - per persone che chiedevano l'indennizzo di disoccupazione a seguito di licenziamento, nella Locride erano i datori di lavoro stesso a creare falsi dipendenti. In entrambi i casi era tutto falso: la maggior parte dei modelli creati a Ostia, infatti, riportava quali datori di lavoro famose case cinematografiche che però erano del tutto estranee alla vicenda. I truffatori avrebbero addirittura impiegato intere famiglie: mariti, mogli, figli, generi, cugini.

Il sistema è stato scoperto dai finanzieri del comando Provinciale di Roma, dopo indagini durate diversi mesi, coordinate dal sostituto Giuseppe Deodato della procura di Roma.

Gli impiegati accedevano al sistema informatico dell'ente, inserivano i dati di datori di lavoro all'oscuro della truffa - le case cinematografiche, appunto - creando così un diritto all'accesso all'indennità di disoccupazione con requisiti ridotti al quale per legge hanno diritto coloro che hanno perso il lavoro a seguito di licenziamento.

Le indagini sono partite dalle verifiche su residenti di altre zone - non di Ostia, dunque - ma persino di Latina e Frosinone, che si erano stranamente spinti fino al quel municipio per richiedere il sussidio di disoccupazione. Tra questi anche persone già impiegate con regolare contratto di lavoro che però avevano deciso di arrotondare le loro entrate mensili con il sussidio erogato dall'Inps.

C'era anche chi - già titolare dell'indennizzo - andava alla ricerca di persone disposte a "steccare" parte dell'indennità e degli arretrati percepiti con gli artefici del piano.

I 123 furbetti dell'indennizzo sono stati denunciati all'autorità giudiziaria per truffa aggravata ai danni dello Stato. Alcuni hanno restituito le somme indebitamente percepite accordandosi con l'ente previdenziale. Per altri è scattato la confisca di conti correnti e depositi titoli per un totale di mezzo milione di euro.

In Calabria, invece, i finanzieri del comando provinciale di Reggio hanno scoperto una maxi truffa ai danni dell'Inps perpetrata da cinque aziende in diversi comuni della Locride: l'analisi della documentazione contabile effettuata dalle Fiamme gialle, ha consentito di rilevare l'assunzione di 259 lavoratori "inesistenti" che, dal 2008 al 2014, hanno percepito indennità assistenziali e previdenziali (disoccupazione, maternità e malattia) a danno dell'Inps per circa 2 milioni di euro.

I titolari delle aziende controllate si sono resi responsabili di aver dichiarato nella denuncia aziendale presentata all'Inps un fabbisogno lavorativo superiore alla reale ed effettiva capacità aziendale segnalando l'assunzione dei 259 dipendenti a tempo determinato che "sarebbero" stati impiegati per circa 60 mila giornate lavorative in fondi agricoli risultati di fatto incolti. La Finanza ha smascherato una vera e propria associazione composta da soggetti legati da vincoli di parentela che, pur essendo titolari ciascuno della propria azienda, si servivano di un'unica struttura organizzativa assumendo personale che transitava fittiziamente da una ditta ad un'altra percependo indebitamente indennità assistenziali e previdenziali.

Ulteriori accertamenti hanno consentito di rilevare l'omesso versamento nelle casse dello stato di contributi previdenziali per circa 160 mila euro. Sono stati così denunciati all'autorità giudiziaria i titolari delle aziende e 259 lavoratori "fantasma", per essersi resi responsabili, tra l'altro, del reato di truffa aggravata ai danni dell'Inps.


http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/04/22/news/inps_truffa_lazio_calabria-138189738/

I nemici delle rinnovabili. - Antonio Sciotto


Installazione di una pala eolica.  © Reuters

Il dossier. Le energie alternative crescono, ma non in Italia. Al palo per una scelta del governo Renzi. Secondo il Rapporto Irex le imprese nostrane investono soprattutto all’estero: «Da noi manca una politica definita, si procede per stop and go». Incentivi azzerati, leggi che si attendono per anni, autorizzazioni impossibili per ammodernare gli impianti: così l’esecutivo affossa le fonti pulite. 

Il mercato delle rinnovabili gode ottima salute, tanto che gli investimenti italiani sono aumentati del 31% nel 2015, ma soprattutto all’estero, in Africa e Sudamerica. Entro i nostri confini il settore vive al contrario un momento di stallo, e nonostante siano stati raggiunti gli obiettivi fissati dalla road map Ue (17% di produzione sul totale dell’energia e 40% sulla sola elettrica), ogni prospettiva di ulteriore sviluppo appare impossibile. Non solo perché sono stati azzerati gli incentivi, ma anche perché oneri fiscali e burocratici, leggi attese a lungo e mai varate, diventano ostacoli insormontabili: una scelta, o se vogliamo una “non” scelta, da imputare in gran parte al governo, che negli ultimi due anni ha trascurato e in alcuni casi anche vessato il comparto, nonostante a parole assicuri di includerlo tra le sue priorità.
A tracciare il quadro economico e di prospettiva delle energie rinnovabili è il Rapporto annuale Irex, La trasformazione dell’industria italiana delle rinnovabili tra integrazione e internazionalizzazione, realizzato dagli analisti della società di consulenza Althesys, coordinati dall’economista Alessandro Marangoni. Nel 2015, spiega lo studio, si sono registrate 140 operazioni, che hanno dato luogo a investimenti per 9,9 miliardi di euro, pari a 6.231 MegaWatt, +31,5% rispetto al 2014. Molto gettonato il settore eolico, con impianti realizzati soprattutto in Africa e Centro-Nord America, e solo per un quarto in Italia. Cresce l’idroelettrico, quasi del tutto realizzato all’estero. Scendono invece gli investimenti nel fotovoltaico (tutti comunque fatti all’estero) e nelle biomasse.
Secondo Marangoni, per un verso è «fisiologico» che le nostre imprese investano all’estero, perché «il mercato europeo è più maturo, e quindi in parte saturo, mentre i paesi cosiddetti emergenti si sviluppano sul piano demografico e dei consumi». In Italia però ci sono dei fattori specifici frenanti: «Oneri burocratici e fiscali più pesanti che nel resto della Ue, e poca chiarezza nella politica energetica. La Francia ad esempio – spiega l’economista di Althesys – pur essendo matura sul piano del nucleare, ha scelto negli ultimi due anni di investire sulle rinnovabili. Da noi, al contrario, si va per stop and go: prima una valanga di incentivi, che poi negli ultimi due anni sono stati tolti. Il che in sé si può anche fare: basta che non accada, come è avvenuto da noi, di varare misure retroattive, che hanno messo nei guai imprese che avevano già programmato gli investimenti».
Se si escludono gli ecobonus per le ristrutturazioni edilizie, che favoriscono solo i piccoli impianti domestici e commerciali, gli incentivi sono scesi ormai a zero. Zero per il fotovoltaico. Fine delle aste per le eoliche: le ultime si sono fermate al 2015, e non è stata mai fatta una legge per indirne di nuove.
Biomasse: restano in piedi incentivi solo per gli impianti più piccoli, il resto è stato cassato, interrompendo così una simbiosi virtuosa che si era instaurata con i produttori agricoli. Il biogas è praticamente scomparso, mentre il biometano avrebbe buone prospettive, se un infinito iter legislativo non avesse fatto arrendere chi voleva creare gli impianti.
Secondo Marangoni «se restiamo fermi alle condizioni attuali, non riusciremo a migliorare le performance realizzate negli anni passati». Se invece si tornasse a favorire le rinnovabili – «che non significa necessariamente incentivi» – si potrebbe arrivare nel 2030 a una percentuale del 50-55% sul totale dell’elettrico.
Lo stesso obiettivo «rinnovabili al 100%», tracciato ad esempio ieri dai Cinquestelle, non sarebbe impossibile per il 2050, magari con tecnologie che ancora non conosciamo: «È il target che si è posta la Danimarca – spiega l’economista di Althesys – Oggi è troppo difficile prevedere da qui a 35 anni, anche se è un obiettivo futuribile. Quello che possiamo dire per certo è che nei prossimi 10-15 anni non potremo sostituire del tutto il termoelettrico. E i sistemi di accumulo delle energie rinnovabili non sono ancora pienamente rispondenti alle esigenze di una completa autosufficienza».
Due le direttrici suggerite alla politica dalla società di consulenza nelle energie e ambiente: «Tornare a bandire nuove aste per l’assegnazione delle tariffe, con la possibilità anche di mettere una quantità di energia direttamente sul mercato, libera per gli scambi, senza passare per il Gse. In altri paesi sono stati sperimentati i cosiddetti Ppa, power purchase agreements, accordi di compravendita di energia tra soggetti privati».
Seconda operazione che sarebbe bene realizzare: «Permettere il riammodernamento degli impianti eolici e idroelettrici, semplificando le procedure autorizzative, oggi scoraggianti per le imprese». Non ci sarebbe bisogno di consumare un metro di nuovo suolo, perché gli impianti, oltretutto più efficienti, sorgerebbero sugli stessi siti di quelli vecchi.
«Oggi in Italia si producono circa 8 giga di fotovoltaico, 9 di eolico, 20-21 di idroelettrico e 2 di biomasse – conclude il professor Marangoni – Credo che le maggiori prospettive di sviluppo le abbia l’eolico, che in pochi anni potrebbe aumentare del 50%, arrivando a 14-15 giga. L’idroelettrico potrebbe crescere fino a 24-25 giga. Il fotovoltaico più che sulle grandi aree industriali potrebbe svilupparsi sugli edifici domestici e commerciali. Infine speriamo finalmente di avviare il biometano».

Record fotovoltaico nel 2015, ma i dati del 2016 sono pessimi.


Record fotovoltaico nel 2015, ma i dati del 2016 sono pessimi

Dopo il record fotovoltaico nel 2015, con l’8% di energia proveniente dal sole, l’Italia rischia di perdere il primato: primi dati del 2016 davvero pessimi.

(Rinnovabili.it) – Subito dopo aver festeggiato il primato mondiale italiano per il contributo del fotovoltaico al fabbisogno elettrico nazionale, rischiamo di dover dire già addio al titolo. Sì, perché a differenza dei dati dello scorso anno le prime stime relative al 2016 sono davvero poco incoraggianti. Dall’8% (dati Photovoltaic Power System Programme dell’Agenzia Internazionale dell’Energia) che ci ha garantito il record fotovoltaico mondiale nel 2015 siamo infatti passati a una media del 5,1% nei primi tre mesi dell’anno. Nello stesso periodo del 2015, tale dato si attestava invece introno al 5,7%. Queste almeno sono le rilevazioni effettuate da terna e pubblicate nel rapporto mensile di Marzo.

Record fotovoltaico italiano a rischio

Lo scorso anno l’Italia è risultata essere il paese dove l’energia prodotta grazie a pannelli fotovoltaici contribuisce di più a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale, per una quota complessiva dell’8%. Al secondo e terzo posto si sono classificate invece Grecia e Germania, rispettivamente con percentuali del 7,4% e del 7,1%. Vista la media dei primi 3 mesi del 2016, se Grecia e Germania dovessero mantenere inalterati i livelli di consumi elettrici soddisfatti dal fotovoltaico l’Italia finirebbe facilmente al terzo posto della classifica.

Altre rinnovabili: bene eolico e geotermico, male idroelettrico

Il primo trimestre del 2016 è invece stato positivo per altre fonti di energia rinnovabile. L’eolico, in particolare, ha fatto registrare un +11,1% rispetto allo stesso periodo del 2015. Stesso discorso anche per il settore geotermico, che ha visto un incremento della produzione pari al +3,5% nei primi 3 mesi del 2016.
Se il fotovoltaico ha fatto registrare un calo del -11,3%, una sorte perfino peggiore è invece toccata all’energia idroelettrica, che ha subito un calo nella produzione del -17,6%, da attribuire in gran parte alla forte siccità dell’ultimo trimestre.
Diminuendo così la produzione complessiva di energia da fonti rinnovabili a livello nazionale, cala di conseguenza anche il contributo del fotovoltaico, che passa dal 17,6% del primo trimestre 2015 al 16,6% del 2016.

Verso una battuta d’arresto

Sebbene per le rinnovabili i confronti da un anno con l’altro non siano affidabili al 100%, a causa delle differenti condizioni meteo che incidono molto sulla loro produzione, questi primi dati relativi al 2016 non sono incoraggianti. Nonostante il record per il fotovoltaico dello scorso anno, la situazione per le rinnovabili in Italia non è delle migliori. Sempre secondo stime Terna, nel 2015 la produzione complessiva di energia verde si attestava a quota 40,5% della produzione totale, in netto calo rispetto all’anno precedente (44,9%).
Il settore delle rinnovabili rischia quindi di subire una battuta d’arresto, soprattutto a causa della mancanza di un quadro normativo e politico che ne regoli e sostenga gli sviluppi. Secondo gli ambientalisti, troppo poco è stato fatto negli ultimi anni per favorire lo sviluppo delle energie alternative, mentre fin troppi incentivi sono stati riservati ai combustibili fossili. Per poter cambiare le cose è necessaria una netta inversione di tendenza: non solo da parte delle istituzioni, ma anche e soprattutto da parte dei singoli consumatori.

Davigo: "La classe dirigente che delinque fa più danni dei ladri".



Il presidente dell'Anm rincara la dose e da Pisa attacca: "Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti". Critico Legnini (Csm): "Così si alimenta il conflitto con le istituzioni." 
Roma, 22 aprile 2016 - La classe dirigente italiana "quando delinque fa più danni di un qualunque delinqunte". Parole come pietre che arrivano dal presidente dell'Anm Piercamillo Davigo, mentre interviene all'università di Pisa a un convegno organizzato dal Master in analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione. E si schiera con forza in difesa dei magistrati: "Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti". Era stato il premier Matteo Renzi a rivolgersi più volte alla magistratura, anche dopo l'inchiesta sul petrolio in Basilicata, esortando i giudici "a fare veloci", a "parlare con le sentenze". Oggi Davigo da Pisa commenta: "Le avete mai lette le sentenze?". E a proposito del protagonismo dei magistrati aggiunge: "Sui giornali di provincia qualche volta c'è il pescatore che ha pescato un luccio enorme. Io dico: è il pescatore affetto da protagonismo o è il luccio che è enorme?". Affermazione che nel corso della giornata diventano un caso, e che vengono criticate dal presidente del Csm Giovanni Legnini.

L'ATTACCO - Questa mattina dalle pagine del Corriere della Sera il magistrato sferzava un duro attacco alla classe dirigente italiana, colpevole, diceva nell'intervista, di continuare a "rubare" anche dopo Mani Pulite: "ma non si vergognano più", diceva. Oggi rincara la dose da Pisa: "La classe dirigente di questo paese quando delinque - dice Davigo - fa un numero di vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada e fa danni più gravi". Davigo aggiunge: "Rubano tutti? No, mi fa arrabbiare questa cosa, rubano molti. Non tutti. Altrimenti non avrebbe senso fare i processi".                                                        
E a proposito della diffusione della corruzione, continua: "Per un paio di decenni l'attività di questo paese non è stata quella di contrastare la corruzione ma i processi sulla corruzione. Questo è stato un messaggio fortissimo". Ancora: "Dobbiamo avere regole che aiutano a comportarsi bene, se abbiamo regole che prevedono misure premiali per gli imputati che collaborano". Il presidente dell'Anm ha ricordato che secondo gli indici internazionali di percezione sulla corruzione "l'Italia è, a parte la Bulgaria, uno dei paesi più corrotti d'Europa". "Tutti devono rispettare la legge persino quelli che le fanno: la caratteristica dello stato di diritto è che la legge vincola tutti - ha sottolineato -. E poi la separazione dei poteri che, ci si dimentica sempre, ma serve a garantire la libertà". "La corruzione è un reato particolarmente segreto, occulto, non si fa davanti a testimoni, è noto solo a corrotti e corruttori - ha concluso il magistrato, negli anni Novanta membro del pool di Mani Pulite -, non viene quasi mai denunciato. E' un reato a cifra nera. E' un reato seriale, per questo è un errore trattarli come casi singoli, ed è anche un reato diffusivo: si cerca di coinvolgere altri soggetti".                                                                                
LEGNINI: NO CONFLITTI - Le parole del magistrato diventano un caso e a stretto giro arriva la condanna da parte di Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura (Csm). "Le dichiarazioni del Presidente Davigo rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno, tanto più - spiega in una nota - nella difficile fase che viviamo nella quale si sta tentando di ottenere, con il dialogo ed il confronto a volte anche critico, riforme, personale e mezzi per vincere la battaglia di una giustizia efficiente e rigorosa, a partire dalla lotta alla corruzione e al malaffare". Critica le dure parole di Davigo anche Luciano Violante, ex presidente della Camera ed ex magistrato. "Chi ha la responsabilità di una prestigiosa associazione come l'Anm deve dimostrare più senso della misura, più rispetto delle istituzioni e più prudenza quando parla", dice intervistato da Affaritaliani.it. "Io conosco bene Davigo - continua -, lo stimo come magistrato, ma credo che abbia fatto un errore molto grave".                                      
Anche il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 non appoggia le affermazioni  dell'ex pm di Mani Pulite e commenta: "Davigo è una persona intelligente, preparata e brillante ma penso che abbia sbagliato a generalizzare, bisogna sempre entrare nello specifico. Se si dice che “sono tutti ladri”, facciamo il gioco dei ladri". Parole a cui Davigo, poco dopo, risponde in una nota: "Mi spiace che alle mie dichiarazioni sia stato attribuito un significato diverso da quello che hanno. Non ho mai inteso riferirmi ai politici in generale ma ai fatti di cui mi sono occupato e a quelli che successivamente ho appreso essere stati commessi". Ancora: "Non ho mai pensato che tutti i politici rubino, anche perché ho più volte precisato - ha aggiunto l'ex pm di Mani Pulite - che se cosi' fosse non avrebbe senso fare processi che servono proprio a distinguere".

http://www.quotidiano.net/davigo-anm-1.2087750

Concordo pienamente con il pensiero di Davigo. E Violante farebbe meglio a star zitto, ricordiamo ancora con disgusto le sue parole circa le reti tv di Berlusconi.

martedì 19 aprile 2016

Denis Verdini rinviato a giudizio per bancarotta. Insieme a lui gli amministratori del "Giornale della Toscana".

DENIS VERDINI

Tutti a giudizio per bancarotta gli amministratori della società Ste, tra cui il senatore di Ala Denis Verdini. La Società Toscana di edizioni pubblicava il Giornale della Toscana. Lo ha deciso il gup di Firenze Anna Limongi in un procedimento bis dell'inchiesta sulle attività editoriali che facevano capo a Verdini. Tra i rinviati a giudizio anche l'on. Massimo Parisi, il professor Girolamo Strozzi, gli amministratori Pierluigi Picerno e Enrico Luca Biagiotti.
Il senatore Denis Verdini è stato presente in aula stamani per l'ultima fase dell'udienza preliminare e poi per aspettare la decisione del gup. Questo procedimento è scaturito da un'inchiesta più ampia riguardante sempre la Ste e società collegate che pubblicavano altre testate a Firenze, per truffa allo Stato sull'assegnazione di fondi all'editoria.
L'accusa di bancarotta su cui oggi il gup ha deciso di rinviare a giudizio 5 imputati è relativa in particolare alla presunta distrazione di una somma di 2,6 milioni di euro che sarebbe andata, in parti uguali, a Verdini e Parisi. Verdini si è difeso in aula stamani dicendo che la somma non era stata distratta dalla Ste, ma faceva parte di un'operazione corretta legata alle attività patrimoniali della società. In generale i vari difensori hanno sostenuto che si tratta di un caso di bancarotta "riparata", quindi non ci sarebbe reato poiché i denari sarebbero comunque rientrati nella disponibilità della società. La Ste è una società che è stata dichiarata fallita nel 2014.

venerdì 15 aprile 2016

La pellicola salva-cibo? È biologica e si mangia. - Federico Formica

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Da bucce di arancia e gusci di gamberetto i ricercatori del Cnr Isafom di Catania hanno ottenuto un film semi-trasparente che raddoppia la vita post-raccolta di carciofi e fichi d'India.


In attesa di lanciare il prodotto su scala industriale, nel 2015 un'impresa siciliana ha confezionato i primi fichi d'India avvolti con la pellicola creata dal Cnr. Foto per gentile concessione Cnr Isafom di Catania

Utilizzare gli scarti del cibo per allungare la vita di altro cibo. Attraverso una pellicola naturale che non si trasforma in rifiuto perché si mangia. Al Cnr Isafom (l'Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo) di Catania ci stanno riuscendo con la pectina, che si estrae dalle bucce d'arancia, e il chitosano, che si trova nei gusci dei gamberetti.
 
Attraverso il trattamento di queste due sostanze i ricercatori siciliani, in collaborazione con il Disba (Dipartimento bio agroalimentare) del Cnr, hanno ottenuto una pellicola naturale che avvolge il cibo allungandogli la vita post-raccolta di circa il doppio. Il procedimento è piuttosto semplice: “Si crea una soluzione formata da acqua, acido citrico come antiossidante e pectina, o chitosano o entrambe le sostanze - spiega Salvatore Raccuia del Cnr Isafom di Catania – e si immerge in questa soluzione il cibo da conservare. Una volta che il cibo è asciutto, intorno gli si forma un film semitrasparente che lo proteggerà per diversi giorni”.
 
Duri fuori, (troppo) teneri dentro. Il team di ricercatori ha deciso di testare la pellicola bio su due prodotti tipici del nostro Paese: i cuori di carciofo 
e i fichi d'India. Non sono due scelte casuali: per poterli consumare, infatti, dobbiamo necessariamente privarli del loro involucro. Questo significa esporli agli agenti esterni e accelerarne la deperibilità. “Il cuore del carciofo tende a indurirsi quasi subito e a ossidarsi, mentre il fico d'India fermenta. La pellicola che stiamo sperimentando, invece, riduce il contatto con l'ossigeno senza però eliminare del tutto lo scambio con l'esterno” continua Raccuia, che dell'istituto catanese è responsabile dei progetti di ricerca nel settore agroalimentare.
 
I risultati giustificano l'ottimismo del Cnr: protetti dalla nuova pellicola i cuori di carciofo durano tra i 24 e i 28 giorni contro un massimo di 12 garantiti dalle normali pellicole di plastica, mentre i fichi d'India sono ancora buoni fino a 12 giorni dopo, contro i 7 di oggi. In ogni caso, ovviamente, i due alimenti devono essere conservati in frigorifero a 4 gradi centigradi.
 
Un nuovo business? La pectina e il chitosano sono già utilizzati nell'industria alimentare soprattutto come addensanti. È la prima volta, però, che le due sostanze vengono utilizzate come conservanti naturali. Del resto, come dice  lo stesso Raccuia, preservare le arance e i gamberetti dagli agenti esterni è il loro compito naturale. Se il chitosano è presente, in grandi quantità, anche nei funghi, gli agrumi sono praticamente l'unica fonte di pectina.
 
E se si parla di arance e limoni è inevitabile pensare alla Sicilia. La ricerca, come detto, è stata condotta proprio nell'isola a tre punte, dove lo sviluppo di questa nuova tecnologia potrebbe avere importanti sviluppi economici e occupazionali. Dalla Sicilia arriva infatti circa il 5% della pectina prodotta nel mondo. Unendo le forze, imprese agricole e istituti di ricerca potrebbero dar vita a un'alleanza vincente. Raccuia, però, invita alla cautela: “Siamo ancora in fase di ricerca e impianti produttivi pilota. Senza contare che la congiuntura economica non è delle migliori: i prodotti conservati con la nostra pellicola edibile costano tra il 20 e il 25% in più. Bisognerà aspettare ancora un po' perché i consumatori siano disposti ad accettare questo rincaro”.