venerdì 7 aprile 2017

Fa più schifo chi ammazza i bimbi o chi se ne fa scudo per propaganda? Dietro il gas, c’è di peggio. - Mauro Bottarelli



Prima di tutto, un grazie a Maurizio Blondet per lo spazio e l’interesse dedicato ai miei articoli negli ultimi giorni. Ora, veniamo a noi. Avrei voluto cominciare questo articolo con una lunga carrellata di fotografie di bambini ammazzati in bombardamenti e attacchi in Yemen, Iraq, Afghanistan, Donbass: insomma, in tutti i quei posti di cui non frega un cazzo alle anime belle che da ieri stanno battendosi senza esclusione di bugie per accaparrarsi il ruolo di testimonial dell’Unicef per i prossimi 20 anni. I bambini, ecco la parola magica: gli ipocriti in servizio permanente ed effettivo da ieri hanno la loro coperta di Linus, ammorbano i social network con pensierini zuccherosi e nauseabondi, mostrano al mondo la loro sensibilità ferita attraverso concetti la cui profondità e genuinità è pari a quella di un organismo monocellulare del Borneo. Ipocriti: la guerra ammazza e ammazza anche i bambini. Erano bambini anche quelli della strage di Gorla nella mia Milano ma se provi a ricordarli invocano la legge Mancino: se ti ammazzano i liberatori la tua infanzia non conta, sei solo un danno collaterale della grande campagna in nome della libertà e della verità.       


                                                                                      Lo stesso vale in Yemen: avete mai visto prime pagine indignate per i bambini massacrati nelle feste di nozze o nei mercati utilizzati come bersagli dai jet sauditi, armati con munizionamenti di prima categoria tutti media in USA, Germania, Francia e Gran Bretagna? Guarda caso, le stesse nazioni che oggi chiederanno la testa di Assad a quel simposio di craniolesi corrotti conosciuto come Consiglio di sicurezza dell’ONU, ente di suprema farsa di un’istituzione che ha posto l’Arabia Saudita, la stessa che fa strage di bimbi in Yemen e decapita cittadini come passatempo, a capo del Comitato per i diritti umani. E questa gente parla: non so chi mi fa più schifo, se chi ammazza in bambini in guerra svolgendo il proprio compito, per quanto aberrante o chi si fa scudo di quei corpi in nome della propaganda e delle false versioni di comodo che deve vendere alla massa, per tenerla buona e al guinzaglio. Vi fa schifo la guerra? Piangete i bambini? Riguardatevi la scena finale di “Finché c’è guerra, c’è speranza” con Alberto Sordi, eccola.

Poi ditemi se avete ancora voglia di difendere gli esportatori di democrazia che armano la mano di satrapi e dittatori vari, gli stessi però che hanno la fortuna mediatica di stare dalla parte giusta della Storia. E che, quindi, possono ammazzare in assoluta serenità e con il silenzio assenso del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Siete pronti a rinunciare al Mac-world in cui vivete, facendo i liberal, pur di non vedere più bambini morire.
Come siano andate le cose a Idlib, pare ormai abbastanza chiaro: le truppe di Assad non hanno bombardato con gas letali ma centrato un deposito dei ribelli stipato con quel veleno, facendo sprigionare un nube tossica: non è Sarin, come piacerebbe ai Torquemada della carta stampata ma, comunque sia, ammazza. Giova farsi una domanda: che cazzo ci fanno i guerriglieri anti-Assad con armi vietate dalle Convenzioni? Giocano al piccolo chimico tra un assalto e l’altro? Pensavano che fossero innocui detersivi? Chissà se all’ONU oggi qualcuno avanzerà questa domanda? O, magari, una ancora più interessante: chi ha fornito quella merda ai ribelli, visto che non mi pare che cresca spontaneamente sulle piante siriane? Ce lo dice questa fotografia di fonte americana, 


                                                                                           la quale mostra in tutta la sua plasticità la fabbricazione saudita degli armamenti chimici utilizzati in Siria. Guarda caso, nel dicembre del 2012, quando armare e addestrare i ribelli anti-Assad era ancora ragione di vanto e non qualcosa da fare di nascosto, fu la stessa CNN a mostrare un video in cui si vedevano militari Usa del “Destructive Wind Chemical Battalion” addestrare miliziani anti-governativi all’uso del gas nervino, con tanto di simulazione a danno di alcuni poveri conigli. Nel marzo del 2013, il 19 per l’esattezza, ecco che due attacchi chimici furono condotti nel villaggio di Khan al-Assel a ovest di Aleppo e nel sobborgo di Damasco denominato al-Atebeh. Morirono 31 civili, oltre ad alcuni soldati regolari siriani di guardia alle città. Il giorno dopo il governo siriano chiese ufficialmente all’ONU di condurre un’inchiesta al riguardo: stranamente, la richiesta non ottenne la stessa eco mediatica del Consiglio di sicurezza di oggi.


Il 30 marzo, poi, il governo turco ammise che le sue forze di sicurezza trovarono un cilindro da 2 chili di gas sarin nell’abitazione di un miliziano di Jibhat al-Nusra, gruppo terroristico operante in Siria e supportato dall’Arabia Saudita. Lo stesso Paese che presiede il Comitato per i diritti umani dell’ONU. Tanto più, poi, che gli agenti chimici di Assad sono sotto controllo della stessa ONU al 2014, quando si raggiunse un accordo e nello stesso anno fu il Massachussets Institute of Technology a smentire chi voleva le truppe lealiste come utilizzatrici di agenti chimici nell’attacco del 21 agosto 2013 a Goutha che costò la vita a decine di civili. Furono i ribelli ad usarli e questa scoperta bloccò i piani di attacco di Barack Obama, il quale aveva posto il limite della cosiddetta “linea rossa” nei confronti di Assad: attacchi con i gas avrebbero significato reazione militare Usa.
Guarda caso, quella formula è tornata a campeggiare sui giornali: Assad avrebbe superato il limite. Cosa si fa, un nuovo intervento? Queste prime pagine: 





paiono chiederlo a gran voce, l’ultima a dire il vero molto sobria e dubitativa nel titolo principale, salvo poi ospitare l’editoriale di Fiamma Nierenstein, la quale non sta bene se non evoca Hitler almeno una volta al giorno, caratteristica questa che le ha negato la possibilità di diventare ambasciatrice d’Israele in Italia, visto che la comunità ebraica ha eretto le barricate non appena l’ipotesi è stata paventata (tanto per farvi capire l’elemento). D’altronde, è in buona compagnia, come potete vedere:

lui, però, è uno che può permettersi di parlare di certe cose, il fosforo bianco utilizzato contro pericolosissimi civili palestinesi (anime belle dei miei coglioni, c’erano dei bambini anche lì) durante l’operazione “Piombo fuso” resta a testimoniarlo a imperitura memoria. E adesso, cosa si fa? Guerra ad Assad? Ovvero, guerra alla Russia? E chi la fa, l’Unione Europea in stile Sturmtruppen? Perché gli USA sono stati abbastanza paraculi nel gestire la situazione. Certo, hanno detto che quanto accaduto è inaccettabile e avrà conseguenze ma hanno anche sottolineato come l’accaduto sia responsabilità della linea di politica estera di Barack Obama: troppo debole con Damasco o troppo accondiscendente con i ribelli? Difficile dirlo, visto che a Washington ci sono due governi: uno legittimamente in carica e uno che opera dietro le quinte.


Il primo ha scelto la linea morbida con Assad, rinunciando ufficialmente al regime change e concentrando i suoi sforzi su tre priorità: Iraq, dove poco fa l’Isis ha fatto 50 morti in un attacco (ora controllo se ci sono bambini, in caso avverto le redazioni dei dolenti mediatici), Yemen e Corea del Nord, la quale ha appena lanciato un nuovo missile a medio raggio nel Mar del Giappone, portando gl USA a dire che “abbiamo già parlato troppo”. Ricordo a lorsignor che un giretto in Corea l’hanno già fatto, vedano un po’ se tenerne conto. Di fatto, è l’Europa che vuole chiudere i conti con Assad, senza però avere un esercito per farlo: gessetti contro il regime? Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera UE, ha dichiarato che Bashar al-Assad dovrà rispondere di crimini contro l’umanità e sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso Paolo Gentiloni: un tonante “me cojoni” è risuonato dal palazzo presidenziale di Damasco, coprendo anche i rumori del traffico infernale del mattino. Siamo all’ennesima pantomima diplomatica?


E ancora: “Vediamo un buon potenziale nell’espansione della cooperazione nel settore petrolifero e del gas. Le nostre società hanno raggiunto una serie importante di accordi per lo sviluppo di grandi giacimenti di idrocarburi in Iran; inoltre i due Paesi cooperano nel quadro del Gas Exporting Countries Forum, in cui si stabilizzano i mercati globali del petrolio”, ha sottolineato Putin al “Teheran Times”. Rouhani, dal canto suo, ha espresso la speranza che i due Paesi “accrescano ulteriormente le proprie relazioni bilaterali” e ottenuto la rassicurazione dell’imminente adesione iraniana nella Shanghai Cooperation Organization. Le delegazioni di Iran e Russia, infine, hanno firmato 14 trattati di cooperazione che coprono vari ambiti: economia, politica, ma anche scienza e cultura. Piccolo particolare, quel consesso – la Shanghai Cooperation Organization – ha come base fondante il superamento del dollaro come valuta di scambio e riferimento globale.

Non a caso, Donald Trump ha già definito “molto difficile” l’incontro che si terrà domani e dopo in Florida con il presidente cinese, Xi Jinping, la cui agenda ufficiale parte dal protezionismo commerciale per passare alla questione coreana fino alle isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale. Il Pentagono, poi, vede l’asse Russia-Iran come la minaccia principale, soprattutto perché a sovrintendere alle politiche reali dell’amministrazione Trump c’è il potente e fidato consigliere Steve Bannon, ufficiale di Marina durante la crisi degli ostaggi in Iran, uno per cui la Repubblica islamica rappresenta una minaccia ontologica. Guarda caso, una visione del mondo che accomuna anche Israele e l’eterna indecisa Turchia, tornata ieri a menar fendenti contro Mosca. Nel frattempo, dell’attentato a San Pietroburgo è sparita ogni traccia. Come non fosse mai accaduto.
C’è poi dell’altro. L’affaire russo-siriano sta silenziando al di fuori degli USA il caso Russiagate, con non poco caos attorno alla deposizione della cosiddetta “talpa”, Susan Rice, che avrebbe smascherato i rapporti di Michael Flynn con l’ambasciatore russo, portandolo alle dimissioni. Barack Obama sapeva o no di questa pletora di infiltrati? Proprio oggi il Wall Street Journal spara la notizia in base alla quale la Rice non sarebbe stata l’unica a operare in tal senso, lasciando intendere la presenza di almeno un altro funzionario di alto livello nell’intrigo. Inoltre, serve gettare una bella cortina fumogena su questo,






ovvero il sistema “Marble” svelato da WikiLeaks nella sua ultima pubblicazione di documenti, stranamente passata sotto silenzio sui media occidentali. Di cosa si tratta? Niente di che, solo del sistema in base al quale la CIA opera con tattiche di hacking che lasciano tracce in lingua russa, cinese, farsi, araba e coreana. Insomma, loro spiano, intercettano, violano e manipolano ma le briciole informatiche portano a qualche altro Pollicino. Una bella figura di merda globale, in caso si scoprisse che il famoso caso di hackeraggio al Comitato democratico altro non era se non un’operazione di false flag cybernetica dell’intelligence per montare il caso Russiagate, cosa ne dite? In giorni come questi, tornano in mente le parole di André Malraux ne “Il tempo del disprezzo”, parole che come le scritte sui muri delle celle delle galere, trasudano destini: “Bisognava attendere. Era tutto. Resistere. Vivere a rilento, come i paralitici, gli agonizzanti, con quella volontà tenace e sepolta, come un volto nelle tenebre più profonde. Se no, la follia”. Quante cose possono nascondersi dietro il corpo martoriato di un bambino siriano, ucciso una seconda volta dagli sciacalli del politicamente corretto. In nome di una libertà per conto terzi che si riduce quasi sempre a interessi poco nobili e confessabili.

Siria, Trump sferra l'attacco: lanciati 59 missili da navi Usa su base aerea attacco chimico.

US Syria © AP

Prima operazione militare contro Assad dell'attuale presidenza americana. "Nessun bambino deve soffrire come quelli".

Gli Stati Uniti hanno lanciato 59 missili cruise verso la base aerea siriana da cui si presume sia partito l'attacco con armi chimiche nella provincia di Idlib. Si tratta di missili 'Tomahawk', lanciati da due navi americane di stanza nel Mediterraneo. E' il primo attacco diretto Usa alla Siria dall'insediamento del presidente Donald Trump.
"Nessun bambino dovrebbe soffrire" come hanno sofferto quelli siriani, ha affermato Trump. E ha aggiunto: il bombardamento americano in Siria e' nel "vitale interesse della sicurezza" degli Stati Uniti. La Siria ha ignorato gli avvertimenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ha sottolineato Trump. E ha chiesto al mondo di unirsi agli Usa "per mettere fine al flagello del terrorismo".
Sono cinque i morti nell'attacco americano alla base militare siriana di Shayrat, tra cui tre soldati e due civili. Lo ha detto Talal Barazi, il governatore della provincia di Homs, aggiungendo che altre 7 persone sono rimaste ferite.
Il Comitato di Difesa della Duma di Stato (la Camera bassa) russa afferma che l'attacco missilistico degli Stati Uniti contro la Siria potrebbe peggiorare i rapporti tra Mosca e Washington, nonché portare a un ampliamento dei conflitti armati in Medio Oriente. Lo riportano i media russi.
"La Russia prima di tutto chiederà una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questo può essere considerato come un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti contro uno Stato dell'Onu", ha detto ai media russi Viktor Ozerov, presidente del comitato di Difesa e sicurezza del Consiglio federale (Parlamento) russo.
L'attacco americano sulla base militare siriana "viola la legge internazionale. Washington ha compiuto un atto di aggressione contro uno Stato sovrano", ha sottolineato il presidente russo Vladimir Putin, citato dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, secondo i media russi. La Russia ha deciso di sospendere il memorandum con la coalizione a guida americana per la prevenzione degli incidenti e sulla garanzia della sicurezza dei voli durante l'operazione in Siria: lo riferisce il ministero degli Esteri russo. 
La Nato "rimanda alle autorità degli Stati Uniti per quanto riguarda" commenti agli attacchi in Siria. Lo riferisce un funzionario dell'Alleanza Atlantica, aggiungendo di "poter confermare che il Segretario generale, Jens Stoltenberg, è stato informato dal Segretario alla Difesa americano, James Mattis, prima degli attacchi".

Trump parla alla stampa con Guerre Stellari alle spalle LE FOTO

Dal gas Sarin all'iprite, l'incubo delle armi chimiche
In serata il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer ha riferito che al presidente Trump sono state presentate "molte opzioni" sulla Siria. Spicer non è entrato nel dettaglio delle opzioni. Poi il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha rincarato: "Non ci sono dubbi" sul fatto che il regime di Assad e' responsabile per l'attacco chimico di Idlib. Tillerson ha sottolineato come l'attacco richiede una "risposta seria". "Sono in corso sforzi da parte della coalizione internazionale per rimuovere dal potere Bashar al Assad". "Ritengo importante che Mosca consideri attentamente il suo sostegno al regime", ha aggiunto il capo della diplomazia Usa.

Primo faccia a faccia Trump-Xi


Intanto sono saliti a 86 i morti per l'attacco di martedì nella provincia di Idlib, in cui sarebbero state utilizzate armi chimiche. Lo ha reso noto l'Osservatorio Siriano per i diritti umani, aggiungendo che tra le vittime ci sono 30 bambini e 20 donne.
Anche la Russia da parte sua sostiene che il supporto al presidente siriano Bashar al Assad non è incondizionato. Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Peskov ha aggiunto che Mosca chiede una esauriente indagine sull'attacco.
Ma da parte sua il presidente russo Vladimir Putin, in una conversazione telefonica con il premier israeliano Benyamin Netanyahu, ha però precisato: "E' inaccettabile accusare qualcuno" per il presunto attacco chimico "finché non viene condotta una indagine internazionale completa e imparziale".
Anche Israele condanna il governo di Assad per quanto accaduto: "I due attacchi avvenuti a Idlib, quello chimico omicida sui civili e quello all'ospedale locale, sono stati condotti su ordine diretto e dietro progettazione del presidente siriano Bashar Assad, mediante aerei da combattimento siriani", ha detto il ministro della Difesa israeliana Avigdor Lieberman in un'intervista al giornale Yediot Ahronot.
"È una vergogna che non ci sia stata una risoluzione del consiglio di sicurezza dell'Onu". E' il commento di Angela Merkel. "Su questo proprio coloro che si rifiutano, devono riflettere su che responsabilità si assumono", ha aggiunto. Alcuni elementi fanno pensare che l'attacco sia provenuto dal regime di Assad, ha anche detto la cancelliera.
E il presidente turco Recep Tayyip Erdogan accusa: "Con le armi chimiche, Assad ha ucciso 150 civili. Allah li vendicherà. Anche noi faremo la nostra parte".

Secondo quanto riferito dal ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, i risultati delle autopsie di tre vittime dell'attacco di martedì, morte dopo il ricovero in Turchia, provano l'uso di armi chimiche nel raid. Agli esami effettuati nella provincia meridionale di Adana, secondo Anadolu, hanno partecipato su invito di Ankara anche esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità.


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Pensavate che Trump fosse una scheggia impazzita?
E pensavate bene, perché è facilmente manovrabile, ma non è lui a decidere, come non lo era Obama.
Queste sono solo le prime avvisaglie, le prove tecniche di una guerra mondiale che i vertici USA stanno provocando in ogni modo e già da tempo immemorabile.
Vogliono il dominio assoluto, vogliono poter mettere le mani su tutte le ricchezze che la terra offre, ovunque esse siano, e, poiché sanno di non poter raggiungere lo scopo con una guerra combattuta da soli contro il mondo, cercano alleanze sollecitandole con attentati sparsi quà e là, presumibilmente attribuibili al terrorismo islamico, ma studiate a tavolino per esacerbare gli animi e provocarne una reazione.
Non si può effettuare un bombardamento in casa d'altri basandosi sulla presunzione, sulla supposizione che sia quello il luogo di origine di una attacco offensivo, bisogna averne la certezza.
Non si può esportare democrazia se si è i primi a non crederci e a non rispettarla.

giovedì 6 aprile 2017

Gas Sarin in Siria, Mosca difende Assad. Autopsie vittime provano l'uso dei gas.

Bimbi siriani © EPA

Ondus, saliti a 86 i morti a Idlib, 30 sono bambini.

Sono saliti a 86 i morti per l'attacco di martedì nella provincia di Idlib, in cui sarebbero state utilizzate armi chimiche. Lo ha reso noto l'Osservatorio Siriano per i diritti umani, aggiungendo che tra le vittime ci sono 30 bambini e 20 donne
Anche Israele condanna il governo di Assad per quanto accaduto: "I due attacchi avvenuti a Idlib, quello chimico omicida sui civili e quello all'ospedale locale, sono stati condotti su ordine diretto e dietro progettazione del presidente siriano Bashar Assad, mediante aerei da combattimento siriani", ha affermato il ministro della Difesa israeliana Avigdor Lieberman in un'intervista al giornale Yediot Ahronot.
Secondo quanto riferito dal ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, i risultati delle autopsie di tre vittime dell'attacco di martedì, morte dopo il ricovero in Turchia, provano l'uso di armi chimiche nel raid. Agli esami effettuati nella provincia meridionale di Adana, secondo Anadolu, hanno partecipato su invito di Ankara anche esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Uno dei medici che hanno accolto i primi feriti nella zona di Idlib subito dopo l'attacco aveva parlato di 25 minori e 16 donne tra i civili morti per soffocamento, documentati con nome e cognome, nell'attacco compiuto con presunte sostanze chimiche nella Siria centro-settentrionale. Interpellato telefonicamente, il dottor Ahmad Dbays ha detto di aver documentato la morte di 74 persone e che il bilancio era destinato a salire - "forse oltre 100 morti" - a causa della gravità delle condizioni di salute di decine di feriti.
"Se le informazioni arrivate sull'attacco in Siria saranno confermate, si tratta del peggiore attacco dal 2013", ha detto Kim Won-Soo, Alto Rappresentante Onu per il disarmo.
Gli Usa hanno presentato una bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza Onu in cui si chiede al governo di Assad di collaborare nell'inchiesta su quanto avvenuto.
Ma il ministero degli Esteri russo ha bollato i resoconti sull'attacco chimico a Idlib, in Siria, come "fake". "Gli Usa hanno presentato una risoluzione al consiglio di sicurezza dell'Onu basandosi su dei rapporti falsi", ha detto la portavoce del ministero citata dalle agenzie. 
"Non vediamo un particolare bisogno di adottare una risoluzione" dopo l'attaccoin Siria, ha detto il vice rappresentante russo all'Onu durante la riunione del Consiglio di Sicurezza. Mosca "ha condannato l'uso di armi chimiche in ogni circostanza e affermato che gli autori devono essere ritenuti responsabili", sottolineando però che "la campagna anti-Damasco deve essere cestinata nella discarica della storia". Inoltre, ha ribadito come "ogni volta che ci sono progressi nei colloqui politici sulla Siria avvengono strani incidenti, come l'attacco di ieri".
L'attacco chimico in Siria è "orribile, indicibile", un "terribile affronto all'umanità", ha detto Donald Trump.
"Quando l'Onu non riesce a portare avanti il suo dovere di agire collettivamente, ci sono momenti in cui gli Stati sono costretti ad agire per conto proprio": lo ha detto l'ambasciatrice americana Nikki Haley durante il Consiglio di Sicurezza sulla Siria, aggiungendo che se le Nazioni Unite non interverranno "noi potremmo" farlo.
La bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu elaborata da Usa, Francia e Gran Bretagna, di cui l'ANSA ha avuto copia, "condanna" l'attacco chimico di ieri. Secondo il documento, il presidente siriano Bashar al Assad deve "cooperare pienamente con il meccanismo di inchiesta e con Onu e Opac. Deve fornire i dati dei voli militari del giorno dell'attacco, i nomi degli individui al comando di squadre ed elicotteri, e accesso alle basi aeree da cui si crede siano state lanciate le armi chimiche".
In Siria "sono stati uccisi bambini con armi chimiche. Assassino Assad, come ti libererai di loro? Come pagherai, mentre il mondo resta in silenzio, le Nazioni Unite restano in silenzio?", ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. "Da lì abbiamo portato nel nostro Paese quelli che potevamo per cure immediate, ma non è abbastanza. Come padre mi dispiace", ha aggiunto Erdogan.
E la guerra prosegue: è di 18 civili uccisi, tra cui 5 minori e 9 donne, il bilancio di un attacco aereo governativo, con armi convenzionali, nella regione a est di Damasco. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), precisando che le 18 persone sono state colpite nelle ultime 24 ore a Sabqa, a est di Damasco, in un'area fuori dal controllo governativo. Il bilancio è destinato a salire a causa dell'alto numero di feriti in condizioni molto gravi.
"Le prime analisi indicano che" quello nella provincia di Idlib, in Siria, "è stato un attacco chimico. Le invieremo all'Organizzazione mondiale della sanità", ha aggiunto il ministro della Salute turco, Recep Akdag in merito alle ipotesi dell'utilizzo di gas sarin.

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Horrific. Heartbreaking. Our statement on reports of chemical attacks on families in Syria http://uni.cf/2o07Qgq 
Nuovi raid aerei sono stati compiuti in mattinata nel nord-ovest della Siria, nell'area colpita dal presunto attacco chimico attribuito alle forze governative. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), non si hanno ancora bilanci esatti dei nuovi bombardamenti.
"Assistiamo inorriditi agli ultimi eventi in Siria", "faccio appello - ha detto il Papa circa la strage di Idlib - alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche, a livello locale e internazionale, affinché cessi questa tragedia e si rechi sollievo a quella cara popolazione da troppo tempo stremata dalla guerra". Ha espresso "ferma deplorazione per l'inaccettabile strage avvenuta ieri nella provincia di Idlib, dove sono state uccise decine di persone inermi, tra cui tanti bambini".
"Non ho visto assolutamente nulla che non suggerisca la responsabilità del regime" per l'attacco con i gas di ieri in Siria. "Tutte le prove che ho visto suggeriscono che è stato il regime di Assad, nella piena consapevolezza di usare armi illegali in un attacco barbaro contro il suo stesso popolo". Lo dice il ministro degli esteri britannico, Boris Johnson, arrivando alla Conferenza sulla Siria. "Vorrei vedere che i colpevoli paghino un prezzo per questo. E certamente non vedo come un governo di questo genere possa continuare ad avere alcun tipo di legittima amministrazione sul popolo di Siria". "Se è confermato che è stato un altro attacco chimico del regime di Assad, con o senza la complicità dei russi, mostra che questo è un governo che non ha alcuna compassione per il suo popolo" ha detto ancora Jonson, definendo "appropriata" l'idea di una messa sotto accusa davanti ad una corte internazionale. L'attacco, ha concluso, "conferma che è un regime barbaro che è impossibile continui ad avere autorità sulla Siria dopo il conflitto".
Il portavoce del ministero, il generale maggiore Igor Konashenkov, ha detto stamattina che le attività militari russe hanno registrato ieri un attacco delle forze aeree siriane su depositi di armi e una fabbrica di munizioni nella periferia orientale della città di Khan Sheikhoun. Konashenkov ha aggiunto che armi chimiche prodotte dalla fabbrica sono state utilizzati in Iraq e lo stesso tipo di armi erano state usate precedentemente dai ribelli ad Aleppo, dove si erano riscontrate sintomatologie simili a quelle osservate nelle immagini arrivate ieri da Khan Sheikhoun.
LA GIORNATA DI MARTEDI'
Bambini e adulti stesi per strada, seminudi, con gli occhi sbarrati nello sforzo sovrumano per continuare a respirare, mentre vengono innaffiati con getti d'acqua. Altri con la schiuma alla bocca, o mentre vengono intubati dai medici. Le immagini che arrivano da Khan Sheikhun sono come quelle della Ghuta orientale, nell'estate del 2013. Un altro attacco chimico in Siria, che ha provocato decine di morti, e che gli attivisti e i governi occidentali imputano al regime di Assad.
A differenza di quello avvenuto alle porte di Damasco, dove 1.400 persone furono uccise dal gas Sarin caricato su missili terra-terra, l'attacco di oggi è "venuto dal cielo", ha detto l'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura, invocando "una chiara individuazione della responsabilità". Ma, come insegna l'esperienza degli ultimi anni, non sarà un'impresa facile, anche se già domani il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà in seduta di emergenza. La Russia ha immediatamente affermato che al momento dell'attacco nessun suo aereo militare era impegnato in raid sulla provincia nord-occidentale di Idlib, dove è situata Khan Sheikhun, controllata da gruppi di insorti e da qaedisti dell'organizzazione Fatah al Sham. Il comando delle forze armate di Damasco, invece, ha atteso diverse ore prima di diffondere un comunicato in cui respinge le accuse e afferma che "i responsabili dell'uso di agenti chimici sono i terroristi e chi li sostiene". Rimane incerto il numero delle vittime. 
Ma il bilancio potrebbe aggravarsi perché ci sono altri 160 intossicati, alcuni dei quali in gravi condizioni. Nessuna notizia precisa nemmeno sul tipo di gas che sarebbe stato usato. Un membro di un centro di informazione dell'opposizione della zona, Mohammed Hassoun, citato dall'agenzia Ap, ha detto di aver sentito da alcuni medici che potrebbero essere stati utilizzati diversi agenti, tra cui il Sarin, già impiegato per l'attacco di quattro anni fa sulla Ghuta orientale. Abu Hamdu, capo del servizio di difesa civile dell'opposizione a Khan Sheikhun, ha detto che ore dopo l'attacco anche un ospedale da campo in cui venivano curate le vittime è stato bombardato, ma non si hanno notizie di morti o feriti. La Russia e la Turchia, gli sponsor del cessate il fuoco in vigore in Siria dal 30 dicembre, si sono immediatamente consultate al massimo livello. I presidenti Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan hanno avuto una conversazione telefonica e, secondo fonti presidenziali di Ankara, "Erdogan ha detto che un tale attacco disumano è inaccettabile".
Tuttavia, entrambi hanno insistito sulla necessità di preservare la tregua. Durissime, come sempre in queste occasioni, le reazioni dei governi europei e di quello americano. "Ovviamente c'è una primaria responsabilità del regime", ha sottolineato l'Alta rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini. Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha detto che l'Italia sarà in prima linea al Consiglio di sicurezza dell'Onu e alla Conferenza di Bruxelles sulla Siria, anch'essa in programma domani, "nel chiedere con forza che vengano individuati i responsabili". Contraddittoria la reazione degli Usa. La Casa Bianca non ha dubbi che l'attacco sia stato compiuto dal governo di Bashar al Assad, ha detto il portavoce Sean Spicer, addossando la responsabilità anche all'amministrazione di Barack Obama, che "non fece nulla" contro Damasco per l'uso di armi chimiche in passato. Ma allo stesso tempo lo stesso Spicer ha detto che Washington non è pronta a parlare di un prossimo passo sulla Siria.
Forse non sapremo mai chi è il vero responsabile del misfatto, ma, chiunque sia, ha mostrato al mondo un'orrenda mancanza di coscienza, perchè quando si arriva a colpire i propri simili con armi sempre più devastanti, invece di dar loro un sorriso, un abbraccio, si è giunti alla fine.

CIVITA DI BAGNOREGIO: 10 MOTIVI PER VISITARE ALMENO UNA VOLTA LA CITTÀ CHE MUORE. - Dominella Trunfio

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Civita di Bagnoregio è un suggestivo borgo della provincia viterbese che rischia però di scomparire per sempre a causa dell’erosione. Questo piccolo gioiellino è, infatti, incastonato in un colle tufaceo continuamente tormentato da pioggia e vento.
Vi avevamo già parlato di Civita di Bagnoregio e dell’appello fatto dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti all’Unesco, per farla rientrare tra i Patrimoni dell’Umanità. Non a caso è considerato uno dei borghi più belli d’Italia.
Di motivi per visitarla ce ne sarebbero tantissimi, ne abbiamo scelti 10, eccoli:

1) Perché è anche detta la ‘città che muore’

Il suo destino era forse già stato scritto da Bonaventura Tecchi che l'aveva denominata la "Città che muore", una sorte che oggi sembra più realistica che mai, perché il colle tufaceo in cui sorge è minato alla base sia dalla continua erosione di due torrentelli che scorrono nelle valli sottostanti che, dalle piogge e dal vento.
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2) Per la sua storia medievale

Considerato uno dei borghi più belli d’Italia, il piccolo è stato fondato 2500 anni fa dagli Etruschi e sorge su una delle più antiche vie, quella che inizia dal Tevere e finisce nel lago di Bolsena.
 

3) Per ammirare i calanchi argillosi

Civita di Bagnoregio è tutto uno scenario fatto da case medievali abitate dalle poche famiglie rimaste e dal paesaggio quasi surreale dei calanchi argillosi, formatisi spontaneamente.
 
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4) Perché non ci sono automobili

Civita di Bagnoregio è raggiungibile solo a piedi, attraverso un suggestivo ponte che conduce tra le viuzze medievali. Un’oasi di pace senza smog.

5) Per respirare aria di altri tempi

Tutto il borgo ha, infatti, un’impronta medievale e un’atmosfera familiare ferma nel passato: fiori alle finestre, frantoi rinascimentali, strette viuzze.
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6) Per visitare la Chiesa di San Donato

Lo scenario è arricchito dalla Chiesa di San Donato, che si affaccia sulla piazza principale e custodisce al suo interno il Crocifisso ligneo quattrocentesco, ritenuto miracoloso, cui è legata la processione del Cristo morto.

7) Per assistere a una suggestiva processione

La sera del venerdì santo la scultura viene portata in processione a Bagnoregio ma la tradizione vuole che essa ritorni assolutamente entro mezzanotte a Civita, pena la sua acquisizione della stessa dai bagnoresi.

8) Per vedere la Porta di Santa Maria

La Porta di Santa Maria attribuita al Vignola composta da due bassorilievi che raffigurano un leone che tiene un uomo con gli artigli, metafora della cacciata dei Monaldeschi.

9) Per vedere il Palazzo vescovile e non solo

Il Palazzo vescovile, un antico mulino del XVI secolo e la casa natale di San Bonaventura. Un territorio che non può e non deve scomparire.
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10) Per conoscere da vicino la storia del suo abbandono

Dopo gli Etruschi furono i romani ad abitare il piccolo borgo che, già all’epoca, faceva i conti con terremoti e smottamenti. Ci furono poi i barbari, Carlo Magno e la Santa Sede. Un terribile terremoto nel 1695 fece franare mezzo paese e crollare l’unica via che lo collegava a quello che oggi è Civita di Bagnoregio.

Civita di Bagnoregio, come arrivare

Percorrendo la A1, da nord si può uscire al casello di Orvieto e da lì prendere la direzione per Bagnoregio (18 km); se si arriva da sud si può uscire al casello di Orte, poi direzione Viterbo (superstrada), prendere l‘uscita Bagnaia-Montefiascone e percorrere la strada provinciale Teverina che porta diretto a Bagnoregio.
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