martedì 7 maggio 2019

Tangenti in Lombardia, 43 misure cautelari: coinvolti politici e imprenditori.



Arresti per tangenti, bufera su Forza Italia in Lombardia (ansa)

In manette anche il consigliere regionale Fabio Altitonante, sottosegretario all'area Expo della Regione Lombardia, e il consigliere comunale milanese e vicecoordinatore regionale di Forza Italia Pietro Tatarella.

Tangenti in Lombardia, il video delle mazzette pagate al tavolino del bar: 
https://tg24.sky.it/cronaca/2019/05/07/tangenti-lombardia-video.html
Sono il consigliere regionale Fabio Altitonante, sottosegretario all'area Expo della Regione Lombardia, e il consigliere comunale milanese e vicecoordinatore regionale Pietro Tatarella, candidato alle Europee, i due esponenti di Forza Italia al centro della maxi operazione della Dda di Milano eseguita questa mattina in Lombardia e Piemonte. Altitonante, accusato di corruzione, è finito ai domiciliari mentre Tatarella in carcere per associazione per delinquere e corruzione. L'inchiesta, in cui figurano 95 indagati, ha al centro due gruppi criminali attivi tra Milano e Varese e costituiti da esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori. I carabinieri di Monza e la guardia di finanza di Varese hanno eseguito 43 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere. Nell'inchiesta figura inoltre una richiesta di autorizzazione inviata alla Camera dei Deputati per l'arresto, con l'accusa di finanziamento illecito, del parlamentare di Forza Italia Diego Sozzani.
Il sistema corruttivo.
"L'indagine ha preso un'accelerazione con la campagna elettorale politica dell'anno scorso" per la Regione Lombardia, spiega il PM della Dda di Milano Silvia Bonardi. "Il protagonista è l'imprenditore D'Alfonso - aggiunge Bonardi - che fa la 'semina' tra i politici. E' Pietro Tatarella che lo accompagna in questo incontro con il mondo politico. Sulla carta, Tatarella è consulente stabile della Ecol-Service srl, ed è lui a suggerire chi finanziare. Lo convince anche a effettuare operazioni di triangolazione di finanziamento in cui D'Alfonso è intermediario".  

Chi sono Altitonante e Tatarella.
Fabio Altitonante, 44 anni, nato a Teramo, è laureato in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. Libero professionista, esperto in Certificazione Qualità, energetica e aziendale, nel 2013 è eletto consigliere regionale in Lombardia ed è stato componente delle Commissioni Territorio e Infrastrutture, Sanità e Politiche sociale e Ambiente e Protezione civile. In precedenza ha ricoperto l'incarico di assessore al Territorio, Infrastrutture, Casa e Acqua pubblica della Provincia di Milano ed è stato consigliere comunale a Milano. Attualmente ha, in qualità di sottosegretario, la delega a Rigenerazione e sviluppo area Expo ed è commissario cittadino di Forza Italia a Milano. Pietro Tatarella, 36 anni, è dagli anni '90 impegnato per Forza Italia, di cui è attualmente vice coordinatore regionale. E' nato e cresciuto a Milano, nel quartiere periferico di Baggio. Per il Comune Tatarella è stato eletto due volte, la seconda con circa 5.500 preferenze, ed è candidato alle prossime elezioni europee.

I filoni di indagine.
Diversi i filoni dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Milano. Per gli inquirenti il personaggio principale è l'imprenditore del settore rifiuti e bonifiche ambientali Daniele D'Alfonso della Ecol-Service srl, anch'egli arrestato. D'Alfonso risponde dell'aggravante di aver favorito la 'ndrangheta, in quanto con gli appalti ottenuti in cambio di tangenti avrebbe dato lavoro agli uomini della famiglia calabrese dei Molluso di Buccinasco. D'Alfonso inoltre, secondo la ricostruzione di inquirenti e investigatori, avrebbe avuto a libro paga il consigliere comunale milanese e vice coordinatore lombardo di FI Pietro Tatarella, 'stipendiato' con 5mila euro al mese. In cambio il consigliere avrebbe favorito l'imprenditore negli appalti dell'Amsa, in particolare, e l'avrebbe introdotto in altri appalti a Varese e a Novara, dove sarebbe stato attivo il parlamentare di FI Diego Sozzani. "Mi ha fatto dieci cose per centomila, ok, e sto guadagnando", avrebbe detto Daniele D'Alfonso, parlando, intercettato, di una presunta tangente da 100 mila euro in favore di Mauro De Cillis, responsabile operativo di Amsa, l'azienda milanese di servizi ambientali, finito in carcere. Nell'inchiesta sono stati arrestati anche i vertici di altre società partecipate, come Prealpi servizi e Alfa srl.

Le mire sull'Area ex Expo.
Tatarella e D'Alfonso si sarebbero incontrati da Berti, il ristorante milanese nei pressi degli uffici della Regione e già comparso in molte indagini milanesi, e che dagli indagati è chiamato "la mensa dei poveri", definizione che ha dato il nome all'indagine della Dda. Per il Gip Mascarino, poi, c'è "un'ombra quanto mai allarmante sulle modalità con le quali" Fabio Altitonante "potrà gestire la delicatissima delega alla 'Rigenerazione e sviluppo dell'Area ex Expo'". 
In un'intercettazione del 31 ottobre 2018 Tatarella conversando con un imprenditore, spiega il Gip, "spende il nome della Ecol-Service qualificandosi come socio dell'impresa (in realtà egli figura unicamente come consulente con partita iva) e proponendogli una collaborazione". Ciò che rileva, riassume il giudice, è che il consigliere comunale "per mettere in evidenza le potenzialità della 'propria' impresa, sottolinea il suo ruolo di 'collettore' con il mondo istituzionale", dicendo: "io su tutti i contatti diciamo legati all'istituzionale sono molto forte". E riferisce "di aver iniziato a lavorare per la multinazionale spagnola (Acciona spa) presso la quale ha conosciuto il fornitore con il quale adesso lavora", ossia Daniele D'Alfonso, l'imprenditore arrestato. Nel corso del dialogo dice ancora: "l'ex area dove c'era l'expo infatti stiamo cercando di capire se riusciamo ad entrarci un po' pure noi". E "confida di conoscere bene Giuseppe Bonomi, amministratore delegato di Arexpo, e di poter contare su conoscenze istituzionali molto forti". Tatarella, prosegue il Gip, "si avvale della sua funzione pubblica e delle relazioni esistenti con altri Pubblici Ufficiali per incamerare lavori con altre imprese, offrendosi, in caso di alleanze commerciali con questi ultimi, di svolgere anche nel loro interesse, operazioni di illecita intermediazione verso altri Pubblici Ufficiali, nel caso di specie, con l'amministratore delegato di Arexpo, sfruttando le relazioni effettivamente esistenti e accertate dalle intercettazioni". Un "affare", conclude il Gip, quello dell'area ex Expo, che "coinvolge interessi economici di portata milionaria".

Il Gip: "Finanziamenti illeciti a Fratelli d'Italia". 
L'imprenditore D'Alfonso, scrive il Gip nell'ordinanza cautelare, "in occasione della campagna 2018 per le consultazioni politiche e regionali" avrebbe corrisposto "sistematici finanziamenti illeciti a soggetti politici", tra cui Fabio Altitonante, Diego Sozzani, parlamentare di FI, e Angelo Palumbo, anch'egli di FI, "nonché al partito 'Fratelli d'Italia'". Stando ad una delle circa 30 imputazioni dell'inchiesta, Damiano Belli "legale rappresentante della Ambienthesis spa" e Andrea Grossi "amministratore di fatto della stessa" avrebbero elargito "al partito Fratelli d'Italia Alleanza nazionale un contributo economico di complessivi Euro 10.000, in assenza della prescritta delibera da parte dell'organo sociale competente e senza annotare l'elargizione nel bilancio d'esercizio". Il presunto finanziamento illecito sarebbe avvenuto il 5 marzo del 2018 "su richiesta" di Daniele D'Alfonso "a sua volta azionato dal Grossi" e con un bonifico sul conto corrente "intestato a Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale, BPM filiale di Roma Montecitorio". Nell'ordinanza si fa notare che l'imprenditore D'Alfonso avrebbe finanziato illecitamente esponenti "tutti riconducibili alla coalizione di centro destra che risulterà vincente nelle elezioni regionali e politiche" dello scorso anno.

Il ruolo di Caianiello.
Un secondo filone, quello di Varese, ha come personaggio principale l'ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese Gioacchino Caianiello, finito in carcere per associazione per delinquere e corruzione. Caianiello, scrive il Gip nell'ordinanza cautelare, "è al centro di un potentissimo network di conoscenze, interessi, legami che avvincono il potere legale a quello illegale, l'economia alla politica". Il Gip Mascarino ha sottolineato che l'esponente di FI ha manifestato il timore di essere arrestato e l'intenzione di "trasferirsi in Islanda". Inoltre Caianiello, scrive il Gip in base alle intercettazioni, riguardo alla nomina pilotata di Davide Borsani come dirigente della società a totale partecipazione pubblica Alfa di Varese "confessa (...) che la stessa è frutto di un accordo politico preventivo, di cui asserisce di aver reso edotto anche il coordinatore provinciale della Lega Matteo Bianchi". "Lo avevo detto a Matteo Bianchi che c'era l'accordo che prendevo Borsani, no? - dice infatti Caianiello nelle intercettazioni - E' un accordo che è stato fatto al tavolo politico!". Secondo il giudice "il sistema di potere che fa capo" all'ex coordinatore varesino di FI "anche con riferimento ad Alfa, si esprime attraverso la collocazione nei ruoli chiave della società di persone a lui direttamente riferibili". Dalle intercettazioni "emerge un impietoso quadro nel quale tutte le decisioni più importanti - annota il giudice - sono di fatto adottate, ex ante, da Caianiello e solo formalmente ratificate, ex post, all'interno del Consiglio di amministrazione". E riguardo all'episodio specifico della nomina di Borsani il giudice annota che "ancora una volta, la collocazione da parte di Caianiello di uomini di suo riferimento nei posti dirigenziali di una società partecipata, rappresenta la premessa per l'ottenimento, da parte del soggetto designato, di successive utilità". La società Alfa è stata costituita nel giugno 2015 ed è diventata operativa nell'aprile successivo. I suoi soci sono attualmente la Provincia di Varese con 109 Comuni e gestisce il servizio idrico integrato e la distribuzione dell'acqua, la fognatura e la depurazione delle acque reflue, progetta e realizza nuovi impianti e cura la manutenzione di quelli esistenti.

Istigazione alla corruzione nei confronti di Attilio Fontana
Caianiello, insieme al direttore generale dell'ente Afol Metropolitana, Giuseppe Zingale, avrebbe proposto nell'aprile 2018 al governatore lombardo Attilio Fontana, "consulenze onerose in favore dell'avv. Luca Marsico, socio dello studio professionale Fontana-Marsico" in cambio della nomina, non avvenuta, di Zingale alla "direzione generale Istruzione Lavoro e Formazione della Regione". Fontana, parte offesa di una presunta istigazione alla corruzione, non risulta indagato. "Sull'episodio contestato nell'ordinanza di custodia cautelare emessa oggi il governatore lombardo Attilio Fontana è parte offesa - ribadisce il procuratore di Milano Francesco Greco -. E' in corso di valutazione la posizione del governatore sull'episodio relativo all'incarico ottenuto in Regione dal suo socio di studio, Luca Marsico". Il governatore lombardo Attilio Fontana "sarà sentito prossimamente, non sappiamo ancora in quale veste. Non lo abbiamo interrogato prima perché aspettavamo che venissero eseguite le misure cautelari", aggiunge il PM Greco, che sottolinea: "Da tempo in Lombardia politica e imprenditoria locale sono colluse con le cosche del territorio, come evidenziato da tantissime indagini della Dda. C'è una sinergia tra le cosche della 'ndrangheta e imprenditori del luogo". "La nostra preoccupazione in questo momento - conclude il PM - è che magistrati e forze dell'ordine sono pochi per contrastare la criminalità organizzata. La Dda ci ha chiesto aiuto perché è sotto organico".

Il commento di Attilio Fontana.
"Non dico nulla, ho letto che io sono parte offesa. Quindi per rispetto della magistratura le cose che dovrò dire le dirò a loro". Così il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana. "Se incide sulla candidatura? Penso proprio di no - ha aggiunto Fontana uscendo dal Coni, dove si è svolto un incontro sulla candidatura olimpica di Milano e Cortina ai Giochi invernali del 2026 -. Se c'è qualcuno che ha commesso degli errori non credo possa incidere sulla corsa olimpica".

Le accuse.
Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere aggravata dall'aver favorito una cosca mafiosa e finalizzata a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d'ufficio, nell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto e responsabile della Dda Alessandra Dolci e dai PM Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno.

Le ordinanze cautelari.
Le ordinanze di misura cautelare sono in corso di esecuzione nelle province di Milano, Varese, Monza e Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti. Delle 43 persone destinatarie del provvedimento, firmato dal Gip Raffaella Mascarino, 12 sono finite in carcere, 16 ai domiciliari, 3 con obbligo di dimora e 12 con obbligo di firma. Di queste solo 9 sono accusate di associazione a delinquere. Sono duecentocinquanta i militari, tra carabinieri e finanzieri impegnati dalle prime luci dell'alba nell'operazione.

Il commento della politica.
"Ringrazio sempre le forze dell'ordine quando arrestano corrotti e corruttori", commenta il ministro degli Interni Matteo Salvini, che in merito al coinvolgimento di Fontana aggiunge: "Se qualcuno ha tentato di corrompere un governatore leghista che non si è fatto corrompere sono doppiamente orgoglioso". Parlando dell'inchiesta, Salvini sottolinea che "se c'è prova di colpevolezza tanti saluti a prescindere dal colore politico, però la colpa va dimostrata". "Rispetto all'arresto di un sottosegretario della giunta regionale, ci sembra doveroso che il presidente Fontana appena possibile venga a riferire in Aula quello di cui è a conoscenza - dichiara il capogruppo del Pd, Fabio Pizzul, intervenendo in Consiglio regionale -. Abbiamo letto che sarebbe parte lesa ma per una questione di trasparenza e chiarezza ci aspettiamo una sua comunicazione al più presto". Alla richiesta del Pd si è unito il capogruppo del Movimento 5 Stelle Andrea Fiasconaro: "Fontana ha una grossa responsabilità politica nell'aver scelto Altitonante. Non deve venire quando ha tempo, ma sarebbe già dovuto essere in quest'Aula per riferire non ai 5 Stelle ma ai cittadini lombardi". Alla richiesta dei capigruppo ha risposto il presidente del Consiglio regionale lombardo Alessandro Fermi, dicendo che Fontana "ha appreso la notizia di questi fatti stamattina e conoscendolo sono certo che non si sottrarrà come non lo ha mai fatto".  "Fontana non è qui perché si sta occupando di fatti concreti, le Olimpiadi, che interessano i cittadini lombardi e veneti", ha aggiunto il capogruppo della Lega Roberto Anelli.

La mozione dei M5S.
Il Movimento 5 Stelle nel frattempo ha presentato una mozione urgente in Consiglio regionale della Lombardia per chiedere al presidente della Regione Attilio Fontana la revoca immediata dell'incarico di sottosegretario della giunta a Fabio Altitonante. "I fatti di reato in questione, la cui gravità è testimoniata all'applicazione di misure cautelari personali coercitive, sembrerebbero configurare un sistema consolidato ed endemico di comportamenti illeciti nell'ambito dell'amministrazione della Regione Lombardia", si legge nel testo depositato dai 5 Stelle, motivo per cui "è indifferibile l'adozione da parte del Consiglio regionale di un atto di indirizzo politico".

Zingaretti indagato per finanziamento illecito.

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Nicola Zingaretti, proclamato appena domenica scorsa dall’assemblea nazionale del Pd segretario del partito dopo aver vinto con il 66% dei voti le primarie del 3 marzo scorso, sarebbe indagato dalle procure di Roma e di Messina per finanziamento illecito. Secondo quanto riportato dall’Espresso on line il nome di Zingaretti emerge dagli interrogatori degli avvocati siciliano Piero Amara e Giuseppe Calafiore: arrestati nel febbraio 2018 per corruzione in atti giudiziari, hanno poi patteggiato 3 e 2,9 anni a testa.
Sotto inchiesta anche Berlusconi.
Sotto inchiesta ci sarebbe anche Silvio Berlusconi per corruzione in atti giudiziari su una sentenza del Consiglio di Stato che, secondo l’accusa, gli consentì di non cedere parte del pacchetto azionario di Mediolanum così come aveva invece stabilito la Banca d’Italia. Per quanto riguarda invece il neo segretario del Pd l’inchiesta è invece portata avanti dai pm Paolo Ielo e Stefano Fava e prende spunto dalle dichiarazioni di Calafiore in un interrogatorio del luglio scorso. Tra l’altro Calafiore si sarebbe detto sicuro di non essere arrestato grazie a erogazioni fatte per favorire l’attività politica di Zingaretti. Ma finora, precisa l’articolo dell’Espresso, prove di tali presunte erogazioni non sarebbero state trovate.
Zingaretti fiducioso
Immediata la reazione di Zingaretti, che si dice estraneo ai fatti e fiducioso: «In merito all’articolo dell’Espresso sulla mia iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Roma per un presunto finanziamento illecito, voglio affermare di essere estremamente tranquillo perché forte della certezza della mia totale estraneità ai fatti che, peraltro, sono stati riferiti come meri pettegolezzi “de relato” e senza alcun riscontro, come affermato dallo stesso articolo del
settimanale». E ancora: «Mai nella vita ho ricevuto finanziamenti in forma illecita e attendo quindi con grande serenità che la giustizia faccia tutte le opportune verifiche per accertare la verità».
L’attacco dei pentastellati.
Sulla vicenda, però, salgono subito i pentastellati. «Questo sarebbe il nuovo che avanza? Cambiano i segretari ma gli affari oscuri sembrano rimanere di casa nel Pd. Zingaretti abbia il pudore di mollare la nuova poltrona», dice il sottosegretario agli Affari esteri Manlio Di Stefano. E altri, come il vicepresidente del Movimento 5 stelle alla Camera Francesco Silvestri, parlano di perdita del pelo ma non del vizio ricordando che Zingaretti era finito sotto inchiesta anche con Mafia Capitale.
Zingaretti: non mi faccio intimidire dalle bassezze del M5S.
«Non mi faccio intimidire dalle bassezze del M5s - è la ferma replica di Zingaretti -. Comprendi la disperazione per il disastro politico che stanno combinando, per essere da mesi succubi del loro alleato di governo, per essere in caduta libera nel gradimento dei cittadini e per le batoste elettorali avute in Abruzzo e Sardegna. Ma se pensano di aggrapparsi alle fantasie di qualcuno sbagliano di grosso».

lunedì 6 maggio 2019

Chi è Siri?

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Nel 2014 patteggia una condanna a un anno e otto mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta in seguito al crack di "MediaItalia", società da lui presieduta, indebitata per oltre 1 milione di euro. Oltre a tale ammanco, si aggiunge un'elusione fiscale per un valore di centosessantaduemila euro.[2][12][13]
Nel 2018 ha dichiarato di non aver mai conseguito la laurea in scienze politiche che gli è stata attribuita in diverse occasioni in passato da almeno il 2004.[14][15][16][17][18]
Il 18 aprile 2019, trapela la notizia che il sottosegretario ai Trasporti della Lega e consigliere economico di Matteo Salvini è indagato per corruzione. Armando Siri è accusato di aver accettato denaro per inserire una norma sulle energie rinnovabili nella manovra. Tutto ruota intorno a una presunta tangente da 30mila euro, "data o promessa" a Siri in cambio di un “aggiustamento” al Def 2018 sugli incentivi al mini-eolico. L’esponente del Carroccio respinge “categoricamente” ogni accusa: "Non ho fatto niente di male, non mi dimetto dal governo". Salvini lo difende a spada tratta. Ma Luigi Di Maio invoca il passo indietro e Danilo Toninelli ritira le deleghe al sottosegretario. Nello scontro tra i due partiti di governo s’inserisce il premier Giuseppe Conte, che vuole un "chiarimento" e prende tempo. Il 2 maggio il premier Conte in una conferenza stampa annuncia che proporrà in Cdm la "revoca della nomina" per Siri. (wikipedia)

Affidereste il compito di far parte del governo del paese ad un tizio che ha una condanna definitiva, dichiara il falso ed è sospettato di corruzione?

Report, focus antiriciclaggio su acquisto immobile Siri.




Il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasportia Armando Siri in una recente immagine d'archivio.

Segnalato dal notaio che ha stipulato la compravendita.

Il sottosegretario Armando Siri ha acquistato per la figlia una palazzina a Bresso, vicino a Milano, con 585 mila euro provenienti da un mutuo acceso presso una banca di San Marino ed il notaio che ha stipulato l'atto ha segnalato la compravendita come operazione sospetta di riciclaggio. E' quanto si afferma in una inchiesta di Report, il programma di Sigfrido Ranucci in onda domani su Rai 3, anticipata nell'edizione del Tg3 delle 19. 
"Abbiamo scoperto - afferma Ranucci - che 600 mila euro sono partiti da una banca di San Marino, Banca agricola, e sono finiti sul conto di un notaio e sono stati utilizzati dal senatore Siri per acquistare una palazzina a Bresso intestata alla figlia. Il notaio ha pensato di segnalare l'operazione come sospetta". E alla domanda su quali siano, in genere, i casi in cui un notaio segnala un'operazione sospetta, il professionista risponde: "In generale può essere anche sicuramente la provenienza dei capitali...".
La giornalista di Report poi chiede se vi siano state delle garanzie reali per ottenere il mutuo e il notaio risponde: "Ah questo io non glielo posso dire, io posso dire che garanzie reali nell'atto o con atto successivo almeno a mio rogito non ce ne sono...". Ranucci quindi osserva che, "visto che il senatore Siri ha alle spalle un patteggiamento per bancarotta fraudolenta, ha avuto un immobile pignorato nel 2011 dall'Inpgi, ha dichiarato nel 2017 25.000 euro di reddito, ci siamo chiesti con quali garanzie sia stato erogato questo mutuo".

sabato 4 maggio 2019

Involuzione della specie...

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Il primo marcio del liberismo.

humantrafficissue

Mi chiedo con quale faccia l’informazione mainstream osi parlare del primo maggio quando ogni giorno si dedica all’umiliazione del lavoro e a creare una narrazione per stroncare ogni tentativo di uguaglianza nel mondo, anche a costo di esaltare mentecatti esecrabili come il golpista Guaidò che adesso fugge per ambasciate conniventi. Con quale faccia osi parlare di diritti e di libertà quando è complice di un sistema che li contempla solo come facciata ricreativa perché al cuore è strutturalmente incapace di concepirli se non sotto forma di diritto di proprietà e di sfruttamento. 
E infatti se solo si raschia la vernice fluorescente con cui viene coperta la realtà, viene fuori il marcio e colano veleni: anzi più la vernice è brillante e spessa, più è vicina alla testa del sistema, più la putrefazione sottostante cresce e comincia a colare nonostante l’opera degli imbianchini dell’informazione.
Prendiamo gli Usa dove il processo neoliberista e neo medioevale fa sentire i suoi effetti con maggiore forza: nonostante tutti i proclami e le statistiche, nonostante la comunicazione insista grottescamente sul sogno americano si verificano fenomeni inspiegabili alla luce del pensiero unico. Per esempio due economisti  hanno pubblicato uno studio sconcertante nel quale evidenziano che dal 1999 al 2013 c’è stato un drastico incremento della mortalità tra i bianchi americani di età compresa tra i 45 anni ai 54 anni che in sostanza ha causata la morte di mezzo milione di persone in più rispetto agli anni precedenti. Sono cifre che non hanno corrispondenza nelle altre etnie e gruppi di età denunciando con chiarezza che è stato l’impoverimento delle classi medie, saccheggiate dai ricchi, a determinare questa sorta di strage silenziosa che avviene nella grandissima maggioranza dei casi per le conseguenze dell’alcolismo. La cosa è particolarmente interessante per l’età della fascia presa in considerazione che comprende la parte di popolazione bianca che dovrebbe essere al vertice della propria carriera e capacità, ma comprende anche gli ex giovani e adolescenti che sono stati esposti per primi all’esplosione nemica e poi soprattutto commerciale della fitness, del “sano”, del benessere, del light mostrandone la natura di facciata sia mentale che sociale visto che essa si è sviluppata proprio mentre una percentuale sempre maggiore di persone cessava di potersela permettere.
E che dire del medesimo Paese dove ogni mese  si inventa un nuovo “genere”, un nuovo ircocervo  da innalzare sugli altari della libertà? Bene sorprendentemente e senza che nessuno ne avesse sentore è diventata la nuova Tailandia: eccolo il piccolo sporco segreto. Il traffico di minorenni in Usa è diventata  l’ attività  in più rapida crescita, la più redditizia dopo droga e armi: ogni due minuti un bambino viene sfruttato dall’industria del sesso e secondo le cifre riportate da Usa today che ovviamente sono molto imprecise per difetto, ogni anno ci sono circa 2,5 milioni di violenze a pagamento su minori. Si stima che circa 100 mila bambini e bambine dagli 8 ai 13 anni vengano venduti ogni anno sul mercato del sesso: alcuni vengono rapiti, altri fuggono di casa e cadono nelle grinfie di questi “imprenditori” del sesso, ma una consistente percentuale viene venduta dai parenti, spesso con la complicità di organi di polizia. E con 800 mila bambini che scompaiono ogni anno, soprattutto fra le fasce di recente immigrazione, non si fa fatica a comprendere le dimensioni del “mercato”. Secondo alcuni questo fenomeno è dovuto alla “pornizzazione di una  generazione”, ma probabilmente di un’intera società privata di centro e di speranze come indicherebbe anche il fatto che  – stando alle testimonianze e ai rapporti che cominciano ad emergere – il sesso con bambini e adolescenti diventa sempre più violento. 
E’ assolutamente chiaro che il traffico di bambini si salda a un continuum che va dalla crescita dei senzatetto, al dilagare di lavori precari e con salari che non consentono di vivere senza aiuto, ai problemi di autostima in un sistema dove le vittime sono costrette a colpevolizzarsi, a un sistema generale di comunicazione che fa dell’ipocrisia la sua cifra. 
Il primo marcio al posto del primo maggio.