lunedì 26 ottobre 2020

Virus da prima serata. - Marco Travaglio.

 

Noi non siamo d’accordo con lui sull’ultimo Dpcm. Ma dobbiamo ammettere che ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha usato le parole e i toni giusti, come quasi sempre dall’inizio della pandemia, per lanciare l’allarme senza diffondere allarmismo. Non sappiamo se, dopo il cedimento dell’altra notte all’ala più isterica e meno riflessiva del governo e della maggioranza, ne abbia ripreso il pieno controllo politico. Ma almeno ne ha dato l’impressione con un discorso asciutto, fermo, equilibrato, abile nel mascherare la babele cacofonica delle mille istituzioni che hanno messo le mani nel Dpcm numero 22, il meno coerente e razionale della collezione: ministri, viceministri, sottosegretari, consulenti, Quirinale, leader di partito, Comitato tecnico-scientifico, sindaci metropolitani, presidenti di Regione, sindacati, associazioni di categoria. Ovviamente nessuno d’accordo con gli altri.

Le leggende metropolitane della cosiddetta informazione ci descrivono sempre un uomo solo al comando che decide tutto da sé con pieni poteri e poi si diverte ad arrivare in ritardo alle conferenze stampa per creare la suspence. Ma ogni Dpcm è un parto sfibrante: ore e ore passate a sentire e risentire “autorità” che chiedono tutto e il suo contrario, con l’unica preoccupazione di passare il cerino acceso al vicino senza bruciarsi le dita. E il risultato, almeno ieri, s’è visto: un patchwork di norme e “raccomandazioni” che mescola misure utili e sacrosante ad altre inutili e deprimenti. Queste ultime, fra l’altro, stonano con le dichiarazioni rese ancora ieri al Corriere dalla più alta autorità scientifica del Cts, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli: “non siamo vicini alla perdita di controllo” dei contagi; l’Italia è “molto più preparata “ (di prima e di altri paesi Ue) per “disponibilità di mascherine, tamponi, posti letto attivati o attivabili nelle terapie intensive e subintensive”; “solo un terzo dei soggetti infetti ha sintomatologia, in larga parte di limitata severità”; dunque bisogna “limitare al massimo gli spostamenti” e tenere “comportamenti responsabili”, ma anche “mantenere i nervi saldi ed evitare il panico”. Ecco: se le cose stanno così, si comprendono le raccomandazioni a spostarsi solo per lo stretto necessario, a evitare di ricevere in casa non-congiunti, ad aumentare lo smart working e la didattica a distanza per le scuole superiori visto che – Locatelli dixit – “il contesto di trasmissione principale rimane quello familiare/domiciliare, poi quelli sanitario-assistenziale e lavorativo”, per “alleggerire i trasporti”, mentre “le scuole non sono tra i principali responsabili”.

Ma non si comprende perchè non siano neppure all’ordine del giorno nuove zone rosse nei capoluoghi e nelle altre aree più compromesse di Lombardia, Piemonte e Campania, che insieme hanno la metà dei contagi di tutta Italia, e qua e là superano abbondantemente i parametri fissati dal ministero della Sanità per i lockdown locali. Ma si comprende ancor meno è la chiusura 24 ore su 24 di cinema e teatri, cioè i luoghi più sicuri dopo il deserto del Sahara, dove non risultano focolai per il rigoroso distanziamento dei posti assegnati: perchè non tenerli aperti almeno fino alle 18, consentendo proiezioni e rappresentazioni mattutine e pomeridiane? Altrettanto incomprensibile è la chiusura alle 18 di bar e ristoranti, che – come palestre e piscine – avevano investito molte risorse per mettersi in regola coi protocolli di sicurezza.
Il virus circola soprattutto di giorno e i nuovi divieti si concentrano dopo il tramonto (contro il famoso Covid da prima e seconda serata): ma che senso ha? Se fossimo in lockdown, si capirebbe almeno la logica: ciascuno, non potendo uscire né muoversi, se ne starebbe a casa propria “h 24”. Ma senza lockdown né coprifuoco, almeno su scala nazionale (alcune Regioni hanno provveduto per conto proprio, ma fra le 23 e le 24), il governo cosa pensa che faranno gli italiani dopo le 18? Che spariranno nel nulla? No: se ne andranno tutti a casa dopo una giornata passata a scuola o al lavoro a contatto con potenziali positivi e moltiplicheranno le possibilità di contagiare gli altri familiari, soprattutto gli anziani. E molti organizzeranno aperitivi, cene, serate e festicciole fra amici, infischiandosene delle “raccomandazioni” del Dpcm, e proprio nel luogo meno controllabile di tutti: le quattro mura domestiche. Non era meglio lasciare qualche valvola di sfogo serale in locali aperti al pubblico (e ai controlli) che già rispettavano le regole di distanziamento e anti-assembramento, come bar, ristoranti, teatri e cinema, diradando o ritardando così i contatti familiari che (ancora Locatelli) sono “il contesto di trasmissione principale del virus”? E chi sono gli scienziati o i politici fenomeni che hanno suggerito misure tanto irrazionali e forse controproducenti, che fino a tre giorni fa Conte non voleva neppure sentir evocare? A queste domande il premier non ha risposto, anche perchè – non trattandosi di Mes e simili baggianate – nessuno gliele ha poste. Così, forse, ha ripreso il controllo del governo e della maggioranza e ha messo a cuccia per un po’ la canea degli sgovernatori falliti sempre a caccia di un capro espiatorio. Ma è improbabile che abbia ottenuto il risultato più importante per vincere la guerra: convincere i cittadini italiani.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/26/virus-da-prima-serata/5979633/

domenica 25 ottobre 2020

Conte ha firmato il nuovo Dpcm, sarà in vigore da domani al 24 novembre: bar, ristoranti e gelaterie chiuse alle 18, ma aperti la domenica.

 

Per tutta la giornata di ieri e ancora oggi le Regioni avevano proposto al governo di lasciare aperti i locali fino alle 23. Nelle scuole superiori sarà possibile portare la didattica a distanza anche oltre il 75%.

Una mediazione lunga e a tratti sofferta. Discussioni, proposte, tentativi di bilanciamento dei tanti interessi in gioco, ma tenendo ben presente il bene primario e prevalente della salute e della tenuta del sistema sanitario che sta mostrando segni di sofferenza e da giorni lancia allarmi per il pericolo di rottura. E cosi che è arrivata alla firma il nuovo decreto per cercare di arginare l’epidemia di coronavirus che ieri in Italia ha fatto registrato oltre 19mila contagi. Il premier Giuseppe Conte ha firmato nel corso della notte. Didattica a distanza per le scuole superiori anche oltre il 75%, chiusura alle 18 di tutti i ristorantibar e gelaterie. Misure che quindi risentono del braccio di ferro con le Regioni. A differenza della prima bozza i locali potranno però stare aperti la domenica, come richiesto dai governatori. Il governo sta quindi accelerando sulle misure di ristoro da 1,5-2 miliardi per le categorie messe più in difficoltà dalle misure. Un consiglio dei ministri potrebbe essere convocato nelle prossime ore. Le nuove misure saranno in vigore da domani al 24 novembre.

LOCALI – Per tutta la giornata di ieri e ancora oggi le Regioni avevano proposto al governo di lasciare aperti i locali fino alle 23 e in qualche caso i governatori avevano proposto di “scambiare” questa richiesta con una didattica a distanza alle superiori al cento per cento, circostanza che l’esecutivo voleva evitare. Le attività dei servizi di ristorazione (tra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie) “sono consentite dalle 5 del mattino fino alle 18 del pomeriggio. Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi. Dopo le 18 “è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico”. Resta consentita “senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati”.

SCUOLE SUOPERIORI – Nelle scuole superiori sarà possibile portare la didattica a distanza anche oltre il 75%. Nella bozza circolata ieri invece era prevista “una quota pari al 75 delle attività” in dad, ma nella versione definitiva l’articolo è stato riscritto prevedendo “una quota pari almeno al 75% delle attività”. Una formula che, di fatto, va incontro alle diverse Regioni che avevano chiesto di portare la Dad al 100%.

SMART WORKING – “È fortemente raccomandato l’utilizzo della modalità di lavoro agile da parte dei datori privati”.

CHIUSI GLI IMPIANTI SCIISTICI – “l dpcm prevede la chiusura degli impianti sciistici. “Sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici. Gli stessi possono essere utilizzati solo da parte di atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal Cip e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali o lo svolgimento di tali competizioni. Gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte ad evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti”.

COLDIRETTI: “UN MILIARDO DI PERDITE” – La chiusura anticipata alle 18 e lo smart working avrà un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre un miliardo per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento, fa sapere Coldiretti. “Un drastico crollo dell’attività che – sottolinea la Coldiretti – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”.

DELRIO: “NECESSARIO FERMARE IL CONTAGIO” –

Ristori tempestivi per chi dovrà abbassare la saracinesca e un occhio di riguardo per le manifestazioni di disagio: non quelle violente e “inaccettabili” andate in onda la scorsa notte a Napoli, ma quelle che esprimono “la rabbia dei miti”, come definisce il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, in una intervista a La Stampa la maggioranza di italiani perbene ormai stressati dalla pandemia .”Ora dobbiamo fare tutto il necessario per fermare il contagio. Le misure del nuovo Dpcm potranno essere aggiustate se servirà, ma sono in linea con l’orientamento dei Comitati tecnici scientifici di tutto il mondo. Oggi nuovi sacrifici sono necessari per contenere l’epidemia, ma capisco molto bene le loro ragioni: per questo i ristori devono essere immediati. E bisogna cercare di introdurre sempre di più norme generiche e non particolari”. Sull’erogazione della Cig ci sono stati tremendi ritardi. “Lo so e non deve più succedere. Il presidente del Consiglio ci ha garantito che stanno lavorando al decreto necessario. Il compito della politica è far presente le difficoltà a chi prende le decisioni e indicare un orizzonte. Insisto: la parola chiave ora è tempestività. Nelle misure per contenere il virus e nei ristori per le categorie colpite”. “Ha fatto bene Conte a cercare di sensibilizzare i ragazzi all’uso della mascherina chiedendo aiuto a Fedez e Chiara Ferragni? Non solo la scelta non mi scandalizza, ma penso che forse bisognava farla prima per far scaricare a tutti Immuni. Forse andava fatta già in estate per ricordare di stare attenti, visto che sarebbe arrivata la seconda ondata”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/25/conte-ha-firmato-il-nuovo-dpcm-sara-in-vigore-da-domani-al-24-novembre/5979038/

Resta la chiusura dei locali alle 18, oggi il nuovo dpcm.

 

Scontri ieri sera alla manifestazione di Forza Nuova a Piazza del Popolo a Roma.

Resta la misura che obbliga la chiusura di ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie alle ore 18 nei giorni feriali. Al termine della riunione, nella notte, tra il premier Giuseppe Conte, i capi delegazione e il ministro Francesco Boccia il governo, a quanto si apprende, non cambia linea su una delle misure del Dpcm in dirittura di arrivo piu' contestate dalle Regioni. E', si apprende ancora, invece possibile che il governo consenta ai ristoranti di restare aperti la domenica a pranzo.

Intanto nella notte, ci sono stati disordini durante la protesta in Piazza del Popolo al centro di Roma. Alla mezzanotte, con lo scattare del coprifuoco, quando gli è stato intimato di andar via i manifestanti hanno lanciato petardi e fumogeni contro le forze dell'ordine. C'è stata una carica di alleggerimento e i manifestanti si sono dispersi verso piazzale Flaminio. Incendiati anche alcuni cassonetti. Secondo quanto si è appreso da fonti di polizia, ci sarebbe qualche fermato.

I contenuti della bozza - "A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono sospese la domenica e i giorni festivi; negli altri giorni sono consentite dalle ore 5.00 fino alle 18.00". E' quanto prevede una bozza del Dpcm in via di definizione,  a cui sta lavorando in queste ore il governo. Nella bozza si prevede che dopo le 18 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico mentre è consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitaria. E' consentita fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. 

Ecco alcune delle nuove misure a cui sta lavorando il governo. Le nuove misure anti-Covid entreranno in vigore dal 26 ottobre e dureranno fino al prossimo 24 novembre, prevede la bozza. Il possibile stop a ristoranti e bar dopo le 18 decorrerà, invece, da lunedì 26 ottobre.

Raccomandato non spostarsi dal proprio Comune.

Secondo quanto prevede il testo, in via di definizione, "è fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune". 

Stop a teatri, cinema, casinò.  

"Sono sospese le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo e casinò. Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all'aperto", sempre secondo quanto prevede la prima bozza del Dpcm

Scuola, primo ciclo resta in presenza.  

L'attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione - materna, elementari e medie - e per i servizi educativi per l'infanzia continuerà a svolgersi in presenza. Le scuole superiori adotteranno una Dad pari al 75% delle attività e dunque un 25% in presenza su tutto il territorio nazionale, uniformando le ordinanze regionali.

Possibile chiusura delle piazze dalle 21.

"Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private". E' quanto prevede la prima bozza del Dpcm a cui sta lavorando il governo. La bozza con le nuove misure anti-Covid, si precisa dal governo, è in via di definizione e potrebbe subire ulteriore cambiamenti. 

Secondo quanto si apprende, ci sarebbe anche uno stop all'attività di palestre, piscine e sale giochi. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/10/24/covid-conte-consapevoli-alcune-misure-non-tempestive-_8e7ea6f4-f6d4-43e6-932d-7f652d491f13.html

Ma la notte no. - Marco Travaglio

 

Ci auguriamo vivamente che il nuovo Dpcm centri il bersaglio: frenare l’aumento dei contagi e sfiatare l’assedio agli ospedali limitando la circolazione dei cittadini e gli incontri ravvicinati. Ma alcune misure, più che di una riflessione sui dati, sembrano il frutto delle pressioni isteriche del Pd, che non tocca palla e vuol piantare una bandierina, e degli sgovernatori falliti, ansiosi di coprire le proprie vergogne. Infatti qualcuno ha diffuso una bozza nel pomeriggio, per forzare la mano a Conte, come se non bastassero gli appelli (a Mattarella!) di scienziati apocalittici, ma digiuni della materia (fisici nucleari, vulcanologi e astronomi che scambiano i positivi per malati e i dati parziali dei tamponi per il totale degli infetti). Ragionare sui dati certi e coi nervi saldi è da temerari, presi come siamo fra gli opposti isterismi dei negazionisti e dei catastrofisti. Ma, accanto ai sacrosanti limiti ai trasporti, la bozza è affetta da almeno tre incongruenze che ci permettiamo di segnalare.

1) Il contagio galoppa soprattutto di giorno, sui mezzi pubblici che portano gli studenti alle/dalle scuole e i lavoratori ai/dai luoghi di impiego: che senso ha concentrare i divieti nelle ore serali, quando c’è molta meno gente in giro, complici i primi freddi? La movida, peraltro ormai concentrata nei weekend, l’hanno già spenta le Regioni col coprifuoco notturno e i sindaci chiudendo o transennando le piazze e le vie più affollate dai ragazzi tiratardi.

2) L’altro contesto-principe dei contagi sono le famiglie nel chiuso delle loro abitazioni, con gli studenti e i lavoratori che rincasano la sera e infettano genitori e nonni: che senso ha farli rientrare tutti in anticipo, allungando le ore di convivenza fra le mura domestiche?

3) Se lo scopo è tenere le persone il più possibile in spazi controllati e rispettosi del distanziamento, che senso ha chiudere alle 18 i ristoranti e i bar (già dimezzati dalla paura e comunque ligi ai protocolli anti-Covid), spingendo chi li frequentava ad andare a zonzo o a chiudersi in casa fin dall’ora di cena, per feste private con gli amici o serate in famiglia (con gravi rischi per gli anziani); o anche prima, visto che si chiudono tout court gli altri ritrovi distanziati come piscine, palestre, teatri e cinema?

Finora ogni Dpcm era apparso necessario e razionale. Questo, varato senza neppure attendere gli esiti degli ultimi due, sembra fatto per dire di aver fatto qualcosa, o per non fare ciò che andrebbe fatto: anzitutto il lockdown per 15-20 giorni nelle metropoli fuori controllo, come Milano e Napoli, che da sole totalizzano 2306 e 980 positivi: un sesto di quelli di tutta Italia. Sono il nuovo Lodigiano e la nuova Val Seriana, ma si fa finta di nulla.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/25/ma-la-notte-no/5978903/

sabato 24 ottobre 2020

Ok, forse è il caso di chiarire meglio due o tre concetti su quello che è successo ieri. - Lorenzo Tosa

 

Il primo. Quegli atti di criminalità scientifica e organizzata non hanno nulla a che vedere con Napoli e i napoletani, con la dignità con cui migliaia di persone hanno sempre dimostrato di affrontare la pandemia, con il legittimo diritto di commercianti e lavoratori di esprimere il proprio dissenso, le proprie ansie, le proprie paure. Anzi, le prime e vere vittime di ieri sono la stragrande maggioranza di napoletani onesti e perbene costretti a subire, oltre al dramma sanitario ed economico, anche tutto questo fango.

Due. Non c’è nessuna rabbia o disperazione che giustifichi il lanciare bombe carta, aggredire giornalisti, tirare dei sassi contro la polizia o bruciare cassonetti. Questa non è una rivoluzione, questa è la solita feccia fascista, populista, negazionista, forconista che nella storia ha sempre trasformato le disgrazie in tragedie.

Tre. Potrà anche essere liberatorio o suonare consolatorio, ma non servirà a nulla scaricare unicamente su questo governatore o quel governo le responsabilità di una pandemia che ci riguarda tutti e che tutti, nessuno escluso - politica, cittadini, scienza, informazione - non abbiamo fatto abbastanza per scongiurare quando ancora eravamo in tempo. Oggi quel tempo è scaduto da un pezzo. Ed è ora che ne prendiamo atto.

Quattro. Quello che ieri è accaduto a Napoli è solo la prova generale di una strategia della tensione pronta a divampare ovunque, orchestrata da quel mix di fascisti, estrema destra, ultras e clan locali che - come sempre è avvenuto nei momenti di crisi - usano e cavalcano la disperazione della gente per attaccare frontalmente le istituzioni democratiche. Come se non bastasse il Covid, come se non fosse sufficiente la tragedia economica che ne consegue, prepariamoci ad affrontare anche un terzo nemico: quell’onda nera che aspettava da anni un’altra occasione per uscire dalle fogne in cui la Storia si è incaricata di mandarla.

Oggi più che mai la politica ha un compito immane e cruciale: fare di tutto per tenere lontane rabbia e violenza, per farsi argine civile, sociale, democratico tra il popolo in difficoltà e le frange estreme e criminali che su quella rabbia soffiano e prosperano.
In quella faglia si gioca il destino di questo Paese. E di tutti noi.

Potevamo rinunciare tutti a un piccolo pezzetto di normalità in cambio di salute e stabilità.
Alcuni hanno preferito non rinunciare a nulla.
Ora la stiamo pagando tutti. Tutta.

https://www.facebook.com/lorenzotosa.antigone/photos/a.476251642907003/937486600116836/

Materia oscura, nuova teoria spiega meccanismo della comparsa nell’universo primordiale.

 

La materia oscura, che sembra così abbondante dell’universo nonostante non sappiamo neanche di cosa si tratti (ne avvertiamo però l’impatto gravitazionale), potrebbe essersi formata in una fase di “transizione cosmologica” dell’universo. Così la definisce Michael Baker, un ricercatore post dottorato dell’Università di Melbourne e uno degli autori di un nuovo studio, pubblicato su Physical Review Letters, che propone una nuova teoria sulla formazione sull’essenza della materia oscura.

Tali transizioni di fase debbono essere venute durante l’universo primordiale. Si tratterebbe di bolle cosmiche simili alle bolle di gas che si formano e scoppiettano su di un liquido bollente.
“Dimostriamo che è naturale aspettarsi che le particelle di materia oscura trovino molto difficile entrare in queste bolle, il che dà un nuova spiegazione per la quantità di materia oscura osservata nell’universo”, spiega Baker nel comunicato stampa dello studio.
Essendo sfavorevole per le particelle di materia oscura entrare in queste bolle in espansione, iniziano a riflettersi e si annichiliscono in maniera molto rapida.
“Le bolle alla fine si fondono al completamento della transizione di fase e solo le particelle di materia oscura che sono entrate nelle bolle sopravvivono per costituire la materia oscura osservata oggi”, descrive l’abstract dello studio.

In passato si è ipotizzato che la materia oscura possa essere fatta di particelle non ancora scoperte e la maggior parte delle ricerche in tal senso si è concentrata su particelle massicce ad interazione debole. Il un nuovo studio, però, propone l’idea che la materia oscura sia fatta da particelle più pesanti della maggior parte delle altre particelle candidate, come spiega Joachim Kopp, professore al CERN e all’università di Mainz, altro autore dello studio.

https://notiziescientifiche.it/materia-oscura-nuova-teoria-spiega-meccanismo-della-comparsa-nelluniverso-primordiale/?fbclid=IwAR0f5z6EQwvs0OzQxefbhg87tuam1mOmCpssTl0A3DyMULPB1vXKJUlqOd0

Ridateci il vitalizio: consiglieri regionali uniti nel ricorso. Gli esposti sono già oltre 500. - Giacomo Salvini

 

L’ultimo ricorso è degli 82 ex consiglieri regionali del Veneto che al principio del “diritto acquisito” non vogliono rinunciare. Il ricorso contro il taglio dei vitalizi per adeguare le regioni al trattamento dei parlamentari è stato depositato al Tribunale di Venezia­ e potrebbe arrivare addirittura alla Corte costituzionale. Ma in un momento di crisi economica prodotta dall’emergenza Covid, a colpire è il dato generale: al momento, in tutta Italia, i ricorsi contro il taglio dei vitalizi sono oltre 500 tra gli ex consiglieri di Friuli, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna, Campania, Trentino, Piemonte, Basilicata e Molise. In più, presto si dovrebbero aggiungere anche i 20 consiglieri provinciali del Trentino che chiedono l’adeguamento Istat del proprio vitalizio a partire dal 2021 e che la giunta regionale di Maurizio Fugatti vorrebbe bloccare visto il periodo di vacche magre. Ma Maurizio Paniz, avvocato dei ricorrenti, spiega: “Il taglio dei vitalizi è illogico e lineare – dice al Fatto – non difendo un privilegio ma i pensionati italiani”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/24/ridateci-il-vitalizio-consiglieri-regionali-uniti-nel-ricorso-gli-esposti-sono-gia-oltre-500/5978129/


Dovremmo proporre un referendum abrogativo per abolire definitivamente ogni loro pretesa di rirpistino dei vitalizi.