mercoledì 11 ottobre 2023

“È il pensiero che genera la materia” - LIDIA MARIA GIANNINI


“Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia” asserisce il filosofo Giordano Bruno in pieno ‘500.  

Siamo in un momento alquanto critico per la storia umana, si assiste d’un tratto all’inesorabile crollo di quelle certezze universali sulle quali si erano fondati e consolidati nel corso del medioevo la conoscenza ed il sapere: l’Europa non è più il centro del mondo, il mondo non è più al centro dell’universo, tutto è nuovamente messo in discussione. La scoperta dell’America prima ha posto definitivamente fine all’Eurocentrismo, molteplici sono i popoli e molteplici le culture, e il “De revolutionibus” di Copernico irrompe infine sulla scena a incrementare confusione e disorientamento. “Maledetto sia Copernico!”, dirà Mattia Pascal, celebre protagonista del romanzo pirandelliano Il fu Mattia Pascal, “siamo o non siamo su un’invisibile trottolina, cui fa da ferza un fil di sole, su un granellino impazzito che gira e gira, senza saper perché, senza pervenir mai a destino (…)? (…) Ormai noi tutti ci siamo a poco a poco adattati alla nuova concezione dell’infinita nostra piccolezza, a considerarci anzi men che niente nell’Universo”.  

È il 1900 e un autore quale Pirandello ha ancora ben presente una questione sorta secoli e secoli prima, c’è solo da immaginarsi quale fosse stata la portata della scoperta, o meglio dell’intuizione copernicana, nel 1400. È infatti un’intuizione quella di Copernico, il quale, analizzando i calcoli dei matematici e dei naturales, degli aristotelici, ravvede in essi un sì gran numero di discrepanze da tentare di operare una “sostituzione” ideale della terra con il sole, osservando, sgomento, come quelli stessi calcoli andassero in tal modo a convergere, come per magia. Egli stesso comprende la portata rivoluzionaria delle proprie teorie, bisognoso di trovare conforto interroga gli antichi pensatori, va alla ricerca di possibili riflessioni simili maturate, appellandosi con parziale sollievo ai pitagorici, i quali avevano individuato la presenza di un fuoco luminoso centrale intorno a cui dovevano muoversi vari corpi e dal quale sarebbero andati a dipendere vari fenomeni, e ad Eraclito, sostenitore della creazione dell’universo a partire da un grande fuoco primordiale.  

Fatto sta che – altro che maledetto Copernico – è proprio grazie a lui che gli uomini hanno potuto finalmente aprire gli occhi, abbandonare il dogmatismo, proiettarsi verso una nuova era. L’era della rivoluzione scientifica sarà quella che seguirà, era di filosofi e scienziati, che si porranno l’obiettivo di analizzare mondo e universo in maniera obiettiva e veritiera, che si metteranno alla prova nel tentativo di disvelare le leggi di natura così estremamente affascinanti e allo stesso tempo misteriose. Come giungere a conoscere le leggi intrinseche dei fenomeni? Come coglierne l’essenza? Quale metodo dovrà adottare la nuova scienza? 

Certo è che, passato lo sgomento iniziale, la terra non può essere di certo ritenuta un “granellino impazzito” privo di leggi, che ruolo avrebbe in tal modo la scienza? Gli interrogativi umani risulterebbero del tutto vani. Bernardino Telesio con il suo De rerum natura iuxta proria principia analizzerà l’aspetto finalistico della natura, le cui norme risulterebbero, a suo parere, da ricercare nella natura stessa. Nessun dio né demone a influenzare l’universo, la ragione perde con Telesio ruolo conoscitivo, al pari dell’anima, a favore della percezione sensoriale, unica capace di entrare in diretto contatto con il reale.  

Ma nulla si genera dal nulla, il mondo, gli uomini, la natura, è tutto così perfetto, così magico e razionalmente impeccabile. Ecco il motivo per cui il contemporaneo Bruno individuerà un “pensiero” generatore della materia, un’intelligenza superiore causa e principio dell’intero universo. La materia è materia animata, l’universo un grande organismo vivente al pari dei pianeti: Dio è in tutto, posizione panteistica, e tutto è espressione di Dio, secondo la visione panenteistica. Vero e proprio ilozoismo quello di Bruno nel considerare la natura dotata di un principio vitale intrinseco, coglibile tramite l'”eroico furore”, passione umana volta alla conoscenza, al superamento dei propri limiti, alla contemplazione del divino nel reale. Pur se i protagonisti della rivoluzione scientifica abbandoneranno del tutto eroici furori e vitalità, Bruno è considerato tra essi per la convinzione rivoluzionaria dell’esistenza di una pluralità di mondi e di un universo infinito, privo di centro o periferia. In realtà egli non sarà metodologico, non sarà neppure scienziato, ma sarà proprio la magia di Bruno la sua reale grandezza… 

Nel tentativo di stabilire un efficace metodo d’indagine, non affrontato concretamente da Bruno, Bacone nel 1620 pubblicherà il suo Novum Organum. Intento del pensatore, poiché anch’esso non sarà mai realmente scienziato, è operare una demolizione della logica aristotelica, puramente speculativa e astratta, contrapponendosi all’Organon di Aristotele. Necessario è “distruggere” gli idola, i pregiudizi propri della mente umana, per poi passare alla “costruzione” del sapere, adottando un metodo induttivo scientifico che, dall’esperienza particolare, giunga gradatamente a ipotesi universali, verificabili tramite esperimenti e un’accorta osservazione del reale. “Scientia est potentia”, “la scienza è potenza”: Bacone è fiducioso, è convinto che la scienza fornirà all’uomo la capacità di cogliere le essenze dei fenomeni, le loro cause prime, permettendogli di soggiogare la Natura e influenzarne il corso, perciò tralascerà il sapere matematico, esercitando la continua esperienza. Ciò che il filosofo non giungerà a comprendere è quanto, pur nella sua grandezza e pluralità di doti, l’uomo non potrà mai e poi mai avere una certezza delle cause originarie, fonte dei vari fenomeni, potrà formularne solo ipotesi, astrazioni, ma come sperimentarle?  

Inseguire l’essenza è cosa vana per la scienza, ce lo ricorda Galileo Galilei: l’uomo può unicamente limitarsi a indagare il “come” avviene un dato fenomeno, a analizzarlo a fondo, a stabilirne leggi fisiche, ma la sua causa prima resterà necessariamente un mistero. Galileo sarà il vero fondatore del sapere scientifico moderno: tutto ciò che si può affermare con certezza, sulla base di prove di verità. “Bruno credeva, Galilei sapeva”, dirà Karl Jaspers, filosofo e psichiatra del ‘900. Per Bruno le tesi copernicane sono una sorta di verità di fede, teme di ritrattarle, poiché asserirne la validità è la sua unica certezza: morrà, da martire. Galileo abiurerà, terminando il suo discorso con la celebre sentenza “Eppur si muove”. “La verità che io posso dimostrare può sussistere anche senza di me, essa è universalmente valida, non è storica, non dipende dal tempo”, continua Jaspers. Ed è proprio dimostrando che Galileo compirà il lento “funerale” della fisica aristotelica.  

“La natura è un libro scritto in caratteri matematici”, sostiene Galileo. La matematica riacquisisce quel ruolo di primaria importanza sottrattole in precedenza da Bacone. Potenziati strumenti quali il cannocchiale, lo scienziato giungerà a compiere osservazioni inaudite, abbattendo definitivamente le differenze qualitative tra mondo terrestre e mondo celeste e trovando giustificazione e spiegazione fisica alle intuizioni copernicane. La luna presenta avvallamenti e monti proprio come la terra, vi è una sostanziale unità tra mondo sub e sovra lunare; implausibile sarebbe pensare a un universo che si muova, in tempo diurno, con la sua immensa mole, intorno alla Terra; ben più plausibile sarebbe pensare a una terra che ruoti su se stessa, un moto rotatorio, combinato con quello traslatorio, considerando che “qualunque moto venga attribuito alla terra, è necessario che a noi, come abitatori di quella e in conseguenza partecipi del medesimo, ei resti del tutto impercettibile e come s’e’ non fusse”. Nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo Galileo esporrà principi fondamentali della fisica, il principio di inerzia, il principio di composizione del moto, il famoso principio di relatività, principi che permetterebbero agli esseri viventi di non avvertire alcun moto terrestre.  

Siamo giunti qui alla maturazione del sapere scientifico: la natura è movimento, le leggi della natura altro non sono che leggi del moto. “Un corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme”: Newton consegnerà dignità di status anche al moto, scardinando la tendenza aristotelica a ritenere i corpi tendenti unicamente alla quiete. Sono condizioni, queste, sperimentali, verificabili unicamente in presenza di determinate condizioni specifiche, ma fondamentali per spiegare l’evolversi dei fenomeni contingenti. Newton opererà consapevolmente una perfetta sintesi tra considerazioni galileiane e osservazioni di Keplero: il mondo di Newton è un mondo in cui vige la legge di gravitazione universale, un modo fatto di numeri e atomi, particelle con molta probabilità indivisibili, che si muovono nel vuoto secondo meccanismi ben precisi. Una visione meccanicistico-materialistica del reale che sarà abbracciata all’unanimità dagli scienziati nei secoli successivi.  

Ma proprio quando un sapere sembra una certezza, proprio come accaduto per la fisica aristotelica, ecco il sopraggiungere di nuove scoperte: all’interno dell’atomo vi sono una serie di particelle subatomiche, protoni, neutroni, elettroni, composte non di materia, bensì di energia! Heisenberg, De Broglie, Schrodinger, indagando la natura ondulatoria degli elettroni, daranno vita, nel corso del XX secolo, alla meccanica quantistica, basata sullo studio di quanti, discreti quantitativi energetici presenti in ogni singola particella della materia. La materia, dunque non sarebbe più materia, bensì energia? E da dove proverrebbe tale energia? Non possiamo qui ricorrere a alcun tipo di leggi. “L’universo comincia a sembrare più simile a un grande pensiero che non a una grande macchina”, dirà James Jeans, fisico e astronomo del ‘900. Ecco il magico della natura, quel principio vitale intrinseco in tutto presente, quella forza inesauribile che Bruno, nel lontano ‘500, aveva già individuato e con umiltà contemplato, grazie al proprio “eroico furore”. 

Lidia Maria Giannini

Foto di WikiImages, a cui vanno i nostri ringraziamenti, attinta da Pixabay

http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/04-40217313733.shtml

“Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia” Giordano Bruno. - Stefano Scaccianoce

 

Guida pratica per la realizzazione del futuro.

Ben trovati, ci siamo lasciati con un semplice quesito matematico per calcolare approssimativamente il numero di pensieri che fino ad oggi abbiamo generato. Se avete fatto questa semplice moltiplicazione vi sarete resi conto dell’enorme quantità di pensieri finora prodotta.

Quindi noi pensiamo ogni giorno e se il pensiero è energia, possiamo renderci conto di quanta potenza potremmo gestire? Quanto bene potremmo fare alla nostra vita e a quella delle persone a noi collegate?

Producendo pensieri tristi, pessimisti, pensieri di sfiducia e di paura invece che cosa generiamo?

Il pensiero disciplinato, indirizzato al meglio con la nostra forza di volontà, produce gioia ed entusiasmo, genera nell’organismo una chimica che spinge ad azioni costruttive, coraggiose.

Conosciamo gli esercizi da mettere in pratica, uno su tutti la meditazione, discipliniamo quindi i nostri pensieri. Cogliamo le opportunità che ci si presentano per migliorare la nostra vita.

A volte, troppo spesso, entriamo in un circolo vizioso: i pensieri vanno in profondità a cercare conferme, pescano nel passato ricordi di situazioni che ci hanno visti tristi, abbattuti e iniziano a rafforzare questo tipo di energia. Questo come già detto è dovuto all’errato modo di percepire il tempo in 3ªD, come un loop.

I nostri pensieri producono vibrazioni energetiche che hanno una determinata frequenza. Sono una forza energetica capace di agire sul quotidiano, di innestarsi nella realtà. Tutta la realtà è una vibrazione.

Deve essere chiaro che il nostro pensiero condiziona il nostro sentire, l’umore, le azioni che siamo disposti a compiere.

Se voglio generare per me un buon futuro sarà determinante sganciare tutto il potenziale energetico di bassa frequenza che il loop temporale (i ricordi) genera in continuazione.

Per esempio, se ci focalizziamo sul pensiero costante che a noi le cose vanno sempre male, che siamo vittime di ingiustizie, emaniamo una certa frequenza energetica che si assesterà su frequenze simili. Questo farà sì che la realtà ci darà ragione e sarà facile che le cose continuino ad andare male.

Ma il passato esiste nel nostro vissuto e quindi nella nostra realtà, come facciamo a lasciar andare? Dobbiamo comprendere che ciò che ricordiamo è solamente la nostra interpretazione della realtà e sapere che le emozioni negative e le promiscue bloccanti hanno formato il pensiero negativo che cresce per anni, decenni fino a condizionare il nostro presente. Generiamo così sempre lo stesso futuro auto avverante ma se è una nostra interpretazione è possibile cambiarla, bonificarla, pulirla.

Concentrazione, disciplina, volontà, pazienza, fiducia, umiltà, amore verso il prossimo, assenza di giudizio, responsabilità sono alcuni dei più importanti strumenti per la gestione dei pensieri.

Quando il pensiero si disciplina, si potenzia la capacità di gestirlo, ci si concentra sulla nostra capacità di cambiare, cominciamo a essere consapevoli della possibilità di essere sereni. Se poi lo sosteniamo con la visualizzazione, le emozioni positive e le promiscue attivanti (seguirà a brevissimo un articolo che farà chiarezza sulle emozioni), la vibrazione prodotta sarà di alto livello e richiamerà vibrazioni della stessa tipologia.

Il pensiero determina il nostro agire questo è: dalle azioni nasce il destino e non il contrario.

Sul pensiero dobbiamo essere sempre attenti, mai abbassare la guardia.

Non permettiamo alla mente di tracciare il cammino, diventiamo noi i registi della nostra vita. Si tratta, come già detto, di creare buone abitudini.

Prendiamoci il nostro tempo, certo ma agiamo, non chiudiamo con la paura il cuore: da lì nasce il desiderio, i sogni sul futuro, la speranza. 

Dal prossimo articolo parleremo dei possibili futuri “planetari”.

Nel frattempo vi chiedo di applicarvi senza avere in mente nessun obiettivo, nessun traguardo. Spostate i vostri pensieri da negativi a positivi ogni qual volta ve ne rendete conto.

Solamente così si potrà diventare artefici del nostro futuro. Generare il nostro futuro agendo sul presente, semplicemente diventando consapevoli dei nostri pensieri.


https://uniupe.it/blog/pensiero-genera-materia

martedì 10 ottobre 2023

La Materia è Pensiero: Giordano Bruno anticipò la Scienza.

 

“Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia”, scrive l’astrofisica Giuliana Conforto. “La Forza è la Vita Cosmica”. Giordano Bruno? “Non esprime filosofia, ma una scienza del futuro e una saggezza antica. Testimonia l’eterno presente e, con l’Arte della Memoria, indica il modo per viverlo”.


Di fatto, il grande pensatore rinascimentale bruciato vivo a Roma il 17 febbraio 1600, “anticipa la scoperta della Forza, la Vita Cosmica, e rivela il grande segreto della materia nucleare che la scienza non ha ancora compreso: la comunione diretta e quindi l’etica naturale di ogni essere umano con la Forza”. Fu questo, aggiunge la Conforto, il motivo vero della sua condanna, “perché rende vano il ruolo delle chiese come presunte rappresentanti di Dio”. Infatti, “la comunione diretta rivela la centralità dell’uomo e spiega il faticoso preludio al grande evento: la nascita dell’uomo nuovo che, per il fatto di ‘aver mutato intento’, diverrà cosciente, responsabile di sé e capace di creare un nuovo mondo”.

Da sempre, sulla Terra, sottolinea una studiosa come Manuela Racci, esistono esseri che indicano la via per edificare un ‘nuovo mondo’, per aprire il cammino all’umanità verso una nuova aurora: sono esseri di luce, accomunati dalla stessa forza ed energia, marchiati dalla stessa solitudine”. Forse “venuti troppo presto, nati postumi con la mente dinamite”, come direbbe Nietzsche.

Giordano Bruno potrebbe davvero considerarsi un nobile antesignano di questa specie chiamata “indaco”, giunta a edificare un nuovo mondoun mondo di luce per esseri di luce che vedono e sentono con gli stessi occhi e la stessa mente sia gli universi visibili che quelli invisibili”, scrive Manuela Racci, in una riflessione ripresa dal blog Visione Alchemica“Un grande pensatore, arso vivo per il vizio di pensare; un filosofo di una modernità quasi inquietante, ma soprattutto un uomo fuori del comune, uno spirito folletto, fantasioso, originale”. Quello che trasmetteva “non era solo un’immagine della vita, ma un’emozione del mondo”.

Giordano Bruno “era un grande: in lui albergava la conoscenza dei mondi paralleli, della metempsicosi, delle energie sottili”. Straordinario, per quei tempi. La sua profondità “non è quella che connota il pensiero tecnico-scientifico da secoli imperante in Occidente”. Va ricercata nell’inconscio della scienza stessa, “che è a un tempo ciò da cui la scienza scaturisce e ciò che la scienza rimuove”. Innegabili sono i miglioramenti che la scienza ha apportato alla vita dell’uomo occidentale. “Ma sotto l’aspetto della felicità, della ricerca di una pace interiore, di una quiete dell’anima in piena armonia con la natura e più ampiamente con il Tutto, risulta più difficile parlare di progresso”.

Per la professoressa Racci, sembra quasi che la scienza abbia sradicato l’uomo dal suo habitat naturale, la fusione con la natura, “facendolo sentire meno alienato di fronte a un computer che al cospetto di un tramonto”. Allo stesso modo, la religione, “per quanto antiscientifica possa sembrare”, ha sovente “cercato il connubio con la ragione, con l’evidenza e la chiarezza del “lumen” naturale, perdendo in realtà la sua vera ‘quidditas’, la sua dimensione sacrale”. Per questo Giordano Bruno fu messo al rogo: La sua ‘nova filosofia’ non era né scientifica, né strettamente religiosa, in quanto si fondava sulla ‘magia naturale’, sulla ‘prisca Aegiptorum sapientia’ “, l’antica sapienza egizia.

Bruno è infatti il vero sensitivo immerso nella ‘fusis’, convinto che si possano abbattere le barriere tra l’umano e il divino“. E attenzione: “Niente è più positivo dello sfondamento dei limiti, dello spostare le pietre di confine per arrivare alla comprensione che l’uomo, la Natura e Dio sono la stessa cosa. Nell’universo tutto è Vita, tutto è animato da uno stesso spirito vivificatore“. Letteralmente: “Tutte le cose sono nell’universo e l’universo è in tutte le cose”, in perfetta armonia.

È un’innegabile forma di animismo: per Bruno, tra le piante, gli animali, gli uomini non c’è differenza se non di grado. La differenza è nel “Dorso della Forma”, sono fenomeni di un’unica sostanza universale. Pensare che il mondo sia là solo per l’uomo è un grave errore: “Il filosofo esce così dalla cultura occidentale cristiana e modula il suo sentire sul registro affine a quello buddista”. Con l’ammirazione dovuta a chi sacrifica la vita per le proprie idee, “Bruno andrebbe inserito in una sfera iniziatica, riferendosi non tanto alla sua laicità, bensì alla sua sacralità, al suo vedere la presenza divina in ogni cosa, alla sua ansia di ricerca che trascende il raziocinio nel suo identificarsi nella natura, che è per lui un vero e proprio ‘indiamento’ cioè un’unione estatica tra l’umano e il divino. Si tratta di varcare il limite dell’homo sapiens per avviarsi ‘verso altra natura, altri corsi, altri mondi’ “.

La materia dunque non è inerte, ma viva, animata (pampsichismo) e costituisce uno dei centri archimedei del pensiero di Bruno: infatti, continua Manuela Racci, il filosofo perviene ad una concezione della materia universale come fonte dell’infinito prodursi di tutta la realtà: come la gestante che riscuote da sé la sua prole, la materia contiene in sé tutte le forme, è “cosa divina e ottima parente, genitrice e madre di cose naturali, anzi la natura tutta in sustanza”; è “fonte de l’attualità” di ogni cosa.

Per Bruno la materia è Vita, materia infinita, e tra l’anima dell’uomo e quella delle bestie non c’è alcuna differenza sostanziale. “Potremmo dire che la ‘magia naturale’ di Bruno si colloca in quella sotterranea corrente che prende il nome di ‘pensiero per immagini’ che, pur perdente in Occidente, costituisce la fonte segreta del sapere, fonte a cui si accede non per via logico-architettonica ma per pratica amorosa”. La concezione che Bruno ha della forza dell’Amore ribadisce la pregnanza e l’attualità di tale concetto in campo metafisico e metempirico: la forza “che move il sole e l’altre stelle”, di cui parla Dante, è “l’unica che muove infiniti mondi e li rende vivi”. E quella “magia naturale” che solo il vero saggio da sempre sente.

“L’amore, dice il filosofo, sa ‘comprendere’ ciò che la ragione non sa ‘spiegare’, là dove la scienza può spiegare tutto, senza nulla comprendere”. L’astrofisica Giuliana Conforto, in uno studio irrinunciabile sulla futura scienza di Giordano Bruno, evidenzia come il pianeta si sta trasformando e come il filosofo nolano sia uno dei grandi saggi che l’aveva previsto. “Quella di Bruno è scienza del futuro, coscienza delle infinite potenzialità dell’essere umano e soprattutto della sua immortalità. Egli annuncia la nascita dell’uomo nuovo, libero da tabù e paure, capace di ricevere e di riflettere nelle sue opere l’intero messaggio vitale, oggi noto come Dna, quindi di creare un nuovo mondo di pace e vera giustizia”.

In altre parole, “Bruno rivela il grande segreto, la magia della natura: la comunione naturale di ogni corpo con il messaggio genetico, che fu poi il motivo vero della sua condanna, perché vanifica il ruolo della Chiesa come intermediaria tra l’uomo e Dio: Bruno rivela il ruolo centrale di protagonista dell’uomo nel progetto cosmico, prevede i tempi attuali e l’evento che ristabilirà l’antico volto: il risveglio dell’uomo alla coscienza dell’infinita e vera realtà, l’Amore“.

Quella forza cosmica prende il nome, in Bruno, di “eroico furore”: L’uomo nuovo è il furioso, l’ebbro di Dio e arso d’amore che, con uno sforzo eroico (da eros) e appassionato, giunge a una sorta di sovrumana immedesimazione con il processo cosmico per cui l’Universo si dispiega nelle cose e le cose si risolvono nell’Universo, generando una sorta di copula d’amore tra lui e la Natura. Solo il fuoco dell’esperienza dell’Amore è in grado di aprire la strada alla visione di Dio, del Tutto, dell’unità. Scorrendo in particolare i suoi sette scritti magici, tra cui esemplare risulta essere la “Lampas triginta statuarum”, testo di eccezionale bellezza poetica e immaginativa, il lettore non può non cogliere questo moderno senso del divino nell’uomo come appartenenza al Tutto, scintilla perfetta di un Tutto unico e animato. Per Manuela Racci, è una affascinante concezione della metempsicosi di ascendenza orfico-pitagorica: la morte non è altro che una dissoluzione di legami, ma nessun spirito o nessun corpo celeste perisce; è solo un continuo mutare di complessione e combinazioni. Affiora un “senso etico di giustizia cosmica”, che spinge le anime “a comunicarsi a corpi sempre diversi, in una sorprendente affinità con il Karma delle religioni orientali, nella commossa intuizione che l’anima possa istituire innumerevoli legami tra piani dell’universo”.

Prima ancora dello stesso movimento romantico, Giordano Bruno ha quindi riportato l’attenzione sull’intima connessione del Tutto rispetto all’analitica scansione delle parti, in cui il pensiero logico-razionale per natura trattiene se stesso, smarrendo i vincoli che legano tra loro tutte le cose. Dunque, “non essendoci nell’universo parte più importante dell’altra, non è concesso all’uomo quel primato che lo prevede possessore e dominatore del mondo, ma semplice cooperatore dell’operante natura”.

All’enfatizzazione del soggetto, Bruno contrappone un percorso opposto: non il primato dell’uomo, ma “il primato degli equilibri sempre instabili e sempre da ricostruire tra soggetto e oggetto, tra uomo e natura”. La sua “magia”? “Non è potere sulla natura, ma scoperta dei vincoli con cui tutte le cose si incatenano, secondo il modello eracliteo dell’invisibile armonia”. Ed è la proposta filosofica di Bruno, “antitetica sia alla matematica sia alla religione”. Alla legge dell’uomo occidentale sul Tutto, la “magia” bruniana si volge alla legge del Tutto: siamo parte della natura, non i suoi dominatori. E la nostra possibilità di felicità risiede nella complementarità attraverso cui possiamo combaciare con altri esseri, al tempo stesso naturali e divini.

Tra le idee straordinarie che Bruno ha consegnato alla modernità, aggiunge la Racci, è impossibile non citare le due opere in chiave ermetica che si presentano come veri trattati di arte della memoria, la mnemotecnica (“De umbris idearum” e “Cantus circaeus”). Ne sviluppa un’analisi sottile Gabriele La Porta, nel suo libro “Giordano Bruno. Vita e avventure di un pericoloso maestro del pensiero”: le immagini descritte dal filosofo non avrebbero solo il compito di potenziare e raffinare la memoria visiva, ma rivestirebbero anche un significato propriamente “magico”. “Infatti la loro contemplazione e la loro rammemorazione porterebbero in contatto con energie cosmiche primordiali, con la vera ‘quidditas’ delle cose, con le realtà supreme e archetipiche, infondendo nell’animo pace, quiete, serenità“. Secondo La Porta, Bruno si propone di suscitare una sorta di rivoluzione spirituale: “Seguendo le vie di un sapere esoterico, che ha tutti i caratteri di un’illuminazione, l’uomo si libera dai pregiudizi, dalle passioni negative, dagli egoismi, per diventare saggio, cioè in grado di percorrere la via della Forza, quella Forza che è trasparenza, libertà, verità”.

Una vera e propria scienza futura, che i saggi come Bruno già conoscevano: “Una coscienza che comprende interamente il messaggio della Vita e soprattutto il ruolo cosmico, immortale dell’essere umano”Come non ricordare poi la sua vulcanica intuizione cosmologica? Giordano Bruno, aggiunge la Racci, fu il primo a dedurre che la vita intelligente è distribuita un po’ dappertutto nell’universo, “ponendo così le basi alla giustificazione dei trasferimenti di essa da pianeti in estinzione ma ad alto livello di tecnologia a pianeti non abitati ma tali da consentire la vita”. A ragione, Bruno viene visto come il primo ufologo“Oggi le sue osservazioni sono considerate il punto di partenza per la ricerca di altre forme di vita nell’universo”. Superando la rivoluzione copernicana, Bruno immaginava un universo infinito, popolato da un’infinità di stelle che, abbattute le muraglie del cielo fisso e finito, corrono per ogni dove. “Stelle come il nostro sole, ciascuna circondata da pianeti, su taluni dei quali prosperano altre intelligenze, creature viventi senzienti e razionali”.

“Apri la porta attraverso la quale possiamo osservare il firmamento senza limiti”, era il suo motto. “Così si magnifica l’eccellenza di Dio, si manifesta la grandezza de l’imperio suo: non si glorifica in uno, ma in soli innumerevoli, non in una terra, un mondo, ma in duecentomila, dico in infiniti”. Un universo dunque senza limiti, dai caratteri divini: infinito lo spazio, infiniti i mondi, infinite le creature, infinita la vita e le sue forme. Per Manuela Racci si potrebbe chiudere questa riflessione, meramente propedeutica alla necessità di far risorgere le intuizioni bruniane, con un’asserzione efficace del geniale filosofo che più volte sostiene di essere la reincarnazione di Ermes, il messaggero degli dei, sceso per aprire gli occhi agli uomini. “L’umanità ha bisogno di persone che testimonino la possibilità della fratellanza, in nome della conoscenza e della ricerca”. Obiettivo: “Gettare i semi per piante che faranno frutti nel futuro”. Non è possibile dire quando, “ma è importante lasciare un segno, dire parole, formulare pensieri, viver in una dimensione di segno opposto a quella dell’attuale imbecillità. E soprattutto, non scoraggiarsi”.

Fonte: http://www.libreidee.org/2017/07/la-materia-e-pensiero-giordano-bruno-anticipo-la-scienza/

https://www.fisicaquantistica.it/scienza-di-confine/la-materia-e-pensiero-giordano-bruno-anticipo-la-scienza

Fragilità cosmica. - Filippo Bonaventura

 

Basta veramente niente. La parete di un vaso sanguigno che cede, un grumo di cellule che si riproduce in modo incontrollato. Una caduta da un’altezza sufficiente, un virus microscopico. Siamo fragili.

Se sopravviviamo è solo perché ci troviamo su questo minuscolo strato che chiamiamo “biosfera”, per il quale la selezione naturale e altri processi ci hanno altamente adattati. In qualunque altro punto del cosmo moriremmo quasi istantaneamente. Ci piace pensare che l’universo sia disegnato apposta per noi, ma l’universo è fatto di 400 milioni di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di km3 pronti a ucciderci all’istante, eccezion fatta per la superficie di un minuscolo sassolino sospeso nel vuoto, che un giorno verrà inghiottito dalla sua stessa stella madre.

Siamo come una matita in equilibrio sulla sua punta: un istante e tac, ci ritroviamo orizzontali e lì rimaniamo. Quando un astronomo dice «Betelgeuse esploderà tra poco» intende «entro il prossimo milione di anni». È vero che gli astronomi parlano in un modo tutto loro, ma è vero anche che i nostri tempi-scala sono ridicoli rispetto a quelli cosmici. Duriamo talmente poco che ci sembra di vivere in un universo immobile nonostante tutto sfrecci a milioni di km/h come tante schegge impazzite. Siamo come esserini che vivono per un nanosecondo in una cascata e non si accorgono nemmeno che l’acqua si sta muovendo.

Siamo apparentemente anche l’unica specie su questo pianeta a rendersi conto di tutto questo. Nessun altro con cui parlarne se non tra noi. Abbiamo anche provato a inviare messaggi nello spazio, senza mai ricevere risposta. Doppia spunta blu cosmica. Anzi, peggio: non sappiamo nemmeno se qualcuno ci sia, là fuori, in grado di ascoltarci.

Eppure ci piace disegnare linee immaginarie sulle mappe. Abbiamo il 99,9% del nostro genoma in comune con quello di qualunque altro essere umano. Se fossimo libri, la differenza tra me e te sarebbe di appena una lettera per pagina. Questa è la differenza tra chi odia e chi è odiato, tra chi ama e chi è amato. La verità è che siamo tutti vivi per miracolo, fragili come fibre di vetro e soli come cani sotto la pioggia. Ci piace disegnarle, quelle linee, ma sappiamo anche che sono immaginarie. Siamo tutti prodotti dell’eterno riciclo degli atomi nell’universo.

A partire dai quark la forza attrattiva nucleare ha generato i nuclei atomici. A partire dai nuclei atomici la forza attrattiva elettromagnetica ha generato gli atomi. A partire dagli atomi la forza attrattiva gravitazionale ha generato le stelle e i pianeti. Su questo pianeta ci siamo noi, e a partire da noi un’altra forza attrattiva, che però non sta nei libri di fisica, genera tutto ciò che di buono può venire dalla nostra specie.

https://www.chpdb.it/2022/03/17/fragilita-cosmica/

lunedì 9 ottobre 2023

Patto di stabilità, “Giorgetti all’Ecofin ha chiesto di scorporare dal deficit spese militari per l’Ucraina e investimenti del Pnrr”. 16.9.2023

 

Gli investimenti fatti nell’ambito del Pnrr e le spese militari per aiutare l’Ucraina vanno scorporate dal deficit. È la richiesta fatta nel corso della discussione all’Ecofin informale sulla riforma del patto di stabilità dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha ribadito la posizione inserita nel Def dello scorso aprile. Lo scorporo sarebbe temporaneo, fanno sapere da via XX Settembre, fino al 2026, anno in cui termina Next Generation Eu. Su questo, secondo le stesse fonti, si sarebbe registrato un atteggiamento aperto da parte della Germania. Per quanto riguarda la proposta della Commissione, che prevede percorsi di riduzione del debito individuali per Paese, l’Italia preferirebbe una regola unica, che valga per tutti, purché sia sostenibile, anche per evitare classificazioni dei Paesi membri in “virtuosi” e “ad alto debito”. Per Roma è una partita cruciale in vista della prossima legge di Bilancio.

La Commissione lo scorso novembre ha proposto uno schema di massima che prevede piani “personalizzati” di aggiustamento fiscale e riduzioni del debito di durata compresa tra 4 e 7 anni (in questo secondo caso il Paese deve impegnarsi a realizzare ambiziosi investimenti e riforme), concordati bilateralmente con Bruxelles e monitorati da vicino. Per gli Stati che risultano avere “elevati rischi di sostenibilità del debito”, l’aggiustamento fiscale deve garantire tra l’altro che il disavanzo si mantenga al di sotto del parametro del 3 per cento del Pil nei successivi dieci anni. Ora il Consiglio sta definendo la sua posizione con l’obiettivo di chiudere entro fine anno.

Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha spiegato che “la proposta che abbiamo fatto è aperta alle modifiche che decideranno gli Stati membri, ma bisogna, se ci sono delle correzioni, che vadano nella direzione di non cambiare l’equilibrio che c’è nella nostra proposta. In altri termini non possiamo modificare in modo che va soltanto in una direzione una proposta che deve comunque tenere insieme l’obiettivo della stabilità finanziaria e l’obiettivo di promuovere gli investimenti, la crescita in un contesto di rallentamento dell’economia”.

La ministra dell’Economia spagnola Nadia Calvino – la Spagna ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea – a margine del vertice ha detto che durante l’estate, con “due riunioni alla settimana, abbiamo elaborato un testo di consenso sul 70% del regolamento“. Adesso “è ora di passare al negoziato politico, per arrivare al necessario consenso” sui punti ancora irrisolti. “Serve un compromesso, che deve avere il giusto equilibrio tra, da una parte, la necessità di percorsi di riduzione del debito sostenibili e, dall’altra, assicurare lo spazio necessario per gli investimenti e incentivi per le riforme strutturali”.

“In fin dei conti – ha aggiunto Calvino – le questioni principali o gli elementi principali per questo consenso dipenderanno dal raggiungimento di un equilibrio adeguato tra una riduzione” del rapporto tra debito e Pil, “e quindi finanze pubbliche sostenibili nel medio e lungo termine, e la realizzazione, allo stesso tempo, degli investimenti e degli incentivi necessari ad affrontare le riforme strutturali. Questo è il cuore degli elementi più importanti che ci permetteranno di raggiungere un consenso nelle prossime settimane. Proporremo ai ministri un calendario ambizioso, in modo da poter raggiungere questo accordo prima della fine dell’anno”.
“Abbiamo coperto, con un intenso lavoro tecnico, il 70% del testo, che è già stato chiuso negli articoli corrispondenti – continua la ministra e vicepremier – arriva il momento di lavorare a livello politico per raggiungere il consenso necessario”. La presidenza spagnola del Consiglio Ue punta a “fare progressi” sulla riforma del patto di stabilità nell’Ecofin di “ottobre“, a Lussemburgo, per risolvere “tutte le questioni tecniche” nell’Ecofin di “novembre“, a Bruxelles.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/16/patto-di-stabilita-giorgetti-allecofin-ha-chiesto-di-scorporare-dal-deficit-spese-militari-per-lucraina-e-investimenti-del-pnrr/7293970/#:~:text=Zonaeuro

Il governo attuale si comporta come un bambino che, dopo aver ottemperato agli ordini ricevuti da chi non avrebbe dovuto emetterli, accorgendosi di aver commesso una fesseria le cui conseguenze negative si sono ritorte sfavorevolmente su se stesso, chiede aiuto e perdono...
Oltre al fatto che, volendo essere precisi, il debito pubblico verrebbe "falsificato" reso meno pesante di quello che è in realtà.
E' come prendersi per i fondelli con l'ausilio paternalistico di chi lo ha messo nei guai.
In che mani siamo?
cetta