Dopo tante tragedie, un po’ di buonumore ci voleva. Ma qui si esagera. Avete presente il pianto greco di Salvini che, passato dal citofono al telefono, chiama Mattarella perché Palamara sparlava di lui col procuratore di Viterbo? A parte il fatto che non si capisce dov’è il problema se due pm che mai si sono occupati né si occuperanno di Salvini sparlano di Salvini (fra l’altro sui suoi attacchi alla Procura di Agrigento, non sui suoi processi), l’aspetto comico è che Salvini fino all’altroieri voleva vietare per legge la pubblicazione di intercettazioni penalmente irrilevanti. E, come lui, tutti i partiti e i giornali di destra e sinistra che ora commentano le intercettazioni penalmente irrilevanti di Palamara (quelle rilevanti non riguardano il Csm, l’Anm e le correnti, ma le accuse di corruzione). Cioè: se fosse dipeso da Salvini, le chiacchiere sul suo conto di Palamara non sarebbero mai uscite e lui non avrebbe mai potuto piagnucolare. Per fortuna di Salvini, Bonafede non diede retta a Salvini e non vietò di pubblicarle. Il fatto poi che, a pubblicarle, oltre a noi che abbiamo sempre combattuto le leggi-bavaglio, siano Verità, Libero, Giornale, Messaggero, Corriere e Stampa, che han sempre sostenuto tutti i bavagli, e Repubblica che combatteva quelli di B. e plaudiva quelli del Pd, aggiunge un tocco di surrealismo al paradosso.
Ma, dicevamo, qui con le risate si esagera. L’altroieri tutti i giornali tranne il nostro anticipavano (in esclusiva) succulenti stralci di un nuovo capolavoro letterario che sta per abbattersi sulle librerie. L’autore non è Bruno Vespa, il cui annuale bestseller in forma di anticipazioni inizia a molestare le agenzie di stampa e le redazioni verso fine novembre: è l’Innominabile. Che del prezioso incunabolo, come nota Luca Bottura, ha recapitato a ciascuna testata un brano “personalizzato” per i rispettivi lettori. Impresa agevolata dalla natura “componibile” del Cazzaro Transformer, buono per tutte le stagioni, i palati e gli stomaci (un po’ meno per gli elettori): un attacco ai magistrati per La Verità, un allarme su Conte dittatore per il Giornale, una critica al giustizialismo del Pd per Libero, una stoccata alle banche per Il Tempo, un farfugliamento sugli aiuti alle imprese per Repubblica, un delirio su inchieste parlamentari sulla gestione del Covid per il Corriere, un appello suicida al “ritorno della competenza” per La Stampa, un inno alle scuole private per Avvenire e l’ideona (davvero inedita) di un Ponte sullo Stretto di Messina per il Giornale di Sicilia. Mancavano soltanto un elogio del Ficus benjamina per Cose di Casa e un progetto di legge di Iv contro le ragadi per Riza Psicosomatica. Ma, dicevamo, con le risate si esagera.
Ci sono pure le avventure di Guido Bertolaso che, da quando fu richiamato dal Sudafrica per salvare l’Italia e poi più modestamente la Lombardia, dal Coronavirus e appena arrivato si beccò il Coronavirus, non cessano di appassionare. Il pover’uomo, di cui si erano perse le tracce dopo i trionfi dell’ospedale alla Fiera di Milano costato 50 milioni (12 posti letto, in gran parte vuoti) e di quello gemello a Civitanova Marche costato appena 8 milioni (dunque totalmente deserto), è stato segnalato l’altro giorno in quel di Trapani e poi a Palermo. Problema: la Sicilia è inaccessibile in base ad apposita ordinanza del camerata presidente Musumeci. Soluzione: inventarsi una missione istituzionale qualsiasi per il globetrotter delle disgrazie. Infatti l’assessore all’Economia s’inventa che San Guido è il nuovo responsabile dell’emergenza Covid nell’isola, visto che quello vecchio è stato arrestato. Ma si scorda di coordinare la balla col presidente Musumeci, che lo sbugiarda a stretto giro: “Bertolaso è a Trapani per ormeggiare la sua barca”. Insomma fa il turista, anche se non potrebbe farlo, salvo finire in quarantena (e allora perché Musumeci ha pranzato con lui al ristorante?). Polemiche a non finire all’Ars, spente dall’assessore alla Salute con un’altra panzana, che però sbugiarda quella del presidente: “Bertolaso poteva entrare perché è qui per ragioni di lavoro”. Quale? Boh.
Alla fine, a mettere ordine fra le cazzate della Regione, provvede Bertolaso: “Sono stato invitato ufficialmente dal presidente della Regione per dare una mano”. A far che? “A studiare il modo migliore per consentire ai turisti di venire qui tranquilli e sicuri e ai siciliani di evitare di essere contaminati”. Un po’ come in Lombardia e nelle Marche, dove a furia di stringere mani e parlare vis à vis a questo e quello senza distanziamento, né mascherina, né guanti, contagiò se stesso e mandò tutti in quarantena. Ora darà “una mano”, si spera coi guanti, in qualsiasi cosa. Perché ha questo di bello: non avendo competenze su quasi nulla (è un chirurgo specializzato in malattie tropicali africane, piuttosto rare in Italia), può fare tutto con la stessa enciclopedica incompetenza. E spaziare dal Covid al turismo, ma anche volendo dall’astrofisica alla prestidigitazione. Quando finirà in Sicilia, già ce lo vediamo in giro per l’Italia sull’Ape Piaggio col megafono a tutto volume: “Donne, è arrivato Bertolaso! Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto! Donne, è arrivato l’arrotino e l’ombrellaio! Aggiustiamo gli ombrelli! E ripariamo cucine a gas: se fanno fumo, noi togliamo il fumo! E se non avete il Covid, ve lo regaliamo noi!”.
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