sabato 18 dicembre 2021

Miseria fatale nel “Paese dell’anno”. - Antonio Padellaro

 

Fra poco è Natale, le vetrine illuminate, i doni per i più piccini, gli zampognari nelle vie e, come da tradizione, arriva il maxi-emendamento del governo, quel superpanino farcito a strati dove si trova di tutto e di più. Ma non era in odore di incostituzionalità, puntualmente deplorato dai vari inquilini del Quirinale? Certo che sì, ma la tradizione va rispettata, ci mancherebbe.

Fra poco è Natale, in tv stanno per ridare La vita è meravigliosa di Frank Capra e tutti ci sentiamo più buoni. Infatti, in un campo nomadi del Foggiano, fratello e sorella di 4 e 2 anni muoiono carbonizzati nell’incendio di una baracca. Andata a fuoco come tutte le altre innumerevoli baracche, che con il freddo, in questi luoghi abbandonati e dimenticati, si accendono improvvisamente in scoppiettanti falò. Anche in questo caso il papà era nei campi a raccogliere gli ortaggi, arruolato da quelle consuetudinarie figure che popolano il nostro amato Sud: i caporali provvisti di agganci ministeriali.

Nel rispetto della più limpida tradizione, anche la protesta del sindaco che “aveva portato a conoscenza delle Autorità competenti la situazione”, ricevendone il tradizionale chissenefrega. Fra poco è Natale, e nel mentre addobbiamo l’alberello e prepariamo devoti il santo presepe, ci giunge notizia di altri incidenti sul lavoro con quattro morti (due erano operai in nero).

Una tradizione questa che ci accompagna per tutto l’anno a rammentarci il costume di casa: girare la testa dall’altra parte (possibilmente senza casco protettivo).

Chissà che non sia questo il vero e più profondo significato del premio con cui l’Economist ha incoronato l’Italia “il Paese dell’anno”. Ovvero, la nostra incomparabile capacità di mostrarci cambiati agli occhi degli altri rimanendo immutabilmente noi stessi.

Nel rispetto delle feste comandate e delle tradizioni. Moderni, sì, ma restando sempre antichi. Ora come allora. Perché, come cantava Renato Carosone: “Mò vene Natale, nun tengo denare, me leggio ’o giornale, e me vado ’a cucca’”.

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