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lunedì 10 ottobre 2016

Bonus 500 euro ai 18enni, ‘impossibile ottenere credenziali necessarie per usarlo’.

Bonus 500 euro ai 18enni, ‘impossibile ottenere credenziali necessarie per usarlo’

A neanche un mese dal debutto di www.18app.it, il marketplace virtuale su cui in teoria si possono acquistare libri, cd, biglietti per cinema e teatro, ingressi a musei e monumenti eccetera, alcuni ragazzi segnalano di non essere riusciti a ottenere lo Spid dai provider di identità digitali accreditati: "Aspettano maggiori disposizioni dal governo". Intanto le scuole sono alle prese con la rendicontazione del bonus per i docenti.

Come da copione, il meccanismo per ottenere il bonus di 500 euro per i consumi culturali introdotto dal governo Renzi per i 574mila ragazzi che compiono 18 anni nel 2016 sta mostrando le corde. A nemmeno un mese dal gran debutto di www.18app.it, il marketplace virtuale su cui in teoria si possono acquistare libricd,biglietti per cinema e teatro, ingressi a musei e monumentieccetera. Il nodo è quello che, leggendo la procedura da seguire per poter spendere il bonus, era facile prevedere: per prima cosa bisogna ottenere da uno dei quattro provider di identità digitali accreditati (PosteTimInfocert e Sielte) le credenziali Spid, quel “sistema pubblico di identità digitale” che nei piani del governo dovrà diventare l’unica modalità di accesso ai servizi online della pubblica amministrazione.

Peccato che, come raccontato da Il Mattino, diversi neo maggiorenni si siano sentiti rispondere dai provider che “aspettano dal governo maggiori disposizioni” e per ora non sono in grado di fornire le credenziali. Così, dopo i ritardi nell’avvio – si pensi che il bonus è stato varato con la legge di Stabilità di fine 2015 ma il sito ad hoc è online solo da metà settembre, in fase beta, e per i primi quindici giorni ha funzionato solo come collettore di adesioni degli esercenti – ora i ragazzi si scontrano con un ulteriore ostacolo. Insormontabile, visto che senza Spid non si può ottenere né spendere il bonus. Nessuna spiegazione, per ora, dall’esecutivo.

venerdì 24 gennaio 2014

Università, test con il trucco: nomi dei professori già scritti prima della selezione. - Carlo Di Foggia e Francesco Ridolfi

Università, test con il trucco: nomi dei professori già scritti prima della selezione

Diversi candidati alla selezione per docenti universitari hanno inviato - sia al ministero dell'Istruzione che a Il Fatto Quotidiano - una lettera con i nomi che sarebbero stati scelti all'esame in Storia antica. E 15 erano proprio quelli poi abilitati. Rapporti tra commissari e aspiranti, romanzi e un diploma in chitarra presentati come pubblicazioni scientifiche: c'è anche questo nel caos dell'abilitazione scientifica nazionale.

Volevo complimentarmi con voi…”. Sono i primi di maggio quando iniziano a circolare email in cui compaiono i nomi degli abilitati alla prima fascia (professore ordinario) nella materia di Storia antica. È uno dei 180 settori che compongono l’abilitazione scientifica nazionale (Asn): si tratta del nuovo sistema di reclutamento voluto dall’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini per evitare lo scandalo dei concorsi truccati, dove spesso passava chi aveva il cognome giusto. Lo scandalo, invece, si ripete e il copione è sempre lo stesso: i vincitori si conoscono in anticipo, in palese violazione delle regole. Con studiosi di profilo internazionale con decine di pubblicazioni bocciati e modesti concorrenti promossi. I risultati della commissione esaminatrice sono stati infatti pubblicati solo molti mesi dopo, per la precisione, il 14 gennaio scorso. Eppure gli scambi di complimenti sono continuati ben prima della chiusura della selezione, tanto che tutti i nomi degli abilitati sono usciti fuori. A quel punto la rabbia dei candidati è esplosa, anche alla luce di giudizi contraddittori e rapporti tra commissari ed esaminati.
In ottobre, una lista con 15 nominativi viene spedita con raccomandata al ministero dell’Istruzione, all’attenzione del ministro Maria Chiara Carrozza e al direttore generale per l’Università, Daniele Livon. La stessa lista viene spedita anche a Il Fatto Quotidiano, anticipata da una email, datata 18 dicembre, cioè quasi un mese prima che i risultati fossero resi pubblici. L’incertezza è durata fino a martedì 14 gennaio, poi la clamorosa scoperta: i nomi combaciavano tutti. “Si è verificata una situazione deplorevole – si leggeva nella lettera – e, per più ragioni, di grave irregolarità: ancora prima che fosse avviata la procedura di valutazione dei candidati, già circolavano i nomi dei ‘fortunati’ che avrebbero ottenuto l’abilitazione. I sospetti sono divenuti certezza da almeno sei mesi, anche se a tutt’oggi gli esiti del Concorso di abilitazione non sono pubblici, circola la lista degli abilitati”. I firmatari sono pronti a recarsi dai magistrati perché indaghino sulla selezione. Mentre dal ministero prima negano di aver ricevuto la lettera, poi chiedono lumi sulla ricevuta di ritorno. Appurato che sulla lettera c’è il timbro ministeriale, non commentano.
Tra i mittenti della missiva, ci sono diversi nomi di candidati che pur avendo i titoli per ottenere l’abilitazione, sono stati bocciati. Tra questi, un ricercatore con oltre 80 pubblicazioni e esperienze di insegnamento all’estero, tra cui la Sorbona di Parigi . Oltre al profilo penale ipotizzato, infatti, ce n’è anche uno amministrativo. “In questo stesso periodo, è ampiamente noto che intensi sono stati i contatti tra i candidati e i loro commissari ‘sostenitori’ – continua il testo – È facile capire che l’attribuzione dell’abilitazione non è sempre avvenuta su base meritocratica. Alcuni studiosi, con un curriculum ricco e articolato e di profilo internazionale sono stati esclusi, pur rispondendo ai criteri adottati dal Miur e dalla stessa Commissione; mentre altri, di produttività scientifica più modesta, hanno conseguito l’abilitazione”. Le anomalie sono le stesse segnalate in molti altri insegnamenti, come i rapporti pregressi tra commissari (5 nomi sorteggiati in una lista di idonei), e tra questi e gli stessi candidati. Qui il commissario esterno, di norma uno straniero, è italiano, ed è stato allievo del presidente della commissione. Un altro commissario risulta relatore della tesi di laurea di uno degli abilitati, nell’elenco di titoli compare anche un “diploma in Chitarra classica” e nessuna esperienza d’insegnamento.
Ma le segnalazioni di irregolarità, brogli, parentele e favoritismi pesano sull’intero sistema, e si ripetono ormai da settimane, con diverse interrogazioni parlamentari. A Lecce, durante un convegno, sarebbero stati anticipati i risultati del settore “Organizzazione aziendale”, violando il segreto. In “Storia medievale” 38 studiosi hanno accusato i commissari di aver truccato i propri curricula. A “Scienze del libro e Scienze storico-religiose”, nessuno dei commissari aveva competenze in quest’ultima, e in alcuni curricula compaiono pubblicazioni che nulla hanno a che fare con il settore, come libri di poesia e romanzi. A “Sociologia” diversi candidati stanno studiando i risultati con un supporto legale. Qui i commissari avrebbero dedicato solo 50 secondi per valutare ogni singolo candidato. Tutta materia per i giudici. Dubbi sull’intero sistema erano già stati avanzati dal Consiglio di Stato, ma ignorati dalla Gelmini. La scientificità dei parametri (le mediane) era stata contestata dal mondo accademico.
Nel gennaio del 2013 una circolare dell’allora ministro Francesco Profumo ha lasciato ampio margine ai commissari, creando il caos. Il 16 gennaio due commissioni hanno congelato i risultati e riaperto i lavori con la procedura di “autotutela”. In meno di una settimana se ne sono aggiunte altre otto. Ma non quella di “Storia” di cui ci stiamo occupando.
Ma non sono solo questi concorsi truccati, lo sono anche i test per accedere alle facoltà universitarie. Se non si è negli elenchi inviati dai partiti politici non c'è speranza di superarli. I test compilati dai più bravi, infatti, non essendo prevista la firma del concorrente, vengono attribuiti ai "nominati" negli elenchi. E' la solita vergogna dei voti di scambio, un "do ut des" continuo tra la malapolitica e chi si sottopone ad essa per riuscire ad ottenere un qualcosa.