Ci sono zia e nipote raccomandate a staffetta, con una che poi raccomanda l’altra. C’è il generale dei Carabinieri in pensione, in realtà attivissimo, che per piazzare la sorella della nuora rivela agli indagati informazioni riservate che mettono a rischio l’indagine. Ci sono nipoti, figli e amanti a non finire raccontati nell’ordinanza che ha disposto l’arresto di 35 persone nell’ambito dell’inchiesta che ha decapitato i vertici dell’ospedale di Perugia e del Pd umbri. Quelle carte sono (anche) una sorta di “manifesto” della pratica arcitaliana della raccomandazione, sport nazionale cui non si sottraggono dirigenti sanitari, primari e politici.
Sono loro i protagonisti assoluti di quella “societas sceleris” – per dirla con gli inquirenti – che taroccando i concorsi in favore di taluni candidati coltivava clientele, rapporti personali e di potere. “Consigli per gli acquisti“, li chiama il direttore generale dell’ospedale Emilio Duca in una suggestiva quanto esplicita conversazione. E dunque, in fin dei conti, favori per tutti e per se stessi, in una specie di catena di Sant’Antonio cui tanti contribuivano e pochi si opponevano, come la pediatra Susanna Esposito che fu per questo “bastonata” con la sospensione di 4 mesi. Una catena tanto lunga da arrivare a mettere in palio perfino i posti destinati alle categorie protette.
La carrellata di “figli di” è lunga. A buon diritto si può partire dalla figura di Pasquale Coreno, 72 anni, generale dell’Arma in pensione: è lui ad adoperarsi per assumere informazioni dagli ex colleghi sull’inchiesta in corso, è lui a mobilitarsi per far rimuovere le microspie che loro hanno piazzato negli uffici del direttore generale dell’Ospedale di Perugia, Emilio Duca, messe proprio al fine di incastrare chi si stava spartendo le assunzioni fornendo ai propri “protetti”, congiunti o amici degli amici le domande necessarie ad aggiudicarsi il posto o anche solo piazzarsi in una parte alta della graduatoria.
Il motivo della condotta del generale lo si evince dalle carte: la sorella della nuora era stata inserita nel reparto di chirurgia vascolare ed era uno dei nomi da garantire in occasione del concorso da infermiere che si svolge all’inizio del 2018. Uno dei commissari, captato dalle cimici, assicura i propri superiori – a loro volta pressati dell’assessore alla sanità Luca Barberini – sul fatto che tutti i raccomandati nella lista hanno preso 20 e che incidentalmente: “la sorella della nuora di…di..di… Pasquale Coreno, è entrata, è stata presa sta lì da noi in Reparto e poi probabilmente a settembre, quando ci sarà la risistemazione della sala operatorie…”.
A giugno si svolgono le prove del concorso per contabili. Vengono intercettati Emilio Duca e Mario Pierotti, il quale raccomanda la figlia Silvia chiedendo (e ottenendo) in anticipo le domande che sarebbero state fatte alla prova orale. Altri appetiti scatena il concorso per otto posti da dirigente medico anestesista, le cui prove si svolgono ad aprile. Si muovono una candidata G.P. e la di lei zia Antonella, ex direttore generale del Comune di Perugia. Emilio Duca “si mostra sensibile alle esigenze della Pedini, la quale intenderebbe avvicinarsi a Perugia e dice loro di risentirsi nei giorni a venire”.
Gli inquirenti quasi ironizzano ricostruendo l’incrocio di raccomandazioni delle due candidate. “E’ significativo – scrivono – che l’unica candidata tra i primi 8 vincitori del concorso che non proviene dall’azienda ospedaliera è la G.P., la quale, come visto, accompagnata dalla zia Antonella, aveva potuto direttamente segnalare la sua posizione nel corso di un colloquio con il Duca. La stessa zia della candidata, inoltre, risulta aver raccomandato la nipote a Duca anche il giorno 13 giugno, giorno precedente alle prove pratiche”. Do ut des, ce n’è per tutti.
Il 5 aprile Duca riceve un’altra raccomandata (Eleonora Capini, indagata), cui chiede di ricontattarlo tra qualche giorno per ricevere, dopo aver parlato con la presidente della commissione Lorenzina Bolli, qualche “consiglio per gli acquisti”, termine che “fin troppo chiaramente sta ad indicare la possibilità di rivelare informazioni riservate sulle prove d’esame”. Il 10 aprile Duca effettivamente si incontra con la presidente della commissione e il segretario, accusati di abuso d’ufficio, presso una sala riunioni sottoposta ad intercettazioni ambientali e in quell’occasione segnala sia una candidata che l’altra.
“Un’ulteriore raccomandazione viene ricevuta da Maurizio Valorosi il giorno 11 aprile quando costui riceve Paolo Leonardi, il quale segnala la situazione della sua compagna”. E’ finita? No, perché il 16 aprile Emilio Duca, poi, riceve un’altra raccomandazione da G.M “per conto del di lei figlio”. C’è posto anche per gli amanti, con la candidata che ottiene il posto dopo effusioni e rapporti sessuali con un indagato.
Neppure il posto per categorie protette sfugge alla logica. A pagina 11 del decreto si racconta di come tal Rosa Maria Franconi, presidente della Commissione esaminatrice nel concorso pubblico per la copertura a tempo indeterminato di 4 unità per assistenti amministrativi per categoria “c”, comunicava le tracce scritte al dg Duca, che le porta fisicamente al presidente della Regione Catiuscia Marini, solo indagata per addebiti ai quali si dichiara estranea. Lo stesso Duca le consegna a tal Moreno Conti (indagato) “nell’interesse della nipote”.
In questo passaggio gli inquirenti definiscono il ruolo della presidente Marini, dell’assessore alla salute Barberini e del segretario regionale del Pd Giampiero Bocci quali “concorrenti morali ed istigatori” che impartivano le direttive su come utilizzare le informazioni riservate su tracce e domande di colloquio a beneficio dei candidati prescelti e sponsorizzati. In danno, manco a dirlo, della regolarità delle procedure di selezione via via espletate.