sabato 6 novembre 2010

Taormina: “Le parlamentari PdL? Il 15% eletto perché l’ha data”

L’avvocato ex onorevole di Forza Italia in un’intervista a Klaus Condicio rilascia dichiarazioni imbarazzanti sulle onorevoli del partito di Berlusconi

5143214506 f197760b3c Taormina: Le parlamentari PdL? Il 15% eletto perché lha data“Legge antiprostituzione? Ridicolo, il 15% delle parlamentari Pdl e’ stata eletta dopo averla data…. Quando decidero’ di fare i nomi ci saranno sorprese”. Lo ha dichiarato l’avvocatoCarlo Taormina intervistato da Klaus Davi,conduttore di KlausCondicio, programma in onda su You Tube.

MI QUERELANO? ME NE FREGO! – “Non ho paura di querele- continua l’avvocato- di me hanno paura… Questa storia dei peana delle parlamentari Pdl che esultano per la legge sulla prostituzione mi fa ridere sa. Ben il 15% di queste signore e’ stata candidata dopo averla data al capo di turno… e poi fanno la guerra alle prostitute”. Taormina non teme guai giudiziari: “No perche’ sanno che io so non tutto ma di piu’. Una delle piu’ grandi liberta’ del mondo e’ stata quella di disporre del proprio corpo. Ora vogliono fare la legge contro le lucciole, penso che sia prioritaria la liberta’”.Carlo Taormina ha poi aggiunto: “La situazione non e’ solo di adesso ma data nel tempo… In Forza Italia sapevamo gia’ di queste indecenze e i nomi di chi l’aveva data. Anche qualche maschio si e’ prostituito con altri maschi ma per loro ci sono state altre forme di prostituzione: fare affari”.

IERI PARLAVA DI BRUNETTA – «A Renà datte ‘na regolata», avrebbe detto l’avvocato Carlo Taormina al ministro Renato Brunetta, nel 2006, quando il ministro era un eurodeputato e «si era incaponito» con un caso. Il caso, raccontato da Taormina in un’intervista di ieri al Corriere della Sera, era quello di Nadia Macrì, la giovane di Reggio Emilia che sostiene di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con il premier. La Macrì fu portata più volte dal ministro allo studio del legale per una faccenda di affidamento del figlio della Macrì. «Io cercavo di dissuaderlo – afferma Taormina – avevo parlato anche con il pm di Modena e insomma la situazione era piuttosto ingarbugliata. Dopo tutto eravamo colleghi all’università di Tor Vergara». L’avvocato Taormina dice di sentirsi «offeso» e «strumentalizzato», perchè se dai verbali della Macrì emerge che sono stati pagati 10mila euro per un incontro sessuale con Berlusconi e solo 300 da Brunetta, «mi viene il sospetto, come dire? Di aver fatto parte del pagamento della prestazione. Perchè ricordo che Brunetta si era impegnato lui a pagare le spese legali della Macrì ma io non vidi un soldo». Gli incontri tra Taormina e Brunetta andarono avanti per 3-4 mesi, fino al giugno 2006 e all’epoca, il ministro «era anche piuttosto adirato perchè Berlusconi – conclude Taormina – non l’aveva candidato al Parlamento».

http://www.giornalettismo.com/archives/93536/taormina-le-parlamentari-pdl/




Cose Nostre: non far finta di niente!


venerdì 5 novembre 2010

Quattro risate, tanto per smorzare le preoccupazioni.


Appena ricevuta:

Problemi con la Questura?
Fermo di polizia per furto?
E' mezzanotte e non sapete dove procurarvi un tanga?

Attivate subito il vostro ChiamaSilvio Beghelli.


Con ChiamaSilvio Beghelli ogni problema è risolvibile in meno di due ore, in modo semplice ed efficiente. Una volta attivato il vostro ChiamaSilvio Beghelli, il Premier in persona chiama l'ufficio pubblico che vi sta creando dei problemi (Questure, Agenzia delle Entrate, Vigili Urbani, Poste,Ferrovie...) assicurando al funzionario di turno che siete la biscugina di Roosevelt, la zia di Lukashenko, la nipotina di Mubarak, la pronipote di Greta Garbo.

Contemporaneamente, un funzionario pagato dai cittadini, magari addirittura un Consigliere Regionale della Lombardia, tipo Nicole Minetti, viene a togliervi dai guai.

Chi ha usato ChiamaSilvio Beghelli ha risolto ogni problema, basta guardare i numerosi testimonials.

* M. C. era una soubrette di seconda fila costretta a farsi fotografare seminuda: ha azionato il ChiamaSilvio Beghelli ed è diventata Ministro.

* M. B. era una venditrice di salmone, ha attivato il suo ChiamaSilvio Beghelli ed è diventata ministro pure lei.

* N. L. era una ragazzina di Caserta, ha attivato il ChiamaSilvio Beghelli ed è diventata una reginetta del jet-set.

Visto?
Procuratevi subito il vostro ChiamaSilvio Beghelli, l'alternativa sicura al welfare state.

ChiamaSilvio Beghelli è facile, rapido intuitivo.


1.Digitare 1 per interventi sulle forze dell'ordine.
2.Digitate 2 per partecipare alle feste di Arcore.
3.Digitate 3 per farvi regalate un Rolex e settemila euro.


ChiamaSilvio Beghelli, un'alternativa semplice e funzionale al dissolvimento dello Stato e della decenza.

avvertenze:


* Leggere attentamente le istruzioni all'interno del tanga di piume di struzzo.


* Non funziona contro le valanghe o le frane, per quello c'è l'efficiente ChiamaBertolaso Beghelli, può anche crearvi una discarica in salotto in meno di mezz'ora.


Un paese sotto scacco.


Finiamola di dire che parlare delle escort del premier è puro e semplice gossip!

Chi fa questo è un suo garantista, oltretutto dimentica che Al Capone non fu incriminato e sbattuto in galera per i suoi crimini, ma per aver evaso il fisco!

Le escort che il premier è uso utilizzare sono alla base della sua ricattabilità.

Sapete che significa essere ricattabile?

Significa che chiunque sia a conoscenza delle sue debolezze può pretendere, in cambio del silenzio, l'impretendibile.

D'altro canto sappiamo anche che lui, per evitare la galera, fa leggi che violano la Costituzione, alla quale ha giurato fedeltà, e bypassa la legge, non è un personaggio puro e casto.

Sappiamo anche che a causa della sua ricattabilità, ha piazzato al governo gente di dubbia trasparenza morale, donnine disponibili, gente del suo entourage personale, quindi legata a lui dal doppio filo del do ut des.

Ieri ad "annozero" un grande Mieli ha dato un enorme ed importante contributo alla trasmissione, e senza mai scendere nei particolari della triste vicenda, solo mettendo in evidenza le discrepanze alquanto evidenti che ne scaturivano. Ve ne siete accorti?

Analizziamo i fatti, qualunque essi siano, e traiamone le giuste conclusioni.

Nessun garantismo a chi non lo merita e tiene sotto scacco un intero paese per le sue beghe private.

Lui la zappa sui piedi se la da da solo, nessuno lo obbliga a farlo, che vada in malora, per uno dei tanti motivi che lui stesso ci fornisce.



AMBIENTE, SMALTIMENTO RIFIUTI / No ai termovalorizzatori nel Lazio





Dalla dissociazione molecolare una delle soluzioni ai problemi dei rifiuti.

Ambiente, smaltimento rifiuti, ultime notizie Lazio - Accademia Kronos chiede un incontro urgente con il presidente della Regione Lazio per ribadire il no secco all'istallazione di nuovi termovalorizzatori (inceneritori) nella regione. La nota afferma che tale tecnologia è ormai superata e sconsigliata da moltissimi medici perché il particolato che produce è lesivo alla salute umana. Infatti dalle ciminiere dei termovalorizzatori fuoriescono polveri che contengono antimonio, arsenico, cadmio, cromo, mercurio, ecc e se le loro dimensioni sono filtrabili, vedi i PM 10, il problema può essere in parte risolto, ma se le loro dimensioni si avvicinano ai PM 2,5 allora poco o nulla possono fare i filtri industriali.

Queste sottilissime polveri, anche a molti chilometri di distanza, finiscono per essere inalate dai mammiferi, uomo compreso. Una volta inalate in una decina di secondi attraversano gli alveoli dei polmoni o l’apparato digerente ed entrano in circolo nel sangue. Le conseguenze non sono immediate, ma attraverso l'accumulo di mesi ed anni possono ingenerare patologie anche gravi come una malattia conosciuta con il nome di trombo embolia polmonare che è la terza causa di morte al mondo. Uno studio svedese di alcuni anni fa riporta che il 13,6% di morti sono dovute proprio al trombo embolia polmonare.

Restando in tema di termovalorizzatori si dice spesso che le ultime generazioni di questi inceneritori annullano completamente le diossine. Non è vero! Le diossine si formano in quantità rilevanti fra i 450-800°C. Pertanto si dice che il problema emissione diossina si può eliminare innalzando la temperatura del processo di combustione fino ai 1100°C. - "In realtà il problema non è stato risolto"-, spiega il prof. Stefano Montanari, esperto nel settore, -" non tutto l’inceneritore funziona a questa temperatura, solo una parte. Quando il fumo che si genera si allontana dalla fonte di alta temperatura inevitabilmente entra nella frazione di 800-500°C. Risultato: le diossine si formano nello stesso modo. In più a temperatura di 1100°C si formano particelle molto più piccole per cui più aggressive. Queste polveri sottili hanno la particolarità di non essere biodegradabili cioè rimangono per sempre. Una volta che le produco continuano sono ad accumularsi. Per cui l’unica possibilità è non produrle".

Qual'é allora la soluzione a questo problema? Oltre alla differenziazione ne esiste un'altra che si chiame dissociazione molecolare. E' una tecnologia di smaltimento rifiuti che non produce impatto ambientale, ne fumi dannosi alla salute e che in più fornisce tanta di quella energia elettrica e calorica da far diventare gli stessi rifiuti una valida alternativa ai combustibili fossili. Le basse temperature del reattore chimico consentono la rottura dei legami molecolari e l'ossidazione dei materiali di diversa natura (solidi, liquidi, gassosi, fanghi). I metalli sono recuperati dopo il trattamento e avviati alla filiera del riciclaggio. Inoltre, lavorando a basse temperature i rifiuti, circa 400 C°, si evita la formazione delle diossine nei fumi. L'emissione di polveri è nettamente inferiore rispetto ai tradizionali inceneritori che lavorano con temperature di circa 1200 C°.

Gli altri inquinanti, come i composti di zolfo, il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto hanno infine valori dimezzati. L'energia prodotta dagli impianti può essere recuperata sotto forma di gas sintetico (syngas) con rendimenti superiori a quello di un normale impianto di incenerimento ad alta temperatura. Una caratteristica di questi impianti è che non hanno le ciminiere, ma solo un paio di grossi tubi di scarico preceduti da un apparato catalitico come è per le automobili.
Gli impianti di smaltimento basati sulla dissociazione molecolare possono essere realizzabili anche su bassa scala. Questo favorisce la loro presenza capillare sul territorio e riduce il trasporto dei rifiuti solidi urbani per lunghe distanze, come oggi avviene nel caso dei megainceneritori o delle megadiscariche.
La tecnologia sembra avere le carte in regola per accattivarsi la simpatia dei molti comitati locali di cittadini nelle vicinanze di una discarica o di un inceneritore. Sarebbe una valida soluzione non solo per la Campania, ma per tutto il nostro Paese.

In Italia è stato realizzato il primo impianto sperimentale, a Peccioli in Toscana. Questo impianto oltre a risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti di Peccioli, sta lentamente eliminando una vecchia discarica di Firenze. La realizzazione di un impianto che soddisfi 100.000 abitanti si può realizzare in un solo anno. Oltre a ciò questo impianto è in grado di mettere in rete tanta di quella energia elettrica da illuminare un paese di 8.000 persone.
Impianto di dissociazione molecolare di Peccioli

Due anni fa l'amministrazione provinciale di Viterbo si interessò a questa tecnologia di smaltimento rifiuti, ne fu addirittura entusiasta al punto da organizzare uno stage per farla conoscere. -"Tempo perso inutilmente!"- è il commento dei dirigenti di Accademia Kronos -" Tempo perso se ora si torna a parlare di termovalorizzatori! Ci troviamo ancora nel paradosso tutto italiano: mentre a livello europeo ci si orienta su tecnologie sostitutive dei megaimpianti di incenerimento rifiuti, come appunto i dissociatori molecolari, da noi si punta su tecnologie del passato, tecnologie che impattano con l'ambiente e con la salute umana. E tutto questo a beneficio di chi? "- La nota inviata alla Regione conclude invitando la Giunta a rivedere le proprie decisioni in merito e ad aprirsi alle nuove tecnologie come, appunto la dissociazione molecolare".
Filippo Mariani

mercoledì 3 novembre 2010

Lo sfogo della scorta: basta, non siamo Carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. - di Gianni Barbacetto.


“Non ne possiamo più. Non siamo diventati carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Molti nostri colleghi sono morti mentre facevano la scorta a magistrati o politici che difendevano lo Stato. E noi, invece... È mai possibile essere ridotti cosi
?”. A parlare sono alcuni “ragazzi” dei servizi di scorta. Carabinieri allenati a difendere le “personalità” loro affidate fino a mettere a rischio la propria vita. “Ma qui ci fanno fare i tassisti dei festini. Per questo, dopo essere stati tanto zitti e obbedienti, ora vogliamo, a nostro rischio, far sentire la nostra voce”. Cominciano i racconti, che si incrociano, si intrecciano e si sommano.

“LE FESTE ad Arcore si tengono nei giorni del fine settimana, dal venerdì al lunedì. Molte sono proprio di lunedì. Nell’estate si moltiplicano. Noi accompagniamo le personalità fino alla villa e poi aspettiamo fuori. Vediamo un giro di ragazze pazzesco. Arrivano con vari mezzi. Moltissimi Ncc, le auto a noleggio con conducente. Alcuni pulmini, di quelli da 10-15 posti. Una volta abbiamo visto alcune ragazze scendere da due fuoristrada di quelli massicci. Alcune ragazze le porta direttamente Emilio Fede nella sua auto, altre scendono dalla macchina di Lele Mora con targa del Canton Ticino”.

“L’estate scorsa abbiamo visto molte feste alla villa di Arcore. Altre volte abbiamo accompagnato le nostre personalità in ristoranti di Milano, come ‘da Giannino’, in via Vittor Pisani, zona stazione Centrale. O in una casa privata di zona Venezia. Che ne sappiamo noi di che cosa succede là dentro? Ce li immaginiamo, magari fanno uso di droghe o infrangono la legge e ridono di noi, dicendo: noi siamo qua al sicuro, abbiamo anche i carabinieri che ci proteggono. E che gente c’è a quelle feste? Noi per arruolarci nell’Arma dobbiamo dimostrare di essere puliti per due generazioni, i nostri padri e i nostri nonni, e finiamo a far la guardia a gente che magari pulita non è”.

“Sì, la scorsa estate ad Arcore c’era un gran via vai. Ruby? No, non me la ricordo, ma sa, sono tante, tutte uguali, tutte giovani... Abbiamo riconosciuto una giornalista. E Flo, quella che ha partecipato alla ‘Pupa e il secchione’. Poi una bionda che era stata al Grande Fratello... Molte si capisce che sono straniere, tante hanno la cadenza napoletana. Poi alcune escono a fine festa, altre si fermano lì per la notte, ma è difficile tenere la contabilità, c’è un tale via vai...”.

“CI È CAPITATO di fare missioni all’estero e di incontrare colleghi stranieri che fanno il nostro stesso lavoro: ci sfottono per questa storia delle feste, delle ragazze. Ma è mai possibile che dobbiamo vergognarci, noi che vorremmo lavorare per le istituzioni e difendere lo Stato? Abbiamo orari massacranti, turni di otto ore al giorno che spesso diventano dodici. Facciamo anche 120 ore di straordinario, ma ce ne pagano al massimo trenta, a 6 euro e mezzo all’ora, più un buono pasto da 7 euro. Va bene, non ci lamentiamo, è il nostro lavoro. Ma lo vorremmo fare per lo Stato, non per questa vergogna. Vorremmo proteggere le personalità delle istituzioni, non gente che ci fa vergognare davanti al mondo”.

“Comunque non ci lamentiamo del nostro stipendio. Solo ci chiediamo se è giusto che una ragazza giovane e carina senz’altra esperienza politica prenda 15 mila euro al mese, perché è stata fatta diventare consigliere regionale. Il presidente? Con noi è gentile. Qualche volta è venuto a salutarci, a raccontaci qualche barzelletta. Una volta ci ha fatto, ammiccando, una battuta: ‘Eh, beati voi che adesso andate a casa a dormire, a me invece tocca trombare’. Un’altra volta ci ha portato qualche ragazza e ce l’ha presentata. Una notte ci ha mandato una ragazza che ci ha fatto la danza del ventre...”.

“A fine serata riportiamo le personalità a casa. Vediamo alcune ragazze uscire e tornare verso Milano, altre restano nella villa per la notte. Capita che dobbiamo scortare personalità che fanno il giro a riaccompagnare le ragazze nei residence milanesi, alla Torre Velasca o in corso Italia. L’ultima magari se la portano a casa. E noi dobbiamo accompagnare la nostra personalità fino alla porta dell’appartamento: è imbarazzante salire in ascensore con un signore anziano e una ragazzina. Pensiamo alle nostre figlie e diciamo che non ci piace questo mondo. Sarà moralismo, ma non ci piace”.


Da: il Fatto Quotidiano del 2 novembre 2010.

Caso Ruby, decisive le intercettazioni. E adesso B. le vuole cancellare definitivamente. - di Davide Milosa


Le telefonate non potranno essere usate come prova mé dall'accusa né dalla difesa. Questo il progetto del Cavaliere per arginare la frana che sta travolgendo il suo governo

Lui proprio non le sopporta. Vorrebbe cancellarle. Il chiodo è fisso da anni ormai. Nessun segreto. In fondo, Silvio Berlusconi vive le intercettazioni come il peggiore dei mali possibili. Oggi più di ieri. Con il caso Ruby Rubacuori che pesa come un macigno sul su governo. Ma non solo. Anche sulla propria immagine personale ormai al tracollo tra bunga bunga e festini hard conditi con qualche bustina di droga.

E allora, eccolo, ospite all’inaugurazione della fiera milanese sul Ciclo e Motociclo, sciorinare un proposito dopo l’altro. Via libera a brogliacci e tabulati telefonici solo per terrorismo, criminalità organizzata, pedofilia e omicidio. Niente droga, naturalmente. E naturalmente, nisba prostituzione. Ci mancherebbe. Un caso? Mica tanto. Sono proprio le intercettazioni il piatto forte dell’ultimo pasticcio che dalla Questura rimbalza in procura, dove l’affaire Ruby s’impasta con una corposa inchiesta su un giro di escort.

Inchiesta vecchia maniera, si dice. Che parte da informatori, scende in strada con servizi di appostamento e trova conferma in sala d’ascolto. I telefoni subito scottano. Nessuno pensa a essere intercettato. E quindi si parla. Si commenta. Una frase dopo l’altra, una battuta dopo l’altra. Il quadro si compone. Gli investigatori annotano. Compilano informative. Inviano carte in procura. Ecco come si forma il reato. Che da giorni suona così: favoreggiamento alla prostuzione. Sul registro degli indagati ci finiscono Lele Mora, Emilio Fede, e la consigliera regionale Nicole Minetti. Tutti fedelissimi di B. Che ora inizia ad aver paura. Lui, per adesso, resta fuori da ipotesi d’accusa. Ma poco importa. Altre, e forse molto più gravi, sono le sue responsabilità

Imprudenze smascherate proprio dalle intercettazioni. Quegli stessi brogliacci che hanno dato vita alle ultime inchieste su mafia e corruzione in Italia e in Lombardia. E che rimbobamo da tempo sui giornali. Già, perché, da sempre, si inizia a intercettare non per il reato di associazione mafiosa, ma magari, appunto, per traffico di droga o guarda caso per prostituzione o ancora più banalmente per reati finanziari come fatturazioni false e simili.

Ma il Cavaliere non si ferma. Indossa la maschera più seria che conosce e inzia a menar colpi. Sotto ancora con le intercettazioni. Che, dice B., non potranno essere usate come prova né dall’accusa né dalla difesa. Allora perché intercettare? Giusto. Ma con una nota a margine. Per il premier le intercettazioni possono valere ma solo se preventive. Arte in cui sono maestri i servizi segreti. Gli stessi che in ultimo devono rendere conto a chi? Ma sì proprio a lui, Silvio Berlusconi.

Controllo totale, dunque. E bavaglio collettivo. All’indice, manco a farlo apposto, i giornalisti. Per i quali, il Cavaliere immagina un fermo da 3 a 30 giorni da parte del loro quotidiano se solo si azzardano a rendere noto ai cittadini il contenuto delle telefonate. Se fosse così, tutti i pazienti passati per le mani del macellaio Pier Paolo Brega Massone, chirugo della clinica Santa Rita, mai avrebbero saputo il perché di quelle operazioni folli e improvvise, di quei tumori che nascevano senza preavviso, di quei malanni che nonostante la sala operatoria proseguivano. Nel frattempo lui raccontava: “Io pescavo dappertutto, da Lodi, dove tiravo fuori le mammelle, poi ho cominciato a pescare anche i polmoni… dall’Oltre Po pavese, da Pavia, da Milano”. Parole che incastrano e derubricano il tutto a una condanna per 15 anni. Eppure, il Cavaliere palleggia parole in serenità. Dice e conclude: “I giornali vi imbrogliano”.