mercoledì 25 maggio 2011

Milano X Pisapia: in bici felici ! incredibile !!!



Milano X Pisapia in bici felici !!!
La biciclettata notturna si trasforma in una festa oceanica!!!
Felici, Tanti, Belli, una cosa così non l'abbiamo mai vista ! Per VoI !!!



martedì 24 maggio 2011

Altro che Bat-Casa, il vero affare di Letizia Moratti è la sua casa. - di Vittorio Malagutti



Milano - Una casa da sogno in pieno centro di Milano. Piscina in terrazzo e giardino pensile con tanto di orto botanico a pochi metri in linea d’aria dalle guglie del Duomo. E poi arredi opulenti, Tintoretto alle pareti e mobili di gran pregio. Il tutto per centinaia di metri quadrati disposti su più piani. Ecco la casa di Letizia Moratti, descritta da chi la frequenta. Lusso fine a se stesso, direte voi. Roba da super ricchi. Non solo. Perché questa dimora sfarzosa è diventata anche una macchina da soldi. Decine di milioni di euro che sono serviti a coprire i buchi in bilancio della Securfin, la holding controllata dal sindaco di Milano e dal marito, il petroliere Gianmarco Moratti.

Possibile? Eccome: i Moratti, una delle famiglie più ricche d’Italia, una fortuna miliardaria costruita sul marchio delle raffinerie Saras, hanno cavalcato alla grande una norma contenuta nel decreto anti-crisi varato nell’autunno di tre anni fa da Silvio Berlusconi. Una norma studiata per dare una mano ai piccoli e medi imprenditori messi alle strette dalla crisi. E invece è andata diversamente. Letizia e Gianmarco Moratti hanno rivalutato in un colpo solo di ben 55 milioni gli immobili che fanno capo alla Securfin. Tra questi anche la casa dove abitano insieme alla figlia, alla nipotina e svariati gatti e cani. L’altro figlio Gabriele si è nel frattempo dedicato a costruirsi una dimora su misura, l’ormai celebre “casa di Batman”, finendo sotto inchiesta penale per abusi edilizi.

Tutto secondo legge, invece, per Moratti mamma e papà. Con il piccolo particolare che gli aiuti pensati per dare ossigeno al sistema produttivo in crisi sono andati anche al petroliere e alla consorte. I quali, a occhio e croce, non sembrano esattamente sull’orlo del fallimento. Giusto per dare un’idea della situazione, va segnalato che Gianmarco Moratti e il fratello Massimo (il presidente dell’Inter) nel 2006 si sono spartiti quasi 2 miliardi di euro frutto del collocamento in Borsa delle azioni Saras. L’operazione si è risolta in un disastro per gli investitori, tra cui migliaia di piccoli risparmiatori che hanno visto colare a picco nel giro di poche settimane le quotazioni dei titoli. In compenso i Moratti hanno fatto il pieno di milioni. E già che c’erano, Lady Letizia e il marito hanno pensato bene di attingere agli aiuti di Stato.

È andata così. Nell’autunno del 2008 il crac della finanza mondiale colpisce pesantemente l’economia reale. I governi corrono ai ripari. E anche Roma si muove. Soldi pubblici per aiutare le aziende in crisi. Sgravi fiscali per dare una mano agli imprenditori. La retorica di governo, copyright Giulio Tremonti, descrive così l’intervento dell’esecutivo per rilanciare il sistema produttivo. C’è il bonus per invalidi e pensionati, il tetto ai mutui, nuovi fondi per scuole. Di più: a quei tempi il ministro Tremonti si dilettava con la cosiddetta Robin Hood tax, che, diceva lui, doveva servire a tagliare gli scandalosi profitti dei petrolieri. Compresi, ovviamente, anche i Moratti. La tassa inventata dal ministro di Sherwood non ha dato i frutti sperati. In compenso i padroni della Saras sono riusciti a rimettere in sesto i conti di famiglia con i soldi garantiti dal decreto anticrisi. La notizia si nasconde tra le pieghe del bilancio della Securfin, la società di Letizia Moratti e del marito Gianmarco. Nella relazione che accompagna i conti del 2008 si legge che “è stata operata la rivalutazione sugli immobili patrimoniali posseduti dalla società” così come previsto dal decreto legge 185/2008, meglio conosciuto come decreto anti-crisi. Significa che palazzi e terreni di proprietà di Securfin alla fine del 2007 erano iscritti a bilancio a costi storici, meno di 10 milioni di euro.

La norma sponsorizzata da Tremonti consente di rivalutare i beni immobili delle aziende adeguandoli ai prezzi di mercato. Il gioco è fatto, allora. Ai Moratti è bastato sfoderare la perizia ad hoc di un esperto che fissasse i valore dei loro palazzi. Ed ecco che la voce immobili si è rivalutata di ben 55 milioni. Colpo grosso, insomma. E senza pagare neppure un euro di tasse sulla rivalutazione, perché così stabilisce il decreto.

Come si spiega la manovra? Perchè mai i Moratti hanno scelto di sfruttare gli aiuti anticrisi? Semplice. Come il Fatto Quotidiano ha raccontato la settimana scorsa, la Securfin holding ha perso centinaia di milioni a causa del disastroso andamento della controllata Syntek, la società tedesca fondata nel 2000 da Letizia Moratti in persona. Nel 2008 Securfin ha chiuso il bilancio in rosso per 44 milioni, dopo aver perso 112 milioni l’anno precedente. Ecco allora a che cosa serviva la rivalutazione degli immobili. Quei 55 milioni, dedotti gli ammortamenti, sono finiti in un’apposita riserva di bilancio per 40 milioni. Una riserva prosciugata per far fronte alle perdite del 2008. Missione compiuta. Grazie a Tremonti, il ministro Robin Hood.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/24/altro-che-bat-casa-il-vero-affare-di-letizia-moratti-e-la-sua/113347/


Qui MIlano.






Le vignette di Giannelli su Corriere della sera.



















Colti in flagrante.






Le vignette di Giannelli su Corriere della Sera
















lunedì 23 maggio 2011

Se il Paese deraglia.


Mentre la destra di governo, a Milano, scopre l’esistenza del Mullah Pisapiah diretta emanazione, secondo Bossi, di Al Qaeda (praticamente l’erede meneghino di Bin Laden, meno male che dovevano abbassare i toni e limitare almeno il ridicolo) l’Italia disinteressata all’indiscutibile e concreto pericolo che drogati e musulmani occupino palazzo Marino - gay mancini e ladri d’auto albini nelle retrovie, anziani terroristi a far da palo - l’Italia vera, dicevo, arranca nel disastro economico con un piede nella povertà e l’altro nella trincea della sopravvivenza.

L’Italia che non ne può più nemmeno dei pistolotti in tv, che tanto poi le multe dell’Agcom alla Rai le paghiamo sempre noi col canone e con le tasse di cui Berlusconi sembra disporre come di un balzello personale, qui le metto, qui le tolgo, se state buoni le cancello e sennò le raddoppio. L’Italia delle donne che mandano avanti la baracca mettendo il vestito da lavoro in ufficio e togliendo i tacchi per le scale di casa, che dentro aspettano i figli e i nonni da accudire senza nemmeno il tempo di dire come va: due miliardi di ore di cura di bambini e anziani, l’Istat lo chiama “aiuto informale”, così, una mano tanto per passare il tempo, lieto volontariato, piacere puro e generoso, niente di che. Figuratevi, anzi: c’è bisogno d’altro? Possiamo forse esservi utili a ripianare le buche nelle strade, sulla via del rientro, o a togliere due sacchi d’immondizia di quelli abbandonati davanti a casa, visto che l’amministrazione pubblica non ce la fa?

In questa Italia, che di tutto avrebbe bisogno tranne che di una classe politica che si balocca con la paura dell’Islam mentre invita minorenni marocchine a casa sua, succedono cose di cui nessuno parla e che fanno paura davvero, invece, perchè parlano di omertà e di omissioni, di potere che difende se stesso, di bugie che lasciano una scia di morte e di dolore. Di solito non sono nella scaletta dei tg, nessuna multa sarà dovuta in questo caso.
Dedichiamo la nostra copertina, oggi, all’inchiesta di Roberto Rossi sulla strage di Viareggio: un treno carico di gas liquido deraglia ed esplode il 29 giugno 2009, 32 morti. Le carte della procura di Lucca e i controlli incrociati ci dicono che il carrello che si è spezzato, quello le cui immagini vedete per la prima volta in prima pagina, era arrugginito. L’esplosione lo ha lanciato lontano dalle fiamme, lo vedete così come era quel giorno, come quando si è rotto: “In gravi condizioni di deterioramento”.

E’ molto improbabile, concludono gli inquirenti, che sia stato revisionato 8 mesi prima dell’incidente, come la ditta austriaca che li produce e che avrebbe dovuto a norma di legge fare i controlli sostiene. Le parti sottoposte a controllo - dopo essere state revisionate - sono sabbiate, riverniciate. Questo con tutta evidenza non lo è. Il carrello si è rotto, il treno ha deragliato, il gas è esploso, 32 persone sono morte. Per sovrapprezzo dai contratti di cui siamo in possesso risulta che il gas trasportato non costituiva per le Ferrovie un affare vantaggioso: anzi, era un business in perdita. Costava più di quanto rendeva. Il gas così generosamente fatto recapitare a domicilio era destinato alla Aversana Petroli di Casal di Principe, società della famiglia Cosentino. Quel Cosentino, quella famiglia. Ma parliamo ancora del Mullah Pisapiah e del pericolo islamico, conviene.



Berlusconi 'delocalizza' i ministeri, ma dimentica i call center.



Il sogno di un contratto a tempo indeterminato che si realizza, ma ora lo spettro del ritorno al precariato a 3 euro l’ora. E’ quello che stanno vivendo centinaia di dipendenti diTeleperformance, il colosso francese specializzato nei call center per aziende come:Vodafone, Alitalia, Eni, Enel, Sky e Mediaset. L’azienda, infatti, ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede oltre 700 esuberi solo tra Taranto e provincia, ma che si raddoppiano con quelli previsti per Roma. Molti servizi verranno delocalizzati in Albania.Teleperformance per legge si è dovuta adeguare alla direttiva del 2006 dell’ex ministro del Lavoro di centrosinistra, Cesare Damiano, e ha trasformato i rapporti di lavoro a tempo determinato in contratti stabili. Ora, però, la società dice di essere poco competitiva con quelle aziende che offrono costi stracciati e si ritorna così, grazie anche alle norme varate dal governo, ai contratti a progetto. Tutto a partire dal prossimo primo luglio. “Berlusconi – dichiara l’on. Damiano – vuole ‘delocalizzare’ i ministeri e non si rende conto che è il problema dei precari che per primo deve essere trattato”. Nel tarantino le aziende che si occupano di servizi al call center sono in alcune zone l’unica vera risorsa lavorativa per i giovani in una città, Taranto, che su 500mila abitanti conta circa 70mila disoccupati.

Servizio di David Perluigi, montaggio Paolo Dimalio



FINCANTIERI: UILM, AZIENDA ANNUNCIA 2.551 ESUBERI E CHIUSURA 3 IMPIANTI


(ASCA) - Roma, 23 mag - Fincantieri annuncia un piano di efficientamento e ridimensionamento per tutto il Gruppo dichiarando 2551 eccedenti in tutta l'azienda con la chiusura di tre Stabilimenti: Sestri Ponente, Castellamare di Stabia e Riva Trigoso dove per quest'ultimo e' previsto lo spostamento delle attivita' a Muggiano (la Spezia). Lo rendenoto, in un comunicato, Mario Ghini, segretario Nazionale Uilm e responsabile del Settore della cantieristica spiegando che il piano prevede che, da un'analisi della situazione di mercato per i prossimi 3/4 anni, ci sara' una insaturazione produttiva per circa 4-4,5 milioni di ore annue lavorate e quindi l'Azienda ritiene, per salvaguardare la stabilita' del Gruppo, la necessita' di avviare una fase di ridimensionamento produttivo (riducendo la capacita produttiva di 3 cantieri) e di conseguenza con forti impatti sugli assetti occupazionali, infatti mentre l'annunciata chiusura riguarda circa 1400 lavoratori (lo spostamento di lavoratori da riva Trigoso a Muggiano non viene considerato esubero), il piano prevede anche una riduzione occupazionale nei rimanenti Siti per circa 1150 persone.

''Non possiamo accettare - sottolinea Ghini - un piano in cui la soluzione del rilancio di Fincantieri passi attraverso la riduzione dei Siti del Gruppo e la sua conseguente riduzione occupazionale. Pur riconoscendo la difficile situazione di mercato internazionale che ad oggi e' priva di segnali positivi per il futuro, per la Uilm e' necessario salvaguardare un Gruppo industriale che ha sempre tratto la sua forza dalla sua integrazione produttiva e dall'unicita' dell'Azienda, per questo siamo disponibili ad un percorso che renda Fincantieri piu' competitiva sui mercati, piu' efficiente sul prodotto ma nello stesso tempo dovranno essere salvaguardati gli assetti occupazionali e tutti gli insediamenti industriali del Gruppo''.

E' inoltre necessario per la Uilm, anche alla luce dell'annuncio di oggi da parte di Fincantieri, che ''si riprenda il confronto al Mise perche' anche il Governo deve fare la sua parte per salvaguardare il piu' grande Gruppo navalmeccanico nazionale''.

http://www.asca.it/news-FINCANTIERI__UILM__AZIENDA_ANNUNCIA_2_551_ESUBERI_E_CHIUSURA_3_IMPIANTI-1019911-BRK-.html