martedì 20 settembre 2011

Standard & Poor’s declassa l’Italia. Ma per B. è solo colpa della stampa.







Crescita debole e governo troppo fragile, queste le motivazioni del declassamento del deficit del nostro paese. La notizia è arrivata questa notte poco dopo l'una. Fonti del ministero del Tesor però minimizzano: lo avevamo mesos in conto
Il rating italiano viene tagliato e Silvio Berlusconi ha subito la soluzione in tasca: “E’ tutta colpa della stampa italiana”. Inizia così la mattinata che segue la decisione dell’agenzia americana di declassare il nostro paese. Inizia con una nota di palazzo Chigi nella quale si legge come il governo ha sempre ottenuto la fiducia dal Parlamento, dimostrando così la solidità della propria maggioranza”. Per questo “le valutazioni di Standard & Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche”. E quindi “vale la pena di ricordare che l’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.

La scure di Standard and Poor’s così si abbatte sull’Italia. Mentre tutti gli occhi erano infatti puntati su Moody’s – che giorni fa ha rinviato la sua decisione sul nostro paese – S&P ha deciso a sorpresa di tagliare il rating sulla capacità dello Stato di far fronte all’elevatissimo debito pubblico. Motivo: una crescita economica sempre più debole e una situazione di incertezza politica che ostacola la ripresa. Incertezza che – secondo gli analisti di S&P – rende molto difficile raggiungere gli obiettivi fissati nel programma di austerity.

In particolare il rating di lungo termine viene abbassato da A+ ad A, ma con outlook negativo. Ciò significa che in futuro il rating potrà ulteriormente essere tagliato. Anche perchè le previsioni per il debito sono decisamente peggiorate: il picco – spiegano gli analisti dell’agenzia – è atteso più in là nel tempo e raggiungerà un livello ancor più elevato del previsto. Nel rapporto di Standard and Poor’s non si usano mezzi termini: “La fragilità della coalizione di governo in Italia – si legge – limita la capacità di risposta dello Stato” nell’affrontare una crisi economica e finanziaria che sta colpendo il nostro Paese come altri dell’Eurozona.

E i vari tentativi che hanno caratterizzato la messa a punto da parte del governo Berlusconi della manovra ‘lacrime e sanguè da 60 miliardi di euro lasciano intravedere come non sarà per nulla facile attuare in maniera efficace il programma di consolidamento di bilancio. Anche perché – evidenzia Standard and Poor’s – le autorità italiane appaiono “riluttanti” nell’affrontare quelle che vengono considerate le “questioni chiave” della crisi economica italiana: dagli ostacoli strutturali che da sempre rallentano la crescita al basso tasso di partecipazione al lavoro, alla eccessiva rigidità sia del mercato del lavoro sia di quello dei servizi. Il dito viene puntato non solo sul governo e sulle lotte intestine alla coalizione di maggioranza, ma anche sulle divisioni all’interno del Parlamento “che – sottolinea S&P – continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne”. Di qui l’outlook, con la possibilità di abbassare ulteriormente il rating dell’Italia nelle settimane a venire.

Tutto questo, però, non sembra preoccupare il governo. Fonti del Tesoro, infatti, fanno sapere che la decisione di S&P era prevista. Mentre il presidente del Consiglio chiude (momentaneamente) la partita sostenendo che “L’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.



lunedì 19 settembre 2011

Tarantini: "Che fortuna questo terremoto"


L'imprenditore gioisce di fronte alla tragedia. La scossa avrebbe sbloccato i progetti con Finmeccanica



FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
Nella sua corsa sfrenata agli appalti, forte del sostegno di un premier che gli vuole bene (e ora sappiamo il perché), Gianpi Tarantini a un certo punto s’imbatte nel terremoto dell’Aquila. Ecco la sua reazione al telefono: «Una fortuna». La dice talmente grossa che persino il suo interlocutore, Domenico Lunanuova, un dirigente di Finmeccanica che s’è messo a tappetino da quando ha capito quale Grande Protettore il Gianpi ha alle spalle, reagisce: «È una conquista che sono riuscito a fare io senza l’aiuto di nessuno, no? Ma per culo, per culo tra virgolette, perché là è successo il terremoto e hanno bisogno di questa cosa».

Accadeva il 6 maggio 2009. La terra ancora tremava in Abruzzo e l’emergenza stava facendo sbloccare un progetto di Finmeccanica, tra gli altri, a cui il Comitato d’affari pugliese teneva moltissimo: la modernizzazione di Isoradio. Peccato che le cose fossero un po’ più complicate di quanto pensassero Tarantini e i suoi. Ma poi, di colpo, è arrivato il sisma. E si sono allentati i cordoni della borsa. Per qualche settimana le notizie sugli appalti si accavallano tumultuose come le colonne dei soccorsi. Il gruppo dei pugliesi viene informato da Rino Metrangolo: l’intero progetto Isoradio è sbloccato. A quel punto il gruppo si fa sotto freneticamente. Tarantini si fa aiutare dal Cavaliere perché l’amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, incontri l’imprenditore suo socio Enrico Intini. Ma è un errore, appunto, perché la Protezione Civile intende dare il suo placet solo per l’Abruzzo. Questo è il colloquio di quel giorno tra Tarantini e l’ingegner Lunanuova.

Tarantini: «Abbiamo fatto una figura di merda».
Lunanuova: «La cosa più importante era che in questo momento non facevano la gara. Quindi noi andavamo ad assegnazione diretta».
Tarantini: «Sì, ma al di là di questo... sulle modalità delle attività, a me non me ne frega niente, riguarda Guarguaglini... Però oggi abbiamo fatto una figura di merda perché siamo andati (riferendosi all’incontro dello stesso giorno tra Intini e Guarguaglini, ndr) convinti a dire: "Vedi che le attività sono pronte". E quello ha detto: "Ragazzi, se sono pronte, così come io ho detto una cosa... sono a voi"».
Lunanuova: «Io conto domani sera alle cinque... ascolta... di farmi firmare solo Isoradio, perché io sto facendo il diavolo a quattro e forse riesco... non so se ci riesco eh, ma forse sì: solo Isoradio, primo; e secondo, me lo faccio firmare secondo un criterio di non gara europea... vediamoci martedì sera».

Lunanuova è però preoccupatissimo di una lavata di capo da parte di Guarguaglini. «A quel livello... andare a raccontare cose che non sono vere... mo’ che cazzo succede? Io, mo’, a questo (all’amministratore delegato, ndr), se mi chiama, perché mo’ mi ha già chiamato e mi ha fatto mandare una relazione, che cosa gli dico? Mica posso pigliare per il culo.... quello è l’amministratore delegato di Finmeccanica, mica è una persona qualsiasi».

Ma a Tarantini dei patemi di Lunanuova non interessa granché. E nemmeno dei terremotati. Quello che gli preme è capire quali mosse deve fare per accaparrarsi l’affare. Tarantini: «Mannaggia la miseria... Diciamo una cosa... Diciamo che siamo pure fortunati sui tempi perché in linea di massima quello (il coordinatore della Protezione Civile, ndr) domani dovrebbe firmare, no?». E Lunanuova: «Per culo, tra virgolette, perché là è successo il terremoto e hanno bisogno di questa cosa».

Quale sia la «cosa», Tarantini non lo sa nemmeno. L’ingegner Lunanuova glielo deve spiegare per l’ennesima volta: «A ‘sto punto abbiamo la necessità immediata di iniziare i lavori a valle dell’ok di domani, perché a luglio... anzi, a giugno questi impianti devono essere già installati. A giugno, eh!». Tarantini: «Una ventina?». Lunanuova: «Sono una quarantina... Domani, tra l’altro, approfittando della mia attivazione, Leonetti, che è amministratore delegato di Sel Proc (altra società Finmeccanica a cui il gruppo Tarantini faceva la corte, ndr) sta andando lì e dice: “Oh signori, ma volete sbrigarvi a firmare tutto il resto? Vedete qua come sono stati bravi questi di Isoradio?”. Qui ognuno ovviamente si è mosso per cercare di portare a casa il proprio pane».

Per la cronaca, il contratto tra Finmeccanica e la Protezione Civile valeva cento milioni di euro, cinquanta «secretati» e cinquanta no, appunto per Isoradio. Ma l’affare non andò mai in porto.


Tremonti super giurista del partito degli evasori. di ALBERTO STATERA



Il ministro Tremonti, considerato l’intellettuale alfabetizzato nell’armata Brancaleone dei governi Berlusconi e addirittura un "genio" dal premier almeno finché sono stati in buona, rivendica spesso con fierezza di essere un ottimo giurista e non un economista. E in effetti i suoi talenti di economista sono sempre apparsi alquanto modesti nei lunghi anni da superministro dell’Economia. Ma purtroppo, dopo le ultime performance delle manovre a ripetizione e mettendo in fila le prestazioni del decennio precedente, anche gli attributi vantati di grande talento giuridico sembrano vacillare. Basta ripercorrere l’inaudito pasticcio del condono tombale Iva del 2002, un sarcofago nel quale sono rimasti impigliati una sessantina di miliardi di euro che gli evasori avrebbero dovuto pagare, più o meno il valore della plurimanovra che ha fatto sanguinare il cuore di Berlusconi e che già non basta più ad esorcizzare il default dell’Italia. 
La storia, per farla breve, è andata così: nel 2002 Tremonti vara il condono tombale Iva per gli anni dal 1998, cui aderiscono 939 mila evasori, che pagano l’1 per cento dell’imposta evasa. Lo Stato incassa 3 miliardi, il che significa l’ammissione di un’evasione di 60 miliardi l’anno per cinque anni, per un totale di 300 miliardi. Ma nel 2008 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea boccia il ministro dell’Economia, perché il suo condono è illegittimo, ha pregiudicato seriamente il corretto funzionamento del sistema comune dell’Iva, ha danneggiato il mercato comune e ha favorito i contribuenti colpevoli di frode fiscale. E boccia così anche il Tremonti giurista. Tutto resta allora congelato. Sono passati sette anni, ma il bello viene adesso. Qualche settimana fa la Corte Costituzionale ha stabilito che di fronte a un reato i termini di accertamento raddoppiano da 4 a 8 anni e Fisco e Guardia di Finanza hanno l’obbligo di denunciare chi aderì al condono se c’è reato, che scatta automaticamente oltre 77 mila euro di Iva evasa.
Così si compie l’incredibile pasticcio giuridico innescato dal ministrogiurista, che nell’attuale temperie potrebbe rivelarsi benefico se, come sembra, sarà necessario fare cassa con un’ulteriore manovra. Ma il governo non ci pensa neanche ad alienarsi buona parte di quei 900 mila evasori che presto saranno chiamati alle urne, costringendoli a pagare ancora. Per cui ha bocciato senza colpo ferire un emendamento del Pd che obbligava l’Agenzia delle Entrate ad avviare le procedure per recuperare le somme perse prima della scadenza del termine il 31 dicembre prossimo, ammettendo la rateizzazione dei pagamenti fino a 10 anni. Il governo ha preferito allungare di un anno il termine dell’accertamento, con una norma che presumibilmente sarà giudicata incostituzionale. "Un escamotage — ha commentato il vicepresidente dei senatori Pd Luigi Zanda — che serve a salvare capra (il governo) e cavoli (gli evasori), rinunciando a una straordinaria occasione per far cassa una volta tanto sugli evasori conclamati e non su lavoratori, pensionati e consumatori". Così il ministrogiurista e il premier dal cuore sanguinante salvano per l’ennesima volta il loro blocco sociale di riferimento. Quello degli evasori che, secondo il conto del procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, devono a Equitalia 450 miliardi, un po’ più di sette manovre lacrime e sangue. Ma nessuno ha intenzione di chiedergli indietro quei soldi. Tanto ci sono sempre i lavoratori dipendenti e i pensionati da spennare.



http://www.repubblica.it/supplementi/af/2011/09/19/primopiano/004gardens.html

Con Tarantini è sempre festa. Anche in Cina.




Berlusconi avrebbe portato a Pechino l'imprenditore pugliese, che racconta: "Mi ha detto che si rompe i coglioni a fare le cose ufficiali". A una ragazza che confessa di non avere fatto sesso da due mesi il premier dice: "Cribbio, ma chiodo scaccia chiodo. C'è qui il Presidentissimo"
Nelle mani di un lenone. Silvio Berlusconi, capo del governo italiano, appare un uomo completamente soggiogato da Gianpi Tarantini. È lui che gli fornisce la materia prima, le donne per i suoi deprimenti baccanali. È la sua personalissima droga e di lui non può fare a meno. Neppure quando ha impegni internazionali importantissimi. Come il viaggio in Cina del 22 ottobre 2008. Gianpi Tarantini, cocainomane dal 2003, imprenditore di protesi sanitarie alla perenne ricerca di appoggi politici a destra e a sinistra per i suoi affari nella sanità pubblica, ha partecipato a quel viaggio. Era anche lui nella delegazione a rappresentare l’Italia. Gianpi ne parla il 17 ottobre 2008 con Enrico Intini, imprenditore pugliese molto vicino a Massimo D’Alema. “Ma tu hai qualcuno che conosci a Pechino?”. Intini: “Ma per che cosa?”. Tarantini: “Io vado la settimana prossima con lui (Berlusconi, ndr), perché lui ha il G7, 14, non so che cazzo ha e mi vuole portare. Volevo qualcuno introdotto per organizzare una cena, una serata, perché lui mi ha detto che si rompe i coglioni a fare le cose ufficiali”. Enrico Intini capisce al volo e suggerisce: “Bisogna vedere qualcuno nel mondo della moda”.

Del suo viaggio in Cina Berlusconi parla anche con un’altra “esperta” di problemi internazionali,Patrizia D’Addario, escort barese (cachet dai 200 euro in su), pochi giorni prima. “Perché vado a Pechino? Vado a Pechino per la riunione Europa-Asia, ma io a partire dal primo di gennaio sono il responsabile dell’Organismo Internazionale che governerà l’economia del mondo”. Sedute al tavolo della solita cena innocente, ci sono altre donne, che, ammirate, emettono un corale “eehh” di meraviglia. Alla cena c’è l’immancabile Gianpi che cambia discorso: “Andiamo di là?” Andiamo. “Allora, signore, seguitemi”. Ma Tarantini è andato davvero in Cina? Sembra di sì a giudicare da una telefonata del 17 ottobre, quando Berlusconi gli dice che gli farà sapere se potrà “aggregarlo alla squadra per Pechino”. E poi in un altro colloquio. “Presidente! … Buonasera! La volevo ringraziare perché Marinella è stata superlativa, praticamente oggi siamo riusciti ad avere il visto in 5 ore …”. Impegni internazionali con un pensiero fisso nella mente, sempre quello, “la patonza”, come la chiama il presidentissimo.

Diciotto febbraio 2009, la giornata politica è stata faticosa, Berlusconi però trova il tempo per la quotidiana telefonata (erano venti al giorno) con Tarantini. C’è una amica, Chiara che è a Roma. “Certo – dice il Cavaliere – mi ha già telefonato, è anche molto caruccia”. In quello stesso giorno il Presidente è atteso in Vaticano per ricordare i Patti Lateranensi. Incontra i cardinali Bagnasco eBertone e la Chiesa si inchina a quell’uomo probo.

Le due donne
Due giorni dopo, il 20, Chiara racconta i dettagli del suo incontro col Cavaliere a Gianpi Tarantini. “Ma tu sei mai andata con un’altra donna, no? Dai la prossima volta…a me piacciono queste cose”. I giochi a tre, roba forte. La ragazza ha da poco interrotto una relazione, è triste, ma Berlusconi la rincuora. Le insegna le “cinque regole dell’amore” che però non vanno divulgate, le impone Tarantini. E poi, stando sempre al racconto della ragazza, la ricopre di complimenti affettuosi. “Chiara sei bella, vera, una bella scoperta, sei una ragazza intelligente, sei bellissima”. Ma all’acme del romanticismo, il Cavaliere non si tiene: “È molto bello anche il tuo culo”. Berlusconi latin-lover, ma anche profondo conoscitore dell’animo femminile. “Tu non fai all’amore da molto tempo”, le chiede. La ragazza ammette: “Da almeno due mesi”. A questo punti Silvio sbotta: “Cribbio, ma chiodo schiaccia chiodo. C’è qui il Presidentissimo”.

Ecco le professioniste
Brave ragazze, ma anche escort di progressione. Come Lucia Rossini, ragazza barese assidua frequentatrice dei festini berlusconiani. Il 6 novembre del 2008, Gianpi (che nei momenti di libertà che gli concede Berlusconi arrotonda servendo altri clienti) la chiama per proporgli un incontro. “Con un mio amico che viene dall’Inghilterra e che ha due problemi. Ce l’ha grosso e gli piace solo da dietro”. La Rossini non si scompone: “Ah ecco, però il cristiano deve pagare”. Cose da poco, dalle donne Berlusconi è ossessionato. Lo invitano ad una festa a Milano e lui racconta a Gianpi che “mi hanno offerto tutto, champagne a go-go.,. il proprietario è diventato matto e c’è stata una roba, ma una cosa di brasiliane, russe, italiane … c’ho qui otto numeri di donne nuove! Purtroppo non c’è il tempo, perché … adesso andare in giro”. Impegni di governo, che lo distolgono dalla sua attività principale: “accudire le bambine”. “Le bambine poi le ho accudite…il mio senso dell’ospitalità prevale su tutto!”. Le bimbe sono Barbara Grazioli e Ioanna Visan, ospiti il 16 ottobre 2008 a Palazzo Grazioli per una “cena elegante”.

Began: “Porta le ragazze”
Altro che “io non c’entro”. L’Ape regina organizzava, gestiva reclutava. “Gianpi, amore, pago tutto io,portami ragazze, ti prego (…) tre, quattro o cinque” dice la Began a Tarantini. C’è una cena in programma il 5 settembre 2008 a Palazzo Grazioli. “Sto organizzando domani sera… praticamente organizzo un incontro tra lui e George Clooney…e io gli ho detto ‘c’è anche una sorpresa per te’”. La sorpresa sono due nuove ragazze. La mattina precedente la cena Tarantini si mette al telefono. Chiama Sonia Carpentone Vanessa di Meglio per organizzare la serata. Quest’ultima dice che è fidanzata e dunque non fa più “stronzate” ma Gianpi non si perde d’animo e le invia una serie di sms: è un’occasione da non perdere: “vivrai in un film…regalo pazzesco…B”. Vanessa cede: “Mi tenti”. Alle 15 iniziano una serie di telefonate tra i due in cui Sabina si informa su come stanno andando le cose e sulle caratteristiche delle ragazze.
S: Come è fatta?”
G: Non molto alta, magra, due tettone… fighissima… capelli lunghi biondi…occhi chiari.
Si risentono 20 minuti dopo: “Senti ascolta…devi trovarne assolutamente un’altra…” si agita l’ape regina. “L’ho già trovata! stai tranquilla”. Alle 19 c’è la terza telefonata: “Senti però, tu mi devi capire – dice la Began – se non vanno bene, non faccio, non posso fare…perchè siccome è una cosa molto intima”. Tarantini la rassicura: “Ma vedrai che andrà sicuramente bene”. Alle 20 arriva la conferma che la cena si farà: Sabina ha infatti avuto l’ok dal premier. “Amore è confermato, ci vuole una terza!”. “Una qualunque però eh”. E la Began: “No qualunque, carina”. Arriva il giorno della cena e la favorita è tesa: “Amore ascolta confermami tutto, anche la quarta, la quinta, ti prego…”. E Gianpi: “Va bene, va bene…ma sai quanto mi è costato il biglietto? 1.800 euro”. Sabina non si fa scrupoli: “Ma ti do io i soldi…amore ti prego, pago io i biglietti, faccio tutto io…cioè, portami ragazze, ti prego”. Il 6 settembre, il giorno dopo la cena, Vanessa parla al telefono con Tarantini. “Si tutto a posto, le ragazze sono andate via alle sei, più o meno, qualcosa così. Hanno fatto un bordello…”.

L’equivoco
Ma come è iniziata questa storia? Con un equivoco, Berlusconi telefonò a Gianpi convinto di chiamare un altro Gianpaolo: Gianpaolo Traversi. Lo stesso che nella versione di Lele Morapresentò Ruby al Cavaliere. Quando si dice la sfortuna.

La Arcuri è volgare
“Cancellata”, “cassata”. Bollata. Da sogno erotico a donna da mettere fuori la porta perché fonte di imbarazzo. È la settimana di fuoco di Manuela Arcuri tra il 12 e il 18 febbraio del 2009, quando Gianpaolo Tarantini decide di stuzzicare Silvio Berlusconi con l’idea di offrirgli una nottata con la stessa showgirl e l’amica Francesca Lana. Quest’ultima è d’accordo, è la complice di Gianpi. È lei che inizia una trattativa fatta di proposte, richieste, rifiuti e rilanci. “La Lana spiega che è necessario fare la cena entro martedì in quanto l’attrice si dovrà sottoporre a un intervento chirurgico”, quindi la rassicura sull’assoluta riservatezza (“Andiamo io e te da sole, non ci sta il musicista, non ci stanno le amiche di Gianpaolo… non c’è nessuno che ti riconosce e che domani può dire che la Arcuri stava la…”). Poi le indicazioni: “Dai, baciamoci, pensiamo che è un film, pomiciamo un attimo… che cazzo ti frega è un film, domani ti svegli tuo fratello lavora e io lavoro, pensa che bello li prendi i soldi che è una fiction qui invece realizzi i tuoi sogni”.

In un’altra chiacchierata del 12 dicembre 2008, Tarantini dice alla Arcuri: “Amo’, questa sera ti voglio proprio zoccola, tette di fuori, minigonna inguinale, stasera lo dobbiamo fare impazzire”. E lei: “Ma certo amore mio”. La showgirl, però, crea problemi, vuole stare tranquilla, vuole prima vedere: “Fin quando non ho una certezza che quello che voglio accada, non faccio niente per lui”. Quindi le Iene. Il 18 febbraio va in onda un‘intervista del Trio Medusa in cui in modo anonimo si chiede di flirt veri o presunti con voti e giudizi. Il risultato è una telefonata tra Berlusconi e Tarantini, nel quale il primo dice: “Meno male che non è stata qui, perché sennò mi sarei sentito imbarazzato di essere andato con una troia. Vabbè cancellata”. Gianpi: “Vabbé, ce ne sono tante”.

di Enrico Fierro e Antonio Massari


Le donne di mr. B. Mara Carfagna



Ministro per le pari opportunità nel governo Berlusconi

Le donne di mr. B. Nicole Minetti



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Ma....
http://aralda.ilcannocchiale.it/2010/11/01/nicole_minetti.html


Consigliere regionale lombardo - con lista bloccata

Le donne di mr. B. Licia Ronzulli



Licia Ronzulli (Milano14 settembre 1975) è una politica italianadeputata europea dal 7 giugno 2009 per il Popolo della Libertà.

Scandalo di villa Certosa


Nel 2009, al cronista del settimanale L'Espresso che le chiedeva della sua eventuale presenza a villa Certosa, il 14 agosto 2008, durante la festa organizzata da Silvio Berlusconi, Licia Ronzulli rispondeva: «Sbaglia, non ci sono io. Ci sono tante ragazze more. Mai stata a villa Certosa. Cado dalle nuvole».[5] Fu in seguito smentita da Barbara Montereale, una delle tante ragazze ingaggiate per allietare le feste del Cavaliere da Gianpaolo Tarantini, e in seguito indagato per induzione alla prostituzione per le ragazze offerte ad esponenti del Partito Democratico in Puglia in cambio di favori nel settore della sanità. In un'intervista al quotidiano la Repubblica Barbara Montereale disse di essere stata accolta nella villa di Berlusconi a metà gennaio 2009 proprio da Licia Ronzulli, la quale - secondo la Montereale - «organizza[va] la logistica dei viaggi delle ragazze. [Era] lei che decide[va] chi arriva[va] e chi part[iva] e smista[va] nelle varie stanze».[5] In un comunicato, in cui annunciava di aver sporto querela, Licia Ronzulli rinnegò quanto dichiarato precedentemente, riconoscendo di essere stata ospite di villa Certosa più volte, ma affermando di essere sempre stata in compagnia del marito[6].
(wikipedia)