giovedì 15 dicembre 2011

SCANDALO ACEA! LA MULTIUTILITY DEL CAMPIDOGLIO È IL SALVADANAIO DI ALE-DANNO


Daniele Autieri per "la Repubblica - Roma"
Arriverà prima di Natale il risultato dell´inchiesta interna avviata da Acea sulle sponsorizzazioni autorizzate dal presidente Giancarlo Cremonesi. L´Internal audit di piazzale Ostiense vuole capire come e perché sono stati spesi milioni di euro per eventi e progetti, spesso discutibili, "patrocinati" dal capo azienda.
GIANNI ALEMANNOGIANNI ALEMANNO
A denunciarlo è il consigliere comunale del Pd Massimiliano Valeriani che svela una serie di acquisti anomali, a partire dai 9 milioni di bicchierini da caffé prodotti dalla società MediaCoffee srl pagati da Acea 170mila euro. La punta di un iceberg che oggi Repubblica è in grado di raccontare. Negli ultimi tre anni la multiutility romana ha sostenuto iniziative ben lontane dal suo core business.
alemanno foto mezzelani gmtALEMANNO FOTO MEZZELANI GMT
Tra queste, l´associazione no-profit Ornis Italica ha ricevuto 23mila euro per l´osservazione di un nido di falchi durante il periodo riproduttivo; il Grillo Viaggiante 25mila euro per il calendario dei nonni; la Compagnia del Gesù 50mila per festeggiare il suo anniversario e lo scultore Oliviero Rainaldi (autore della statua di Giovanni Paolo II a Termini) 150mila euro per la sua mostra a villa Aldobrandini. Senza dimenticare i 200mila euro al Comitato per i no ai referendum sull´acqua.
GIANCARLO CREMONESIGIANCARLO CREMONESI
Cattolici e laici, artisti e amanti delle lettere (77mila euro per la prima milanese del Musical sui Promessi Sposi) sono tutti lì, a raccogliere le pepite d´oro di Acea. E a dire grazie è quasi sempre il sindaco Gianni Alemanno, che ha trasformato l´azienda in una sorta di bancomat del Campidoglio, i cui eventi sono spesso stati organizzati con i soldi dell´Acea, passando per Zetema.
Da lì sono transitati i 500mila euro del concerto di Capodanno (300mila nel budget 2010 e 200mila nel 2011); 100mila euro per il Carnevale romano e oltre 200mila euro per l´Ibac del 27 giugno 2010, la riunione dei grandi manager mondiali voluta da Alemanno. Non è tutto perché Acea ha stanziato anche 100mila euro per sostenere la parata degli Stati Generali, altri 100mila sono andati al Comitato promotore di Roma 2020 e ben 400mila euro a Cortina Incontra dell´amico Enrico Cisnetto.
Nuovo Logo AceaNUOVO LOGO ACEA
Ogni anno, poi, un capitolo di spesa ingente viene destinato all´EarthDay, la giornata della Terra che si è tenuta il 20 aprile e per la quale Acea ha pagato 280mila euro. L´iniziativa è organizzata in Italia da due imprenditori: Claudio Sestili e Pierluigi Sassi. Il secondo è molto presente nell´azienda di piazzale Ostiense: è stato consigliere della società Delfia (oggi in liquidazione) che insieme alla Igeam ha avuto nel 2010 da Acea altri 70mila euro per un progetto di igiene ambientale.
Ma non basta perché un documento datato 22 febbraio 2010 rivela l´affidamento alla società Key Research fino al 2012 di una consulenza strategica sulla comunicazione di Acea per 50mila euro all´anno, dove il consulente incaricato è di nuovo Pierluigi Sassi. Non è tutto perché le carte del budget già impegnato da Acea rivelano che l´azienda dovrà pagare entro la fine dell´anno altri 50mila euro al Cur (Centro universitario ricerche), poco meno di 60mila alla Orius srl, e 160mila al Centro studi Cesar.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE
Leggendo i registri delle imprese si scopre che molte di queste società dall´azionariato intrecciato (dove rientra anche la MediaCoffee, quella dei bicchierini), hanno sede a Roma in via Alba, e fanno capo a una holding lussemburghese di nome Orius SA, una cassaforte inviolabile se non fosse per gli estratti ufficiali del Journal Officiel du Gran-Duchè de Luxemburg dove si legge nero su bianco che la società anonima con sede al numero 11 di boulevard Prince Henri è guidata dal solito Pierluigi Sassi.
statua wojtylaSTATUA WOJTYLA
2- DAGOSPIA DEL 12 DICEMBRE 2011 - DOPO AVER SBAGLIATO L'ALBERO DI NATALE, PER ALE-DANNO UN ALTRO DISPIACERE. SEMBRA CHE L'INTERNAL AUDIT DELLA ACEA ABBIA CONCLUSO LA SUA INDAGINE SULLE SPONSORIZZAZIONI DELLA SOCIETÀ E CHE LE CONCLUSIONI SIANO ESPLOSIVE
Non e' davvero un momento felice per Gianni Alemanno, il sindaco dalle scarpe ortopediche che per colpa dei suoi consulenti strapagati riesce a sbagliare anche l'albero di Natale. Per sua fortuna e' dotato di riflessi e nello spazio di poche ore e' riuscito a sostituire l'enorme preservativo bianco di Piazza Venezia della societa' "Laura Rossi International "con un abete tradizionale. Lo scherzetto del cono e delle luminarie e'costato 900mila euro, ma la cosa piu' discutibile , e destinata a guai futuri, e' l'assegnazione dell'appalto senza la procedura della gara.
ALBERO DI NATALE DI ALEMANNO PIAZZA VENEZIA A ROMAALBERO DI NATALE DI ALEMANNO PIAZZA VENEZIA A ROMA
Il primo cittadino si difende dicendo che il Campidoglio ha investito solo 200mila euro perche' il resto e' arrivato da sponsor generosi come la Camera di Commercio guidata da Giancarlo Cremonesi che gli amici invidiosi chiamano "er pomata". Purtroppo sembra che proprio da questo personaggio, che il Comune e l'azionista di minoranza Caltariccone hanno piazzato anche alla presidenza dell'Acea, stia arrivando per Alemanno un altro dispiacere.
Sembra infatti che l'internal audit della utility romana abbia concluso la sua indagine sulle sponsorizzazioni della societa' e che le conclusioni siano esplosive.



Lega: Urla e cartelli in aula, intanto deputati padani si dimettono per garantirsi il vitalizio subito e non a 60 anni.




Oggi alla Camera, l'altroieri in Senato, è andato in scena l'ennesima pagliacciata in salsa padana.
La pattuglia dei parlamentari leghisti urla, insulta e mostra cartelli. Pensano che basti stampare quattro fogli in formato A3 per recuperare un minimo di credibilità: hanno governato l'Italia negli ultimi dieci anni, hanno condotto il paese sull'orlo del baratro ed ora ipocritamente cercano di rifarsi una verginità politica.
L'esempio più osceno della distanza tra le parole e i fatti sono le dimissioni in queste ore di diversi deputati leghisti (http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/12/e-sono-due-un-altro-leghista-si-dimette.html), con l'obiettivo di intascare il vitalizio prima dell'entrata in vigore nel 2012 della riforma  che prevede l'erogazione della pensione parlamentare solo dopo i 60 anni e non più dopo i 50 anni.
Da Roma Ladrona siamo ormai passati a Lega Magnona.
["Oggi la Lega ha dato dimostrazione di quello che è: un partito di gente che vive su un altro pianeta. Prescindo dalle considerazioni sulla secessione, sul fatto che la Padania esiste perché esiste il Grana Padano ecc. ecc. ecc. Ma oggi la Lega ha bloccato i lavori parlamentari sulla manovra per dire "no alle tasse". Dov'era la Lega negli ultimi 15 anni, mentre lo psiconano uccideva questo Paese? Dov'era la Lega mentre gli accusati di associazione mafiosa rimanevano in parlamento senza andare in carcere? Dov'era la Lega quando si decidevano le leggi sui capitali scudati, sui processi, sulle intercettazioni, sul falso in bilancio. Signori, questa è la Lega Nord: un partito ormai morto che cerca di sfruttare la situazione di crisi attuale per cercare di rimediare qualche voto in futuro. Fa opposizione per dire, domani, che lei ha votato contro la manovra Monti. E noi gli ricorderemo che non ha mai votato contro chi questa crisi l'ha prodotta. Se avete un amico leghista provate a dirgli di tornare sulla terra"]. Zippo


La vera storia della moglie di Bossi, baby-pensionata a 39 anni per mettersi in affari con il governo del marito
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/10/la-vera-storia-della-moglie-di-bossi.html

Riforma vitalizi: Pirovano (Lega Nord) si dimette da deputato per garantirti il vitalizio
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/12/riforma-vitalizi-pirovano-lega-nord-si.html

E sono due! Un altro deputato leghista si dimette per garantirsi la pensione parlamentare prima dei 60 anni.
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/12/e-sono-due-un-altro-leghista-si-dimette.html


E la Lega Nord difende i proprietari di yacht: no alle tasse sulle grandi imbarcazioni da diporto.
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/12/e-la-lega-nord-difende-i-proprietari-di.html

La Lega Nord non rinuncia all'auto blu
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/11/e-la-lega-nord-non-rinuncia-allauto-blu.html

La Lega Nord ripristina maxi-diaria per i deputati in missione
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/10/prima-gli-spot-sui-tagli-poi-la-lega.html

La rivolta della Casta. on.Paolini (Lega Nord): guadagnamo troppo poco!
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/10/la-rivolta-della-casta-onpaolini-lega.html

Il viceministro Castelli in TV si dichiara "povero" perchè guadagna solo 145.000 euro l'anno

http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/09/il-viceministro-castelli-in-tv-si.html

DDL Stabilità: Lega Nord regala 150 milioni alla casta per le clientele, compresi milioni per la moglie di Bossi.
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/11/ddl-stabilita-lega-nord-regala-150.html

http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/12/lega-urla-e-cartelli-in-aula-intanto.html

Gli uomini di Monti e il comma ad hoc per mantenere doppi incarichi e rimborsi. - di Caterina Perniconi






Senza lobby non sei nessuno. Per uscire vivo da questa manovra devi avere un santo in Paradiso, o a Montecitorio. E i dirigenti della Pubblica amministrazione alla Camera ne hanno molti. Dopo aver confezionato una “norma pasticcio” sul taglio agli stipendi parlamentari, adesso i tecnici del governo Monti si sono scritti una norma “ad personam”. O meglio un comma ad hoc, per preservare i loro redditi. Nella manovra, infatti, è previsto che con un decreto del presidente del Consiglio, (ricevuto il parere delle Commissioni parlamentari) venga ridefinito il trattamento economico dei rapporti di lavoro dipendenti o autonomi con le pubbliche amministrazioni, stabilendo come parametro massimo per i dirigenti lo stipendio del presidente della Corte di Cassazione. Nello stesso articolo, il 23 ter, è sancito inoltre che i dipendenti pubblici chiamati a funzioni direttive nei ministeri o nella P. A. abbiano un’indennità pari al 25 % del trattamento economico percepito. Cioè che prendano uno stipendio e un quarto anziché due stipendi interi.

La norma, a quanto pare, ha fatto infuriare i “papaveri” della Pubblica amministrazione che hanno infuocato i telefoni dei colleghi tecnici di governo per tutta la serata di martedì. La Commissione bilancio è stata costretta a una pausa per ascoltare le innumerevoli proteste. Il doppio stipendio pubblico riguarderebbe i ruoli di vertice, come quelli dei ministri, da Antonio Catricalà, magistrato e membro del governo, a Corrado Clini, dirigente ministeriale e ora a capo del dicastero dell’Ambiente, fino al ministro che guida proprio la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, anche lui magistrato fuori ruolo. Poi c’è Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, e ora viceministro, che ha già annunciato la rinuncia al 70 % della retribuzione e dovrà lasciarne almeno un’altra piccola parte.

Ma la norma coinvolgerebbe anche i sotto-segretari e soprattutto l’esercito di tecnici pubblici che riceve incarichi negli uffici di diretta collaborazione dei ministeri, o cariche in enti pubblici diversi da quello di provenienza. Come quella di Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa, che oltre ad essere magistrato fuori ruolo è capo dell’Ufficio legislativo del ministro della Giustizia, Paola Severino. Anche lei nei corridoi della Camera martedì sera, costretta ad attendere il verdetto sul suo secondo stipendio. Le lamentele dei dirigenti, a quanto pare, hanno fruttato una soluzione ad personam per la categoria: al comma 3 dell’articolo 23 ter è stato previsto che col decreto del presidente del Consiglio (citato al comma 1, quindi quello di revisione degli stipendi) si possano prevedere “deroghe motivate per le posizioni apicali delle rispettive amministrazioni”. Ovvero si possa concedere agli “eletti” di mantenere il doppio stipendio. Nello stesso decreto verrà stabilito inoltre un tetto massimo per i rimborsi spese, che naturalmente andranno ad aggiungersi ai doppi compensi. Cifre che, cumulate, non scendono mai sotto i duecentomila euro e fanno impallidire anche i parlamentari e i loro diecimila euro al mese.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/15/stipendi-tecnici/177617/

mercoledì 14 dicembre 2011

Costi politica, dal 2012 contributivo per gli onorevoli.

Camera (Adnkronos)

Roma - (Adnkronos) - L'Ufficio di presidenza della Camera ha approvato il nuovo regolamento per i vitalizi. La Lega e l'Idv hanno votano no: ''Si poteva fare di più''. Al Senato la riforma dei vitalizi approvata all'unanimità. Indennità, si infiamma il dibattito sul web.
Roma, 14 dic. (Adnkronos) - Via libera al passaggio al sistema contributivo per i vitalizi dei parlamentari a partire dal 2012.
L'Ufficio di presidenza della Camera ha approvato il passaggio al nuovo sistema, per intero ai nuovi eletti e pro rata per gli altri, dal prossimo primo gennaio, portando l'età pensionabile a 60 anni per chi è stato parlamentare per più di una legislatura e a 65 anni per chi ha alle spalle una sola legislatura. La Lega e l'Idv hanno votano no.
Inoltre, su proposte di Rosy Bindi, è stata inserita nel regolamento un clausola che prevede la possibilità per ogni deputato di concordare un trattamento pensionistico "meno favorevole" per se stesso. Il voto negativo di Lega e Idv nasce dal fatto che i rappresentanti dei due gruppi sostenevano si potesse "fare di più".
Il presidente della Camera Gianfranco Fini al termine dell'Ufficio di presidenza ha dichiarato: "Convocherò entro il 30 gennaio l'Ufficio di presidenza per deliberare sulle nuove forme retributive" per i deputati "e su tutte le altre voci di spesa relative ai servizi ad essi fino a oggi garantiti", come il rimborso per i collaboratori.
"Per molti deputati" ci sarà un "differimento fino a 10 anni della percezione dell'assegno vitalizio", spiega la Camera in una nota. L'Ufficio di presidenza ha deciso ''l'applicazione a tutto il personale della Camera del sistema previdenziale previsto per la generalità dei lavoratori dalla manovra economica''. ''Gli indirizzi adottati - si legge - prevedono: - l'estensione a tutti i dipendenti, con il sistema pro rata, dell'applicazione del calcolo contributivo a partire dal 1° gennaio 2012; - l'innalzamento a 66 anni del requisito dell'età anagrafica per il conseguimento della pensione di vecchiaia".
Il consiglio di presidenza del Senato ha deliberato all'unanimità la riforma dei vitalizi. Lo ha annunciato il presidente Renato Schifani al termine della riunione che si è protratta per oltre due ore a palazzo Madama. "La riforma è stata varata all'unanimità, secondo i criteri noti: 60 anni per i senatori che hanno accumulato più di due legislature, 65 con una sola legislatura".
"C'è stato un ampio dibattito ma anche piena condivisione per le nuove regole, in modo che il Parlamento sia sempre più in sintonia con il Paese. A breve, alla ripresa dei lavori, d'intesa con la Camera, ci occuperemo dell'adeguamento delle indennità parlamentari ma lo faremo senza arrenderci - ha concluso Schifani - alle pericolose e irragionevoli spinte dell'antipolitica. Perché, a questo, non possiamo sicuramente arrenderci".
Le due principali modifiche, insieme alla revisione dei limiti di età per accedere alla pensione, contenute nel nuovo regolamento approvato dal Senato sono l'adozione del sistema di calcolo contributivo sui vitalizi a partire dal 2012 e la diaria legata alla presenza in commissione e non più solo alle sedute d'aula.
Riguardo ai vitalizi, dal 1° gennaio 2012 il trattamento previdenziale dei senatori sarà basato sul sistema di calcolo contributivo vigente per i dipendenti pubblici. Il diritto alla pensione, si legge in un comunicato, sarà maturato a 65 anni con almeno 5 anni di contribuzione; per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico viene diminuito di un anno fino a un limite inderogabile di 60 anni. Ai senatori in carica alla data del 1° gennaio 2012, nonché ai parlamentari che avevano esercitato il mandato elettivo e che siano successivamente rieletti, si applica un sistema pro rata, determinato dalla somma della quota di assegno vitalizio maturato alla data del 31 dicembre 2011, secondo i Regolamenti in vigore, e di una quota corrispondente all'incremento contributivo riferito agli ulteriori anni di mandato parlamentare esercitato.
Per quanto riguarda gli ex senatori che attualmente non percepiscono il vitalizio, essi, continua il comunicato, dovranno attendere l'età di 65 anni se in possesso di una contribuzione corrispondente a 5 anni di mandato parlamentare. Anche in questo caso l'età richiesta è diminuita di un anno per ogni anno di contribuzione oltre il quinto, con il limite massimo di 60 anni.



http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Costi-politica-dal-2012-contributivo-alla-Camera_312747408291.html

Manovra, Monti ai partiti: “Ci avete chiamato perché eravate paralizzati”




Il presidente del Consiglio si presenta in commissione Bilancio e Finanza per illustrare gli emendamenti alla manovra e attacca frontalmente il sistema politico "incartato in un bipolarismo ad alta concentrazione di conflitto". Poi la stoccata finale al precedente esecutivo: "Se fossi stato nel governo non sarei stato lieto di vedere un comunicato del Presidente francese che ci diceva cosa dovevamo fare. Non sarei stato lieto di ricevere una lettera firmata dai banchieri centrali”.


Intervento di Mario Monti in Commissione Bilancio della Camera
Mario Monti perde il proverbiale aplomb. E alla fine di una giornata convulsa in cui si susseguono una ridda incontrollata di annunci e smentite di emendamenti (leggi), il presidente del Consiglio risponde ai “colleghi” politici e alle loro critiche: “E’ verissimo che per fare questa manovra non occorrevano professori – scandisce il premier in Commissione Finanza e bilancio alla Camera – Ma perché questo lavoro non l’avete fatto voi? Ci avete chiamato voi, perché la verità è che eravate paralizzati”. E ancora: ”Spero torni presto il tempo in cui non avrete più bisogno dei professori o dei tecnici perché spero che presto voi eletti sappiate guardare alle cose che servono al futuro del Paese, per avere un sistema politico che abbia ripreso la fiducia del Paese e sappia guardare lontano”. Insomma, la critica ai partiti e ai veti incrociati che finora hanno reso immobile la politica italiana è chiara: “Il sistema politico si era incartato in un bipolarismo ad alta concentrazione di conflitto. Eravate paralizzati, altrimenti non ci avreste chiamato”. Del resto, “Non ho mai voluto un governo dei tecnici. Sono altri che l’hanno voluto. Io non sono né corresponsabile, né grande fautore. Io non mi sono candidato per trovarmi nella posizione in cui mi trovo”.
E a coloro che parlano di “perdita di sovranità per l’Italia”, Monti risponde: “Il Paese sta perdendo la sua quota di sovranità deliberatamente come tutti gli altri Paesi europei”. Certo, “l’Italia in più ha perso la sovranità con qualche quota di troppo perché si è messa in una posizione di debolezza rispetto agli altri Paesi Europei”. E di chi è la colpa? Del precedente esecutivo, quello guidato daSilvio Berlusconi, sembra dire il presidente del Consiglio: “Se fossi stato nel governo – ha infatti precisato Monti – non sarei stato lieto di vedere un comunicato del Presidente francese che ci diceva cosa dovevamo fare. Non sarei stato lieto di ricevere una lettera firmata dai banchieri centrali”, ha detto con riferimento alla missiva inviata nell’estate al vecchio esecutivo dall’allora governatore della Bce, Jean Claude Trichet, e da quello entrante, Mario Draghi. Una lettera, sottolinea ancora Monti che Berlusconi ha persino “invocato”. Perché, un conto è essere “a favore dell’Europa e a favore di una perdita consensuale di sovranità in una maggiore integrazione”, un conto è essere favorevoli alla “cessione di sovranità da debolezza”.

Il ‘professore’ insiste anche sull’”equità” della manovra, un’equità raggiunta “dopo i suggerimenti venuti dalla Camera che il governo ha accettato”. E a pagare, giura Monti, non saranno “i soliti noti”. Dirlo, per il premier, significa indugiare in un “luogo comune”. “A pagare – specifica il premier – non saranno i soliti noti. Nel fare una manovra in pochi giorni, abbiamo individuato una nuova materia su cui intervenire: pagheranno dei ‘nuovi noti’ e in questo modo potremo tassare di meno le imprese e il lavoro, come si conviene a un’economia che vuole tornare a crescere”.

A chi chiedeva la patrimoniale, Monti dà poi una spiegazione articolata sulla scelta fatta dal governo: “Non avevamo un tabù su questo, e per questo abbiamo chiesto ai nostri tecnici se era possibile tassare la ricchezza familiare a patire dai grandi patrimoni. Ci è stato risposto che avremmo potuto farlo solo dopo due anni di intenso lavoro per individuare le ricchezze, provocando nel frattempo una fuga di capitali”. Insomma, è la sua conclusione, “intervenendo subito avremmo abbaiato, ma non morso”. Ma se si guarda con attenzione alla sostanza dei provvedimenti sui beni di lusso (auto di grande cilindrata, imbarcazioni, aerei) si scopre che una specie di patrimoniale è stata adottata: “Abbiamo realizzato la patrimoniale possibile per l’Italia in questa fase”, sostiene il premier.

A chi gli rimprovera invece un eccesso di durezza degli interventi, Monti risponde invitando a considerare la drammaticità della situazione: “L’alternativa – sostiene il premier – era l’avvitamento della crisi del debito sovrano che porterebbe non alla recessione ma alla distruzione del patrimonio degli italiani e all’evaporazione dei redditi”. Le misure prese, invece, spingono Monti a dire di essere fiducioso sul fatto che i mercati “reagiranno positivamente”.

Monti infine difende le scelte compiute sulla lotta al’evasione fiscale: tratteggia un fisco “no repressivo, ma amico”, basato sulla convenienza a dichiarare il vero. Con le correzioni partorite alla Camera, la manovra , secondo il presidente del Consiglio, ha ulteriormente aumentato il suo tasso di equità. Il premier cita gli sconti sul’Ici legati al numero dei figli. Ma anche la scelta di consentire l’adeguamento all’inflazione per le pensioni fino a 1400 euro: il blocco , sottolinea, “non riguarderà la maggior parte dei pensionati” e sarà compensata dalla tassazione sui capitali scudati. Dopo le misure di contenimento, Monti rilancia sullo sviluppo partendo dal Sud e commenta positivamente il primo ‘grimaldello’ per le liberalizzazioni posto dal governo.

“Ok alla Tobin tax”, Monti rompe il tabù Per Berlusconi era una “proposta ridicola”. - di Matteo Cavallito



“Dopo una attenta valutazione abbiamo segnalato che l’Italia è pronta a unirsi a quelli che vorrebbero la Tobin tax”. Non mancano di sorprendere le parole pronunciate oggi in Senato dal premier Mario Monti che, illustrando i contenuti e le modifiche alla manovra, ha deciso di puntare l’attenzione su una questione già ampiamente dibattuta in sede Ue ma, al tempo stesso, molto spesso trascurata sul fronte istituzionale italiano. In antitesi con la posizione del precedente governo – Berlusconi aveva definito la proposta “ridicola” – l’esecutivo di Monti sarebbe ora pronto ad allinearsi con il fronte franco-tedesco, sostenitore non solo in Europa ma anche al G20 dell’ipotesi di introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf).

Sostenuta una prima volta da John Maynard Keynes, e successivamente rielaborata da James Tobin – di cui lo stesso Monti è stato allievo a Yale – la tassa si tradurrebbe nell’applicazione di un’imposta molto piccola (si pensa allo 0,05%) su tutte le operazioni finanziarie (valute, azioni, obbligazioni, derivati e altri strumenti) con l’obiettivo di frenare la speculazione e di ridistribuire il ricavato tra le casse pubbliche e i progetti di sviluppo. L’aliquota ridotta avrebbe impatti trascurabili sugli investimenti di lungo periodo penalizzando, al contrario, gli speculatori che, realizzando migliaia di operazioni quotidiane, dovrebbero pagare la tassa su ogni transazione.

Ad opporsi alla proposta, ovviamente, sono soprattutto Stati Uniti e Gran Bretagna, sedi delle due maggiori piazze finanziarie del mondo. Proprio il No espresso da Washington e Londra costituisce oggi il principale problema sulla strada dell’introduzione della tassa. Il timore generale, infatti, è che l’assenza di un accordo globale comporti la fuga degli investitori dai mercati tassati e il loro approdo alle piazze finanziarie dove l’imposta non si applica. Come a dire che l’imposizione di un’aliquota a Parigi e Francoforte finirebbe solo per determinare maggiori guadagni (tax free) per gli operatori di Londra e New York.

Non tutti però sembrano convinti del rischio esodo. In passato, Stephan Schulmeister, docente e ricercatore presso l’Istituto di Studi Economici (Wifo) di Vienna, l’ipotesi dell’applicabilità della tassa in un numero ristretto di Paesi – come i 27 dell’Ue o i 16 di Eurolandia – grazie al cosiddetto “approccio decentralizzato”, ovvero quel sistema fiscale che consente di tassare le transazioni alla fonte, cioè su chi effettua l’operazione. In sostanza, secondo questa visione, ogni volta che effettuano una transazione, nel proprio Paese o all’estero, tutti i residenti delle nazioni che applicano la Ttf sarebbero legalmente debitori della tassa. Un’ipotesi che deve aver convinto la cancelliera tedesca Merkel che in passato, per prima, ha ipotizzato la futura introduzione della Ttf in Eurolandia trovando il sostegno, tra gli altri, dei governi di Francia, Spagna, Austria e Portogallo. Lo scorso anno, la Commissione Ue ha rilanciato uno studio di fattibilità ipotizzando l’applicazione di un’aliquota dello 0,1% sugli scambi di valute, titoli, obbligazioni e derivati. Il gettito fiscale stimato per l’Unione Europea ammontava a 400 miliardi di euro.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/14/alla-tobin-monti-rompe-tabu-italiano-berlusconi-proposta-ridicola/177442/

La7, Mentana si dimette Cdr: "Nessuna denuncia"


Il direttore accusato di comportamento antisindacale dalla redazione: "Impensabile continuare in queste condizioni". Tra le cause il rifiuto di leggere in diretta il comunicato della Fnsi che solidarizzava con lo sciopero dei poligrafici contro la manovra del governo Monti. Saviano: "E' un fuoriclasse. Ce n'è bisogno"
 

ROMA - Il direttore del Tg La7 Enrico Mentana si è dimesso. Lo ha reso noto lui stesso dopo aver appreso la notizia di "essere stato denunciato alla magistratura ordinaria da parte del Cdr della testata" per comportamento antisindacale. "Ieri pomeriggio - ha spiegato Mentana, protagonista del rilancio della testata 1- ho appreso dalle agenzie di essere stato denunciato alla magistratura ordinaria dal mio Cdr. Ho atteso 24 ore per verificare eventuali ravvedimenti, che non ci sono stati. Essendo impensabile continuare a lavorare anche solo per un giorno con chi mi ha denunciato, rassegno da subito le dimissioni dalla direzione del Tg La7".

Alla notizia immediato il brusco peggioramento in borsa per il titolo Telecom Italia Media, la società che controlla La7. Il titolo, che ha perso fino al 6,59% con la notizia dell'addio, cede ora il 3,80% a 0,16 euro. La società, in una nota, comunica inoltre di "non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale circa la decisione di Enrico Mentana" e esprime peraltro "la più ampia solidarietà per le azioni sproporzionate intraprese dagli organismi di rappresentanza sindacale locale e nazionale".

ARCHIVIO Il promo d'esordio a La7 2 - L'addio al Tg5 3

Ma Stefano Ferrante, membro del Cdr di la7, smentisce: "Il Cdr non ha denunciato Mentana alla magistratura ordinaria, questo deve essere chiaro". La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il rifiuto del direttore di leggere durante il Tg il comunicato della Fnsi che solidarizzava con lo sciopero dei poligrafici, indetto nell'ambito della mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil e Ugl contro la manovra del governo Monti. Ferrante ha spiegato che "la Fnsi ha mandato un comunicato chiedendo di pubblicarlo, e il Cdr ha fatto solo da tramite con il direttore, che non ha ritenuto di leggere il comunicato durante il Tg. Ma da noi non è partita nessuna denuncia".

Il comunicato di Stampa Romana. L'associazione Stampa Romana, d'intesa con il Comitato di Redazione, ha dato mandato all'avvocato Bruno Del Vecchio di sporgere denuncia per comportamento antisindacale (articolo 28 della legge 300/1970) contro l'emittente La7 e il direttore del Tg Enrico Mentana. Si legge sul sito di Stampa Romana: "L'Asr, dopo ripetuti tentativi di conciliazione, si vede costretta a questo atto per le ripetute violazioni dell'articolo 34 del Cnlg da parte della direzione del Tg de La7 che si rifiuta categoricamente di intrattenere corrette relazioni con il Comitato di Redazione".

Il rifiuto per Stampa Romana è "irricevibile e contrario a quanto previsto dagli accordi collettivi di lavoro". "Non possiamo consentire ad alcuno - ha affermato il segretario dell'Asr Paolo Butturini - di contravvenire alle regole sindacali. I dati di ascolto o l'innegabile professionalità di un direttore non possono fare da schermo alla violazione delle norme che la categoria, alla quale anche Mentana appartiene, si è data per garantire la propria autonomia e la difesa dei propri diritti". 

Le reazioni. 
Su Twitter nel frattempo la notizia si diffonde a macchia d'olio in poche ore. Roberto Saviano scrive: "Mentana dimesso. Spero La7 non rinunci a un fuoriclasse come lui, del suo tg c'è bisogno", e il deputato dell'Udc Roberto Rao commenta: "Enrico Mentana è il candidato naturale alla direzione del Tg1". Per il direttore di 'Libero', Maurizio Belpietro: "Mentana ha ragione, ha perfettamente ragione. Io al suo posto terrei il punto". Anche il Codacons dal canto suo esprime profonda amarezza per le dimissioni: "I telespettatori perdono un grande direttore, che ha saputo realizzare un telegiornale equo e attento alle notizie e ai cittadini - ha detto il presidente Carlo Rienzi - Mentana ha pagato per aver compiuto un gesto coraggioso e più che normale in altri paesi civili: rifiutare la lettura di un comunicato". "Siamo a favore delle lotte dei lavoratori, ma lo strapotere dei sindacati e delle federazioni dei giornalisti non può influire sul servizio al telespettatore, imponendo la lettura di comunicati che tolgono spazio a notizie più importanti. Se i sindacati vogliono imporre i propri comunicati - ha concluso Rienzi - acquistino spazi pubblicitari all'interno dei tg o sui giornali come fanno tutti gli altri soggetti".

"Queste dimissioni ci sembrano una reazione iperbolica", ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi. "Mentana - ha detto Siddi- è un eccelelnte direttore e a mio avviso deve continuare a fare il suo mestiere, su cui forse è un fuoriclasse. Ma irritarsi per un documento sindacale di sottolineatura dell'unità sindacale e delle criticità denunciate dalle organizzazioni dei lavoratori rispetto alla manovra del governo, di cui si chiedeva di dare notizia nel Tg secondo i doveri contrattuali (e quindi anche profesisonali), è davvero esagerato". "Il sindacato nazionale - ha concluso Siddi- è pronto a favorire un recupero serio di relazioni in un luogo di gestione che appartiene a organismi diversi, Cdr e Asr, per portare tutto al giusto grado di importanza e di giusta composizione".



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