lunedì 25 giugno 2012

Il Colle intoccabile. - Paolo Flores d'Arcais




Il Presidente della Repubblica è il custode della Costituzione o il garante dei partiti? Rappresenta la Nazione, cioè tutti i cittadini, o le nomenklature politiche e altri privilegiati di establishment? L’inquilino del Quirinale e i maggiorenti della Casta sembrano oggi avvinti in una sinergia di reciproco sostegno, a preventiva delegittimazione e anatema per qualsiasi critica che possa mettere in discussione l’uno o gli altri. 

Il Capo dello Stato aveva scelto la data del 25 aprile per un attacco in piena regola al movimento di Beppe Grillo, tacciato di qualunquismo. Il Presidente di tutti gli italiani può attaccare una forza politica, a meno che questa non metta a repentaglio la Costituzione repubblicana e il suo fondamento antifascista? Non avendo avuto nulla da ridire né sul partito di Berlusconi né sulla Lega, Napolitano si è inibito il diritto, istituzionale, politico e innanzitutto morale, di criticare chicchessia.

I partiti si sono schierati perinde ac cadaver in sua difesa, quando ha ostracizzato la “campagna di insinuazioni e sospetti costruita sul nulla”, cioè la pubblicazione delle intercettazioni del suo consigliere giuridico colto in aumma aumma con il testimone (poi indagato) Mancino per intralciare il lavoro di una Procura. Nessun reato? Probabilmente. Mentre in America per intralcio alla giustizia, crimine di particolare gravità, si finisce subito in galera. Si può in buona fede negare che vi sia stata almeno “immoral suasion”?

Schifani ha tuonato che “chi attacca Napolitano attacca il Paese”, con Bersani allineato “toto corde”, mentre Casini ha accusato“ schegge della magistratura che forse hanno obiettivi intimidatori”, benché sappia benissimo che non solo il Procuratore antimafia Grasso, ma perfino il Procuratore generale della Cassazione Esposito (che a Mancino dice: “Io sono chiaramente a sua disposizione”) hanno dovuto riconoscere come ineccepibile il comportamento di Ingroia e Di Matteo. Chi ha obiettivi intimidatori?

Pesa, fin qui, il silenzio di tanti giuristi e intellettuali da sempre impegnati nella difesa della democrazia. La loro perplessità non ha nulla di risibile, anzi. Sono angosciati per una crisi gravissima, che potrebbe precipitare al buio e nel buio. Pensano che “lasciar correre” sul Presidente sia il male minore. Hannah Arendt diceva che i mali minori preparano il male peggiore. Napolitano ha spinto pubblicamente perché il Parlamento approvi la legge bavaglio. Siete davvero sicuri che sia questo il male minore?



http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-colle-intoccabile/

Lavoro sempre più a tempo determinato: 2.200.000 quelli a 'scadenza', metà over 34.




Roma - (Adnkronos) - Nel primo trimestre 2012 il dato più alto dal primo trimestre del 1993. Di questi 1,25 milioni sono giovani sotto i 34 anni. Riforma del lavoro, Fornero apre ai partiti: "Discuteremo meglio le modifiche chieste".
Roma, 23 giu. (Adnkronos) - Crescono costantemente i lavoratori senza posto fisso. Sono 2,2 milioni gli occupati a tempo determinato nel primo trimestre 2012, il dato più alto dal primo trimestre del 1993. Di questi, 1,25 milioni sono giovani sotto i 34 anni, mentre gli over 34 sono 969mila. E' quanto emerge dalla serie storica dell'Istat che accompagna la rilevazione sul primo trimestre 2012.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Lavoro-sempre-piu-a-tempo-determinato-2200000-quelli-a-scadenza-meta-over-34_313436940131.html

domenica 24 giugno 2012

Lino Linguetta e il Cavaliere. (carinerie)

GRASSO CHE COLA SUL COLLE.


DAGOREPORT
E' davvero il caso di citare uno dei più noti saggi di Primo Levi: "I salvati e i sommersi".
NICOLA MANCINONICOLA MANCINO
Nella palude palermitana affondano il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, il suo consigliere giuridico Loris D'Ambrosio e il Procuratore Generale della Cassazione Gianfranco Ciani.
Chi è invece l'unico che si salva? Il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso che dice no alla richiesta di avocazione - cioé il passaggio di una inchiesta dal Pm titolare al suo superiore - sollecitata dal Quirinale alla Procura Generale della Cassazione per salvare Nicola Mancino dai magistrati di Palermo che indagano sulla trattativa Stato - Mafia.
E perché l'astuto Grasso dice no? Forse perché ha voluto difendere a tutti i costi la magistratura dalle ingerenze del Quirinale?
NICOLA MANCINO E MOGLIE resizeNICOLA MANCINO E MOGLIE RESIZE
O forse perché la sua enorme e nota stima nei confronti del Pm di Palermo, Antonio Ingroia, lo ha indotto a sbarrare la strada ad ogni interferenza?
Può essere. Ma di certo un aiutino gli sarà arrivato da qualche solerte servitore della DIA che nel più stretto riserbo - e in largo anticipo - lo avverte delle intercettazioni in corso su Nicola Mancino e Loris D'Ambrosio.
NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANONICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO
E quando sarebbe arrivato questo aiutino? Forse il giorno dopo che Nicola Mancino, sempre più agitato e preoccupato, chiama D'Ambrosio e dice: "Ho visto Grasso in una cerimonia, stava davanti a me. Mi ha detto: ‘Quelli lì (probabilmente i pm della Procura di Palermo) danno solo fastidio. Ma lei lo sa che noi non abbiamo poteri di avocazione"". Mancino prosegue: "E io gli ho detto: ‘Ma poteri di coordinamento possono essere sempre esercitati'

mancino interno nuovaMANCINO INTERNO NUOVA
A quel punto Grasso l'astuto che fa?
Il procuratore sa che l'inchiesta di Palermo con le imbarazzanti intercettazioni è alle battute finali. E sa bene che subito dopo, i 120 faldoni che contengono i contenuti di quelle telefonate, saranno presto pubblici.
MANCINO NICOLAMANCINO NICOLA
E così in attesa della tempesta che sta per abbattersi sui giornali, Grasso tenta di sfilarsi: nell'incontro in gran segreto che si svolgerà il 19 Aprile a Piazza Cavour con il Procuratore generale della Cassazione dice no all'avocazione e da Ciani pretenderà che il suo rifiuto venga messo nero su bianco nel verbale della riunione.
MANCINO NICOLA E SIGNORA resizeMANCINO NICOLA E SIGNORA RESIZE
Loro sommersi e l'astuto Grasso che cola, salvato.

La villa di Lusi a Genzano.





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Lusi: investimenti per conto della corrente rutelliana.



'Dal 2007 in poi patto fiduciario su miei acquisti immobiliari'.


"Tutti gli investimenti immobiliari dal 2007 in poi li ho fatti per conto della corrente rutelliana. C'era un preciso patto fiduciario". Luigi Lusi, l'ex tesoriere della Margherita accusato di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione di almeno 25 milioni di euro, aveva annunciato che quello di ieri sarebbe stato il giorno della sua verità. E quello sulla corrente rutelliana è uno dei passaggi più significativi del lungo interrogatorio, sette ore e mezzo, al quale è stato sottoposto dal gip Simonetta D'Alessandro nel carcere di Rebibbia.
Nell'interrogatorio fiume del senatore Luigi Lusi davanti al gip di Roma è stata prodotta anche una documentazione che riguarda in particolare due lettere di Francesco Rutelli all'ex tesoriere Dl e due mail, 10 pagine in tutto all'ex presidente della Margherita. Le missive di Rutelli dirette a Lusi sono, una scritta di pugno dall'ex leader Dl e una invece al computer. La prima, molto breve, circa 10 righe, farebbe riferimento ad alcuni meccanismi relativi a fondi e finanziamenti. La seconda, quella scritta al computer, invece, riguarderebbe sempre meccanismi legati ai fondi ma verte sulla distribuzione dei soldi.
Le due e-mail del senatore a Rutelli sono datate 2009, cioé dopo lo scioglimento della Margherita e quando, ha rilevato ieri lo stesso Lusi nell'interrogatorio, il suo controllo sui conti del partito "non era più puntuale ed accurato ma solo formale". In queste e-mail Lusi fa presente a Rutelli che il meccanismo di distribuzione dei fondi non era più virtuoso "perché i soldi sono destinati a singole persone". Lusi propone nelle due e-mail all'ex presidente della Margherita di destinare i fondi "ad associazioni e fondazioni", una modalità che riteneva più corretta. Meccanismo che in effetti venne successivamente utilizzato per la distribuzione dei fondi di partito.
Nel corso del lungo atto istruttorio, il senatore, difeso dagli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono, ha ripercorso puntualmente tutta la sua attività di tesoriere della Margherita ed ha fatto molti nomi, anche se su questi, a quanto si apprende, non ci sarebbero riferimenti penalmente rilevanti. Ha precisato che "dal 2001 al 2007" il controllo che operava sui bilanci del partito era "regolare e rigoroso e riguardava una verifica accurata di tutte le entrate e le uscite". Dal 2007 in poi, ovvero da quando il partito si scioglie, ha precisato Lusi, il suo controllo sui bilanci "é stato solo formale e non ha riguardato le entrate e le uscite", quindi "era meno accurato".
L'ex tesoriere ha ribadito che dopo il 2006, con la fusione con i Ds e la costituzione del Pd, all'interno della Margherita fu raggiunto un accordo, del quale lo stesso Lusi era il garante, per la ripartizione dei fondi e delle spese tra Popolari (60 per cento) e Rutelliani (40 per cento), ma ha aggiunto "che tutti gli investimenti immobiliari" da lui compiuti, tracciabili e riconducibili appunto alla sua persona, "sono stati fatti per conto della corrente rutelliana e in virtù di un patto fiduciario con tale corrente per fare rientrare i soldi in questa maniera". Allo stesso tempo Lusi ha anche ammesso che in questo meccanismo di gestione poco accurata dei bilanci si è appropriato di somme di denaro.
Non si è fatta attendere la replica di Francesco Rutelli che in una nota, riferendosi alle indiscrezioni sull'interrogatorio ha affermato che "Se è vero che ha detto di aver concordato con la 'corrente rutelliana' le operazioni di ladrocinio a beneficio personale e dei suoi familiari, significa che Lusi vuol fare la fine di Igor Marini". Marini fu condannato a 10 anni di carcere anche per calunnia a danno di Rutelli. Giampiero Bocci ha a sua volta dichiarato: "Se ha detto questo, é proprio andato fuori di testa".
Per i magistrati "il quadro accusatorio" è uscito rafforzato dal lungo interrogatorio tenutosi a Rebibbia ed al quale hanno preso parte anche il procuratore aggiunto Alberto Caperna ed il sostituto Stefano Pesci. "Quadro - si afferma in ambienti giudiziari - rinforzato e corroborato da dettagli che ora dovranno essere esaminati". "Luigi Lusi - hanno commentato gli avvocati Petrucci e Archidiacono - ha detto ai magistrati come funzionava il sistema. Sarà ora la Procura a fare i dovuti riscontri". "L'interrogatorio - hanno aggiunto - è stato completo, Lusi ha risposto a tutte le domande ed è sereno".

Rutelli replica alle accuse di Lusi "Mente e diffama, quanto durerà?".


Rutelli replica alle accuse di Lusi " Mente e diffama, quanto durerà?"


L'ex leader della Margherita, accusato da Lusi di correponsabilità nella gestione fraduolenta  dei rimborsi elettorali, critica anche al stampa: "Troppo spazio alle parole di un bugiardo".


ROMA - "Egli sa di poter diffamare e mentire: le sue palesi menzogne saranno comunque amplificate. Il suo percorso di uomo libero si è fermato. Ma quanto a lungo durerà il tormento delle sue vittime?". A chiederlo, in una nota, è l'ex leader della Margherita, Francesco Rutelli, dopo le nuove indiscrezioni sull'interrogatorio di Luigi Luisi in carcere. Rutelli critica anche l'informazione che dà ampio spazio alle parole o presunte dichiarazioni dell'ex tesoriere della Margherita. 

"Dunque - si legge nella nota - Lusi ha cambiato nuovamente la versione delle sue menzogne: prima ha confessato di essersi impadronito di 12,9 milioni della Margherita per fare operazioni immobiliari ad esclusivo beneficio proprio. Poi ha sostenuto allusivamente di aver fatto queste ruberie nell'ambito di un 'mandato fiduciario' del gruppo dirigente del partito - smentito dalla moglie, che ha ammesso che il disegno era di appropriazione a beneficio della famiglia -. Oggi, ammetterebbe di avere rubato un tot di milioni per sè, ma afferma nientemeno che ville e appartamenti, beni in Canada, a Roma, Genzano, Capistrello, Ariccia, tutti intestati a sè e ai familiari, erano accumulati per conto di una cosiddetta 'corrente rutelliana'. 

In verità - continua Rutelli - la lettura dei titoli di molti giornali pone un problema grave: da ormai 5 mesi, non contano rigorose precisazioni nè analitiche confutazioni basate sui fatti (oltre alle severe autocriche sui controlli dei bilanci); sembra non contare neppure la solidità dell'impianto accusatorio dei Pubblici Ministeri, convalidato dal GIP e dal Tribunale del Riesame. 

Molta stampa - aggiunge ancora Rutelli - continua a dare credito al ladro, ingannatore e calunniatore, evidentemente ignara di doveri deontologici e giuridici. Qualunque cosa dica; in qualunque modo si contraddica; qualunque calunnia profferisca, Lusi ottiene titoli distruttivi per l'onorabilità di persone perbene. Egli non è credibile? La verità finisce comunque schiacciata sotto le menzogne del calunniatore. Egli sa di poter diffamare e mentire: le sue palesi menzogne saranno comunque amplificate. Il suo percorso di uomo libero si è fermato. Ma quanto a lungo durerà il tormento delle sue vittime?"