Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 24 dicembre 2012
A Varchetella. - Francesca Riccio
a Varchetella...la barchetta....la giostra che veniva montata dal giostraio ambulante quando c'era la festa del sabti del quartiere, e costava cinquanta lire...e anche quando non c'erano i soldi per salirci restavamo comunque intorno a guardarla.....
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=183666688446843&set=a.112921032188076.25877.100004105392907&type=1&theater
Siria: centinaia di morti in un raid aereo su un panificio.
Un nuovo massacro porta la guerra in Siria sulle prime pagine di tutto il mondo: decine di civili, 94 secondo gli attivisti, oltre 300 secondo al Arabiya, sono rimasti uccisi da un bombardamento aereo mentre facevano la fila per comprare un pezzo di pane, a Helfaya, nella provincia di Hama.
"C'erano mille persone in coda", ha raccontato un testimone ad al Arabiya: "Da giorni non arrivava farina, oggi per la prima volta il panificio aveva prodotto qualcosa". Tra le
vittime molte donne e bambini. I video pubblicati sul web dagli attivisti anti-regime mostrano decine di cadaveri dilaniati, brandelli di carne umana sparsi ovunque, il sangue che imbratta la strada e le mura dell'edificio rimaste in piedi. Uno scatto
tra gli altri testimonia la strage, quello di un ribelle che raccoglie una tradizionale pita, il pane siriano, da una pozza di sangue.
"Quando sono arrivato c'erano mucchi di cadaveri, anche donne e bambini", racconta un altro attivista. I comitati locali dell'opposizione (Lcc) hanno contato almeno
90 morti, ma il bilancio finale e' difficile da prevedere: "Stiamo ancora effettuando i soccorsi, i feriti sono molti, il numero finale dei morti e' destinato a crescere a dismisura", avvertono sui social network.
La notizia del massacro nella citta' conquistata dai ribelli la scorsa settimana, e' rimbalzata in tutto il mondo, come anche nel Paese nonostante i limiti imposti dalla censura: numerose manifestazioni spontanee si sono celebrate sfidando il regime,
accusato di questo nuovo orrendo crimine. A Gharb Mashtal, un sobborgo di Hama, "l'esercito siriano ha sparato sulla folla", denunciano ancora gli Lcc in una nota diffusa in tarda serata.
Non e' la prima volta che le forze fedeli al presidente Bashar al Assad finiscono con il colpire luoghi di raduno dei civili: questa estate un bombardamento su un panificio di Aleppo ha causato almeno 60 morti, e spinto le organizzazioni della difesa dei diritti umani, tra le quali Human Rights Watch, a condannare il governo di Damasco, accusato di non prestare troppa attenzione agli obiettivi da colpire, e dunque di sparare intenzionalmente sui civili.
I sodali di Assad rimandano al mittente le accuse, spiegando che sono i ribelli, i 'terroristi', che si nascondono tra i civili perche' questi vengano colpiti. L'escalation militare delle ultime settimane, con il regime che ha iniziato a usare i missili Scud contro le postazioni dei ribelli nel nord, sta causando oltre 100 morti al giorno.
Israele sottolinea che "nonostante il governo stia perdendo" la battaglia, le "armi chimiche restano sotto il suo controllo".
I ribelli guadagnano terreno, con le fazioni jihadiste che secondo molteplici fonti stanno acquistando fama e sempre più peso all'interno dell'opposizione armata.
Le minacce arrivate a due villaggi cristiani, sempre nella provincia di Hama, hanno spinto oggi anche la conferenza islamica (Oci) a condannare i gruppi estremisti: "Queste minacce sono contrarie ai principi dell'Islam, la tolleranza, la fratellanza e la pace", si legge in un comunicato dell'Oci in riferimento all'ultimatum lanciato contro le citta' cristiane di Mharda e Sqilbiya, che gli insorti sunniti hanno posto sotto
assedio, chiedendo ai residenti di schierarsi contro il regime se vogliono evitare un attacco.
Intanto, a Damasco e' arrivato a sorpresa l'inviato speciale di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi: le autorita' siriane hanno affermato di non essere stati informati della visita. Potrebbe trattarsi dell'ultimo serio tentativo per arrivare ad una pace negoziale.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=172993
domenica 23 dicembre 2012
Via libera a riforma forense, cambia professione avvocati.
Il provvedimento atteso dalla categoria per cambiare norme che risalgono a 80 anni fa. I commenti di Cnf e Cassa forense.
Roma, 21 dic. (Labitalia) - Con l'approvazione definitiva da parte del Senato, diventa legge la riforma della professione forense. Il provvedimento, atteso dalla categoria per cambiare norme che risalgono a 80 anni fa, interviene nei rapporti tra avvocato e cliente e stabilisce, tra l'altro, importanti novità per i compensi. E' bandito ogni riferimento alle tariffe: il professionista ha libertà nella determinazione del compenso, informando il cliente sulla complessità dell'incarico e sulle spese ipotizzabili e fornendogli, a richiesta, un preventivo. In caso di disaccordo, vengono in soccorso i parametri del ministero.
Per quanto riguarda il tirocinio, il disegno di legge stabilisce la durata di 18 mesi. Può essere svolto contestualmente ad attività di lavoro pubblico o privato, purché con modalità e orari compatibili e in assenza di conflitto di interessi. E' possibile svolgerlo anche presso due avvocati contemporaneamente. Cambiano anche le regole per i procedimenti disciplinari: il potere disciplinare viene sottratto all'ordine di appartenenza del singolo avvocato per passare ai consigli distrettuali di disciplina forense, composti da membri eletti secondo le regole fissate dal Cnf.
SCUGNIZZI… più di ieri e meno di domani … - Claudia Petrazzuolo
I turbamenti dell’età adolescenziale sono come le tempeste di sabbia: violenti, improvvisi,assurdi ed a volte incresciosi e strazianti e, come durante una tempesta di sabbia, occorre cercare e trovare un rifugio da cui guardarli dal di fuori per capirne i motivi, guidarne l’evoluzione, assicurarsi che non lascino cicatrici a deturpare la vita futura. Tutti siamo stati ragazzi, tutti siamo stati spersi nel mare infinito delle curiosità e desiderosi di approdare a quel porto rassicurante del “sentirsi grandi”; ognuno di noi ha provato quel senso di invidia per l’amica o l’amico di qualche anno più grande che ci sembravano essere padroni del mondo e liberi di gestirsi la vita liberati dai divieti dei genitori, dagli obblighi della morale, dalle restrizioni degli usi e dei costumi; nessuno di noi confesserà mai, nemmeno a sé stesso, che quell’aria di autonomia, quella ostentazione di estemporaneità e di estroversione a volte caratteristica di quell’età, quell'aria di sfida sempiterna all’altrui rivolta nascondevano, sempre e per ognuno, un senso di paura per la vita in divenire ed una qualche forma di riservatezza timida e pudica, quale che ne fosse la genesi e la casuale manifestazione spaziale e temporale. Tutti, gestazione dell'uomo che saremmo diventati, abbiamo avuto la certezza di essere in qualche modo differenti dagli altri e, per questo, sentito il bisogno di uniformarci ai più per sentirci rassicurati nel nostro crescere a quella meta così desiderata e così pregna, poi, di accadimenti, ma non avremmo nemmeno potuto immaginarlo, da farci spesso dimenticare chi eravamo, cosa volevamo, dove ambivamo arrivare.
Spesso ho ascoltato persone affermare: “ … se avessi avuto allora l’esperienza che ho adesso … “ e, d’istinto, ho pensato di essere d’accordo; ed infatti, pensate a quante cose nella vita di ognuno e nel mondo sarebbero diverse se al momento della crescita ciascuno avesse quell’esperienza derivante dai dolori, dagli errori, dalle delusioni come dalle gioie, dalle vittorie e dai successi vissuti nel corso degli anni; ma, riflettendoci poi a mente fredda, si giunge all’amara conclusione di come questo vorrebbe dire che si sarebbe stati, tutto e tutti, frutto di una gestione programmata del divenire assoluta e dipendente ed affatto libera nel suo articolarsi ad ogni momento dell’essere; non ci sarebbe il probabile ed il possibile sconfitti all’origine dal certo e dall’ineluttabile; non ci sarebbe nemmeno la speranza e la sorpresa perché, per quanto ignoto, il futuro sarebbe comunque un susseguirsi di causa ed effetto, l’una e l’altro, giocoforza obbligati al binario della consequenzialità e del lapalissiano. In una sola affermazione: non ci sarebbe la gioventù e la gioia di vivere!
“ … ‘e figlj’ sò piezz‘e cor’ … “ si dice a Napoli; ma pur sentendola razionalmente e filosoficamente perfetta, questa affermazione mi sembrerebbe molto più completa se al termine figli si sostituisse la parola “uagliun’ “ (ragazzi dai 10 ai 16/17 anni) ad individuare quei protagonisti della società civile che nel loro crescere e diventare uomini o donne abbisognano di ogni tipo di cura e di affetto, di insegnamento e di severità, di dolcezza e durezza affinché l’evolversi di ognuno non sia in un qualche modo macchiato da errori indelebili o da masochistici deragliamenti dal giusto cammino quotidiano: i ragazzi, soprattutto in questa società mediata e mediatica non si possono e non si devono, quindi, lasciare a sé stessi ed una nazione, un paese, uno stato ed il suo governo che costringa i ragazzi o costringa i loro genitori a vivere in un contesto colpevole di questo abbandono sono per dogma INDEGNI e COMPLICI COLLUSI del loro, per questo, incerto futuro.
L’articolo 3 della nostra Costituzione cita testualmente : “ … È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.“; ditemi, a voi sembra che nel tagliare la scuola, la sanità, la spesa sociale in genere a tutto danno delle persone meno abbienti e quindi dei loro figli sia un rimuovere gli ostacoli? A me sembra l’evidente espressione del contrario e quindi, se così è, perché se mi muovo per abbattere questo stato traditore di sé stesso e dei suoi doveri sono io il colpevole?; ma, ditemi, perché nessuno più si preoccupa più della propria progenie?; ed ancora, cosa fanno quelle madri che nell’avvicinarsi del Natale pur si affannano, a volte al costo di sacrifici enormi, a preparare un qualsivoglia regalo per i propri figli?; ed i padri? … sotto l’albero non fate che ci siano solo inutili regali, fate in modo che cominci ad esserci anche IL FUTURO DEI VOSTRI FIGLI, perché se non ci pensiamo Noi, nessuno lo farà.
NESSUNO!.
I marò in Italia per il Natale in famiglia: "Finalmente respiriamo aria di casa".
Roma - (Adnkronos/Ign) - I due soldati, trattenuti da dieci mesi in India con l'accusa di omicidio, sono rientrati a Roma (VIDEO) per quindici giorni di permesso. Non appena atterrati, hanno ricevuto la telefonata di Monti, poi l'incontro con Napolitano. Latorre: "Dai nostri cari il coraggio per andare avanti". Girone: "Siamo fiduciosi".
Roma, 22 dic. (Adnkronos/Ign) - Finalmente a casa. E' atterrato alle 12.48, sulla pista militare dell'aeroporto di Ciampino l'Airbus 319 che ha riportato in Italia Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due marò, trattenuti da dieci mesi in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani, mentre scortavano la petroliera Enrica Lexie nell'Oceano Indiano, tornano a casa per il Natale. A Ciampino, ad attendere Massimiliano Latorre c'erano la sorella Franca, la figlia Giulia, i nipoti Giovanni e Alessandra Urbinello e Cristian D'Addario. Per riabbracciare Salvatore Girone, il padre Michele, la mamma Maria Ferrara, la moglie Giovanna Ardito, la figlia Martina di sei anni e il nipote Michele.
I due fucilieri di Marina sono stati accolti anche dai ministri degli Esteri e della Difesa, Giulio Terzi e Giampaolo Di Paola, insieme al Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. Poco dopo l'atterraggio, il presidente del Consiglio Mario Monti li ha chiamati al telefono per ribadire l'impegno del governo per una definitiva soluzione del caso. Latorre e Girone dovranno presentarsi il 15 gennaio davanti al giudice di Kollam nel processo che li vede imputati di omicidio. Nel pomeriggio di sabato sono stati poi ricevuti al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/I-maro-in-Italia-per-il-Natale-in-famiglia-Finalmente-respiriamo-aria-di-casa_314016498003.html
Che strani che siamo noi italiani, tributiamo a due assassini gli stessi onori che si riservano agli eroi.
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