domenica 23 giugno 2013

IDEM … - Francesco Briganti



Jerry Zucher, nel film Ghost con Patrick Swaize e Demy Moore,  caratterizza il protagonista del film con la risposta “ … idem …” al “ … ti amo …” dell’innamorata. Idem è un pronome latino (idem, eadem, idem; ndr) la cui traduzione italiana è “ lo stesso, la stessa, la stessa cosa; più sinteticamente detto vale un “ anche io! “. Fatta questa premessa, viene gioco sin troppo facile dire ce l’aspettavamo. Il tutto è chiaramente riferito alla vicenda della nostra amatissima campionessa dello sport Josefa Ancheio che, vincitrice di ben trenta medaglie olimpiche è, a tutt’oggi, ministro di questa repubblica. Dal particolare dell’accaduto si evince che la ministra ha dimenticato, lei dice i suoi amministratori, di versare il balzello dell’imu su di una abitazione palestra che, guarda caso, figura come una prima casa. La ministra, assicura noi tutti che, essendo stata da lei, ma io azzarderei nel dire “soprattutto da noi”, scoperta la cosa rimedierà immediatamente provvedendo al pagamento del dovuto maggiorato delle more e degli interessi eventualmente maturati.  Bisogna, è d’obbligo, dire che non potrebbe, neanche volendo, esimersi dal farlo perché se non lo faceseci penserebbe l’autorità costituita ad obbligarla; ragione per cui non v’è alcun merito in questo così come non è una scusante il dire “… non ne sapevo nulla!”. La legge non ammette ignoranza e questo è già esaustivo di per sé: quando poi si ha la furbizia di avere due prime case, una intestata a proprio nome ed un'altra rogitata al proprio marito diventa difficile credere che la cosa non sia stata studiata a tavolino e concordata con quegli amministratori che hanno dimenticato di avvertirla. E’ d’obbligo ancora fare un’altra riflessione e cioè che la ministra Ancheio pagherà oggi con tanta sofferta penitente contrita solerzia quella tassa che non ha pagato prima, ma lo farà con i nostri soldi e cioè traendo la spesa dagli introiti ricevuti come ministra. Oh, so bene che la ministra Ancheio ha di certo soldi suoi al di fuori dello stipendio da parlamentare e ministra, ma è un fatto che, comunque, tale stipendio va ad ingrassare il conto in banca di qualcuno che quel conto in banca l’ha già bello e che oliato evadendo il dovuto al fisco e quindi il così vantato redde rationem alla fin fine non ha alcun costo se non per le nostre tasche. La ministra ANCHEIO si deve dimettere?; “… e perché?” rispondo io.  La Idem, nome omen, ha già dimostrato di essere un’ottima italiana evadendo l’imu, dunque perché esaltare la sua parte tedesca costringendola ad un gesto che di italiano non avrebbe nulla?. La ministra Ancheio deve fare esattamente come i tanti esempi che questo parlamento ci mostra quotidianamente e cioè restare al suo posto come se niente fosse successo  continuando a giurare sulla propria onestà redenta e vidimata, d’altronde, da una confessione e da un capo, per il bene della nazione, coperto di cenere, ma impegnato ai massimi livelli contro la disonestà, la rivalutazione e la salvaguardia delle donne. Idem o Ancheio come vedete non fa differenza!. E poi, siamo sinceri, chi di noi non almeno due prime case quando non tre o quattro; chi di noi potendo evadere un centesimo non lo fa tranquillamente senza troppi complessi di colpa; chi di noi non preferisce dare un pezzo di pane ai propri figli piuttosto che darlo all’erario; chi di noi, ancora, non accende un cero alla Madonna ogni volta che riesce a mettere qualche migliaio di euro nel salvadanaio riservato alla vecchiaia?. Chi di noi, infine, una volta scoperto non si pente e ne riceve benevola acquiescenza dallo stato il quale apprezza e dice a Strozzitalia di trattarci con riguardo?. Come dite?. Lo stato non apprezza il nostro comportamento e non intercede con gli strozzini legalizzati?; non riucite a mettere qualche miglio di euro da parte per la vecchiaia?; siete così fessi da sacrificare i vostri figli per pagare le tasse? . Beh!, che volete farci, VOI MICA AVETE VINTO ALLE OLIMPIADI. 

https://www.facebook.com/notes/francesco-briganti/ancheio-/141535136050424

sabato 22 giugno 2013

Rendiamo noto ciò che la stampa tace.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=492992170777716&set=a.167172016693068.42388.163818167028453&type=1&theater

Sirene, il mistero svelato. - Discoverychannel


Quanto c’è di vero sulla leggenda della mitica sirena? 


In uno speciale che unisce scienza e fiction, "Sirene: il mistero svelato" ripercorre eventi reali e strani fenomeni attraverso la storia di due scienziati convinti di aver trovato i resti di una creatura marina, mai identificata, che avrebbe delle caratteristiche umane.
Basando le loro argomentazioni sull’ipotesi evoluzionistica della 'Teoria della scimmia acquatica', secondo i due scienziati le sirene potrebbero essersi evolute sin dalle prime origini dell’uomo e continuano ad esistere ancora oggi.
Attraverso le immagini realizzate grazie alla computer grafica, le testimonianze, i filmati e le fotografie che dimostrano come potrebbe essere l’aspetto di queste creature, l’affascinante programma indaga sulla possibilità che le sirene esistano realmente e che ancora oggi si nascondano fra le onde dell’oceano.

Ecco il video inquietante che ha mandato in onda durante la trasmissione:
Sarà vero?
Di sicuro sappiamo che ne parla la mitologia, e che esistono moltissime raffigurazioni di sirene ad opera di tutte le civiltà esistite sulla terra.
Sirena assira a due code.
oannes-sumeri
Uomo pesce sumero.
sirene-umanoidi-acquatici-09
Sirene ritrovate in una grotta egiziana munite di lance e retini.

venerdì 21 giugno 2013

I bimbi sono imprevedibili...



Prima si spaventa e poi ride.

ULTIM’ORA: DEPUTATO M5S MINACCIATO IN AULA.

Un’ora fa il deputato Stefano Vignaroli aggiornava così il suo profilo facebook:
« A 5′ minuti dal voto di fiducia e dopo aver applaudito un intervento del PD che ci aveva criticato mi si avvicina un giovane deputato del PD e mi dice con tono quasi amichevole : ” Se applaudi ironicamente un nostro intervento non meravigliarti se poi in aula o FUORI DI QUI ti arriva qualche epiteto o TI SUCCEDE QUALCOSA”. Io: “grazie della minaccia”, lui “non è una minaccia è un consiglio” … “grazie del consiglio”… complimenti, ancora non capiscono che non perdo la calma facilmente con questi mezzucci. »
Immediata la solidarietà espressa dagli utenti che stanno pressando Stefano per sapere il nome del deputato del Pd dal comportamento tipicamente ‘mafioso’.

Governo Letta, prima fiducia su decreto emergenze. M5S: “Contro nostre proposte".

Deputati Movimento 5 stelle


Franceschini cambia idea nel giro di 24 ore: "Siamo stati disponibili ad aperture, ma per i Cinque Stelle non è stato sufficiente". Rabbia dei deputati grillini: "Avevamo chiesto di stralciare articoli su Tav e una variante di valico in Liguria. Prendono in giro gli italiani". Per il voto a Montecitorio salta il Consiglio dei ministri di venerdì.

Il governo porrà la fiducia sul decreto legge sulle emergenze ambientali. Sarà la prima chiesta dall’esecutivo guidato da Enrico Letta. Nonostante i proclami di mercoledì (testualmente: “Non abbiamo nessuna volontà né necessità politica di mettere la fiducia”) il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini cambia idea e mette il decreto sulla corsia d’emergenza, è il caso di dire. Il motivo è piuttosto semplice. Sul decreto il Movimento Cinque Stelle aveva avviato una dura battaglia, arrivando all’ostruzionismo e agli interventi personali di un minuto di tutti i deputati. (che ha portato un deputato di Scelta Civica a perdere la pazienza). Ma dopo un tentativo di accordo nella notte l’intesa è saltata su alcune modifiche concordate al testo. Così il governo ha deciso di “tagliare” tutti gli emendamenti e arrivare velocemente anche al voto perché già lunedì 24 giugno è stato fissato l’inizio del dibattito della terza lettura del provvedimento nell’aula del Senato. E’ prevista anche la mattinata del 25 per l’approvazione finale prima della sua decadenza. A Montecitorio il voto di fiducia è stato fissato per domani 21 giugno alle 11. Dalle 14 (con diretta televisiva) sono previste le dichiarazioni di voto finali. Il voto sul provvedimento, infine, è previsto per le 15,30. L’urgenza del governo è confermata nella nota di Palazzo Chigi: “In considerazione del voto di fiducia alla Camera dei Deputati sul decreto legge numero 43/2013, la riunione del Consiglio dei Ministri, già convocata per le ore 10,00 è rinviata”. 
Di Maio: “Non vogliono far passare le nostre proposte”
L’annuncio del ministro ha provocato l’ulteriore protesta dei deputati grillini. “Stavamo salvando il Parlamento – scrive su facebook il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio – ma pur di non far passare le nostre proposte di pulizia del decreto, il governo preferisce porre la fiducia e far saltare tutti i tavoli”. Di Maio promette: “D’ora in poi nulla sarà più come prima. Si apre l’era del ‘costruzionismo’ in aula, se si pensa che la Camera dei deputati debba diventare un ente notificatore di decreti omnibus, dovranno prendersi le loro responsabilità. Quali? Enrico Letta: ‘Non userò la leva della fiducia per far passare i provvedimenti’. E’ bastato un mese”. L’ostruzionismo dei Cinque Stelle era stato originato dal fatto che, a parere delle opposizioni (alla protesta si era aggiunta anche la Lega Nord), all’interno del decreto ci fossero molte misure diverse tra loro e alcune di queste non riguardassero affatto le emergenze ambientali. Dai rifiuti di Napoli alla ricostruzione post terremoto in Abruzzo, poi l’Expò di Milano, il rilancio dell’area industriale di Piombino, la riforma delle Camere di commercio o l’acquedotto della Puglia.
Ma “di fronte alle emergenze, lo dico a me e ai parlamentari M5S, ogni tattica deve fermarsi e passare in secondo piano” ha spiegato il ministro Franceschini dopo aver annunciato il voto di fiducia. “Non avrei voluto questo voto di fiducia: credo che si debba fare tutti uno sforzo per riportare il voto di fiducia vicino il più possibile alla sua natura costituzionale. E non invece, come avvenuto nel tempo, semplicemente a uno strumento per accorciare i tempi di approvazione dei provvedimenti e in particolare dei decreti. Serve una modifica regolamentare per avere tempi certi di approvazione dei provvedimenti”. Solo 24 ore prima lo stesso Franceschini aveva detto: “Non abbiamo nessuna volontà né necessità politica di mettere la fiducia”. 
Franceschini: “Disponibili ad aperture, ma per il M5S non è stato sufficiente”
“Non avrei voluto fare il mio primo intervento da ministro in Aula in un’occasione come questa” aveva esordito il ministro. E di fronte agli applausi dai banchi dell’opposizione dice: “Non capisco se applaudite perché siete contenti o perché siete talmente imprevedibili…”. Franceschini racconta come si è arrivati a porre la prima fiducia. “Stiamo affrontando la conversione di un decreto del precedente governo che è stato approvato dal Senato sicuramente in tempi lunghi, ma è accaduto anche perché la prima parte dei 60 giorni per la conversione sono stati consumati per la nascita di questo governo. Il decreto arriva alla Camera tardi, con poco tempo a disposizione – ammette il ministro – ma è evidente che un decreto che riguarda le emergenze ambientali non si può rischiare di non convertirlo”. Secondo la ricostruzione di Franceschini “sono stati fatti diversi tentativi ed è stata data disponibilità di apertura in questi giorni da parte del governo e della maggioranza” rispetto alle richieste dell’opposizione e del M5S in particolare. “E’ stata fatta prima una proposta del M5S – continua – di trasporre i punti di modifica condivisi in una nuova proposta di legge da calendarizzare in Aula. Ma questa mattina è stato comunicato che questa proposta non era più sufficiente e bisognava modificare in alcune parti non condivise il decreto. Il comitato dei nove ha dunque indicato quattro punti introdotti al Senato, da eliminare. Il governo ha dato la disponibilità anche a rinunciare a un punto cui teneva molto”. Ma anche questa volta “sono state fatte alcune richieste non condivise, anche se legittime, come condizione per far cessare l’ostruzionismo: senza modifiche aggiuntive e non condivise il M5S non avrebbe consentito l’approvazione del dl entro stasera” per mandarlo al Senato lunedì pomeriggio e convertirlo entro martedì, quando scade. Saltato l’accordo, il governo ha deciso di porre le fiducia. “In queste ore – nota tra l’altro Franceschini – mi è capitato anche che mi sia stato chiesto da un gruppo di opposizione, di porre la fiducia”. Secondo i Cinque Stelle il gruppo in questione è quello di Sinistra Ecologia e Libertà.
Villarosa: “Le tattiche le conoscete voi. Non prendete in giro gli italiani”Nell’Aula di Montecitorio la replica è affidata al deputato Alessio Villarosa: “Le tattiche parlamentari le conoscono bene altri qua dentro e potete dire quello che volete – scandisce rivolto verso Franceschini – ma i terremotati dell’Emilia sanno quanto siamo attenti a questo tema. Non siamo noi, ma voi, a fare tattica. Non prendete in giro gli italiani. Vergogna!”. Villarosa, visibilmente alterato, sbatte il microfono e riceve l’applauso del gruppo M5S. ”Dare la colpa al Movimento 5 Stelle è quantomeno meschino – sbotta il capogruppo Riccardo Nuti, lasciando l’Aula – Bastava che il governo dicesse che ha sbagliato”.
La rabbia dei deputati del Movimento Cinque Stelle così prende corpo sui social network. “Supercazzola del ministro Franceschini! Il Governo anziché ascoltare le richieste del Parlamento e del M5S chiede la fiducia.Vergogna!”: oltre a questo post di Manlio Di StefanoGiulia Di Vita tra gli atri commenta: “Trattativa fallita, il governo scarica la responsabilità sulla minoranza dopo che non hanno accolto nemmeno mezza delle due nostre richieste”. “Franceschini in aula sta facendo un discorso alla supercazzola dicendo che il Governo mai avrebbe voluto mettere la fiducia e invece mettono la fiducia. Sel, l’opposizione finta che vuole ridare al Parlamento centralità ha chiesto, privatamente, il voto di fiducia al Governo! Vergogna! Basta ricatti, vogliamo che sia il Parlamento a legiferare!” commenta anche Alessandro Di Battista
“Ora guerra”, “Franceschini sciacallo”. Le bacheche Facebook dei deputati 5 Stelle si riempiono di messaggi “bellicosi”. “Sono incazzatissimo – si legge su quella di Claudio Cominardi – E’ stato posto il voto di fiducia al decreto emergenza ambientale nel quale sono state inserite una marea di porcate. Il ministro Franceschini in Aula si è comportato da sciacallo, si è nascosto dietro le tragedie umane dei terremotati per giustificare l’atto politico. Vergogna!”. “Noi abbiamo chiesto di togliere gli articoli che riguardano Tav e terzo valico dei Giovi – racconta Matteo Mantero – Non vogliamo che queste cose passino infilate sotto banco in un decreto sulle emergenze, quando non hanno nulla di emergenziale, di queste cose si deve discutere in aula, abbiamo il diritto di poter fare il nostro lavoro. Il governo non ha sentito ragioni, e metterà la fiducia. Oggi il Parlamento è stato svuotato di ogni suo potere. Questo è presidenzialismo di fatto, il governo decide, il Parlamento ratifica, la fine della democrazia parlamentare!”. “E meno male che quelli che ‘non dialogano’ siamo noi” commenta Michele Dell’Orco
Il tentativo di accordo. Saltato
In effetti da una parte la conferenza dei capigruppo di Montecitorio aveva deciso all’unanimità di “ripulire” il testo dagli emendamenti e porre al voto dell’Aula il testo “quasi originale”. E infatti il vicepresidente Di Maio aveva esultato: “Un successo del Parlamento e del M5S, più ostruzionismo il nostro è stato ‘costruzionismo’”. Dall’altra parte i Cinque Stelle si erano riuniti per poi chiedere lo stralcio di due articoli che riguardano le grandi opere, Tav e variante di Valico, per garantire lo stop all’ostruzionismo. Ma su quest’ultima richiesta il governo ha detto no.
I più accesi difensori di Franceschini sono i deputati democratici: “Tristi scene da Prima Repubblica del neonato gruppo alla Camera L5S: Lega 5 Stelle” ironizza Dario Ginefra dopo gli interventi di Lega e Cinque Stelle. Andrea De Maria e Stefano Esposito parlano invece di comportamento irresponsabile dei parlamentari del Movimento che “obbliga” il governo a porre la fiducia: ”Il loro atteggiamento avrebbe portato a far pagare un prezzo inaccettabile sulla pelle dei terremotati”. 
In realtà i Cinque Stelle non sono soli. “Ultimo atto della farsa di questo governo – commenta Jonny Crosio, senatore della Lega – Con il ricorso alla fiducia stiamo replicando l’esperienza ‘Monti’. Oltre all’imbarazzo di paragonare la spazzatura di Napoli all’emergenza terremoto in Emilia vediamo un governo che deve porre la fiducia per coprire questa nefandezza. Devono andare a casa”. . “Soprattutto nel passaggio al Senato, il decreto è stato infarcito di ‘marchette’ per centinaia di milioni di euro – dice Guido Crosetto – coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia - Se è vero che mancano risorse, forse si sarebbe dovuta cogliere l’occasione del passaggio alla Camera per ripulire il provvedimento. Ma pur di rimanere in piedi, il ‘governo del fare fumo’ è disposto a turarsi, a seconda del giorno, naso, orecchie ed occhi. E comunque sia il ricorso alla fiducia dopo mille parole sul ruolo del Parlamento da parte di Letta è uno dei tanti ossimori cui dovremo abituarci”.

Il generale Mini: “Il governo trasforma la Difesa in un trafficante di armi”. - Enrico Piovesana

Il generale Mini: “Il governo trasforma la Difesa in un trafficante di armi”


Il secondo decreto semplificazioni, che approda in cdm il 19 giugno, contiene una norma che mette i nostri alti ufficiali "al servizio di Finmeccanica, come piazzisti", denuncia l'ex comandante della missione Nato in Kosovo. Verrebbe così "istituzionalizzata" una pratica che già coinvolge i nostri generali in un groviglio di conflitti d'interesse. Anche con paesi "instabili".

“Vogliono istituzionalizzare il ruolo della Difesa come trafficante di armi e piazzista estero al servizio di Finmeccanica, sdoganando il gigantesco conflitto di interessi tra apparato militare e industria bellica”.
E’ durissimo il giudizio del generale Fabio Mini, ex comandante della missione Nato in Kosovo, sul provvedimento inserito nel secondo pacchetto di norme per la semplificazione che verrà discusso mercoledì in Consiglio dei ministri. Una modifica al Codice dell’ordinamento militare che prevede che la Difesa possa “svolgere per conto di Stati esteri attività di supporto tecnico-amministrativo ovvero contrattuale per l’acquisizione di materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale”.
“L’approvazione di questa norma – spiega il generale Mini – ufficializzerebbe una prassi consolidata, ma sottaciuta, che ha sempre visto i nostri generali, in missione all’estero come rappresentanti militari o comandanti di operazioni, attivamente impegnati in attività di promozione e intermediazione per la vendita di armamenti italiani ai governi locali. Anche a me, quando ero rappresentante militare italiano a Pechino, veniva chiesto di promuovere la tecnologia militare italiana presso il governo cinese, ma lo feci con pessimi risultati. Non conosco colleghi che non l’abbiano fatto, e molti, quelli che io chiamo ‘piazzisti’, hanno costruito così le loro carriere e le loro ricchezze“.
Mini spiega come questa attività dei generali italiani venga lautamente premiata da Finmeccanica generando un mostruoso conflitto d’interessi. ”Questi servigi vengono ricompensati con importanti avanzamenti di carriera oppure con un pagamento differito sotto forma di importanti incarichi aziendali e ricchi contratti di consulenza una volta in pensione. Tutti i capi di stato maggiore sono ‘nominati’ da Finmeccanica, a volte perfino i ministri della Difesa, come dimostra il caso Di Paola. Ma penso anche al suo amico Venturoni” (ex capo di stato maggiore ora ai vertici di Finmeccanica, ndr). Per aggirare il divieto di consulenza durante i cinque anni di servizio ausiliario – rivela il generale – molti sanissimi ex capi di stato maggiore diventano improvvisamente inabili, passando subito alla riserva, che non prevede divieti di sorta”.
Oltre a trasformare la difesa della sicurezza nazionale in difesa degli interessi dell’industria bellica nazionale, secondo l’ex comandante della missione Kfor questa norma di semplificazione una cosa la semplificherebbe di certo: “Questo provvedimento faciliterebbe la vendita di armi italiane a governi con i quali è difficile costruire rapporto di intermediazione, cioè governi instabili e coinvolti in conflitti interni come nel caso dell’Afghanistan, della Libia o della Somalia: scenari dove in passato, penso a Mogadiscio, a trafficare armi erano i nostri servizi segreti“.
Paesi “a rischio”, li definisce il generale Mini: a rischio di violare quei princìpi stabiliti dalla legge 185 del 1990 – espressamente richiamata nella norma in discussione – che vieterebbe la vendita di armi a paesi in guerra e a governi non democratici. Princìpi che, in presenza di accordi di cooperazione e assistenza militare, possono essere agevolmente aggirati per risollevare le sorti e i profitti della nostra industria bellica nazionale.
Riceviamo dal ministero della Difesa e pubblichiamo:
Gentile Dott. Piovesana,
la norma cui Lei fa riferimento riguarda attività di supporto tecnico-amministrativo già in uso in molti stati occidentali. Si tratta, in sintesi, di una misura efficace di cooperazione fra Stati (Governo-Governo) limitata però ai governi con i quali esistono accordi di cooperazione con il nostro Paese, molti dei quali già ratificati dal Parlamento. La norma, peraltro, subordina la sua efficacia concreta al pieno rispetto della legge 185/90 – una delle più restrittive e trasparenti in materia –  di realizzare programmi, anche relativi alla fornitura di mezzi e sistemi, unitamente ad altre attività (ad esempio, formazione, addestramento, supporto logistico) da parte delle stesse forze armate. La misura consente di attivare, ma soltanto in presenza dei richiamati stringenti vincoli (politici e normativi), un quadro di facilitazione e di trasparenza a sostegno anche dell’industria nazionale,  come è sempre più spesso richiesto dai nostri partner internazionali,  che subordinano cooperazione industriale e relative acquisizioni a quelle garanzie che solo uno Stato (tramite le sue articolazioni ministeriali, Difesa ed Esteri) può dare. Si tratta, quindi, di consentire al sistema paese, come già da tempo praticato da molte nazioni, anche europee, di accrescere la cooperazione anche industriale nell’area della difesa.
Il testo dell’articolo, tra l’altro, vincola chiaramente le attività alla legge 185/90, garantendo quella legittimità e quella correttezza procedurale che i commentatori da lei citati metterebbero in dubbio.
Cordiali saluti.
Ministero della Difesa - Servizio Pubblica Informazione
Replica Enrico Piovesana:
Prendiamo atto della spiegazione ufficiale cortesemente inviata dalla Difesa, che però, al di là di giudizi e interpretazioni, non smentisce la ferma volontà di introdurre questa misura volta ad “accrescere la cooperazione anche industriale nell’area della difesa”. Per quanto riguarda la trasparenza dell’export militare, derivante dal rispetto della legge 185/90, si attende ancora che il governo renda noto il rapporto annuale 2012 sulle esportazioni di sistemi militari italiani, in grave e incomprensibile ritardo rispetto ai termini di legge che ne impongono la pubblicazione entro la fine di marzo.