martedì 28 gennaio 2014

De Girolamo e incarichi Asl Benevento, “l’ex ministro nel registro degli indagati”. - Marco Lillo e Vincenzo Iurillo

De Girolamo e incarichi Asl Benevento, “l’ex ministro nel registro degli indagati”

L'avvocato: "Allo stato non risulta nessuna comunicazione in merito da parte della procura". L’improvvisa accelerazione di domenica sera, quando la deputata Ncd ha lasciato l’incarico di ministro delle Politiche Agricole, ha tenuto banco nei discorsi degli addetti ai lavori. Il motivo ufficiale traballava davanti a un dato: l’inchiesta della Procura di Benevento ha sterzato verso le vicende contenute nelle registrazioni di Felice Pisapia.

Non ci sono conferme ufficiali ma nemmeno smentite. L’ex ministro sarebbe indagato dalla Procura di Benevento. L’improvvisa accelerazione di domenica sera, quando Nunzia De Girolamo ha lasciato l’incarico di ministro delle Politiche Agricole, ha tenuto banco nei discorsi degli addetti ai lavori. Il motivo ufficiale (il governo non ha difeso la mia onorabilità) traballava davanti a un dato: l’inchiesta della Procura di Benevento sugli affari dell’Asl ha da giorni sterzato verso le vicende contenute nelle registrazioni a tratti difficilmente comprensibili di Felice Pisapia ma spiegate nei dettagli dalle inchieste del Fatto Quotidiano.
I magistrati hanno sentito una mezza dozzina di persone sulla storia del bar dell’ospedale Fatebenefratelli, infine affidato alla cugina e allo zio di Nunzia. E l’altro filone di indagine oggi dovrebbe entrare nel vivo. I pm Giovanni Tartaglia Polcini, Nicoletta Giammarino e Flavia Felaco hanno ascoltato la dirigente del Provveditorato Asl Emma Bianco e oggi sentiranno Giovanni de Masi, caposervizio provveditorato, sulla questione della gara da 4 milioni all’anno per il 118. Ed è stato anticipato a giovedì l’interrogatorio di Felice Pisapia. Forse porterà 30 ore di nuovi colloqui. In mattinata il procuratore capo Giuseppe Maddalena ha riuniti tutti gli inquirenti: i sostituti, il tenente colonnello della Finanza Luca Lauro, i due commercialisti Stefania Viscione e Massimo Zeno, firmatari della perizia sulle prime dodici pagine di trascrizioni delle conversazioni in villa De Girolamo ‘liberate’ dal segreto. Alcuni investigatori, di fronte alle domande dei giornalisti, lasciano filtrare ai cronisti consigli del tipo: “sarebbe più corretto scrivere che Nunzia De Girolamo non risulta indagata”.
L’avvocato dell’ex ministro, Angelo Leone, sottolinea però che “allo stato non risulta nessuna comunicazione in merito da parte della procura”. Nessuna comunicazione però non vuol dire che il deputato del Ncd non sia stato iscritto in segreto. Una cautela dovuta non solo al ruolo pubblico ma anche alle difficoltà dell’inchiesta che deve affrontare subito un paio di salite non da poco. Un investigatore, lontano dai taccuini, fa notare che c’è un problema di utilizzabilità della registrazione a tradimento che incastra l’ex ministro: è difficile usare una conversazione registrata di nascosto da un privato cittadino per ipotizzare reati contro un parlamentare. La legge non lo vieta. Ma sarebbe costituzionalmente dubbia un’interpretazione che permettesse di usare la registrazione ambientale fatta da un privato contro un deputato mentre certamente non è utilizzabile, senza autorizzazione della Camera, quella fatta da un pm. Ben diversa la posizione degli altri partecipanti alle riunioni del ‘direttorio’che non possono pretendere che si estenda alle loro parole l’immunità del deputato.
Quale reato potrebbe entrare in gioco? Il pm Giovanni Tartaglia Polcini nell’interrogatorio, mentre Felice Pisapia gli raccontava le manovre del cosiddetto (dal Gip Cusani) direttorio partitico-politico di cui facevano parte i collaboratori del ministro e i manager della Asl nel luglio 2012, ragiona ad alta voce con l’indagato sulle ipotesi di reato possibili: voto di scambio o almeno abuso di ufficio. C’è però un altro reato che potrebbe essere contestato: si chiama “induzione indebita a dare o promettere utilità”. È stato introdotto a novembre dalla legge Severino, n. 190 del 2012, che ha inserito dopo la concussione il nuovo articolo 319 quater che punisce “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità”. Grazie a una sentenza recente della Cassazione questo reato è ritenuto applicabile anche alle condotte precedenti al novembre 2012. Un magistrato che scrive sul Sole24Ore ha commentato quella sentenza: è proprio il pm Tartaglia Polcini. Se si considerasse applicabile quella norma, De Girolamo – è l’ipotesi -potrebbe essere considerata un pubblico ufficiale, in qualità di deputato, che abusa della sua qualità chiedendo di inviare i controlli all’ospedale per indurre il Fatebenefratelli a dare allo zio il bar.

MASTRAPASQUA IMPERMEABILE – IL BOIARDO NON SI DIMETTE.

SARA’ DURISSIMO PER LETTA FARLO SLOGGIARE - "I NAS NON SONO LA BIBBIA, LASCIAMO DECIDERE I TRIBUNALI" - "ATTUALMENTE HO 9 INCARICHI NON 25 COME SCRIVONO" (ALLORA CAMBIA TUTTO…)
Risponde al telefono Antonio Mastrapasqua e premette che lo fa solo per cortesia. Non ha nessuna intenzione di parlare. Non vuole essere intervistato. Poi si sfoga, rigetta le accuse e spiega le sue ragioni in questa conversazione con Repubblica.
Come sta, presidente?
«Come sto? Il mio umore dipende da voi»
Abbiamo pubblicato le accuse dei Nas. È tutto documentato. Ci sono le carte.
«Ho letto. Come ha visto non ho reagito e non mi lamento. Ho un buon carattere, forse troppo buono. Altri si dimenano, accusano, minacciano. Io non ho detto una parola. Non so se ho fatto bene o no».
Come fa ad essere sereno con le accuse che le muove la Procura di Roma? I reati ipotizzati sono truffa, abuso d'ufficio, falso ideologico.
«Mi dicono che la Procura stia chiudendo la cosa. Ecco perché sono sereno. Contrariamente a come mi dipingete sono un uomo mite e moderato. Taccio, sto fermo e aspetto».
Ma lei ha letto le contestazioni? Sono fatti precisi, documentati.
«Sì, le ho lette. Ma non riguardano me. Si vada a leggere il caso precedente. Sono due indagini fotocopia. La prima è durata quattro anni, un tempo enorme. E sapete come si è conclusa? Proclamando la mia totale estraneità. Poiché la seconda inchiesta è la fotocopia della prima, mi aspetto lo stesso esito».
Dunque, per questo lei è così tranquillo?
«Oddio, proprio sereno in questo Paese non è mai nessuno. Ma io sì perché sono cresciuto nella logica che se non fai nulla di male, non devi temere nulla di male».
Senta, ma quei venticinque incarichi che lei ricopre non sono un po' troppi? Molti sono tra loro in evidente conflitto di interessi. Non se n'è mai accorto?
«Dite pure che sono quarantacinque i miei incarichi! Chi dice e scrive questa cose non sa nemmeno leggere una visura camerale. Ma se non sanno leggerla dovrebbero andare da un commercialista e farsi spiegare le cose ».
Vuol dire che lei non è seduto su tutte quelle poltrone? Lei non ha tutti gli incarichi che risultano dalle visure camerali?
«Quegli incarichi sono veri. Ma le camerali si compilano a stratificazioni. E lì ci sono tutte le cariche che ho avuto negli ultimi quindici anni di lavoro. Ha capito bene? Tutte quelle che ho avuto in quindici anni di lavoro. Non quelle che ho oggi».
Quali le sono rimaste, allora? Dov'è seduto oggi?
«Sono il presidente dell'Inps e il vicepresidente di Equitalia, per effetto di patti parasociali, e di Idea Fimit, sempre per patti parasociali che risalgono a prima che arrivassi io all'Inps. Questo è».
Questo è? Ma lei è un collezionista di incarichi. Quali sono i collegi sindacali di cui è presidente o membro? Questi li considera? Qui ci sono anche i potenziali conflitti di interesse.
«Guardi, io faccio parte di uno studio professionale e non l'ho abbandonato. A differenza di quello che fanno tutti gli altri, anche personaggi famosi, quando assumono un incarico pubblico che intestano l'attività professionale alla moglie, io non l'ho fatto».
Perché non l'ha fatto?
«Perché la legge dice che non sono incompatibili e quindi non ho dovuto intestare nulla a nessun altro. Si informi! La legge non vieta al presidente dell'Inps di far parte di un collegio sindacale».
Così nascono tutti i suoi incarichi? Solo perché la legge non li vieta esplicitamente? Ci sono anche ragioni di opportunità.
«Il mio studio professionale ha sessanta anni. È lo studio della mia famiglia. I clienti hanno da noi i collegi sindacali e io ci sono ».
Di quanti collegi sindacali è membro o presidente? Se li ricorda?
«Di sei. Non di sessantasei o di seicentosessanta. E sono tutti incarichi che ho assunto dal 2004. Punto».
Allora me li dica i collegi. «Adr Engineering, Autostrade per l'Italia spa, Coni servizi, Loquenda, Mediterranean Nautilus Italy, Eur Tel. Ecco. Tutto qui. Ecco il mostro! Proprio stasera c'è chi mi ha detto che ho sbagliato a non ribattere, che avrei dovuto farlo. Ma io non sono capace. D'altra parte ciascuno di noi ha il proprio carattere. Io so leggere le visure camerali, ma non so scrivere due righe. Così nasce il mostro».
Presidente, devo insistere: ci sono accuse precise, altro che mostro.
«E io le ripeto che non riguardano me quelle accuse. Gliel'ho già detto».
In questa storia è coinvoltol'Inps, l'istituto delle pensioni di tutti gli italiani. È questo che colpisce l'opinione pubblica
«Non mi risulta che l'Inps sia coinvolto».
Ma se c'è stata una cessione di crediti inesigibili dell'Ospedale israelitico, di cui lei è il direttore generale, proprio all'Inps di cui lei è presidente. Le pare normale? Corretto? Regolare? Qui non vede il conflitto di interessi?
«Non è così. Me lo dovete dimostrare che questa vicenda riguardi l'Inps».
Ci sono i crediti inesigibili ceduti all'Istituto di previdenza. È scritto nelle carte.
«Le ripeto che non è così. Senta, tutte le fatture cedute hanno avuto una certificazione da parte delle Asl o della Regione Lazio. Tra l'altro sono cose che risalgono al ‘99, quando io avevo ancora i pantaloni corti...
Piuttosto, dica lei quanti istituti sanitari nel Lazio hanno certificato i crediti ceduti. Lo sa? Le rispondo io: sono zero su zero. Noi abbiamo certificato il 100 per cento. Vada al Santa Lucia o al Fatebenfratelli a chiedere quante fatture hanno certificato. La riposta gliela posso anticipare io: zero».
Ma c'è l'inchiesta, ci sono i risultati dell'indagine dei Nas dei carabinieri.
«I Nas fanno il loro mestiere, ma non sono la Bibbia».
Ha pensato di dimettersi in questi giorni? Da più parti le si chiede di fare un passo indietro perché non vi siano ombre nella gestione delle pensioni degli italiani.
«No, assolutamente no. Non ci ho proprio pensato. Perché dovrei farlo? Io ho il massimo rispetto per i Nas e i carabinieri ma non le sembra un po' eccessivo che per un'informativa dei Nas uno si debba dimettere o suicidarsi? Con questo sistema si manderebbe a casa il presidente del Consiglio o il presidente della Repubblica».
I fatti, presidente. I fatti per cui lei è indagato sono accaduti o no?. I Nas li hanno accertati.
«Abbia pazienza, questo è ancora uno Stato di diritto. Dunque lo decideranno i Tribunali non i Nas».
Lei ha parlato con il presidente del Consiglio Letta? Con il ministro del Lavoro Giovannini? Cosa le hanno detto? Le hanno chiesto di lasciare il suo incarico?
«Ma cosa mi chiede? Dove vuole arrivare? Ho risposto solo perché sono educato. Ma ora mi fermo qui».

GHEDDAFI HA STUPRATO CENTINAIA DI RAGAZZINI E RAGAZZINE NEL COVO SEGRETO, SOTTO EFFETTO DI ALCOL, COCA E VIAGRA.



Sono passati oltre due anni dalla cattura e dall'uccisione del dittatore libico Gheddafi. La sua brutalità viene scoperta lentamente e ora spunta fuori che tra le sue vittime ci sarebbero centinaia forse migliaia di ragazzine che nei suoi 42 anni di regno sono state picchiate, stuprate e costrette a diventare schiave di sesso.

Molte erano vergini rapite a scuola e all'università, tenute prigioniere per anni in un covo segreto nascosto nell'Università di Tripoli o in uno dei suoi tanti palazzi. Qui, dove violentava regolarmente anche quattordicenni, Gheddafi si è rintanato nei 26 mesi successivi alla sua deposizione. Il luogo viene mostrato per la prima volta nelle foto del documentario sulla BBC 4.
Qui dentro le ragazzine venivano educate alla pornografia prima di passare per le grinfie del capo e, quando riuscivano a scappare, venivano rigettate anche dai parenti "profondamente religiosi" perché era stato leso l'onore della famiglia.
Mentre per le strade si celebrava la morte di Gheddafi, il governo di transizione si sbrigava a isolare il posto, temendo che l'oscenità causasse ulteriore imbarazzo alla Libia e facesse inorridire l'Occidente.
In una stanza c'è un letto e una lampada, il decoro anni 70 e una jacuzzi sudicia, tutto rimasto così come il dittatore lo aveva lasciato. Peggiore è la stanza ginecologica, dove le giovani vittime venivano esaminate per accertasi che non avessero malattie, e dove abortivano se erano rimaste incinta.
Triste dire che queste erano le più fortunate, molte altre sono morte.
Il suo modus operandi era il seguente: Gheddafi faceva lezioni nelle università e nelle scuole, intanto identificava le ragazze più carine, poi, prima di andarsene, dava un buffetto a quelle che aveva selezionato. Più tardi le sue guardie del corpo le avrebbero rapite. Se la famiglia si fosse opposta, l'avrebbe sterminata.
Una insegnante ricorda che le ragazze erano molto piccole: «alcune avevano 14 anni. Sceglievano la ragazza che voleva lui. Non avevano pietà neanche se erano poco più che bambine».
Una madre racconta che la comunità nei pressi dell'Università di Tripoli viveva nel terrore quando veniva annunciata una visita del Colonnello: «Una non l'abbiamo più ritrovata, nonostante il padre e i fratelli la cercassero. Un'altra fu ritrovata tre mesi dopo essere stata prelevata, ferita, stuprata e lasciata in mezzo a un parco, praticamente morta».
Ancora oggi i libici hanno timore a menzionare la depravazione del vecchio leader, per via delle ripercussioni dei suoi seguaci.
Ma una ragazza, ripetutamente violentata dal despota quando aveva 15 anni e per sette anni, ha raccontato tutto. Fu scelta per portare dei fiori al colonnello quando si presentò nella sua scuola di Sirte, 350 miglia a est di Tripoli.
Lui le diede un buffetto che lei considerò un gesto paterno, ma il giorno dopo tre donne in uniformi militari, si presentarono dai suoi genitori dicendo che lei era stata scelta per fare altri omaggi floreali. Invece fu portata nel covo, dove lui ordinò alle soldatesse: «Preparatela».
La ragazza fu spogliata, le fecero le analisi del sangue, la depilarono tutta, tranne al pube. Le misero una minigonna e la truccarono, la condussero nella stanza dove Gheddafi la aspettava nudo sul letto. Quando lei provò a fuggire, le soldatesse la bloccarono e la sbatterono sul letto. Fu tenuta lì e violentata per sette anni, riuscì a fuggire quando una porta fu lasciata incidentalmente aperta.
Pieno di cocaina, alcol e viagra, Gheddafi la abusò senza pietà: «Non dimenticherò mai quella prima volta in cui violò il mio corpo e la mia anima» dice la vittima.
Ci sono voluti mesi di trattative affinché i documentaristi avessero accesso a tali informazioni.
Insieme ai dissidenti, le ragazze spesso venivano uccise e messe nei freezer, così poteva controllarli. Era anche molto paranoico e un chirurgo brasiliano ha raccontato di avergli fatto, in un bunker, di notte, un intervento di liposuzione e un altro che gli togliesse le rughe. Il Colonnello non volle l'anestesia per paura di essere avvelenato.
Creò anche un esercito di guardie del corpo, tutte donne, alcune facevano sesso con lui ed erano costrette ad assistere a barbare esecuzioni.
Una di loro ha ammesso:« Ci ha prelevato e ci ha costretto a testimoniare l'uccisione di 17 studenti. Non ci era concesso gridare. Dovevamo essere allegre. Li hanno uccisi tutti, uno ad uno».
Una volta passate per il dittatore, le ragazze erano cedute ai suoi figli e ad altri alti ufficiali, che potevano continuare ad abusarne. Qualcuna di loro si è poi suicidata.
Nel covo di Gheddafi ci finivano anche ragazzi, sempre abusati.
Nuri Al Mismari, al fianco del dittatore per 40 anni, racconta: «Era terribilmente deviato sessualmente. Andava con ragazzi giovani, chiamati "services group". Tutti ragazzi e guardie del corpo. Un harem per il suo piacere».
Baha Kikhia, la vedova dell'allora Ministro degli esteri libico, racconta che suo marito scomparve e, a regime caduto, trovò il suo corpo nel freezer:« Gli piaceva tenere le vittime in frigo. Spesso andava a fare loro una visita. Erano come dei souvenir macabri. Li toccava e si sentiva onnipotente. Alcuni sono rimasti lì dentro per 25 anni»
Storyville: Mad Dog - Gaddafi's Secret World andrà in onda sulla BBC4 il 3 febbraio alle 22.

Caso Mastrapasqua, Elsa Fornero: "Quando ero ministro cercai di sostituirlo ma ci furono troppe resistenze".

mastrapasqua fornero

Racconta di averci provato ma di essersi scontrata contro resistenze troppo forti. Una proposta di riorganizzazione della governance dell'Inps, avanzata ai tempi in cui era ministro del Lavoro, che si era arenata perché non piaceva a molti.
Elsa Fornero interviene così sul caso del presidente dell'ente previdenziale italiano Antonio Mastrapasqua, indagato dalla procura di Roma per abuso di ufficio e falso ideologico.
"L'obiettivo - spiega l'ex ministro a La Stampa - era una gestione più trasparente dell'Ente e a tal fine venne istituita una commissione ad hoc per rivedere la struttura. Purtroppo però, nonostante i vari impulsi ricevuti, la politica impedì il rinnovamento".
Il nuovo piano organizzativo dell'Inps voluto dal governo Monti prevedeva "una gestione più decentrata del potere, perché non si può avere troppo potere concentrato in una singola persona", spiega Fornero. "Fu proprio questa l'indicazione della commissione composta da personalità con competenze trasversali e specifiche. C'erano un giudice della Corte dei Conti, un membro del Consiglio di Stato e un professore della Bocconi. Il loro giudizio fu unanime: quello di Antonio Mastrapasqua era un ruolo 'monocratico'.

lunedì 27 gennaio 2014

Occhi azzurri, carnagione scura: com'eravamo nel Mesolitico


Occhi azzurri, carnagione scura: com'eravamo nel MesoliticoRicostruzione dell'aspetto di La Brana 1: sono evidenti i tratti somatici misti, con carnagione scura e occhi azzurri (Cortesia Vidal Encina)


Le analisi del genoma di un uomo vissuto in Europa 7000 anni fa, in un periodo che precede l'arrivo dell'agricoltura e delle tecniche di allevamento dal vicino Medio Oriente, mostrano un misto di caratteri somatici africani e scandinavi e un'intolleranza al lattosio, lo zucchero contenuto naturalmente nel latte. 
Occhi azzurri e pelle scura: erano probabilmente questi alcuni dei tratti somatici di La Braña 1, un uomo il cui scheletro fossile risalente al Mesolitico è stato scoperto nel sito archeologico di La Braña-Arintero, nei pressi di León, in Spagna. Lo ha stabilito una ricerca pubblicata su “Nature” da Carles Lalueza-Fox del Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo (CSIC) e colleghi di un'ampia collaborazione internazionale, sulla base dell'analisi del genoma di quest'uomo del passato, il primo genoma che è stato possibile ricavare dai resti di un cacciatore-raccoglitore europeo, cioè di un individuo vissuto in Europa prima dell'avvento dell'agricoltura.


La Braña 1 è rimasto sepolto per 7000 anni in una zona montuosa a 1500 metri di quota: proprio la bassa temperatura ha contribuito a determinare l'eccezionale stato di conservazione dei resti, da cui è stato possibile estrarre una quantità di DNA sufficiente per estese analisi genetiche. In una caverna gemella, La Braña 2, è stato trovato un secondo scheletro, conservato un po' peggio del primo, da cui gli autori dello studio contano comunque di ricavare nuovo materiale genetico in una prossima ricerca.

I risultati ottenuti dall'analisi genetica del primo scheletro contribuiscono a fare una luce sulle popolazioni che abitavano l'Europa in una fase cruciale della storia umana. Il periodo Mesolitico, situabile tra 10.000 e 5000 anni fa, che è terminato con l'avvento dell'agricoltura e dell'allevamento del bestiame dal vicino Medio Oriente. Questa trasformazione dell'economia e dei mezzi di sostentamento ha esposto le popolazioni post-mesolitiche a nuovi patogeni, per la vicinanza con gli animali, e ha determinato l'inserimento nella dieta di carboidrati e del latte e dei suoi derivati. 


Occhi azzurri, carnagione scura: com'eravamo nel Mesolitico
Il cranio di La Braña 1 si presenta in ottimo stato di conservazione (Cortesia Vidal Encina)
L'adattamento a queste nuove condizioni ha richiesto un conseguente adeguamento del sistema immunitario e anche degli enzimi necessari alla digestione, reso possibile da una serie di mutazioni genetiche. L'analisi del DNA di La Braña 1 mostra infatti che questo individuo era intollerante al lattosio, lo zucchero contenuto nel latte, coerentemente con l'ipotesi che la capacità di digerire il latte animale sia stata acquisita successivamente all'avvento delle pratiche di allevamento.

Ma a chi somigliava somaticamente La Braña 1? La sorpresa più grande è stata scoprire che La Braña 1 aveva versioni africane dei geni che determinano la pigmentazione cutanea, il che indica che aveva la pelle scura, sebbene non sia nota la gradazione esatta”, commenta Lalueza-Fox. “Ancora più sorprendente è il fatto che questo individuo avesse variazioni genetiche che portano a occhi azzurri negli europei attuali, producendo un fenotipo unico in un genoma che altrimenti sarebbe chiaramente individuabile come nord-europeo”.


Occhi azzurri, carnagione scura: com'eravamo nel Mesolitico
Lo scheletro di La Braña 1al momento della scoperta (Cortesia Vidal Encina)
Lo studio del genoma fa ipotizzare che le popolazioni attuali più vicine a quella di La Braña 1 siano quelle del Nord Europa, in particolare Svezia e Finlandia. La Braña 1 ha però un antenato comune anche con la popolazione che colonizzò nel Paleolitico superiore il sito di Mal'ta, in Siberia: lo rivela il confronto con l'analisi genetica condotta nel 2013, e illustrata su "Nature", sui resti di un giovane individuo scoperti proprio a Mal'ta e conservati all'Hermitage di San Pietroburgo.

“Complessivamente, i risultati documentano una continuità genetica nelle popolazione dell'Eurasia centrale e occidentale”, conclude Lalueza-Fox. "In effetti, questi dati sono coerenti con quelli ricavati dai resti di altri siti archeologici in Europa e Russia”.


http://www.lescienze.it/news/2014/01/27/news/occhi_azzurri_carnagione_scura_europei_mesolitico-1980654/

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http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/preistorici-con-pelle-scura-e-occhi-blu-190b1c71-9597-4365-ac52-917a14ad3c1b.html