lunedì 3 marzo 2014

Conti pubblici


ll deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista ha scritto uno sconvolgente messaggio su Facebook. Invitando tutti a condividerlo. 
Sono numeri tragici quelli messi nero su bianco dal deputato. 
Ecco di seguito il messaggio:

Facciamo diventare VIRALE questo post ragazzi. Condividiamo come non mai, lo stiamo facendo tutti quanti!

Napolitano blinda il governo e nasconde i conti sotto il ta
ppeto. Per la prima volta nel suo mandato, il presidente della Repubblica ha incontrato il ragioniere generale dello Stato. Perché? Ve lo diciamo noi:

- Debito pubblico: record a 2.074 miliardi, veleggiamo verso il 130% del Pil;

- Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6mila miliardi;

- Pil: atteso un altro -2% quest’anno. Si aggiunge al -2,4 del 2012;

- Rapporto deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%;

- Prestiti delle banche alle imprese: -5% su base annua nei mesi da marzo a maggio. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;

- Sofferenze bancarie: a maggio sono salite del 22,4% annuo a 135,5 miliardi;

- Base produttiva: eroso circa il 20% dall’inizio della crisi;

- Ricchezza: bruciati circa 12 punti di Pil dall’inizio della crisi. 200 miliardi circa;

- Entrate tributarie: a maggio -0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa (a 30,1 miliardi, -2,2%). Nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4% rispetto ai primi 5 mesi del 2012;

- Gettito Iva: -6,8% nei primi 5 mesi del 2013, un vero disastro;

- Potere d’acquisto delle famiglie: -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;

- Disoccupazione: sfondata quota 12,2%, dato peggiore dal 1977;

- Disoccupazione giovanile: oltre il 38%;

- Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, totalmente inattivi;

- Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);

- Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione.

https://www.facebook.com/TuttiConMarcoTravaglioForever/photos/a.641938789149640.1073741837.438277562849098/643079882368864/?type=1&theater

domenica 2 marzo 2014

Bollette, il conto salato dell'energia non consumata. I costi occulti.


Si chiamano "oneri generali di sistema", valgono 14 miliardi di euro e non hanno nulla a che vedere con i consumi. Dallo smaltimento del nucleare agli sconti alle Ferrovie dello stato. Sui quali paghiamo le tasse due volte.

Forse non tutti sanno che nella bolletta della luce paghiamo abitualmente contributi per l’incenerimento dei rifiuti, per il vecchio nucleare da smantellare, forniamo sussidi alle acciaierie, incentivi per le rinnovabili, i pannelli solari, le pale eoliche, le centrali a biomasse e persino gli scarti delle raffinerie. Voci estranee al consumo di energia di nostra pertinenza o i servizi di rete. Sulle quali paghiamo due volte le tasse.
Si chiamano "oneri generali di sistema" e valgono 14 miliardi di euro, Ovvero, 230 euro per ogni cittadino italiano, pari al 20% dell'intera bolletta. 
La questione viene riproposta all'attenzione dei consumatori da un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, che segnala una peculiarità del sistema italiano: la tassa sulla tassa, una tassa al cubo, per intenderci, perché sugli incentivi, si pagano le imposte. Scrive Rizzo: "L’Iva viene infatti applicata sull’importo lordo comprensivo dell’accisa (l'imposta erariale di consumo, ndr): il risultato è che le famiglie pagano ogni anno sulle bollette elettriche almeno 130 milioni di imposte su una imposta". 
Le principali componenti della categoria degli oneri generali sono le voci: 
A2. Per lo smaltimento delle centrali nucleari
Chiuse con il referendum nel 1987, oltre venticinque anni fa. Se ne sta occupando la Sogin, società pubblica con quasi 900 dipendenti, che contineremo a pagare fino al 2021, ci ricorda Rizzo. Un conto salato, che solo l’anno scorso è costato agli italiani 149 milioni di euro.  
A3. Fonti rinnovabili e assimilati.
La dicitura della componente A3, sembra garantire una finalità "buona" ai nostri contributi extra-consumo. Di fatto però consente di finanziare un universo ben più ampio delle sole fonti rinnovabili. Tra queste infatti sono inseriti anche i cosidetti impianti di produzione di energia assimilati ad esse, ovvero quelli di cogenerazione (cioè la produzione combinata di energia elettrica e calore), quelli che utilizzano forme di energia recuperabile in processi e impianti produttivi; quelli che usano gli scarti di lavorazione e/o di processi e quelli che utilizzano fonti fossili
A4 Finanziamento dei regimi tariffari speciali. 
Citiamo ancora il Corriere. "Si tratta di 250 milioni di euro destinati alle Ferrovie sotto forma di sconti tariffari. Li paghiamo da cinquant'anni, quando l'energia elettrica fu nazionalizzata e alcune piccole centrali delle Fs finirono anch'esse all'Enel. In mezzo secolo il conto è stato certo saldato con gli interessi: imperscrutabile il motivo per cui non si è ancora chiuso". 
A5 Attività di ricerca e sviluppo
Una quota pari in tutto 41 milioni, è destinata a finanziare la ricerca finalizzata all’innovazione tecnologica di interesse generale del sistema elettrico. Meno di un sesto degli sconti garantiti alla rete ferroviaria. 
AS Tariffa sociale.
La componente riguarda l'adozione di misure di tutela tariffaria per i clienti del settore elettrico in stato di disagio: il bonus per le famiglie povere. "E' la voce più piccola, per giunta ridotta nel 2012 a un terzo, da 54 a 17 milioni di euro". 

Conclude Rizzo "Ma le brutte notizie non finiscono mai perché il governo di Mario Monti ha deciso di dare fiato alle imprese spostando 780 milioni di peso degli oneri generali di sistema dalle loro bollette a quelle delle famiglie. Le bollette, quindi, aumenteranno ancora".
http://www.quifinanza.it/5842/soldi/bollette-costi-nascosti-oneri-di-sistema.html?ref=virgilio

sabato 1 marzo 2014

Kiev: "La Russia ha inviato 2000 parà". Obama: "L'invasione avrebbe un costo"



Pericolosi venti di guerra in Crimea. Kiev grida all'invasione: Mosca avrebbe inviato 2.000 parà. Dalla Casa Bianca filtra la notizia di un possibile boicottaggio del G8 di Sochi a giugno da parte del presidente Usa. Il presidente ucraino Turcinov accusa apertamente la Russia di voler provocare un conflitto. Putin chiama Merkel, Cameron e Van Rompuy: evitare escalation di violenze.

Non nasconde la sua determinazione Barack Obama quando entra nella sala conferenze della Casa Bianca. Deve parlare di Russia, di Ucraina. Il suo tono è molto deciso e preoccupato: le informazioni che arrivano dalla Crimea non sono molto rassicuranti. 

"Gli Stati Uniti - dice il presidente - sono profondamente preoccupati dalle informazioni di movimenti di militari della Federazione Russa in Ucraina". 
Obama, che ha disertato i Giochi di Sochi, ammonisce Mosca: "Ogni intervento armato nella crisi ucraina sarebbe profondamente destabilizzante per l'Ucraina e potenzialmente pericoloso" e, "sarebbe una chiara violazione dell'impegno russo al rispetto dell'indipendenza, della sovranità e delle frontiere dell'Ucraina, delle leggi internazionali". 
Soprattutto, sottolinea Obama, avrebbe "un costo". Possibile boicottaggio del G8 di Sochi Le questioni sul tavolo sono tante. In più - cosa che se succedesse potrebbe davvero scatenare una serie di problemi internazionali - nella notte, proprio dalla Casa Bianca, è filtrata l'ipotesi che il presidente sta pensando di non partecipare al prossimo vertice del G8 in programma a giugno a Sochi. 
La stessa idea starebbe balendando anche nelle cancellerie degli altri alleati: boicottare il summit. 
Al termine di una giornata contrassegnata da un'escalation di informazioni in arrivo dalla Crimea e da Kiev, il presidente americano ha convocato con un breve preavviso i giornalisti della Casa Bianca e in una breve dichiarazione ha sottolineato che "la Russia ha relazioni storiche con l'Ucraina, comprese relazioni culturali ed economiche, e ha installazioni militari in Crimea, ma ogni violazione della sovranità dell'Ucraina sarebbe profondamente destabilizzante, e questo non è nell'interesse dell'Ucraina, della Russia o dell'Europa". 

"Ogni intervento militare in Ucraina avrebbe un costo" Obama ha quindi sottolineato che un intervento armato russo sarebbe una "interferenza in questioni che devono essere determinate dal popolo ucraino" e "solo pochi giorni dopo che il mondo è andato in Russia per i giochi olimpici, susciterebbe la condanna delle Nazioni del mondo. 

E, certamente, gli Stati Uniti saranno accanto alla comunità internazionale nell'affermare che ogni intervento militare in Ucraina avrà un costo". 
"Alcuni giorni fa ho parlato con il presidente Putin e la mia amministrazione è stata in contatto ogni giorno con i dirigenti russi, e abbiamo messo in chiaro che potrebbero essere parte degli sforzi della comunità internazionale per sostenere la stabilità e il successo di un'Ucraina unita, che è nell' interesse del popolo ucraino ma anche della Russia", ha detto ancora il presidente americano, aggiungendo che "la situazione rimane molto fluida. 
Il vice presidente Biden ha appena parlato con il primo ministro ucraino, per rassicurarlo che in questi momenti difficili gli Stati Uniti sostengono gli sforzi del suo governo e la sovranità territoriale, l'integrità e il futuro democratico dell'Ucraina". Kiev: Mosca ha inviato 2mila parà in Crimea Tensione altissima, quindi, nella penisola ucraina della Crimea. L'Ucraina accusa Mosca di aggressione dopo l'"invasione", come l'ha definita ieri il ministro dell'Interno di Kiev, di due aeroporti in Crimea. Secondo Kiev avrebbe inviato in Crimea 2mila paracadutisti a bordo di13 aerei militari. Onu, Consiglio di Sicurezza straordinario. Usa: serve mediazione internazionale Convocato su richiesta di Kiev, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha tenuto un vertice di emergenza dove l'ambasciatore ucraino, Iuri Sergeyev ha chiesto "aiuto perché si preservi l'integrità territoriale". L'ambasciatrice Usa, Samantha Power, ha chiesto che si attivi subito una "mediazione internazionale" per tutelare l'incolumità e la sovranità del territorio.  Crimea, il controllo di due aeroporti Da tempo la Crimea vive una situazione difficile. La maggioranza della poplazione è infatti di origini russe, pur facendo parte dell'Ucraina. E la rivoluzione di Kiev, nata soprattutto per il desiderio di avvicinarsi all'Europa, in Crimea non piace. Ieri notte due importanti aeroporti della penisola russofona ucraina sono caduti in mano ai miliziani filorussi: quello della capitale Simferopoli e quello di Belbek, a 20 chilometri da Sebastopoli, dove è di stanza la flotta russa del Mar Nero. Non è ben chiaro se gli autori di questi blitz siano paramilitari filorussi o truppe regolari di Mosca, sulle cui mimetiche non c'è alcun segno distintivo. La flotta di stanza nel Mar Nero ha negato qualsiasi coinvolgimento. Kiev denuncia anche la violazione dello spazio aereo da parte di elicotteri russi.  Il presidente ucraino Turchynov: aggressione Crimea finalizzata all'annessione Già ieri mattina il ministro dell'Interno ucraino, Arsen Avakov, aveva accusato Mosca di "invasione armata". Il neopremieri Oleksander Turchynov aveva lanciato un appello a Putin via TV per lo stop immediato dell'aggressione che, secondo Kiev, avrebbe come obiettivo provocare una reazione ucraina e annettere poi con la forza la Crimea. Le forze di Kiev non hanno più il controllo della penisola  Mosca: passaporto russo ai Berkut, le teste di cuoio accusate di violenze contro i manifestanti  Da Mosca, intanto, ieri è arrivata la direttiva al Consolato Russo di Sinferopoli: rilasciare il passaporto russo ai Berkut, le teste di cuoio accusate di numerosi crimini per reprimere la rivolta filoeuropeista anti Yanukovich. Il presidente deposto da Rostov sul Don ha dichiarato che continuerà a lottare per sconfiggere i "giovani neofascisti" e che non si candiderà alle presidenziali di maggio perchè le considera illegittime. E mentre la Procura Generale di Kiev annuncia di aver spiccato mandati di arresto per una decina di figure di spicco del suo regime anticipa anche che chiederà la sua estradizione dalla Russia. Putin: evitare escalation, necessaria normalizzazione Ieri pomeriggio la notizia che da giorni, se non da settimane ci si attendeva: Vladimir Putin ha rotto il silenzio sull'Ucraina. In una nota il Cremlino riferisce che il presidente ha telefonato al premier britannico David Cameron, alla cancelliera tedesca Angela Merkel e al presidente Ue, Herman Van Rompuy per sottolineare l'estrema importanza di evitare qualsiasi ulteriore escalation di violenza" in Ucraina e "la necessità di una rapida normalizzazione della situazione". "Gli ultimi sviluppi della crisi ucraina - continua il comunicato - sono stati affrontati (nei colloqui) in modo sostanziali.  Yanukovich: no a separazione Crimea da Ucraina, sì a rapporti con Russia E proprio dalla Russia, ieri pomeriggio verso le 14 ora italiana il presidente deposto ucraino Viktor Yanukovich ha tenuto la sua prima conferenza stampa da latitante. L'ex "uomo forte di Kiev" ha fatto sapere che "la Crimea deve rimanere parte integrante dell'Ucraina pur mantenendo legami con la Russia". Di nuovo ha denunciato quello che chiama un golpe per la rottura dell'accordo firmato il 21 febbraio con le opposizioni. Intanto Svizzera, Autria e Lichetenstein hanno congelato i beni di una ventina di leader ucraini. Lui compreso.  Kiev: caccia a Yanukovich e ai suoi fedelissimi Il nuovo governo chiederà alla Russia l'estradizione di Yanukovich mentre cerca i suoi uomini forti all'interno dei confini nazionali. La Procura Generale ucraina ha spiccato mandati d'arresto a carico di dieci esponenti del passato regime tra cui Viktor Pshonka, gli ex ministri dell'Interno e della Giustizia. L'accusa, per tutti, è di concorso in strage.  

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ucraina-obama-kiev-russia-usa-putin-8774cbfb-3112-46f6-a54b-eded47379f02.html

giovedì 27 febbraio 2014

Che schifo. - Rita Pani


Mi affaccio al balcone per sincerarmi che il cumulo di spazzatura sia sempre là. 
Cresce, con le auto che arrivano e lanciano il loro sacchetto senza nemmeno fermarsi. Scivola giù una busta azzurra, che pare viva. 
Sembra voler fuggire, sembra voler non stare al gioco della schifezza; ma impietosamente muore schiacciata sotto le ruote di un camion, lasciando le sue budella melmose sull’asfalto. Prima o poi il probo cittadino scenderà di sotto, nottetempo, e incendierà tutto, cosicché l’acre odore di fumo e diossina si sparga nei nostri polmoni.
“A che punto siamo!” “A che punto siamo?” e non è importante che si affermi o si domandi. 
Lo sconforto è uguale.
Siamo quel cumulo di spazzatura, e siamo in quel cumulo di spazzatura. 
Distratti dalla laboriosa opera dei poteri mediatici, siano essi il governo,  i politici/non politici, la televisione o i giornali. 
Siamo spettatori annoiati di questo teatro mal recitato, dove i ruoli a copione paiono scontati come quelle dei polpettoni sudamericani, che si sa già come andrà a finire tra amori e tradimenti, nascite e morti, ricchezza e povertà, già prima che parta la sigla. 
O l’inno nazionale.
Esattamente come in una fiction recitata all’italiana, cambiano gli attori ma resta la povertà dei testi, lo guardo vacuo nei visi di plastilina di chi al massimo ha imparato che l’attore deve avere almeno due espressioni: una triste e una allegra;  ma non ha imparato bene a utilizzarle. 
Un po’ come George Clooney, che non sai mai distinguere se è un film o la pubblicità di un caffè, nemmeno quando dice al taxista l’indirizzo al quale lo si deve accompagnare.
Da tempo utilizzo quel cumulo di spazzatura, che cambia come cambiano i giorni, come misura dello scempio del paese intero. A nessuno importa un accidente dell’obbrobrio, della puzza, dell’inciviltà che dilaga, della necessità del singolo di trovare un luogo dove abbandonare furtivo la sua spazzatura. 
Non importa nemmeno a chi ci vive accanto, schifato sì, ma abituato, che non si impegna a far quel poco di differenziazione dei rifiuti, “perché chi mi garantisce che poi finisca davvero per essere riciclata?” 
Mentalità figlia del “tanto son tutti uguali” che ha portato tanti a sfiduciarsi, altri a premiare chi diceva d’essere diverso. 
E invece era più uguale degli altri, ormai spinti tutti dalla stessa bramosia di essere padroni del tempo, del piccolo mondo, e delle nostre vite. 
E qualcuno lo dimostra, gettando via le risorse umane indegne del movimento. 
Altri sacchetti sul cumulo. 
O minacciando l’espulsione dal partito. 
Un altro sacchetto. 
Perché il capo non si discute.
E il cumulo di merda nella quale ci si ritrova ad annaspare, aumenta. 
Ma non è importante ripulirla, l’importante è promettere di farlo, con promesse assurde, a tratti esilaranti, alle quali, per fortuna quasi nessuno crede più, fatto salvo il reddito di cittadinanza, che molti giovanissimi elettori traducono con un “pure se non lavoriamo almeno un po’ di soldi ce li danno” (virgolettato, perché tristemente testuale).
Ma che volevo dire? 
Scusate, mi son persa. 
Ah, sì, ora mi sovviene: “Che tristezza, tutto intorno. 
E quanta miseria nella in questa umanità ormai vinta.”
C’è la Chiesa accanto alla spazzatura. 
Sabato porteranno via il monticello, e noi ne faremo un altro, più alto, colorato, puzzolente e deprimente. 
Perché noi, partecipiamo! Noi non molliamo mai.

Rita Pani (APOLIDE)


In ogni caso, tengo a precisare che il capo lo discutiamo eccome!
E, in piena democrazia, il capo accetta.
Cetta

Ecco una breve lista degli espulsi dal PD

ESPULSA DAL PD L’EX SINDACO DI AVIGLIANA, CON LEI VICESINDACO E ASSESSORE.
ACQUI TERME. FERRARIS E GIGLIO ESPULSI DAL PD.
IL GRUPPO DEL PARTITO DEMOCRATICO DEL IV MUNICIPIO DI ROMA HA DECISO DI ESPELLERE IL CONSIGLIERE GIORGIO LIMARDI, A SEGUITO DI UN RIPETUTO COMPORTAMENTO DIFFORME ALLE LINEE DEL PARTITO.
MARIO RUSSO, VALERIO ADDENTATO E ROBERTO MERLINI SONO STATI ESPULSI DAL SEGRETARIO DEL PD PROVINCIALE DI ROMA CARLO LUCHERINI.
AGROPOLI. CARMINE PARISI: “CACCIATO DAL PD PERCHÉ HO DENUNCIATO LA SPECULAZIONE EDILIZIA”.
TROINA. ESPULSI DAL PD DUE CONSIGLIERI COMUNALI, PER AVERE VOTATO IN CONTRASTO CON LE INDICAZIONI DEL PARTITO.
CASTIGLIONE DEL LAGO. ROSANNA GHETTINI, CATERINA BIZZARRI, GIANCARLO PARBUONO E IVANO LISI ESPULSI DAL PD.
TERREMOTO PD ALESSANO: ESPULSI COSIMO DEL CASALE E DONATO MELCARNE.
PIACENZA, BUFERA NEL PD: ESPULSI I SOSTENITORI DI RENZI DALL’ESECUTIVO. SOSTITUITI I DIRIGENTI CON UNA TELEFONATA.
RAPALLO, SONO STATI ESPULSI DAL PD: MARIA CRISTINA GERBI, GIORGIO BRACALI, ALESSIO CUNEO, EMANUELE GESINO, MAURIZIO IVAN MASPERO, MARIA MORRESI, GIULIO RIVARA.
LA SEGRETERIA CITTADINA DI ORTA NOVA HA ATTIVATO LE PROCEDURE PER IL DEFERIMENTO DEL CONSIGLIERE COMUNALE ANTONIO BELLINO ALLA COMMISSIONE DI GARANZIA, ALLA QUALE SARÀ PROPOSTA L’ESPULSIONE DAL PD PER VIOLAZIONE DELLO STATUTO E DEL CODICE ETICO.
SAN MAURO TORINESE, RUDY LAZZARINI ESPULSO DAL PD INSIEME A UN NUTRITO GRUPPO DI COLLEGHI.
CASERTA. RINO ZULLO È STATO ESPULSO DAL PD.
CARMELO MAZZOLA E DOMENICO PRISINZANO SONO STATI ESPULSI DAL PD DI CASTELBUONO.
AFRAGOLA: VALENTINO ESPULSO DAL PD.
SEI ISCRITTI AL PD ALLONTANATI DAL PARTITO PER NON AVER APPOGGIATO MARINI CANDIDATO SINDACO A FROSINONE.
SOLIDARIETÀ A PAOLO DEAN EX SINDACO DI FIUMICELLO E A ROSANNA FASOLO, EX ASSESSORE DELLA GIUNTA DEAN, ESPULSI DAL PD.
TERLIZZI. SEGRETERIA PD: «ESPULSI DAL PARTITO 2
VAL SUSA, IL PD ESPELLE 4 AMMINISTRATORI CONTRARI ALLA LINEA TORINO-LIONE

Peccatori e verginelle. - Marco Travaglio


Diciamo subito che espellere quattro senatori perché dissentono dalle scelte del loro movimento, dei loro leader e della maggioranza dei loro gruppi parlamentari, ma senza aver violato la cosiddetta “disciplina di partito” (o di non-partito), è una pratica assurda e antidemocratica, anche se è stata votata a maggioranza e ratificata dagli iscritti al blog
 di Grillo. 
E, se anche fosse vero che è prevista dal regolamento o dal non-statuto che dir si voglia, vorrebbe dire che è sbagliato e antidemocratico il regolamento, o il non-statuto che dir si voglia. 
Lo scrivemmo quando toccò alla senatrice Gambaro e lo ripetiamo a proposito dei senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana. 
Se Grillo e Casaleggio hanno un po’ di sale in zucca, dovrebbero riunirsi con gli eletti e scrivere un altro non-statuto, più elastico e meno autolesionista, riaprendo le porte agli espulsi per “reato di opinione”. 
E, se gli eletti hanno un po’ di sale in zucca, dovrebbero chiamare i due leader a Roma e pretenderlo. 
È trascorso un anno da quando i 5Stelle entrarono in Parlamento con 163 rappresentanti, sicuramente troppi per la gracile struttura di un movimento così giovane e inesperto. 
Dodici mesi bastano e avanzano per far tesoro dell’esperienza maturata, così com’è avvenuto con la retromarcia sulla tv: all’inizio l’ordine di scuderia era di disertare i talk show perché qualcuno aveva deciso che “la tv è morta”, poi si comprese che era viva e vegeta e gli italiani cominciarono a conoscere, grazie alla tv, i Di Maio, Nuti, Di Battista, Sarti, Taverna, Fraccaro ecc.,e a toccare con mano quanto fosse ridicola la rappresentazione mediatica dei “grillini” come un branco di brubru incolti, xenofobi, decerebrati e telecomandati dalla Casaleggio Associati. 
Più volte, anzi, capitò di vederli metter sotto politici navigati. 
In 12 mesi di impegno parlamentare è nata e cresciuta una piccola classe dirigente – per ora soltanto di opposizione – che ha segnato molti punti al suo attivo, con scelte nobili e di grande effetto (la rinuncia ai soldi pubblici) e battaglie meritorie (le mozioni di sfiducia individuale contro Alfano, Cancellieri e De Girolamo, le campagne contro gli F-35 e il Porcellum, l’ostruzionismo sulla controriforma dell’art. 138 e sul decreto Bankitalia), anche contro il parere dei capi (l’abolizione del reato di clandestinità). 
Questa classe dirigente s’è guadagnata sul campo il diritto-dovere di una sempre maggior autonomia dai vertici, inevitabilmente lontani dalla quotidianità parlamentare: del resto era stato proprio Grillo a dirsi ansioso di tornare al suo vecchio mestiere e a incitare gli eletti a camminare con le proprie gambe. 
Tutto ciò premesso, il problema che i 5Stelle credono di risolvere brutalmente e autolesionisticamente a suon di espulsioni e calci in culo esiste non solo al loro interno, ma in tutti i partiti. 
Ora si sprecano paroloni, lezioni di democrazia da cattedre improbabili (tutti i partiti usano biecamente lo strumento delle espulsioni, anche se nessuno lo scrive), paralleli con il comunismo e il fascismo, citazioni dell’art. 67 della Costituzione (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”). Ma qui la questione è molto più banale e attuale: fino a che punto un partito, o un movimento, o uno o più suoi eletti possono disattendere gli impegni presi con i propri elettori? È vero che ogni parlamentare rappresenta tutta la Nazione, ma non è detto che debba per forza rappresentarla con la maglietta di un partito in cui non si riconosce. 
Se avessero avuto un pizzico di dignità, i senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana, anziché sparare ogni giorno dalle tv e dai giornali contro il Movimento e gli elettori che li hanno paracadutati in Senato, in nome di una linea politica rispettabilissima ma incompatibile con quella che si erano impegnati a seguire, si sarebbero dimessi e iscritti al gruppo misto. 
Oppure, se ne avessero avuti i numeri (come pare avranno tra breve a Palazzo Madama), formare un gruppo autonomo. 
Non ti piace (più) il tuo partito? 
Ti fanno schifo i tuoi compagni? 
Scopri con notevole ritardo che il tuo leader è la reincarnazione di Hitler? 
Vattene, senza aspettare che ti caccino. 
Altrimenti non sei un Solgenitsin, o un Sacharov: sei soltanto uno Scilipoti. 
E, già che ci siamo, sarebbe il caso di risolvere una volta per tutte il dilemma: perché un berlusconiano o un grillino che vuole allearsi col Pd è un figliuol prodigo redento alla democrazia e mosso da nobili slanci da accogliere con il vitello grasso, mentre se uno fa il percorso inverso è un bieco voltagabbana? Paradossalmente, i 5Stelle scontano un sistema di selezione delle candidature molto più “democratico” di quelli praticati dai partiti: i vertici Pdl, Pd, Udc, Lega, Scelta civica, Sel ecc. conoscevano tutti i candidati che han portato in Parlamento grazie al Porcellum: perché se li sono scelti e nominati uno per uno (ne sa qualcosa Renzi, che si ritrova i gruppi parlamentari targati Bersani). 
Grillo e Casaleggio i loro eletti li hanno conosciuti per la gran parte dopo il voto, non prima. Per questo, nei partiti, non muove mai foglia che i leader non vogliano, nemmeno quando compiono scelte contro natura come le larghe intese con B. e poi con Alfano (due volte), nate all’insaputa anzi nel tradimento degli elettori. 
Ci sono, è vero, le riserve indiane tipo i civatiani: ma, giunti al dunque, si allineano sempre: altrimenti verrebbero espulsi anche loro, democraticamente si capisce. 
Da oggi, grazie all’ennesimo autogol dei 5Stelle, assisteremo alla solita sceneggiata dei partiti più antidemocratici d’Europa che danno lezioni di democrazia. 
Ma sarà soltanto un espediente ipocrita e propagandistico per rinviare la discussione su un problema che riguarda tutti: davvero la democrazia è chiamare ogni tanto i cittadini alle urne, incassarne i voti su un certo programma e usarli per fare esattamente l’opposto?

Da Il Fatto Quotidiano del 26/02/2014.

Non sono d'accordo con la linea: 

Non ti piace (più) il tuo partito? 
Ti fanno schifo i tuoi compagni? 
Scopri con notevole ritardo che il tuo leader è la reincarnazione di Hitler? 
Vattene, senza aspettare che ti caccino. 

perchè, quando si viene eletti con un programma ed in un partito o movimento, si ha il dovere di seguire la linea indicata da quel partito o movimento, non si può cambiare opinione dopo il voto, questo è un vero e proprio tradimento!
Cetta.