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martedì 30 dicembre 2014

MA ORELLANA CI E’ O CI FA? DOVE L’HA NASCOSTA LA CIOCCOLATA? - Rosanna Spadini



Bastarda disinformazione degli organi di distrazione di massa, veri dispositivi deflagranti che minano continuamente la sopravvivenza della democrazia e che ne hanno determinato l’agonia prolungata, fino all’attuale dissoluzione dello stato nazione in un organismo piovra imperiale e sovranazionale, all’insaputa di molti cittadini italiani che credono di vivere ancora in uno stato di diritto, o nel mondo di Alice e della Lepre Marzolina.

Che credono di vivere ancora in quel mondo “moderno”, in cui il capitale era dotato proprio di quel senso del sacro che è stato messo in discussione in questa fase di cambiamento epocale del  potere  e dei suoi assetti sociali. 

Ora masse di produttori sono state messe alla porta ed escluse definitivamente dal ciclo produttivo. Borghesie di vario tipo si scontrano con altre borghesie per la gestione del capitale, in una sorta di fondamentalismo 
a-ideologico dell'attuale fase capitalista neoliberista, dove si sono confuse le identità tanto del nemico che dell'amico, per cui è venuta meno la contrapposizione di coscienza di classe. La postmodernità ha disinnescato tutto ciò che poteva essere d'intralcio al progetto del capitalismo finanziario, democrazia inclusa, e ci lascia solo la virtualità illusionistica della tivù, per convincerci a produrre ipotesi politiche tanto miseramente fallimentari.

Mentre nel frangente  sentiamo tuonare le tivù di stato e non:  
- Fuga dei militanti M5S, così tramonta il sogno della democrazia diretta di Grillo-        Casaleggio; 
- quasi dimezzati i voti espressi sulle espulsioni dei dissidenti; 
- Metà delle proposte di legge non raggiunge i 200 commenti; 
- Oggi di quel sogno resta ben poco: un forum online sempre meno partecipato, poche centinaia di militanti attivi, un confronto spesso sterile.

Però  quando qualche giorno fa l’ex senatore 5 Stelle Luis Alberto Orellana ha salvato il governo Renzi sul voto relativo al Def per lo spostamento del pareggio di bilancio al 2017, la verità sui cosiddetti “grillini scilipoti” è emersa in tutta la sua miseria morale.  
Orellana allora si è difeso pietosamente nel suo recente presenzialismo mediatico, anzi invitato “ad arte” dai vari talk show di regime: prima ha detto che non sapeva che il suo voto si sarebbe rivelato decisivo, poi ha dato la colpa alla Lega che non si è opposta come doveva, infine ha ripetuto ovunque  che lui è “una persona libera e non devo rendere conto a nessuno a differenza di altri”.

Ma Orellana, con quella faccia da marmocchio discolo precocemente invecchiato, che ha ancora la bocca sporca di cioccolata, ci è o ci fa? 
Non aveva promesso  di dimettersi da senatore, come garantiva solennemente, dopo l’espulsione?  Poi ha ritrattato tutto dicendo che “glielo chiedeva la sua coscienza”.  È innegabile che l’amico non abbia chiaro il significato del termine coscienza, forse si è sbagliato, voleva dire credenza, dispensa, deposito, cantina, rimessa, magazzino, giacenza, scorta …
Dunque  non importa che questo “trasformismo canaglia” abbia demolito la democrazia, con il suo gioco immorale del passaggio da uno schieramento all’altro, come fosse il camuffamento impazzito di un puzzle perverso, che salva governi rovinosi, epigoni delle oligarchie finanziarie, che hanno come unico scopo quello di effettuare programmi di lacrime e sangue. Invece per buona parte dell’informazione bastarda e dell’opinione pubblica, relegata a comparsa e insieme vittima di una tragedia greca che si dipana giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, la gravità della situazione non consiste nelle esclusioni di un parlamentare che non rispetta il regolamento per cui è stato votato dai cittadini (revoca del mandato) e il tradimento trasformista di un parlamentare che sceglie di cambiare casacca, gagliardetto, colore, coscienza e dignità, passando da uno schieramento all’altro con l’espediente appunto dell’espulsione ingiusta e antidemocratica.

Ma insomma cosa afferma l’art. 67? Ecco qua il testo: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”


Questo è il significato di “senza vincolo di mandato”,  il senatore o il parlamentare eletto sarebbe così  “irresponsabile” nei confronti dell’elettore, o in altre parole, non gli dovrebbe nulla in termini di “lealtà e coerenza” politica e in termini di “onestà elettorale”.

Il parlamentare che non rispetta il proprio mandato elettorale nei confronti dell’elettore dunque secondo quest’articolo non violerebbe alcuna norma “contrattuale”?  Non sarebbe tenuto a rispettare le scelte di fondo dell’elettore che gli ha dato il voto? Quelle scelte che magari hanno spinto lo stesso elettore a preferire proprio lui rispetto ad un altro? Insomma l’art. 67 su un punto è chiaro: il deputato sarebbe libero di tradire il proprio elettorato e le aspettative dei propri elettori. Allora non è altro che il “cavallo di troika” della democrazia.

Infatti questo grave difetto costituzionale ha di fatto spesso alimentato il fenomeno del trasformismo e delle maggioranze variabili. Il costante flusso di parlamentari da un gruppo all’altro rende spesso gli esiti elettorali molto relativi e instabili e l’elettore non sa mai se la maggioranza che prevale rimarrà la stessa per tutta la legislatura oppure se a un certo punto cambierà, divenendo addirittura minoranza. La volontà popolare sembra non avere più alcuna rilevanza, ma  piuttosto viene in questo modo favorita la volontà gratuita dei singoli parlamentari di dare vita a maggioranze diverse rispetto a quelle prescelte dal “popolo sovrano”, che li ha eletti. Ma nella “democrazia rappresentativa” i parlamentari non dovrebbero “rappresentare” il volere degli elettori che li hanno votati?
Se il cittadino vota un partito, dovrebbe poter essere sicuro che la politica promossa da quel partito venga realizzata. Se su questo punto vi fossero delle inadempienze, non dovrebbero  dipendere dalla volatilità politica dei singoli membri del parlamento, o peggio dalla “mercificazione dei mandati elettorali”, se mai solo dall’incapacità di quel gruppo di realizzare quella politica.
L’elettore ha il diritto di scegliersi effettivamente i suoi rappresentanti politici ed ha il diritto di vedersi rappresentato nel modo migliore.  Se fosse previsto il “vincolo di mandato”, non esisterebbero i giochi di potere e le maggioranze variabili, soprattutto non sarebbero possibili i ribaltoni, poiché ogni decisione contraria all’esito elettorale comporterebbe il ritorno davanti al corpo degli elettori.
Quindi a Orellana, che cita a sua difesa  (e a sproposito) l’art.67 della Costituzione e l’assenza del vincolo di mandato, andrebbe ricordato che lui deve eccome “rendere conto” a qualcuno, per esempio a quegli elettori che lo hanno votato, che hanno permesso ad un “emerito sconosciuto” di rivestire quella carica prestigiosa, e che si aspettavano che lui avrebbe rispettato i principi e i valori del M5S, e se gli elettori avessero saputo che lui era pronto a mercificare il suo mandato al miglior offerente, avrebbero sicuramente votato qualcun altro. 

Per di più il nostro amico, in un’intervista illuminante, avrebbe sostenuto che crede nelle politiche espansive (sic) di Renzi, che frutteranno 11,5 miliardi, dunque si potrà ancora confermare il bonus degli 80 euro, iniziare a ridurre l’Irap, avviare cioè una manovra positiva, nei limiti di quanto si può permettere l’Italia (doppio sic), e che ognuno ha la sua appartenenza politica, ma deve sentirsi  libero di poter votare secondo i propri convincimenti.

Ma forse Luis Alberto ha la memoria molto corta e non ricorda più che aveva votato un regolamento ben preciso del M5S, il quale sosteneva che: 
Gli iscritti al MoVimento 5 Stelle hanno l'onere


a) di mantenere i requisiti di iscrizione indicati nel “non statuto”;

b) di attenersi al presente regolamento;

c) di rispettare le decisioni assunte con le votazioni in rete;

Gli iscritti al MoVimento 5 Stelle sono passibili di espulsione:

a) per il venire meno dei requisiti di iscrizione stabiliti dal “non statuto”;

b) per violazione dei doveri previsti dall'articolo 1 del presente regolamento;

c) se eletti ad una carica elettiva, anche per violazione degli obblighi assunti all'atto di accettazione della candidatura.

C’è poi un altro particolare, che pare conferire al voto di Orellana l’aspetto dello scambio di favori,  Luis Alberto infatti sarebbe dovuto diventare Presidente della delegazione parlamentare Ince (Iniziativa Centro Europea). Orellana, ora nel Gruppo Misto “Italia Lavori in Corso” (sic), verrà probabilmente eletto nelle prossime settimane. Hai capito il moccioso che ha rubato la cioccolata? Visto dov’è finita?  Molto comodo tradire in questo modo gli elettori, riprendersi il pieno stipendio e ritirare le dimissioni !

Orellana poi va in tour per tutte le trasmissioni tivù di approfondimento politico buttando fango sul M5S e dando del bugiardo a Beppe Grillo,  turbosforzando i neuroni disponibili e dicendo di non essere mai stato sfiduciato attraverso un voto assembleare.  Invece la verità è ben diversa. Durante un’assemblea provinciale tenutasi a Pavia il 7 febbraio scorso, nel confronto col Senatore Orellana è emerso un generale e consolidato stato d’insoddisfazione da parte dei gruppi per la persistente assenza del Senatore dal territorio e lo scarso confronto con gli attivisti locali, nonché l’inopportunità delle sue continue critiche mediante stampa e TV nazionali, lesive dell’immagine dei portavoce e degli attivisti impegnati sul campo, suoi stessi elettori. 

Pertanto, i gruppi del MoVimento 5 Stelle del territorio della Provincia di Pavia hanno preso ufficialmente le distanze dalle dichiarazioni e dalle azioni a titolo politico o personale di Luis Alberto Orellana, non riconoscendo più in lui un portavoce affidabile e rappresentativo.  (Gruppi M5S e Meetup della Provincia di Pavia)

https://www.youtube.com/watch?v=qQkHZDtkFfM


Insomma Luis Alberto Orellana, nel suo nuovo ruolo di senatore dalla coscienza libera, salvatore della patria da uno sorta di dittatura pentastellata, lavorerà per il bene  dei cittadini italiani o per il proprio bene? Terrà a bada la violenza del neoliberismo finanziario della troika oppure ne sarà complice? Avrà rispettato il vincolo di mandato o lo avrà tradito? Si accettano scommesse ...

Come diceva Howard Beale nel film “Quinto potere” di Sidney Lumet, contro la bastarda disinformazione che sta demolendo democrazia, diritti, lavoro, benessere degli italiani, basterebbe affacciarsi alla finestra e gridare: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!"

“Dovete dire: "Sono un essere umano, porca puttana! La mia vita ha un valore!"  Quindi io voglio che ora voi vi alziate. Voglio che tutti voi vi alziate dalle vostre sedie. Voglio che vi alziate proprio adesso, che andiate alla finestra e l'apriate e vi affacciate tutti ed urliate: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!".  Le cose devono cambiare, ma prima vi dovete incazzare. Dovete dire: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!" Allora penseremo a cosa fare per combattere la crisi, la deflazione e la crisi economica, ma Cristo alzatevi dalle vostre sedie, andate alla finestra, mettete fuori la testa e ditelo, gridatelo: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!"    (liberamente tratto dal discorso di Howard Beale del film “Quinto potere” di Sidney Lumet).


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14427

giovedì 27 febbraio 2014

Peccatori e verginelle. - Marco Travaglio


Diciamo subito che espellere quattro senatori perché dissentono dalle scelte del loro movimento, dei loro leader e della maggioranza dei loro gruppi parlamentari, ma senza aver violato la cosiddetta “disciplina di partito” (o di non-partito), è una pratica assurda e antidemocratica, anche se è stata votata a maggioranza e ratificata dagli iscritti al blog
 di Grillo. 
E, se anche fosse vero che è prevista dal regolamento o dal non-statuto che dir si voglia, vorrebbe dire che è sbagliato e antidemocratico il regolamento, o il non-statuto che dir si voglia. 
Lo scrivemmo quando toccò alla senatrice Gambaro e lo ripetiamo a proposito dei senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana. 
Se Grillo e Casaleggio hanno un po’ di sale in zucca, dovrebbero riunirsi con gli eletti e scrivere un altro non-statuto, più elastico e meno autolesionista, riaprendo le porte agli espulsi per “reato di opinione”. 
E, se gli eletti hanno un po’ di sale in zucca, dovrebbero chiamare i due leader a Roma e pretenderlo. 
È trascorso un anno da quando i 5Stelle entrarono in Parlamento con 163 rappresentanti, sicuramente troppi per la gracile struttura di un movimento così giovane e inesperto. 
Dodici mesi bastano e avanzano per far tesoro dell’esperienza maturata, così com’è avvenuto con la retromarcia sulla tv: all’inizio l’ordine di scuderia era di disertare i talk show perché qualcuno aveva deciso che “la tv è morta”, poi si comprese che era viva e vegeta e gli italiani cominciarono a conoscere, grazie alla tv, i Di Maio, Nuti, Di Battista, Sarti, Taverna, Fraccaro ecc.,e a toccare con mano quanto fosse ridicola la rappresentazione mediatica dei “grillini” come un branco di brubru incolti, xenofobi, decerebrati e telecomandati dalla Casaleggio Associati. 
Più volte, anzi, capitò di vederli metter sotto politici navigati. 
In 12 mesi di impegno parlamentare è nata e cresciuta una piccola classe dirigente – per ora soltanto di opposizione – che ha segnato molti punti al suo attivo, con scelte nobili e di grande effetto (la rinuncia ai soldi pubblici) e battaglie meritorie (le mozioni di sfiducia individuale contro Alfano, Cancellieri e De Girolamo, le campagne contro gli F-35 e il Porcellum, l’ostruzionismo sulla controriforma dell’art. 138 e sul decreto Bankitalia), anche contro il parere dei capi (l’abolizione del reato di clandestinità). 
Questa classe dirigente s’è guadagnata sul campo il diritto-dovere di una sempre maggior autonomia dai vertici, inevitabilmente lontani dalla quotidianità parlamentare: del resto era stato proprio Grillo a dirsi ansioso di tornare al suo vecchio mestiere e a incitare gli eletti a camminare con le proprie gambe. 
Tutto ciò premesso, il problema che i 5Stelle credono di risolvere brutalmente e autolesionisticamente a suon di espulsioni e calci in culo esiste non solo al loro interno, ma in tutti i partiti. 
Ora si sprecano paroloni, lezioni di democrazia da cattedre improbabili (tutti i partiti usano biecamente lo strumento delle espulsioni, anche se nessuno lo scrive), paralleli con il comunismo e il fascismo, citazioni dell’art. 67 della Costituzione (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”). Ma qui la questione è molto più banale e attuale: fino a che punto un partito, o un movimento, o uno o più suoi eletti possono disattendere gli impegni presi con i propri elettori? È vero che ogni parlamentare rappresenta tutta la Nazione, ma non è detto che debba per forza rappresentarla con la maglietta di un partito in cui non si riconosce. 
Se avessero avuto un pizzico di dignità, i senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana, anziché sparare ogni giorno dalle tv e dai giornali contro il Movimento e gli elettori che li hanno paracadutati in Senato, in nome di una linea politica rispettabilissima ma incompatibile con quella che si erano impegnati a seguire, si sarebbero dimessi e iscritti al gruppo misto. 
Oppure, se ne avessero avuti i numeri (come pare avranno tra breve a Palazzo Madama), formare un gruppo autonomo. 
Non ti piace (più) il tuo partito? 
Ti fanno schifo i tuoi compagni? 
Scopri con notevole ritardo che il tuo leader è la reincarnazione di Hitler? 
Vattene, senza aspettare che ti caccino. 
Altrimenti non sei un Solgenitsin, o un Sacharov: sei soltanto uno Scilipoti. 
E, già che ci siamo, sarebbe il caso di risolvere una volta per tutte il dilemma: perché un berlusconiano o un grillino che vuole allearsi col Pd è un figliuol prodigo redento alla democrazia e mosso da nobili slanci da accogliere con il vitello grasso, mentre se uno fa il percorso inverso è un bieco voltagabbana? Paradossalmente, i 5Stelle scontano un sistema di selezione delle candidature molto più “democratico” di quelli praticati dai partiti: i vertici Pdl, Pd, Udc, Lega, Scelta civica, Sel ecc. conoscevano tutti i candidati che han portato in Parlamento grazie al Porcellum: perché se li sono scelti e nominati uno per uno (ne sa qualcosa Renzi, che si ritrova i gruppi parlamentari targati Bersani). 
Grillo e Casaleggio i loro eletti li hanno conosciuti per la gran parte dopo il voto, non prima. Per questo, nei partiti, non muove mai foglia che i leader non vogliano, nemmeno quando compiono scelte contro natura come le larghe intese con B. e poi con Alfano (due volte), nate all’insaputa anzi nel tradimento degli elettori. 
Ci sono, è vero, le riserve indiane tipo i civatiani: ma, giunti al dunque, si allineano sempre: altrimenti verrebbero espulsi anche loro, democraticamente si capisce. 
Da oggi, grazie all’ennesimo autogol dei 5Stelle, assisteremo alla solita sceneggiata dei partiti più antidemocratici d’Europa che danno lezioni di democrazia. 
Ma sarà soltanto un espediente ipocrita e propagandistico per rinviare la discussione su un problema che riguarda tutti: davvero la democrazia è chiamare ogni tanto i cittadini alle urne, incassarne i voti su un certo programma e usarli per fare esattamente l’opposto?

Da Il Fatto Quotidiano del 26/02/2014.

Non sono d'accordo con la linea: 

Non ti piace (più) il tuo partito? 
Ti fanno schifo i tuoi compagni? 
Scopri con notevole ritardo che il tuo leader è la reincarnazione di Hitler? 
Vattene, senza aspettare che ti caccino. 

perchè, quando si viene eletti con un programma ed in un partito o movimento, si ha il dovere di seguire la linea indicata da quel partito o movimento, non si può cambiare opinione dopo il voto, questo è un vero e proprio tradimento!
Cetta.