martedì 25 agosto 2015

Il caso degli ulivi pugliesi e del “fastidioso” batterio. - Alessandro Mattedi

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Nel 2013 in Salento, nel sud della Puglia, viene notato qualcosa di strano negli uliveti (Olea europea) del luogo. Alcuni alberi iniziano a deperire misteriosamente. Le foglie si seccano, la corteccia inizia a sfaldarsi, la pianta alla fine muore.
Il fenomeno viene chiamato complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO). Di esso non si sa nulla e la malattia, per quanto avesse colpito ancora solo pochi esemplari, si diffonde pian piano senza poter essere trattata.L’impatto sui coltivatori locali è psicologico ancor più che economico. Alcuni di questi ulivi erano centenari e le loro coltivazioni sono più che una fonte alimentare ed economica: sono oltre 2000 anni di storia e cultura, simbolo dell’identità italiana e pugliese.
La European Plant Protection Organization (EPPO) avvia immediatamente un’indagine per scoprire cosa ci sia dietro. Il servizio dell’Ufficio Fitosanitario Regionale viene mobilitato assieme a numerosi ricercatori dell’Università di Bari e dell’Istituto di Virologia Generale del Consiglio Nazionale delle Ricerche per scoprire la causa di questa malattia. Un po’ in silenzio rispetto alla cronaca nazionale, gli ulivi colpiti vengono analizzati scrupolosamente da agronomi, botanici, fisiopatologi vegetali, genetisti e molte altre figure e per ottobre inoltrato si hanno i risultati.
I tessuti interni responsabili del trasporto dei liquidi (il sistema vascolare) sono imbruniti e marcescenti. Alcuni campioni mostrano la presenza di funghi, appartenenti ai generi Phaeoacremonium (P. parasiticum, P. rubrigenum, P. aleophilum e P. alvesii)Phaeomoniella. Si tratta della prima volta che vengono identificati in Italia sugli ulivi.
Larve di falena leopardo (Zeuzera pyrina) sono rinvenute mentre scavano delle gallerie nel tronco e nei rami degli ulivi, permettendo ai funghi sopracitati di depositarsi.
Ma sono alcune analisi microbiologiche a stupire di più. Alcuni ricercatori, infatti, riconoscendo determinati sintomi nel sistema vascolare, hanno un forte sospetto e conducono analisi specifiche (risultate positive) per un batterio il cui nome è tutto un programma: Xylella fastidiosa.
Cosa c’è di così preoccupante in questo batterio?
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Vi abbiamo già parlato in precedenza del morbo di Pierce [1], malattia dei vigneti californiani causata proprio dalla Xylella, che attacca l’organo della pianta responsabile del trasporto di acqua dalle radici alle foglie (lo xilema) causando la formazione di una massa gelatinosa ostruente. La pianta deperisce e si essicca alle estremità, le foglie marciscono e il fusto si sfalda fino alla morte del vegetale.
Il batterio è trasportato da un insetto particolare che funge da vettore. In California, ma anche in altri stati americani e in altri paesi come il Brasile, la Xylella è un problema rilevante, responsabile di numerosi danni agronomici. Non esistono cure.
Lasciamo ora queste vicende agli statunitensi e veniamo nella nostra Europa. Noi non ospitiamo la Xylella – anche se ci fu una segnalazione non confermata in Kosovo nel 1998.
Non si sa come sia sbucata in Italia. Con i traffici commerciali è possibile che un microrganismo possa essere trasportato oltremare mentre tutti sono ignari. La pista investigativa ha poi negli anni successivi portato al Costa Rica, perché la Xylella analizzata ha un profilo genetico che appartiene a quello della sottospecie pauca, proveniente proprio da lì, a quanto pare arrivata tramite una pianta da caffè [2].
La magistratura ha anche aperto un’indagine sul fatto che a fini sperimentali sia stato importato un ceppo a Bari, che non si sa come non si sa quando sarebbe stato rilasciato per sbaglio nel Salento [3].
Vedremo cosa concluderà, mentre il parere degli esperti è che non ci siano stati rilasci.
Inizialmente non era sicuro che il batterio sia da solo causa della malattia degli ulivi, motivo per cui la malattia è stata chiamata complesso. Inoltre come concausa viene segnalato l’eccessivo sfruttamento agronomico del suolo, il cui humus si è impoverito.
Ma la Xylella è fortemente dannosa e, essendo anche non nativa dell’Europa, i protocolli la classificano come un patogeno da quarantena. Immediatamente le autorità scientifiche si sono concentrate su di essa e hanno disposto l’allarme per la contaminazione, che si potrebbe estendere rapidamente, e per la ricerca del vettore. L’esportazione delle barbatelle da vigna è stata proibita in via precauzionale, per esempio. La Regione inizia a emettere comunicati, forse poco cauti dato che nella popolazione si diffondono agitazione e allarmismo.
Per ora, in Italia, il focolaio è concentrato in Salento, per lo più nella zona di Gallipoli-Nardò. La rilevazione di Xylella fastidiosa nei tessuti vegetali viene effettuata presso il laboratorio Basile Caramia di Locorotondo, con un protocollo dell’Istituto di virologia vegetale, dal Cnr e dall’Università di Bari. Ogni risultato positivo viene messo poi a conferma presso il laboratorio di riferimento a Bari. In media vengono analizzati 150 campioni al giorno, ciascuno pagato 10 € dal Servizio Fitosanitario Regionale. I test per la presenza di Xylella sono stati confermati non solo per gli ulivi, ma anche per verbena odorosa, oleandro, ciliegio, mandorlo, alcune varietà di mirto, ranno lanterno e rosmarino (generi AloysiaNerium, Prunus, Myrtus, Rhamnus, Rosmarinus). Si contano numerosi focolai sparsi a macchia di leopardo. Anche per questo le reazioni degli agricoltori del luogo sono contrastanti: alcuni lamentano morie impressionanti, altri praticamente cascano dalle nuvole.
Il vettore invece è stato scoperto dopo pochi mesi: è la sputacchina media (Philaenus spumarius), ordine Rhynchota.
Philaenus spumarius (credits: Sanja565658 via Wikimedia commons)
Philaenus spumarius (credits: Sanja565658 via Wikimedia commons) 
Il fatto che la zona sia limitata è una piccola “fortuna” nella sfortuna: si sa a malapena come contenere la diffusione della malattia e le zone colpite sono solo una parte della produzione olivicola regionale. Il timore è che l’infestazione giunga ai centri di Andria-Cerignola-Bitonto, e da lì in poi continui a propagarsi nella penisola (il che sarebbe una catastrofe).
Per questo il piano proposto fin da subito è totalmente drastico: estirpare le piante in una zona di quarantena con fascia-cuscinetto di sicurezza circostante [4].
Quanto deve essere un colpo al cuore per un coltivatore salentino sapere che deve espiantare i suoi alberi!
Il fatto è che possibilmente, finché la malattia è agli stadi iniziali di diffusione e concentrata in determinate zone, risulterebbe una vittoria.
Vengono inoltre stabilite varie “misure agronomiche da attuare negli uliveti” (arature, potature regolari, falciature) e un “piano di controllo degli insetti vettori e potenziali vettori” mediante l’applicazione di insetticidi sistemici sull’intero ecosistema agrario.
Anche l’EFSA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, ha rilasciato un parere tecnico-scientifico che porta a cercare di impedire ogni possibilità di contaminazione al di fuori delle zone colpite, temendo che il vettore non sia contenuto e che le misure agronomiche abbiano effetti deleteri sull’ambiente; mentre l’Unione Europea vuole mettere in quarantena buona parte del Salento. Il caso mediatico cresce.
A opporsi, oltre ad alcuni gruppi di agricoltori, sono i responsabili dei parchi naturali, poiché i trattamenti generali sono eccessivi per le aree protette secondo la legislazione [5]. Alcuni consorzi locali iniziano a contestare: ma se la malattia è causata da un complesso di fattori, perché focalizzarsi tanto sulla Xylella? Se su National Geographic i ricercatori intervistati [6] parlano di 1% iniziale degli ulivi, perché tanto allarmismo?
E il territorio? E la fauna?
Chi ci guadagna? Chi ci rimette?
Sintomi del complesso da essiccamento dell'ulivo, pianta danneggiata da Z. pyrina. Photo credits: http://photos.eppo.int/index.php for educational purposes only Authors: Donato Boscia, Istituto di Virologia Vegetale del CNR, UOS, Bari (IT) - Franco Nigro, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, Università degli Studi di Bari (IT) - Antonio Guario, Plant Protection Service, Regione Puglia (IT)
Danni da Z. pyrina 
Sono domande che rappresentano una situazione di preoccupazione, confusione, timore e sensazione di essere presi in giro, diffusa fra gli abitanti. I produttori locali sono piuttosto sconfortati per varie ragioni:
  1. la gestione del problema ha una cattiva tempistica ed emergono notizie confuse di primi focolai di disseccamento rinvenuti già nel 2010 se non nel 2008 (molto prima dell’outbreakufficiale);
  2. la prevalenza della Xylella negli alberi affetti dalla malattia manca all’inizio di dati chiari con pubblicazione esclusiva di quelli sui primi campionamenti totali, i quali erano stati fraintesi nei rilevamenti a campione (che confermavano circa 400 campioni positivi su 16.000 campioni casuali totali riguardanti piante sia sane che malate);
  3. c’è impazienza sull’esito dei test di patogenicità;
  4. mancano risposte su una possibile cura e sui stanziamenti per la ricerca i cui fondi languono;
  5. l’ingente utilizzo di insetticidi e l’inquinamento della falde suscitano preoccupazione per la salute pubblica, nonché per il danneggiamento della fauna;
  6. attualmente non ci siano indennizzi per i proprietari di oliveto che stanno andando incontro a espianto forzato;
  7. infine, la presenza di “santoni” che probabilmente in buona fede e per mancanza di metodo scientifico sono convinti di aver trovato empiricamente la cura al disseccamento.
A fronte di ciò si sono determinate sacche di complottismo irrazionale. Come spesso accade, i meccanismi di rifiuto di un problema portano ad addebitare a “qualcuno” la colpa dell’avvenuto contagio, un ipotetico untore. L’ultimo caso ha coinvolto una nota attrice: è tutto un malefico piano di Sauron dalla Monsanto per estirpare gli ulivi secolari e rivendere i propri ulivi OGM (peccato che non esistano questi ulivi OGM [7]). Trovate fra gli approfondimenti in fondo all’articolo un bel debunking di Bufale un tanto al chilo a riguardo.
Difficile analizzare eventuali interessi economici a spingere per una soluzione o l’altra. Ci sono finanziamenti comunitari sia per il miglioramento della condizione di uliveti mal curati (e che facilmente vengono contagiati e quindi destinati all’espianto) sia per il piano di contenimento regionale (“bonifica” delle zone demaniali ed estirpazione, demaniale e privata). Per le estirpazioni non ci sono risarcimenti, mentre i fondi per i ricercatori a Bari languono.
Raccogliendo testimonianze, emerge che in realtà buona parte dei contadini è però semplicemente amareggiata e rassegnata a fronte di quella che pare una condanna a morte del tessuto agricolo locale.
Intanto il tempo passa e la situazione si fa sempre più caotica nei comunicati: ora eradicare, ora solo trattare, ora estirpare di nuovo, ora lasciar stare. Giustamente i coltivatori locali si spazientiscono dopo tanti allarmismi. Ma arrivati al 2015, il Corpo Forestale purtroppo arriva a definire la situazione come fuori controllo.
Altri ulivi nel Salento, sempre provenienti da EPPO come in precedenza.
Non esistono ancora cure. Non si può fare qualcosa?
Forse sì.
La Xylella è un problema in molte altre parti del globo: varie le tattiche che la ricerca sta studiando per sconfiggerla. Qui il nostro elenco degli studi a riguardo.
Intanto, l’intervista a Donato Boscia del CNR.
Qui invece insetti vettore, trattamenti per la sputacchina e il contagio in Francia.
Prossimamente, pubblicheremo altri approfondimenti su casi specifici della questione.
Altro da fonti esterne successive a questo articolo:
aggiornamento 27/03/2015 la Commissione Europea si è riunita, c’è divisione sulle misure da adottare. Let’s wait and see (cit.)
Su Siderlandia un ottimo articolo sul piano Siletti e un’altra intervista a Donato Bosica riguardo la CoDiRO che continua ad avanzare.
Bibliografia di riferimento:
Approfondimenti:
Note:
[1] http://italiaxlascienza.it/main/2015/03/xylella-fastidiosa-e-i-vigneti-californiani/
[2] http://bari.repubblica.it/cronaca/2015/03/14/news/emergenza_xylella_scatta_l_inchiesta_caccia_ai_colpevoli_-109508933/
[3] http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/05/21/news/xylella-86763258/
[4] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/10/14/14A07903/sg;jsessionid=lRiGq36fAD7Wu6+5l6S56Q__.ntc-as2-guri2b
[5] http://www.trnews.it/2015/03/05/i-responsabili-dei-parchi-regionali-provvedimento-su-xylella-inapplicabile-in-contrasto-con-le-leggi/123109159/
[6] http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2013/11/17/news/la_moria_degli_ulivi_pugliesi_mito_mediatico_o_realt_-1893041/
[7] A volte si citano gli ulivi dell’Università della Tuscia. Non c’entrano nulla con Monsanto, erano parte di una ricerca pubblica italiana trentennale. E furono sradicati nel 2012. Non esistono ulivi OGM.
Tutte le foto provengono dall’EPPO tranne che dove segnalato diversamente. Photo credits: EPPO for educational purposes only. Photo authors: Donato Boscia, Istituto di Virologia Vegetale del CNR, UOS, Bari (IT) – Franco Nigro, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, Università degli Studi di Bari (IT) – Antonio Guario, Plant Protection Service, Regione Puglia (IT)

Ai Casamonica 40 case del Comune. Campidoglio: "Verifiche a tappeto, dobbiamo reagire"- Gabriele Isman

Una delle case popolari nel quartiere romano di Spianceto dove abitano famiglie Casamonica
Una delle case popolari nel quartiere romano di Spianceto dove abitano famiglie Casamonica

Esposito promette: "Entro 15 giorni controlli sugli affitti dati a tutti gli appartenenti alla famiglia".

"I Casamonica hanno in affitto una quarantina di appartamenti del Comune". Stefano Esposito, assessore di Roma Capitale alla Mobilità, per ora parla di informazioni, ma vuole vederci chiaro. "Appena ho saputo queste notizie, ho chiamato subito il vicesindaco Causi e l'assessore Sabella: siamo tutti d'accordo. Da lunedì cominceremo le verifiche: sarà la guerra totale del Campidoglio ai Casamonica". Esposito non rivela la fonte di queste notizie: "Posso dire che alcuni appartamenti sarebbero al Pigneto. I Casamonica non sono soltanto quelli che hanno precedenti penali: sono migliaia di persone. Dobbiamo scoprire di tutti dove vivono, cosa fanno, a partire dalla loro sala scommesse a 4 piani. Finché tratteremo i Casamonica, ma anche gli Spada e i Fasciani, come semplici delinquenti di strada, sbaglieremo. Sono veri e propri clan criminali collegati alle famiglie mafiose di più alto lignaggio. La disattenzione è la loro fortuna".

La delega alla Casa è dell'assessore Danese "e per questo - dice ancora Esposito - è finita sotto scorta. Sta facendo un lavoro egregio in una materia sterminata come il patrimonio di Roma Capitale. Ma di fronte a quanto avvenuto e di fronte alle speculazioni della destra e dei grillini che attaccano Marino, bisogna reagire celermente. Questa giunta sta pagando un prezzo altissimo per aver messo le mani negli ingranaggi consolidati di questa città". Esposito fissa anche i tempi degli accertamenti: "Entro i prossimi 15 giorni dobbiamo sapere tutto di tutti i Casamonica e dei loro rapporti con il Campidoglio, dei Casamonica ricchi e di quelli finti poveri".

E non manca un pizzico di autocritica: "La giunta Marino fa un sacco di lavoro, ma per la complessità dell'impegno arriva un minuto dopo le polemiche. Arriviamo prima per una volta. È una giunta di secchioni da 110 e lode: occorre qualcuno pronto a dare schiaffi, se necessario. E dobbiamo essere più reattivi". Arriva il momento dell'orgoglio: "Noi siamo una giunta di legalità. Diamo una risposta ai grillini, a questa destra che nei cinque anni di Alemanno ha reso la città il luogo delle opportunità delle bande criminalità".

Un richiamo alla responsabilità, eppure il sindaco è in vacanza da una settimana, e la sua assenza diventa un'altra arma per chi lo attacca: "Mi ha detto che aveva bisogno di riposare 10 giorni, noncredo sia un reato, e Causi è un ottimo vicesindaco".

Rossella Matarazzo, come delegata alla Sicurezza, lunedì alle 15.30 parteciperà al Comitato per l'Ordine e la sicurezza convocato dal prefetto Gabrielli sul tema Casamonica. "Ma la vicenda dei funerali - dice ancora Esposito - non riguarda il Comune. Il Campidoglio non ha responsabilità di pubblica sicurezza e anche questa storia dei vigili che hanno scortato il corteo è l'ennesimo tentativo squallido di attaccare Marino a cui bisogna reagire. La polizia locale ha fatto il proprio dovere: evitare che il traffico impazzisse".

Esposito promette che il Campidoglio andrà in fondo alla guerra totale ai Casamonica: "Scopriamo anche chi gli ha dato le case e chi negli anni non gliele ha tolte. Se ci sono nostre responsabilità, ce le assumeremo".


http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/08/23/news/_ai_casamonica_40_case_del_comune_dobbiamo_reagire_-121439765/?ref=fbpr


I Casamonica che pagano 7,75 euro per un appartamento «popolare». - Ilaria Sacchettoni

Il caso di Angelina: oltre 32 mila euro di debiti in affitti arretrati. Sulla soglia la capofamiglia Celeste sorride: «Il funerale? Io non ci sono andata...»

Un Casamonica di ultima generazione, pannolone e ciuccio in bocca, apre la porta e ci scruta. Subito ne arriva un altro, poco più spettinato e almeno altrettanto perplesso. 
Roma Sud, quartiere Spinaceto. Quello di Caro Diario («Spinaceto? Credevo peggio..»). Nanni Moretti, si vede, non era venuto in via Salvatore Lorizzo, svuotati nei servizi e nel decoro. Pulsantiere degli ascensori sfondate, cassette della posta dalle lamiere piegate. Un’enclave pubblica (sono case dell’Agenzia territoriale del Lazio) dei Di Silvio, Sulejmanovic e Ciaglia, imparentati a «Re» Vittorio. 
È qui che vivono Liliana e Marilena Di Silvio, assieme a nonna Celeste, ristretta ad un’autorevole invalidità sulla nuova sedia a rotelle: «Non c’entriamo co’ Vittorio - precisa subito lei -. Lui era un altro ramo della famiglia. Il funerale? Non sono andata». Icone di Padre Pio, barbuto e benevolo, spiccano alle pareti. 
In origine questo appartamento era stato assegnato ad Angelina Casamonica, cugina di Vittorio, pare, ma la prova non c’è. Angelina, comunque, dichiarava reddito zero. Nel suo caso l’Ater aveva applicato il canone sociale. Sette euro e settantacinque centesimi al mese. Morta anni fa, la donna si è portata debiti e penalità relative nella tomba. Le sue eredi, Marilena e Liliana Di Silvio, devono all’Ater del Lazio 32. 272,07 euro d’affitto con tanto di penali arretrate. 
Domandiamo, allora, se lo sanno e se, a loro volta, sono altrettanto «saltuarie» nei pagamenti: «Vivo qui da vent’anni... - dice la più giovane, Liliana, alta e formosa - Dipende. L’ultima volta mi sono arrivati 700 euro! Quelli non li ho pagati» Marilena tace. I debiti si accumulano una generazione sull’altra. 
Non solo Porsche e villette dai fregi dorati: ci sono Casamonica negli alloggi pubblici regionali e nelle case popolari del Campidoglio. Paradosso: in una città che vanta circa ventimila occupazioni abusive, i Casamonica sono quasi sempre in regola. A loro l’appartamento è stato assegnato decenni fa e qui, nella periferia sud di Roma, c’erano già negli anni Ottanta. 
Qui il canone d’affitto si calcola in base al reddito dichiarato, anche quando (spesso) le dichiarazioni sbagliano per difetto. Anche i canoni degli affiliati ai clan sembrano destinati a una rivalutazione. Ma sarà applicata? Si dirà che l’Ater fatica a riscuotere sempre, figurarsi con i clan. Per anni nessuno ha messo a confronto le dichiarazioni degli inquilini con altri indicatori, finché, un paio di anni fa, il sommerso affiorò in tutto il suo iperbolico oltraggio e si scoprì un inquilino Ater, a reddito sociale, proprietario di un cabinato a motore, ormeggiato a Fiumicino. 
Ed ecco perché ora, dopo le esequie-scandalo, il Campidoglio che ha l’ultima parola sulle assegnazioni, ha reso noto che, da mesi, sono in corso verifiche sul reddito degli assegnatari. 
Ma intanto: Antonio Casamonica, inquilino di un appartamento ad altra scala di via Lorizzo, dichiara 5.726 euro l’anno e dunque paga un canone sociale di 7,65 euro che versa «puntualmente» assicurano all’Ater. Giuseppe Casamonica, invece, ne dichiara 21 mila l’anno e perciò paga cento euro mensili di affitto. Giulia Spinelli, capofamiglia, mamma di Dante e Giovinella Casamonica, si è aggiudicata un appartamento in via Giova Battista Scozza, nei pressi di Centocelle. Anche qui canone minimo a fronte del reddito minimo dichiarato. 
Le occupazioni abusive dei Casamonica sono davvero episodiche. Se il clan impiega la forza nelle attività di riscossione dei debiti, almeno non sfonda le serrature. All’Ater risultano solo un paio di abusivi del clan. In futuro, forse, sanando il dovuto, potranno mettersi in regola. Non è il caso di fare gli schizzinosi: le casse comunali piangono, perché rifiutare il dovuto da un presunto boss? 
Tornando a Spinaceto, sui citofoni, c’è un pezzo di genealogia dei clan romani. Casamonica. Spinelli. Di Silvio. Uno Spada, apparentemente fuori dal suo raggio d’azione (il litorale: gli Spada sono i primi alleati dei Fasciani a Ostia). 
I Di Silvio invece appartengono al ramo Casamonica più preso di mira dall’Antimafia. Molti di loro furono condannati per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio nel maxiprocesso del 2013 ma la sentenza fu smantellata un anno fa dalla Corte d’appello che ne prosciolse 11 e restituì i beni confiscati. Ora, nell’enclave dell’Ater, non hanno nulla da temere, fuorché i guasti agli ascensori che, di quando in quando, li lasciano a piedi. 

“Buongiorno, sono arrivata per fare i conti reali” disse l’economia alla finanza. E i mercati rispondono. - Sergio Di Cori Modigliani




I mercati mondiali crollano, a livello planetario.
E’ un grande spettacolo, non vi è alcun dubbio. Se non fosse per il fatto che l’impatto ricadrà a pioggia su tutti noi (ormai è troppo tardi per tutti i governi del mondo per riuscire a metterci una toppa) ci sarebbe davvero da divertirsi. Le persone, oggi, per lo più comprensibilmente prese da problematiche personali legate alla sistemazione dell’ombrellone e delle sedie a sdraio, non sanno ancora né che cosa sta accadendo, né che cosa accadrà, né tantomeno chi, come e quando ha provocato e determinato questa situazione.
E’ bene chiarire che non si tratta affatto di una sorpresa, né di un imprevisto.
Esistono -l’elettronica davvero aiuta nel suo implacabile rigore robotico- diversi siti web internazionali (e bloggers) gestiti da persone intelligenti, competenti, colte che non sono sulla busta paga di nessuno e non sono interessati a raggranellare voti, nei quali già da diversi mesi si leggevano previsioni al millimetro, sufficienti ad anticipare quello che la truppa mediatica nostrana presenta oggi come una sorpresa. In alcuni casi, hanno azzeccato addirittura la data esatta. Nel frattempo, andavano per la maggiore siti, bloggers e feisbucchiani che spiegavano che l’euro è il nemico, che c’è la guerra fredda, che la colpa è tutta delle banche, ecc. Della stragrande maggioranza di queste persone non ne sentiremo più parlare. I più abili (dopotutto siamo in Italia) si sono già riciclati questa mattina sostenendo esattamente la tesi opposta a quella espressa fino a dieci giorni fa. Tanto, da noi, nessuno ci fa caso.
Basterebbero due esempi, chiari, semplici, per comprendere quale sia la realtà nella quale noi viviamo. Il primo riguarda l’immigrazione; i fatti sono i seguenti: tra tutte le nazioni del Mar Mediterraneo e dell’Europa centrale e settentrionale, la Repubblica Italiana risulta essere la nazione in contro-tendenza. Tra il 1 Gennaio e il 15 Agosto del 2015, il flusso di immigrati (profughi e clandestini) giunti nella nostra nazione, risulta del 12% inferiore a quello del 2013, mentre è in aumento esponenziale in Egitto, Tunisia, Libano, Grecia, Macedonia, Serbia, Slovenia, Ungheria, Albania, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Svezia”. Fine del dato oggettivo. Il secondo punto riguarda l’economia; i fatti sono i seguenti: nel 2015 in Italia è crollato il mercato del lavoro con una diminuzione del 12% di investimenti imprenditoriali, un aumento della disoccupazione ai massimi storici del 13% (abbiamo raggiunto la cifra del 1954) una ennesima contrazione del pil reale, un sistema economico completamente bloccato da mafie, burocrazia e onnivora presenza del caporalato partitico. Questo stato di cose ha messo la Repubblica Italiana nelle condizioni di essere stata identificata dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Ocse, dalla BCE, e dalla Banca Europea degli Investimenti, come la nazione con il più alto rischio attuale di depauperizzazione, con il crollo del mercato immobiliare, riduzione di investimenti strutturali in innovazione, alta tecnologia, produttività e competitività nei mercati internazionali, con una contrazione del consumo interno pari a un altro -12% e un aumento del consumo interno pari al +32%  per i generi relativi alla fascia del lusso. Inoltre le banche hanno ridotto ulteriormente dell’11% l’erogazione di prestiti ad aziende e a singoli, e la concessione da parte dello Stato di sovvenzioni e investimenti a pioggia ad aziende e cooperative garantite dalla malleveria partitica è aumentata rispetto al 2014 del 23%”. Fine del dato oggettivo. L’Italia, oggi, è molto più debole, più fragile, meno indipendente e meno dinamica, di quanto non lo fosse quattro anni fa. La buona notizia (per chi soffre della sindrome dell’ultimo della classe) sta nel fatto che anche in Cina, Germania, Francia, Gran Bretagna, Usa, Russia, Brasile, Sud Africa e India, la situazione economica (quella sociale e reale) è risultata totalmente e radicalmente diversa da quella reale. La speculazione finanziaria planetaria (gestita alla grande da Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Germania, Qatar, Arabia Saudita) è andata a sbattere contro la realtà economica.
La crisi attuale non è relativa al fatto che ci sono gli emigranti, tantomeno è “colpa” della Cina  ma è dovuta al fatto che l’attuale gestione liberista del capitalismo planetario è fallita e il capitalismo sta implodendo. Non per il fatto che sia scoppiata la rivoluzione dei proletari di tutto il mondo, nient’affatto. Il capitalismo sta implodendo per overdose. Avendo l’intera classe politica planetaria che conta (nessuno escluso) scelto la strada tossica, era inevitabile che si verificassero dei casi di overdose.
Il vero problema attuale, oggi, sta in una semplice domanda: “Sono in grado, queste persone, di comprendere subito ciò che sta accadendo, e quindi interpretare i dati reali e oggettivi come un sintomo di una grave malattia che va affrontata subito con la giusta dose di antibiotici specifici per impedire il collasso definitivo del malato?”.
Non lo so.
Questa è l’incognita dell’attualità, oggi. Ed è relativa al fattore umano.
Perché l’attuale tempesta finanziaria ha una caratteristica dissimile da quella del 2011, del 2007, del 1987 e del 1974, che l’avvicina molto, invece, a quella del 1929: sono i mega miliardari che stanno perdendo i loro soldi. E’ quindi comprensibile il fatto che noi cittadini normali neppure ci accorgiamo di che cosa stia accadendo. Di solito si dice “a rimetterci sono sempre i poveracci”, è vero ma non in questa fase. Non ancora. Questo è il punto. Se non si interviene immediatamente con un cambio improvviso quanto imprevisto (parlo qui per il momento soltanto dell’Europa, che è ciò che mi preme) e se i mega-miliardari, che stanno perdendo in questi giorni soldi importanti, non accetteranno la loro perdita invertendo la loro marcia liberista e ritornando a essere imprenditori a rischio nell’economia reale, allora, verrà presentato il conto anche a noi poveracci. Inizieranno con la grancassa mediatica per cui, a scelta, sarà colpa degli emigranti, oppure una manovra degli ebrei sionisti, o un complotto dei massoni, o un golpe organizzato dagli americani, oppure una manovra di russi e cinesi d’accordo, o gli arabi, o chi vi pare, e la massa inizierà a vomitare idiozie sui social networks e, inevitabilmente, vedremo lanciare nuove finanziarie aggressive.  Il rischio, a mio parere, è che oggi come mai negli ultimi anni, per recuperare le perdite si può decidere di scatenare una guerra. Contro chiunque, è facile convincerci che è giusto.Una società di mitomani narcisisti, dove l’apparenza si è sostituita alla sostanza, non può che andare a sbattere, è soltanto una questione di tempo.
Un dato nostrano, molto italiano, ma esemplificativo. Ed è il seguente: un anno fa, con un autentico golpe di mercato, garantito dal caro leader nazarenato, Mediaset si è aggiudicata la concessione in esclusiva per la trasmissione delle partite di calcio della Champions League, battendo Sky, nonostante l’offerta del magnate Murdoch fosse stata superiore. Hanno iniziato a lanciare una gigantesca campagna pubblicitaria spiegando che dal 15 Agosto del 2015 le partite sarebbero andate in esclusiva su premium, puntando sul fatto che il tifoso accanito è un tossico (il che è vero, io lo sono come tante altre centinaia di milioni di persone) quindi non può rinunciare alla sua droga show. Ad aprile, Mediaset si è presentata alla sua banca socia/amica (Mediolanum) e ha presentato la previsione di 750 milioni di incasso preventivo, pensando di fare il pieno. Mediolanum gli ha scontato le fatture. Goldman Sachs ha sottoscritto l’operazione come mediatore, invitando gli investitori ad acquistare Mediaset (un robusto buy buy buy diffuso in Italia da tutti gli analisti finanziari) sostenendo che alla fine di Agosto avrebbe toccato quota 6 euro ad azione. Invece di quella cifra, Mediaset ne ha incassato 70 di milioni, dieci volte di meno, e Mediaset e Mediolanum sono impietosamente crollate in borsa. Come mai? I tifosi tossici si sono disintossicati? Nient’affatto. Forse siamo ritornati ad abitudini che si pensavano superate dalla fine degli anni 50/60, quando le partite si andavano a vedere al bar.  Mentre si risparmia si riscopre la socialità.  La trovo un’ottima notizia. Ma si risparmia perché si hanno meno soldi e i consumi si stanno contraendo e l’economia non si sta affatto riprendendo. Ci hanno fornito cifre false, ci hanno presentato informazioni false.
Oggi, su Ilsole24ore c’era un breve articolo che getta luce sullo stato attuale. Così titolato “Se la Cina piange, i paperoni non ridono”. E’ il seguente:
Le turbolenze dei mercati generate dai timori per un rallentamento dell’economia cinese stanno costando care a molti “Paperoni”.Secondo un’analisi di Bloomberg, solo la scorsa settimana la ricchezza delle 400 persone più facoltose monitorate dal Billionaire Index è calata di 182 miliardi di dollari proprio in scia alla fase di correzione in cui sono entrati molti grandi indici, tra i quali il FTSE100 di Londra e il Dow Jones.Il ricco più penalizzato è stato Warren Buffet: in una settimana, a causa del crollo dei titoli della Berkshire Hathaway, il “guru” di Omaha ha visto andare in fumo 3,6 miliardi di dollari. Non tutto i miliardari piangono, però, visto che 11 persone hanno visto crescere il loro gruzzolo nella settimana da poco conclusa. Tra questi spicca il fondatore della Sun Pharmaceuticals Dilip Shanghvi. Il 39° uomo più ricco al mondo (numero uno in India) ha infatti guadagnato 467 milioni di dollari, cosa che porta il suo patrimonio netto a quota 18,9 miliardi di dollari. Da rilevare che nonostante lo tsunami Cina i 400 super ricchi hanno un patrimonio netto complessivo stimato in 3.980 miliardi di dollari“.
Soltanto in Italia, questa sera, le prime 1000 persone più ricche della nazione, avranno perso qualcosa come 80 miliardi di euro, e alla prima settimana di settembre modificheranno i loro budget, chiuderanno aziende, licenzieranno salariati.
Questo ci aspetta. A meno che.


Ieri le Borse del Vecchio continente hanno bruciato 411 miliardi. (ansa)
Perchè non dire le cose come stanno veramente? Ieri le borse hanno trasferito 411 miliardi dalla tasche di poveri investitori a quelle di ricchi epuloni che usano e manovrano le borse per impossessarsi di denaro sonante senza muovere un dito. (cdg)

domenica 23 agosto 2015

Renzi è in crisi e la borghesia del Nord lancia un appello sul Corriere: “Noi lo sosteniamo, fatelo anche voi”. - Eleonora Bianchini

Renzi è in crisi e la borghesia del Nord lancia un appello sul Corriere: “Noi lo sosteniamo, fatelo anche voi”

Calo di consensi e maggioranza che scricchiola al Senato per il premier. Ma, in attesa della ripresa dei lavori parlamentari a settembre, intervengono a sostegno del premier 209 esponenti dell'elite economico-finanziaria, che comprano una pagina del quotidiano di Via Solferino per evidenziare il suo "coraggio" ed elencare gli obiettivi raggiunti. Anche se ricordano che "molto rimane da fare".


“In soli 18 mesi finalmente questo governo ha realizzato ciò che nessuno era riuscito a fare prima e senza i soliti compromessi al ribasso”. Pagina 22 del Corriere della Sera, sabato 22 agosto. In testa la scritta “Noi continuiamo a sostenere Matteo Renzi!” e sotto tutti gli obiettivi raggiunti o “in via di conclusione” dell’esecutivo guidato dal segretario Pd. Che, nel momento di maggiore difficoltà politica – tra calo dei consensi elettorali sotto il 30% fino alla minaccia del Vietnam parlamentare della minoranza Pd sul Senato elettivo e di una maggioranza che scricchiola a Palazzo Madama –  incassa il sostegno della borghesia del Nord.
Sono in tutto 209 i firmatari dell’appello sul quotidiano di Via Solferino, che lo sottoscrivono in calce – in piccolo – con nomi e cognomi. Tutti esponenti autorevoli del mondo della finanza, (inclusa Roberta Furcolo, la moglie dell’ad di Mediobanca Alberto Nagel) divisi tra avvocati d’affari, consulenti finanziari, manager e imprenditori. Chiedono a Renzi “e ai parlamentari che dicono di sostenerlo ad andare avanti” e a opporsi con decisione ai professionisti del no”, ma vogliono coinvolgere anche i “cittadini interessati alle sorti del Paese“. Vorrebbero che si manifestassero “pubblicamente”, ad esempio con “lettere al giornale, interventi sui blog o altro”.
Appello-Renzi 250L’elite economico-finanziaria del Nord che “tifa” per il premier gli riconosce i risultati raggiunti ed evidenzia in particolare quattro elementi. Il suo “coraggio” per “la volontà di cambiare le cose”, sottolineano il traguardo raggiunto della Buona Scuola che “finalmente utilizza la meritocrazia e rende ogni preside responsabile della scuola che deve dirigere”. Poi c’è “il Senato” per rendere con la riforma “più efficiente l’attività parlamentare”. E infine il capitolo “emergenza” migranti." L’unico, però, in cui non compare nessun risultato incassato dall’esecutivo, ma che diventa il gancio per attaccare “le vergognose e ipocrite proposte demagogiche dei partiti di opposizione” che “mirano soltanto ad attirare facili consensi“.
Per chi firma sono tanti i risultati raggiunti, anche se ammettono che “molto, certamente, rimane da fare”. Ad esempio? “Interventi decisi che impongano la moralizzazione della classe politica“, continuo contrasto “alla corruzione e alla criminalità organizzata” – anche se tra gli obiettivi raggiunti elencano l’approvazione del ddl Grasso – e interventi per porre al centro “una autentica cultura della responsabilità“. Poi invitano l’esecutivo a “impostare una strategia di comunicazione continuativa e mirata per mantenere un filo diretto con il Paese“.
I nomi – Ma, scendendo più nel dettaglio, chi sono i firmatari? Si tratta di professionisti dei salotti buoni, del mondo dell’economia e della comunicazione finanziaria, avvocati d’affari manager e imprenditori, tutti sponsor del premier. Che è un “uomo politico” determinato a “cambiare davvero le cose in questo Paese, nonostante quotidiano tentativi di fermarlo e condizionarlo in ogni maniera e forma”. C’è Roberta Furcolo, ex dirigente di Intesa San Paolo e nota per essere la moglie di Alberto Nagel, amministratore delegato di MediobancaChe, peraltro, già a ottobre 2014 sottolineava l’esigenza di “sostenere gli sforzi del governo (Renzi, ndr) per rendere più competitivo il sistema Italia”.
Oltre a essere Executive Board Member di Aon SpA, multinazionale del settore assicurativo, si è parlato di lei quando il 21 febbraio 2012, durante un incontro a Piazza Affari con l’allora presidente del Consiglio Mario Monti e davanti a 400 esponenti della finanza chiese riguardo l’agenda del governo: “Si prevede di attaccare la casta e ridurre il peso della macchina dello Stato?”. E un suggerimento: “Non cercate troppo il consenso delle parti sociali“. Il premier rispose scherzando: “Se l’accordo non arriverà in tempo o non sarà completo mi ricorderò di lei”.
Nella lista dei firmatari, poi, c’è Chicco Testa, presidente – tra le varie cariche – di Sorgenia e Assoelettrica. E poi Guido Roberto Vitale (consulente finanziario e fondatore della Vitali&Co.),Giovanni Tamburi (ex banchiere d’affari e finanziere), Andrea Casalini (amministratore delegato di Eataly Net, società di e-commerce legata al gruppo di Oscar Farinetti), Auro Palomba (esperto di comunicazione finanziaria e fondatore della società di “reputation” Community) e il nobile Gaddo della Gherardesca.
Si aggiungono anche Paolo Colonna (ex presidente della società di investimento Permira) e Paolo Cuccia (presidente del Gambero Rosso holding con un passato in Capitalia, Eur, Citicorp, Bulgari, Abn Amro e Acea). Ma questi sono solo alcuni. In attesa del test al Senato, per ora Matteo Renzi può contare sul sostegno della borghesia del Nord. Con tutti i suoi nomi e cognomi.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/22/renzi-e-in-crisi-e-la-borghesia-del-nord-lancia-un-appello-sul-corriere-noi-lo-sosteniamo-fatelo-anche-voi/1975991/

La parte che più mi ha colpito è quella in cui, rivolgendosi alla parte corrotta della politica, chiedono " Interventi decisi che impongano la moralizzazione della classe politica, e il contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata”, mentre demonizzano la parte onesta della politica, sostenendo che “le vergognose e ipocrite proposte demagogiche dei partiti di opposizione mirano soltanto ad attirare facili consensi“.
Cose dell'altro mondo! (cdg)