Cetta
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 24 dicembre 2015
lunedì 21 dicembre 2015
domenica 20 dicembre 2015
Legge di stabilità 2016, tutte le novità dopo il voto della Camera.
Via libera della Camera alla legge di stabilità 2016. Il disco verde dell’Aula è arrivato, senza il ricorso al voto di fiducia, con 291 sì e 68 no. La manovra esce da Montecitorio con un valore lievitato a oltre 30 miliardi di euro e ricca di novità. Da lunedì l’esame in Senato.
LE CONFERME
Restano confermati i pilastri della manovra: l’abolizione della Tasi sulla prima casa a eccezione degli immobili di lusso, l’eliminazione delle clausole di salvaguardia da 16,8 miliardi che avrebbero fatto scattare da gennaio gli aumenti di Iva e accise. Tra i piatti forti anche il canone Rai in bolletta elettrica e l’aumento da 1.000 a 3.000 euro del tetto all’uso del contante con l’eccezione del money transfer e dei pagamenti per le p.a. In arrivo novità anche sulle pensioni e sulle imprese. La manovra lunedì tornerà al Senato in terza lettura per essere approvata in via definitiva prima di Natale.
LE NOVITÀ
Le ultime modifiche introdotte in aula – 26 solo del governo – sono spesso di dettaglio. Due quelle importanti. La prima modifica la norma che consente la sospensione dei contenziosi amministrativi che riguarda le concessioni di alcuni arenili. Ora questa questo non vale per i Comuni e municipi commissariati o sciolti per mafia. L’altra norma riguarda le famiglie numerose, con più di tre figli minorenni, ma dipenderà solo dall’attuazione se davvero diventerà un aiuto concreto. Potranno chiedere la «carta della famiglia» che, in base all’Isee, consentirà di ottenere sconti a servizi privati e pubblici che aderiranno all’iniziativa. Inizialmente era prevista con tre figli under26, ma poi nella riformulazione la platea è stata ristretta. L’obiettivo della card famiglia è di accedere a sconti sull’acquisto di beni e servizi, oppure di ottenere riduzioni tariffarie con soggetti pubblici o privati che aderiscono all’iniziativa. In pratica per ottenere «abbonamenti famiglia» ai trasporti ma anche per creare uno o più gruppi di acquisto, come i Gas.
TUTTE LE MISURE
TASI-IMU Esenzione totale delle tasse sulla prima casa (per un valore di 3,7 miliardi di euro), sui terreni agricoli e sugli imbullonati (per un valore di circa 900 milioni).
CANONE RAI Il canone Rai si pagherà nella bolletta, in dieci rate. Il prossimo anno l’abbonamento sarà di 100 euro.
CASA IN LEASING Arriva il leasing per le case. Le banche potranno finanziare l’acquisto o la realizzazione dell’abitazione principale, che alla fine del pagamento potrà essere riscattata o lasciata all’istituto di credito.
730 PRECOMPILATO Chi ha sbagliato il 730 precompilato, solo per quest’anno, non sarà punito. La sanatoria interessa esclusivamente gli errori contenuti nella dichiarazione dei redditi 2015.
ADDIO PAESI BLACK LIST Addio all’elenco dei paesi della Black list. L’intervento «è complementare e coerente con la nuova disciplina in materia di fiscalità internazionale» che prevede norme per la crescita e l’internazionalizzazione delle imprese.
REGIONI Aumenta di 600 milioni il contributo per la riduzione del debito delle regioni a statuto ordinario. Le risorse attribuite agli enti nel 2016 passano da 1,3 miliardi a 1,9 mld.
COMUNI Vengono fissate nuove regole del patto di stabilità, che consentiranno di utilizzare le risorse in precedenza bloccate. Secondo le stime del governo si tratta di circa un miliardo di euro.
MEZZOGIORNO Credito d’imposta modulato, per quattro anni, e decontribuzione per le nuove assunzioni vincolata ad eventuali fondi pac 2007-2013 non utilizzati. Il bonus sarà del 20% per le piccole imprese (con tetto per gli investimenti di 1,5 milioni), del 15% per le medie e del 10% per le grandi (con tetto di 15 milioni).
SICILIA La regione avrà 900 milioni nel 2016 per adeguare l’ente alle modifiche intervenute nella legislazione tributaria. Le maggiori risorse vengono stanziate «alla luce dell’adempimento nel 2015 da parte della regione degli impegni in materia di contenimento delle spese e a condizione di un aggiornamento dell’intesa Stato-regione siciliana in materia di contenimento della spesa 2016”.
GIOCHI Aumento del preu sulle awp sale del 2,5%, che arriva al 17,5%; mentre il payout passa dal 74% al 70%. La pubblicità potrà essere trasmessa dalle 22.00 alle 7.00 sia in tv e radio.
CAF E PATRONATI Il taglio previsto dalla legge di stabilità si riduce.
PENSIONI Si anticipa al 2016 l’incremento della no tax area per i pensionati. In particolare, per gli over 75, l’esenzione fiscale sale a 8.000 euro. Vengono inoltre sterilizzati i possibili effetti della deflazione sull’adeguamento delle pensioni al costo della vita, chiarendo che gli assegni non saranno comunque ridotti. E non saranno applicati i conguagli della perequazione relativi al 2014, evitando così effetti negativi sulle pensioni più basse.
IRES Si ridurrà del 3,5%, dall’attuale 27,5% al 24%, a partire dal 2017, con uno sgravio di 3,8 miliardi nel primo anno che arriverà a circa 4 miliardi dall’anno successivo. Le banche non avranno il taglio, ma in cambio potranno beneficiare di un incremento della deducibilità degli interessi passivi, che passerà dal 96% al 100%.
PMI Aumenta la platea che potrà accedere al regime fiscale forfettario; il tetto della soglia dei ricavi raddoppia, passando da 15.000 euro a 30.000 euro per i professionisti. Per le altre categorie viene invece aumentata di 10.000 euro. Il regime agevolato viene esteso lavoratori dipendenti e pensionati, con un’attività in proprio, se il totale del reddito non supera i 30.000 euro.
ASSUNZIONI Per le nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2016 è previsto il taglio dei contributi del 40%.
RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE Lo sconto sale dal 36% al 50%. Viene confermato l’ecobonus al 65%, per le spese di riqualificazione energetica, e l’agevolazione, già prevista nel 2015, per l’acquisto dei mobili e di elettrodomestici.
SALVA BANCHE Vengono costituiti quattro enti ponte degli istituti di credito di: cassa di risparmio di Ferrara, banca della Marche, banca popolare dell’Etruria e del Lazio, cassa di risparmio di Chieti. Per risarcire, almeno in parte i clienti, che hanno perso i risparmi perchè investiti in obbligazioni secondarie, viene istituito un fondo interbancario di tutela dei depositi con una dotazione massima fino a 100 milioni di euro.
TETTO CONTANTE Sale a 3.000 euro il tetto per il pagamento in contante. Mentre per la pubblica amministrazione il limite massimo dei pagamenti che possono essere effettuati cash resta di 1.000 euro.
MONETA ELETTRONICA La moneta elettronica potrà essere utilizzata anche per piccoli importi, come l’acquisto del giornale o il pagamento del caffè.
SPIAGGE Slitta al 30 settembre 2016 il termine entro cui procedere al riordino della disciplina dei canoni demaniali marittimi. Di conseguenza i contenziosi pendenti sono sospesi. La sanatoria non vale per gli enti locali commissariati per mafia.
AMMORTAMENTI Viene introdotto il super ammortamento, del 140%, per gli investimenti in beni strumentali nuovi, che è scattato dal 15 ottobre 2015.
ASSUNZIONI Per le nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2016 è previsto il taglio dei contributi del 40%.
RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE Confermato lo scontro al 50% e l’ecobonus al 65%, per le spese di riqualificazione energetica, e l’agevolazione, già prevista nel 2015, per l’acquisto dei mobili e di elettrodomestici.
sabato 19 dicembre 2015
Libia: il nodo della Banca Centrale Libica, l'oro di Gheddafi, i beni congelati dalle megabanche, la sorte del dinaro. - Maria Grazia Bruzzone
Tripoli, banca centrale
Tra i tanti nodi che in Libia l’accordo politico deve sciogliere c’è la Banca Centrale Libica. Ovvero le due banche centrali, dal momento che nel gennaio 2014 le milizie del generale Khalifa Haftar (governo di Tobruk riconosciuto a livello internazionale) si sono impossessate della filiale di Bengasi della Banca Centrale Libica il cui quartier generale è a Tripoli. “Con $100 miliardi dentro” titolava Business Insider (22/1/2015). Mentre secondo il NewYorkTimes, i $100 miliardi era quel che rimaneva alla Banca Centrale nel suo insieme.
Non solo. Il governo di Tobruk licenziava l’attuale governatore della Banca Centrale a Tripoli, la sede principale, Sadiq al-Kabir e ne nominava uno di sua fiducia, Ali Salim al-Hibri. Ma Kabir continuava imperterrito a lavorare nella sede principale di Tripoli. Che fra l’altro controlla i ricavi del petrolio, vitali per il paese – raccontava Reuters a luglio.
La scelta (politica) del Fondo Monetario Internazionale.
Il FMI ha deciso di riconoscere Hibri come suo interlocutore unico, informava Reuters . E spiegava come questa mossa complicasse molto le cose. La Banca basata a Tripoli si è sforzata di star fuori dai conflitti. E sia il FMI sia i paesi stranieri fino a quel momento trattavano con entrambi i banchieri, cercando di dar vita a un budget comune dei due governi (che hanno da pagare stipendi delle milizie, stipendi pubblici, medicine e altro ancora).
“Il FMI ha rotto un accordo a cui erano giunti i due governi per un budget comune”, osservava Mattia Toaldo del Council of Foreign Relations Europe. Aggiungendo che il FMI difficilmente potrà tornare sui suoi passi.
Peraltro Hibri, il banchiere nominato da Tobruk, ha sì stabilito il nuovo quartier generale a Bengasi ma non è riuscito a convincere i clienti del petrolio a pagare attraverso i suoi conti in quanto le prove della proprietà degli asset petroliferi si trovano a Tripoli. Rendendo ancor più difficile la vendita di petrolio - la cui estrazione del resto si è quasi del tutto interrotta. Pur avendo la Libia le maggiori riserve petrolifere dell’Africa (ancora Reuters).
Anche secondo il NYT la banca centrale di Tripoli era una delle poche istituzioni ancora funzionanti nel paese, e Kabir aveva viaggiato all’estero per assicurare i leader stranieri dell’integrità dello Stato libico nella crisi.
Quel che è certo è che istituzioni esterne come il FMI entrano nel gioco politico, così come hanno fatto, e probabilmente si accingono a fare ancora, le megabanche straniere, in primo luogo anglosassoni che come vedremo più avanti hanno già avuto un ruolo.
Il bottino nella Banca Centrale di Bengasi.
“Il generale Haftar vuole che il governo di Tripoli sappia che può controllare la maggior parte del contante e delle riserve d’oro rimasti”, scrive BI. Che en passant qualifica come ‘disertore’ (renegade) quello che non è esattamente un bel personaggio, ma è vicino agli Usa dove ha vissuto a lungo dopo essere fuggito a suo tempo dalla Libia, ed è l’uomo forte nel governo di Tobruk.
A metà del 2014 la Banca Centrale aveva ancora $113 miliardi di riserve in valuta straniera, riportava Al-Ayat, uno dei maggiori giornali panarabi, basato in Libano. Molto meno dei $321 miliardi che deteneva prima delle sommosse del 2011, ma ancora abbastanza per pagare i salari e assicurare il funzionamento delle infrastrutture petrolifere - aggiungeva BI.
$113 miliardi in valuta estera rafforzate da 116 tonnellate d’oro, a dar retta a un post sul sito indipendente medio orientale Al-Monitor (luglio 2014). E faceva notare come le riserve estere ammontavano appunto a $321 miliardi prima della rivoluzione del 2011 – quando l’oro di Gheddafi era valutato dal World Gold Council in 143 tonnellate (150 t, secondo altri ). Con la rivoluzione vennero subito ritirati dai depositi bancari $20 miliardi costringendo la Banca Centrale a vendere 5 t d’oro, e poi anche a disfarsi di $19 miliardi di riserve estere, spiegava, sottolineando tuttavia le rassicurazioni della Banca Centrale: un collasso della Libia non è in vista, almeno per altri 5 anni. Va aggiunto per precisione che la Banca Libica aveva altre due filali, a Sirte e a Sabha, nel sud, ma di queste non si è più parlato. Cosa vi fosse dentro non sappiamo.
I ‘ribelli’ avevano subito dato vita a una loro Banca Centrale a Bengasi. Una mossa sospetta per la sua immediatezza, forse ‘pilotata’ (vedi The New American 30/3/20 11 ripreso da Global Research ).
Che una parte consistente delle riserve in valuta e oro di Gheddafi fossero nella filiale di Bengasi lo raccontava (6/6/ 2011) lo stesso vice capo della Banca Centrale nominato dai ‘ribelli’, Abdalgader Albagrmi (qui). Vivida la descrizione dello scasso.
“C’erano due camere blindate sotterranee incassate in doppi muri e protette da una pesante porta blindata per aprire la quale servivano tre chiavi. Due erano a Bengasi, mentre la terza era a Tripoli, ancora sotto il controllo di Gheddafi. Ci vollero tre giorni per riuscire a penetrare all’interno. Nella prima camera trovarono dinari e contante in valuta estera. Albagrmi non è autorizzato a rivelare la quantità, si limita a dire ‘tra 500 milioni e 1 miliardo di dinari’, quanto alla valuta estera ‘non era molto’.
Nella seconda camera c’era una grande pila di barre d’oro che alcuni hanno valutato in $1 miliardo”.
Albagrmi minimizzava? Molto probabilmente sì.
Una mossa subitanea che già in quei mesi del 2011 appariva a qualcuno sospetta, quella dei ‘ribelli’, che allora apparentemente non si sapeva neppure chi fossero. La rivolta a Bengasi scoppia il 15 febbraio 2011. Già il 27 febbraio nasce il TNC – Transitional National Council, autoproclamato governo provvisorio a Bengasi che si spaccia come ‘unico rappresentante del popolo libico’e a marzo la comunità internazionale si affretta a riconoscere – a settembre o farà anche l’ONU. Ebbene, già a marzo il TNC dà vita alla sua Banca Centrale e alla nuova Lybian Oil Company, anch’essa a Bengasi.
“Mai sentito di una banca centrale creata in poche settimane da una rivolta popolare” nota un analista economico nel post di The New American. “ Suggerisce che quei ribelli erano più che una banda di rivoltosi e che c’erano delle influenze sofisticate”.
Un altro blog a cui si rimanda è sarcastico: “Quando il conflitto finirà quei ribelli potranno diventare consulenti”. Il blog citato avanza il sospetto di un coinvolgimento esterno. “Sembra che qualcuno ritenesse molto importante controllare le banche e il rifornimento di denaro prima ancora che un governo vero fosse formato”.
Dubbi esprimevano anche media mainstream come CNBC. “E’ la prima volta che un gruppo rivoluzionario si preoccupa di dar vita a una banca centrale mentre sta ancora combattendo per prendere il potere. Un’indicazione di quanto straordinariamente potenti siano diventate le banche centrali oggi”.
La Banca Centrale statale e il piano OIL for GOLD fu la causa prima dell’intervento Nato per rimuovere Gheddafi?
“Alcuni osservatori sono convinti che il tema della Banca Centrale sia stato addirittura la motivazione alla base degli interessi internazionali nei confronti del regime libico” osserva il post di New American citando un altro pezzo che ha circolato molto sul web, secondo il quale “finanzieri globali e manipolatori del mercato non tolleravano l’indipendenza dell’autorità monetaria libica” sotto il Raiss. La Banca Centrale era infatti pubblica, dello Stato.
“Il governo libico crea la sua moneta attraverso la sua Banca Centrale, il dinaro libico agganciato al valore dell’oro. Il maggior problema dei cartelli bancari globalisti è che per fare affari con la Libia devono passare attraverso la Banca Centrale e la moneta nazionale, sui quali non hanno assolutamente alcun dominio né capacità di fare pressioni. Obama non ne parla, e nemmeno Sarkozy e Cameron, ma in cima all’agenda globalista c’è certamente la volontà di assorbire la Libia nel novero delle nazioni compiacenti”. Magari sostituendo il dinaro, comunque agganciandolo al dollaro: questa sarà la via da seguire alla fine, veniva ipotizzato.
OIL FOR GOLD.
Tanto più che Gheddafi pianificava di vendere il petrolio libico in cambio di dinari agganciati all’oro invece che in cambio di dollari come si era fatto fino ad allora. Oil for gold, appunto, il nome del piano. Una mossa che avrebbe potuto contagiare altri paesi, e minacciare molto da vicino la supremazia del dollaro fondata proprio sui petrodollari. “Ricordate Saddam Hussein? Nel 2000 voleva fare qualcosa di simile, vendere petrolio in euro, abbandonando il dollaro. La sua fine è nota”.
Così un altro blog. Una teoria diffusa soprattutto nei media non occidentali, rimarcava un successivo post NewAmerican (30/11/2011), molto più analitico del precedente e ricco di citazioni. Eccone qualcuna.
“Sarkozy arrivò a dichiarare che la Libia rappresentava una “minaccia per la ‘sicurezza finanziaria del mondo”.
“Nel 2009, in quanto capo dell’Unione Africana, Gheddafi aveva proposto che il continente azzoppato economicamente adottasse il dinaro il Dinaro aureo.
“Il suo piano avrebbe rafforzato l’intero continente africano agli occhi degli economisti – per non dire degli investitori. Ma sarebbe stato devastante per l’economia Usa, il dollaro americano e l’élite del sistema.
Non solo la moneta. Anche i progetti africani del Raiss andavano fermati.
In quell’estate del 2011, Gheddafi era ancora vivo e combatteva, ma la ‘rivoluzione’ libica appoggiata – chi dice preparata – dalla Nato aveva subito prodotto il congelamento dei beni all’estero del Fondo Sovrano Libico e nuove sanzioni. Mohammed Siala, ministro della cooperazione nonché direttore del fondo sovrano libico, rilasciava una interessante intervista. Ne aveva scritto a suo tempo Underblog .
L’intervento in Libia, raccontava Siala, mira o comunque ha per conseguenza di bloccare non solo progetti di infrastrutture in Libia già assegnati a ditte europee, oltre che russe e cinesi. Ma di fermare anche progetti di cooperazione della Libia gheddafiana con paesi africani, volti a emancipare quelle economie. Col risultato, fra l'altro, di impoverire ulteriormente quelle popolazioni e spingerle a riversarsi in massa in Europa.
I libici col Raiss si erano infatti lanciati in grandi investimenti. In Libia. “Il primo era stato il canale di 4000 Km che trasporta l’acqua prelevata dal gigantesco bacino naturale sotterraneo scoperto anni fa, con una portata pari alle acque del Nilo per 50 anni, e rifornisce fra l’altro Bengasi e Tripoli. C’è chi dice che sullo sfruttamento di queste acque avrebbero messo gli occhi i francesi, primi nel mondo nel settore acque.
"C’è una ferrovia che attraversa il Nord Africa, ad eccezione della Libia. Vogliamo portare a termine l’integrazione nell’economia regionale e spingerla oltre. I cinesi costruiscono il tratto Tunisia-Sirte. I russi hanno il compito della Sirte-Bengasi. C’era una trattativa con l’Italia per la sezione Bengasi-Egitto, così come per le locomotive . Abbiamo anche iniziato la costruzione di una linea transcontinentale nord-sud, con il tratto Libia-N’Djamena. Sono investimenti di interesse internazionale e il G8 aveva promesso di aiutarci, ma non abbiamo visto arrivare nulla”. Così Siala.
E in Africa. Il visionario Gheddafi voleva sviluppare il continente. Una quota del fondo sovrano libico va in azioni di sviluppo del continente, in agricoltura, commercio, miniere, ecc. raccontava Siala. Per il quale è questo l’aspetto più critico del blocco.
“Il continente non è in grado di esportare materie prime. Noi investiamo in modo che queste siano trasformate e commercializzate in Africa, dagli africani. Si tratta di creare posti di lavoro e mantenere il plusvalore in Africa. Da un lato gli europei ci incoraggiano, perché si prosciuga il flusso migratorio, dall’altro si oppongono perché dovrebbero abbandonare lo sfruttamento coloniale”.
Un’Africa ‘gheddafiana’ aperta a russi e cinesi, oltre che agli europei, certo non poteva piacere all’Occidente e segnatamente agli Usa, che, sebbene nel 2004 avessero promosso un’apertura nei confronti della Libia, sull’Africa aveva in realtà altri piani. Per il Raiss fu un brusco risveglio.
Gli affari dell’Occidente con la Libia e le fregature date a Gheddafi.
“Fare affari con la Libia era legale anche per società americane dal 2004, dopo che Gheddafi aveva rinunciato al terrorismo e alle sue aspirazioni nucleari e Bush aveva cancellato le sanzioni”. Banche, petrolifere e ditte di costruzioni ci si erano buttate a capofitto.
Così il New York Times in un'inchiesta del 2011 . Che raccontava come la creazione dell’Autorità Libica per gli Investimenti avesse gasato le banche occidentali. Attratte dall’opportunità di mettere le mani sui 40 miliardi di $ del Fondo Sovrano. Cresciuti poi rapidamente, tanto da diventare 64 miliardi lo scorso settembre, secondo recenti documenti (Siala parla di di 70 miliardi$). Blair sorrideva in foto col Raiss, Saif al-Islam Gheddafi, il secondo e il più british dei figli, PhD all’LSE, era di casa a Londra, amico di lord Mandelson e di un Rothschild (non è un caso forse che a rilanciare Saif sia stato qualche mese fa Foreign Affairs, la rivista del CFR, vedi Underblog).
La britannica Hsbc era diventata il partner bancario occidentale maggiore del regime di Gheddafi, dal quale aveva ricevuto 1,4 miliardi $. Goldman Sachs a settembre 2011 aveva ancora $45 milioni, JPMorgan Chase $173milioni. Ma anche la francese Société Génerale e altre banche europee avevano aiutato il regime a gestire i proventi del petrolio. Al 22° piano del grattacielo più alto di Tripoli, sede dell’Autorità, c’era un gran via vai.
Ma questi investimenti ai libici hanno fruttato ben poco. Ritorni bassissimi o nulli, mentre le commissioni sono rimaste alte, documenta l’inchiesta del NYTcitata.
Per non dire della fregatura subita quando - vedi il Wall Street Journal online - l’Autorità per gli Investimenti affidò a Goldman Sachs 1,3 miliardi $ del fondo sovrano. La banca li investì in un paniere di valute e azioni di sei società: tre banche, l’americana Citigroup, l’italiana Unicredit e la spagnola Santander, più la società tedesca Allianz, l’Eléctricité de France e l’italiana Eni. Era la prima metà del 2008, con la crisi i capitali freschi facevano gola assai. Un anno dopo, il crack Lehman ancora fresco, Goldman Sachs comunicò ai libici che, causa crisi, l’investimento era andato male, e il fondo libico si era ridotto a 25 milioni: aveva perso il 98% del suo valore.
Furiosi, forse con qualche ragione, i libici piombano a Londra, finiscono per non accettare le proposte di Goldman, minacciano azioni legali internazionali che certo non avrebbero giovato alla reputazione della banca d’affari. In questo caso come per le perdite subite dagli investimenti fatti da varie altre società - l’americana Permal, l’olandese Palladyne, la francese Paribas, la britannica HSBC, il Credit Suisse, ecc. (vedi dettagli qui).
“Finché le sanzioni e l’intervento militare non hanno risolto il problema, congelando i fondi.
Hsbc e altre banche di investimento sono già sbarcate a Bengasi per creare una nuova Central Bank of Libya che permetterà loro di gestire i fondi libici quando saranno scongelati e i nuovi ricavi dell’export petrolifero, già ripreso”, raccontava Siala.
E poi....
Come si sa le cose in Libia si sono poi complicate. Fino ad arrivare ai due governi con rispettivi sponsor e agli accordi odierni, che dovranno essere approvati dalle rispettive assemblee. Risolutivi? Vedremo.
Quel che è andato avanti è il piano di Africom – il comando centrale americano per l’Africa creato da George W. Bush. Progetti che coinvolgono anche UK e soprattutto la Francia e vanno ben oltre la Libia per realizzare i quali tuttavia il regime del Raiss era un ostacolo. Vedi qui Underblog feb 2015 sulla scia del Guardian, vedi qui dove si dice che forze Usa stazionano già in 35 paesi, e qui un post ben più analitico di William Engdahl, giornalista americano controcorrente specialista in questioni geopolitiche.
venerdì 18 dicembre 2015
BUCCE DI BANANA: NON BUTTATELE! ECCO COSA POSSONO FARE.
La banana è un frutto dalle molteplici proprietà e dai tanti effetti benefici: e ciò vale anche per la sua buccia, che può essere adoperata per tanti scopi e per soddisfare una enorme varietà di esigenze. La buccia, per altro, non serve solo a fini cosmetici e non è solo un toccasana per la salute, ma può essere impiegata anche per la vita di tutti i giorni: per esempio, per le pulizie di casa, vista la sua azione antifungina, o in cucina, per purificare l’acqua o per mantenere la carne ben succosa in forno. Se si ha bisogno di pulire le scarpe, per esempio, strofinando sulle calzature la buccia esse si mostreranno più pulite sin da subito. Lo stesso vale per l’argenteria – cucchiai, coltelli, forchette e così via -.
La buccia della banana, inoltre, è perfetta per il compost: se si dispone di una compostiera in cui vengono buttati tutti i rifiuti organici, i lombrichi si mostreranno golosissimi di questo prodotto. Insomma, uno scarto davvero eccezionale, che può essere sfruttato anche come repellente per i pidocchi delle piante e per gli afidi: occorre tagliare la buccia in tanti piccoli pezzi, per poi interrarli in corrispondenza dei rosai o alla base degli arbusti. Così, le piante non saranno mai colpite dalle malattie. A proposito di piante, con la buccia di banana si può ottenere anche un eccellente fertilizzante: per raggiungere lo scopo, è necessario inserirla all’interno di un contenitore di vetro che dovrà essere riempito con un po’ di acqua.
Dentro lo stesso contenitore andranno collocate delle piante acquatiche, che grazie ai nutrienti provenienti dalla buccia trarranno notevoli benefici e cresceranno sane e rigogliose. Sempre in casa (o in giardino), la buccia è fondamentale per pulire le foglie delle piante e per attirare le farfalle, che saranno attirate dalla sua dolcezza. Ecco, poi, i cinque principali utilizzi a cui possono essere destinate le bucce di banana per la salute e per la cosmesi.
Contro le verruche
Grazie alle bucce di banana, è possibile prevenire la comparsa delle verruche o eliminarle, qualora fossero già presenti: è sufficiente strofinare un pezzo di buccia sulla zona da trattare, alcuni minuti per qualche giorno di seguito, e dopo un po’ si otterrà il risultato desiderato.
Contro le punture degli insetti
Anche il dolore e i fastidi provocati dalle punture degli insetti possono essere alleviati con le bucce di banana, che hanno il merito di ridurre le infiammazioni e di limitare il prurito.
Contro l’acne
Se si ha a che fare con l’acne, non c’è niente di meglio delle bucce di banana: come per le verruche, basta strofinarle sulla zona interessata ogni sera, prima di andare a dormire.
Contro le infiammazioni
Le bucce di banana riescono a calmare le infiammazioni di lieve entità: strofinandole sui punti coinvolti, in poco tempo si ottengono i risultati desiderati.
Contro le cicatrici
Il processo di cicatrizzazione viene accelerato in misura significativa con le bucce di banana: graffi e ferite guariranno più velocemente.
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