venerdì 19 febbraio 2016

Quel furbetto di Giorgio Napolitano beccato dal M5S, anche Grasso sgomento.





Ex Pip assunti nelle aziende senza saperlo. Maxitruffa in Sicilia. -




L'Inps sta passando al setaccio le posizioni di decine di lavoratori precari.

PALERMO.  Assunti in ditte a Salerno, a Crotone, a Genova, a Taranto ma senza aver mai lavorato e ritrovandosi con richieste di disoccupazione mai presentate incompatibili col sussidio di cui sono beneficiari e che ora rischiano di perdere. A essere coinvolti, in quella che si profila come una maxi truffa, sono un centinaio di persone, precari siciliani appartenenti al bacino dei cosiddetti "ex Pip", che ricevono il sussidio pubblico di 830 euro al mese: negli archivi informatici dell'Inps risultano inquadrati da almeno un anno con contratti a tempo pieno in aziende del Mezzogiorno e del Nord Italia.
Una vicenda intricata esplosa in queste ore dopo che una donna consultando il proprio profilo contributivo nel sito dell'Istituto ha scoperto di risultare assunta in una ditta campana. Gli uffici dell'Inps di Palermo, presi d'assalto da un gruppo di precari che chiede spiegazioni, stanno cercando di capirne di più.
L'Inps sta passando al setaccio le posizioni di decine di lavoratori precari. "Abbiamo ricevuto un centinaio di segnalazioni di assunzioni sospette o fantasma, stiamo verificando. Al momento la situazione è confusa, possiamo fare delle ipotesi ma meglio non azzardare. Certamente non sarebbe conveniente per il lavoratore fingere un'assunzione per avere la disoccupazione dato che è chiaro che perderebbe il diritto a rimanere nel bacino degli ex Pip e dunque il sussidio".
Lo spiegano all'ANSA fonti dell'Inps a proposito della presunta truffa che coinvolgerebbe un centinaio di precari con assunzioni fantasma in aziende della Campania, della Calabria e di alle regioni d'Italia. Anche sull'eventuale connivenza da parte delle ditte, l'Inps è cauta: "Bisogna appurare chi trarrebbe vantaggio da questa vicenda e come".
La donna che ha sollevato il caso dice: «Non ho mai firmato contratti e non conosco questa azienda, che comunque esiste perchè ho verificato». «Qualcuno - aggiunge - si è impadronito dei nostri dati sensibili, girandoli a una serie di ditte. Non ho mai lavorato per questa azienda e non ho mai chiesto la disoccupazione, nonostante l'Inps me la stesse per accreditare».
I precari coinvolti nella presunta truffa adesso rischiano di perdere il sussidio, l'Inps inoltre sarebbe pronta a chiedere indietro la disoccupazione che ad alcuni di questi precari sarebbe già stata pagata. Nella vicenda, secondo le prime valutazioni dell'Istituto, sarebbero coinvolti alcuni patronati che avrebbero presentato le richieste di disoccupazione per conto dei lavoratori che si dicono ignari di tutto.
"Ho guadagnato 1.300 euro al mese, per un lavoro da impiegata in una ditta della provincia di Salerno con un contratto della durata di 51 settimane. Solo che io non ho mai firmato quel contratto, non conosco quella azienda, non ho visto neppure un euro, ora rischio di perdere il sussidio e in più devo pagare tasse per un reddito mai percepito".
A raccontarlo all'ANSA è uno dei circa 150 precari ex Pip coinvolti in una presunta truffa sulla quale stanno cercando di fare chiarezza gli uffici dell'Inps di Palermo che stanno monitorando diversi casi di assunzioni fantasma. "Controllando la mia posizione Inps - spiega la donna precaria - ho scoperto anche che risulto domiciliata a Bologna, ma io non ci sono mai stata. Hanno usato i miei dati, vorrei capire come è stato possibile. Sono sconvolta e disperata".
Il deputato regionale di Forza Italia, Vincenzo Figuccia, stamani s'è presentato all'Inps con una delegazione di precari per chiedere chiarimenti. «I precari sono stati truffati, bisogna fare subito chiarezza su questa squallida vicenda», afferma Figuccia. Il parlamentare ha subito contattato la dirigente del dipartimento Lavoro della Regione siciliana, Maria Antonietta Bullara. Anche la Regione sta cercando di capire cosa sia successo. I dati sensibili dei precari, infatti, sono custoditi negli archivi informatici del dipartimento e in quelli dell'Inps. Chi e come è riuscito a impadronirsene - è la domanda che si pongono i lavoratori precari - e chi ha guadagnato da questa vicenda?

mercoledì 17 febbraio 2016

ECCO L’IMPERO IMMOBILIARE DI NAPOLITANO. - Franco Bechis


Giorgio Napolitano si è giocato buona parte degli stipendi che i contribuenti italiani gli hanno erogato nella sua lunghissima carriera politica e istituzionale sul mattone. E non ha sbagliato: il suo primo investimento oggi si è moltiplicato quattro volte e mezzo di valore, nonostante la crisi del mercato immobiliare degli ultimi anni. Secondo le valutazioni di mercato oggi i mattoni di Napolitano (condivisi con la moglie Clio Bittoni) oscillano fra i 2,1 e i 2,6 milioni di euro di quotazione.
L’ultimo investimento è anche il più recente: i coniugi Napolitano hanno acquistato l’8 novembre 2012 (dopo un preliminare di vendita firmato il 20 luglio dello stesso anno) un appartamento al terzo piano di via dei Serpenti nel quartiere Monti - dove ora sono tornati a vivere - perfettamente identico a quello che già possedevano da decenni nello stesso immobile al piano terra: entrambi sono di sei vani. A venderglielo poco prima che scadesse il primo mandato alla presidenza della Repubblica, lo svizzero Mario Busetto e altri 11 comproprietari delle famiglie Persico, Maceratesi e Bertinetti. Non è noto il prezzo, perchè non indicato nell’atto sintetico depositato. Così come non è noto quanto fu pagato il villino con pertinenze che i coniugi Napolitano possiedono in una via privata all’imbocco di Capalbio, il paese della Maremma da sempre buen retiro della sinistra italiana.
Le quotazioni – L’ultimo acquisto in via dei Serpenti però è identico al primo, avvenuto nel lontano 1980. Allora i Napolitano pagarono quell’appartamento 100 milioni di lire alla Pars Italia spa. Secondo il calcolatore Istat che rivaluta le somme, sarebbero 243.767 euro di oggi. Ma oggi quell’appartamento viene valutato in una forchetta che oscilla fra 889.200 e 1.138.000 euro a seconda dello stato dell’immobile (ottimo): l’investimento si è quindi più che quadruplicato. I Napolitano hanno un fiuto particolare per gli affari immobiliari. Ed è una fortuna: perchè il valore degli immobili posseduti dai coniugi oggi è pari a quasi la metà degli stipendi ricevuti da Napolitano in tutta la sua vita politica.
Presidente della Repubblica “Re Giorgio” lo è stato per otto anni e otto mesi, ricevendo uno stipendio netto complessivo più o meno uguale al valore dell’ultimo appartamento acquistato: 1.094.391 euro. Non avendo sostanzialmente avuto spese (vitto e alloggio erano assicurati dalla funzione per i coniugi, così come ogni spostamento), saranno stati davvero messi da parte. Nel resto della vita Napolitano ha sempre ricevuto stipendio base e rimborsi spese dai contribuenti italiani, salvo che nel lustro 1963-1968, quando rimase fuori dal Parlamento e si occupò del suo partito: membro del comitato centrale del Pci e segretario regionale della Campania. Napolitano è stato invece 27 anni e 11 mesi deputato, e 5 anni senatore della Repubblica (anche adesso lo è, essendo senatore a vita).
In contemporanea (con il doppio mandato) è stato dieci anni europarlamentare e 2 anni ministro. Ha ricevuto stipendi da parlamentare (senza calcolare le indennità extra) per 2,5 milioni di euro netti. E in più ha percepito 1,8 milioni di euro di diaria per rimborso spese per il soggiorno a Roma (che lui non aveva, abitando nella capitale) che sono diventate altro stipendio netto non tassato. In tutto fanno 5.471.891 euro netti, a cui aggiungere le eventuali somme percepite per rimborso spese di segreteria, non spese e quindi andate a cumularsi anche esse allo stipendio netto, come è malcostume accada da sempre nel mondo politico.

Test per i tumori: arriva la biopsia liquida dalla saliva.




Allo studio uno strumento per la diagnosi precoce del cancro.

Un nuovo test per i tumori consiste in una vera e propria biopsia liquida dalla saliva, che si effettua in una decina di minuti e costa davvero poco. E’ la nuova scoperta messa a punto da David Wong, dell’Università della California di Los Angeles. Il prototipo di questo test è stato presentato ad un convegno dell’Associazione americana per l’avanzamento delle scienze e promette risultati immediati ed attendibili. Il nuovo strumento costituisce un vero passo in avanti nelle possibilità di diagnosi dei tumori, un test che va ad aggiungersi alle possibilità attualmente in fase di studio di effettuare una biopsia sul sangue.
Questo nuovo strumento, messo a punto dal ricercatore americano, costa poco, meno di 20 euro, e può agire in 10 minuti ricercando frammenti di dna tumorale nei fluidi del corpo. In particolare è possibile verificare l’eventuale presenza di tumore a partire da una sola goccia di saliva. Secondo lo scienziato, il test può essere effettuato in qualsiasi luogo, dal medico o anche a casa, e si sarebbe rivelato totalmente accurato. In particolare le ricerche effettuate attualmente sul nuovo test sono rivolte alla diagnosi del tumore ai polmoni e i risultati sarebbero molto accurati. Nel corso dell’anno lo strumento dovrebbe essere sperimentato sui pazienti con questa patologia in Cina.
Bisogna ricordare, infatti, che attualmente per controllare la presenza di un tumore ai polmoni a partire dal sangue esistono dei metodi complicati e poco accurati, che possono dare risultati solo dopo due settimane e non possono essere utilizzati come un esame iniziale, ma solo per monitorare la diffusione del cancro.
Il nuovo test, invece, promette di fornire dei risultati precisi nel giro di pochi minuti, già a partire dalle prime fasi dello sviluppo della malattia.
Il ricercatore che ha sviluppato questo strumento pensa ad un utilizzo del test integrato con altri esami. Potrebbe essere usato, ad esempio, se dovesse emergere un nodulo da una radiografia, per confermare la presenza di un tumore a partire dall’esame della saliva. Potrebbe, quindi, rappresentare un metodo per effettuare la diagnosi precoce di alcuni tumori per i quali al momento non ci sono degli strumenti di analisi precoce efficaci. Secondo Wong, l’agenzia USA che regola i farmaci, la Food and Drug Administration, potrebbe fornire la sua approvazione nel giro di due anni e il test potrebbe arrivare già in quattro anni nel Regno Unito.
Lo studio delle biopsie liquide rappresenta, però, un settore ancora in fase di sviluppo. Esistono, infatti, altre ricerche al riguardo e c’è anche un progetto completamente italiano, il Cancer-Id, portato avanti dall’Istituto oncologico veneto, con l’obiettivo di determinare dei nuovi marker, che possano monitorare i tumori e l’efficacia delle cure evitando la biopsia e agendo esclusivamente sull’analisi del sangue. Sempre negli Stati Uniti, poi, il test del National Cancer Institute ha permesso di individuare, a partire dal sangue, la ricomparsa di tumori con diversi mesi di anticipo rispetto alla tac.

Pensioni di reversibilità, il mandato di Palazzo Chigi è tagliare la voce di spesa. Ma l'intervento è un campo minato. - Giuseppe Colombo

INPS

“Diciamoci la verità: l’importo di queste pensioni in Italia è elevato, è troppo alto rispetto al resto dell’Europa, non c’è un limite alla spesa”. Dopo la bufera che ha travolto il Governo sull’ipotesi di un taglio alle pensioni di reversibilità, una fonte dell’esecutivo spiega all’Huffington Post che è questo il ragionamento che ha guidato palazzo Chigi per mettere in campo la “razionalizzazione” contenuta nel disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri il 28 gennaio. “Ancora non ci sono proposte specifiche, ma non si può negare che l’importo di queste pensioni sia un’anomalia”, sottolinea la stessa fonte.
Le critiche che sono arrivate dai sindacati e dal Parlamento, a iniziare dal Pd, hanno rafforzato la convinzione iniziale dell’esecutivo, spiegano fonti di governo: meglio procedere con cautela per non rischiare di essere travolti dall’impopolarità e di passare come “il Governo che taglia le pensioni”. Proprio per questo motivo si è scelto lo strumento del disegno di legge delega, che ha bisogno dell’avallo del Parlamento, e che contiene indicazioni molto generiche. Nel provvedimento, infatti, si parla di una “razionalizzazione” delle prestazioni sia di natura assistenziale che di natura previdenziale e di un accesso secondo criteri che tengono conto dell’Isee, l’indicatore patrimoniale. È a quella “razionalizzazione” che si è appellato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per sostenere che le polemiche sono infondate e che “per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità”. Il titolare del dicastero di via Veneto ha però anche affermato che la delega si propone “il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale” e un taglio sulle pensioni di reversibilità, troppo alte, potrebbe rientrare proprio in quelle “situazioni anomale”, spiega la fonte di Governo.
I numeri che fanno da sfondo al ragionamento del Governo per un intervento sulle pensioni di reversibilità sono contenuti nella nota tecnica che accompagna il testo del disegno di legge delega. I beneficiari di queste pensioni sono più di tre milioni e la spesa, nel 2015, è stata pari a 24,1 miliardi di euro. Nella stessa nota si sottolinea che le prestazioni esistenti, tra le quali rientrano anche le pensioni di reversibilità, “devono essere verificate nella loro appropriatezza” e occorre “razionalizzare i trattamenti esistenti, ma anche riorganizzare il sistema di accesso alle prestazioni, a partire dalle modalità di valutazione del bisogno”.
Il cantiere è ancora ai primi passi e soprattutto fortemente condizionato dall’orientamento del Parlamento. “La discussione parlamentare interviene, integra, modifica, aggiunge”, sottolinea una fonte del ministero del Lavoro. Se la patata bollente vuole essere condivisa con le Camere, a Montecitorio tira una brutta aria per il Governo. Tra i dem, e non solo tra quelli che non sono vicini a Matteo Renzi, la linea è chiara: le pensioni di reversibilità non vanno toccate. I più oltranzisti, a iniziare da molti componenti della commissione Lavoro, vogliono che l’esecutivo cancelli del tutto il riferimento agli interventi di razionalizzazione “anche di natura previdenziale” all’interno del testo della delega, per allontanare ogni dubbio. Il presidente della stessa commissione, Cesare Damiano, è stato perentorio: “Si cancelli dalla delega ogni riferimento alla previdenza e se ne discuta in Parlamento riga per riga. Per quanto mi riguarda sono contrario a finanziare la lotta alla povertà con i soldi delle pensioni”. Anche l’ex capogruppo del Partito democratico alla Camera, Roberto Speranza, è netto: “Basta immaginare ancora tagli alle pensioni, ne sono già stati fatti molti negli ultimi anni”. Se parte del Pd è pronto alle barricate non da meno lo sono le opposizioni, da Forza Italia a Sinistra italiana. Il fuoco di sbarramento a Montecitorio, dove è attesa l’assegnazione del disegno di legge delega alle commissioni Lavoro e Affari sociali, è pronto. Ora il Governo fa attenzione a non scottarsi.

Tumori, costruite 'cellule killer' in grado di combattere la leucemia.


Leucemia, scoperte cellule Killer contro il tumore. (foto d'archivio, un laboratorio).

Potrebbe rappresentare la svolta contro il ritorno della malattia. La notizia arriva dagli Usa, ma la scoperta è anche italiana: "Come un'immunoterapia contro il cancro".

Washington, 16 febbraio 2016 - Buone notizie nella lotta contro i tumori, in particolare contro le leucemie, arrivano dagli Stati Uniti. Ma queste notizie sono state 'scritte' anche dall'Italia. La ricerca contro i tumori del sangue ha trovato nuova linfa nello studio dei linfociti T geneticamente modificati, sostanzialmente cellule killer contro la malattia. Secondo una ricerca Usa queste 'super cellule' del sistema immunitario hanno portato alla remissione del 94% dei pazienti che hanno partecipato al 'trial'. E, ulteriore passo avanti, un gruppo di ricercatori italiani dell'ospedale San Raffaele di Milano, ha scoperto che i linfociti T restano nel sangue a lungo, probabilmente per tutta la vita, rappresentando una sorta di vaccino contro le ricadute del tumore. Entrambi gli studi sono stati presentati a Washington nel corso dell'incontro annuale dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS).
SVOLTA RIVOLUZIONARIA - Una delle ricercatrici è l'ematologa Chiara Bonini, vicedirettore della Divisione di Immunologia, trapianti e malattie Infettive del San Raffaele: "E' davvero una rivoluzione - ha detto -. I linfociti T possono sopravvivere nel nostro corpo per tutta la nostra vita. Immaginate di utilizzarle come immunoterapia contro il cancro. Le cellule T possono ricordare il tumore e prepararsi a contrastarlo se si ripresenta". Lo studio è stato riportato con grande evidenza su diversi giornali britannici. Il Times sottolinea il ruolo cruciale del team del San Raffaele e dedica alla notizia l'apertura della prima pagina. Secondo il giornale dietro questo studio s'intravvede una svolta che anche alcuni "veterani nella lotta contro il cancro" giudicano "rivoluzionaria"
CONTRO LA RICOMPARSA - I linfociti T sono stati identificati come i più resistenti e persistenti nel corpo dei pazienti che avevano subito trapianto di midollo e terapia genica con infusione di linfociti modificati. I ricercatori hanno rilevato che i pazienti analizzati avevano parametri immunologici uguali a quelli che si trovano in persone sane della stessa età, a 2-14 anni dal trapianto. Quindi i ricercatori hanno identificato le cellule del sistema immunitario che erano state modificate all'epoca delle infusioni e che si erano dimostrate come le più resistenti: le memory stem T, appunto. Da qui il passo successivo. I linfociti geneticamente modificati possono diventare un "farmaco vivente", secondo Bonini, in grado di contrastare il tumore anche in caso di ricomparsa, come fa un vaccino.
I NUMERI - La ricerca italiana è stata presentata insieme allo studio Usa realizzato a Seattle nel quale oltre 90% dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta che hanno partecipato allo studio, e che avevano 2-5 mesi di aspettativa di vita, sono attualmente in remissione. Pazienti con altri tumori del sangue hanno risposto positivamente in più dell'80% dei casi e la metà di questi è entrata in remissione. Il capo ricercatore, Stanley Riddell, ha spiegato che ai pazienti sono state rimosse delle cellule del sistema immunitario, che sono state modificate geneticamente con marcatori molecolari che le hanno trasformate in vaccini contro specifici tipi di cancro. Successivamente i linfociti sono stati reintrodotti tramite infusione nei pazienti.
LA PRUDENZA - "Probabilmente dovranno passare ancora diversi anni prima che l'immunoterapia venga messa a disposizione dei pazienti in Italia. E serviranno certamente investimenti", dice all'Agi Giacomo Oliveira, primo autore dell'ultimo studio pubblicato dal San Raffaele di Milano sulla rivista Science Translational Medicine, sull'immunoterapia contro i tumori del sangue. "Mentre negli Stati Uniti - ha detto Oliveira - si stanno sperimentando sui pazienti gli effetti dell'immunoterapia, il nostro gruppo di ricerca sta invece studiando altri aspetti di questo approccio, tra cui la tossicità. I risultati finora raggiunti sono molto incoraggianti e spero che bastino per accelerare i tempi anche qui nel nostro paese".

Corruzione in appalti per servizi odontoiatrici: fra arrestati consigliere regionale Rizzi.

Conferenza stampa su appalti sanità irregolari in Lombardia. Nel riquadro Fabio Rizzi

Conferenza stampa su appalti sanità irregolari in Lombardia. Nel riquadro Fabio Rizzi.


Sono 21 i destinatari della misura cautelare, anche Fabio Rizzi (Lega Nord), presidente della commissione regionale Sanità. Un gruppo imprenditoriale avrebbe corrotto i funzionari preposti all'assegnazione delle gare.

Milano, 16 febbraio 2016 - Associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio: a vario titolo sono queste le accuse per 21 persone coinvolte nell'indagine "Smile". Sotto la lente degli investigatori c'è un gruppo imprenditoriale che avrebbe turbato in proprio favore l'aggiudicazione di una serie di appalti pubblici banditi da diverse aziende ospedaliere per la gestione esterna di servizi odontoiatrici, corrompendo i funzionari preposti alla gestione delle gare. I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno dato esecuzione all'ordinanza di misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Monza, su richiesta della procura, nelle prime ore del mattino.  Le indagini, avviate nel 2013, vertono su un giro d'affari per oltre 400 milioni di euro. Sono 21 i destinatari dei provvedimenti: 9 in carcere, 7 ai domiciliari e 5 con obbligo di firma.
Fra gli altri è finito in carcere il consigliere regionale della Lega Nord, Fabio Rizzi (LA SCHEDA), 49 anni, presidente della commissione Sanità ed estensore della recente riforma sanitaria lombarda, ex senatore e sindaco di Besozzo (Varese) dal 2007 al 2012, segretario provinciale del Carroccio di Varese dal 2006 al 2008. Ordine di custodia cautelare anche per la moglie di Rizzi, alla quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. Per entrambi c'è l'accusa è di associazione per delinquere. Perquisizioni effettuate anche a casa di Rizzi,  e negli uffici al Consiglio regionale dove è in carica dal 2013. Nel pomeriggio il presidente della Regione Roberto Maroni si è definito: "Incazzato, deluso e stupito", annunciando un "comitato ispettivo" sul caso.
A far partire le indagini della Procura di Monza è stato il componente di un collegio sindacale di un'azienda ospedaliera lombarda. "Sono quattro gli imprenditori che si sono aggiudicati importanti gare d'appalto per la gestione dei servizi odontoiatrici nel territorio lombardo, su cui ha indagato il Nucleo Investigativo di Milano - spiega il Comandante Provinciale dei carabinieri di Milano, colonnello Canio Giuseppe La Gala - le gare di appalto pubbliche venivano vinte illecitamente da questo gruppo con la complicità di undici funzionari pubblici. Gli arresti sono stati eseguiti prevalentemente nelle province di Milano, Monza, Como, Bergamo e Varese". Per il gip Giovanna Corbetta, che ha emesso l'ordinanza di custodia, appaiono di «particolare allarme» le condotte di Rizzi e di Mario Longo, componente del suo staff, che "hanno fatto del potere politico lo strumento per accumulare ricchezze, non esitando a strumentalizzare le idee del partito che rappresentano, a intimidire facendo valere la loro posizione, chi appare recalcitrante alle loro pretese".
Maria Paola CanegratiLA DINAMICA - Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le aziende riferibili all'imprenditrice Maria Paola Canegrati (nella foto), tra cui la «Elledent» e la «Service Dent» (del gruppo Odontoquality con sede ad Arcore-Monza), in dieci anni avrebbero sostanzialmente preso il monopolio dei servizi odontoiatrici appaltati in esterno dagli ospedali lombardi. L'indagine si è svolta su uno studio del sistema di gare d'appalto e poi su intercettazioni ambientali e telefoniche. "Le gare erano puramente formali - come spiega il procuratore aggiunto di Monza Luisa Zanetti, che ha coordinato le indagini insieme al pm Manuela Massenz -. Lei stessa, dal 2013, si è adoperata per procurarsi aderenze nella politica regionale, per poi costruire la sua rete di azione a livello amministrativo con funzionari pubblici corrotti, i quali erano a libro paga del suo gruppo imprenditoriale. Si parla di un giro di affari per 400 milioni di euro".
Fabio Rizzi e Mario Longo, del suo staff (con incarichi pubblici nell'ambito dell'odontoiatria), avrebbero favorito la Canegrati, tra le altre cose, in gare d'appalto bandite dalle Aziende Ospedaliere «Istituti Clinici di Perfezionamento» (del 2015, da 45 milioni di euro) e «Ospedale di Circolo di Busto Arsizio» (del 2014, da 10 milioni di euro), nei rapporti economici intrattenuti con importanti strutture sanitarie private accreditate con il Sistema Sanitario Regionale. I due avrebbero indotto "i funzionari pubblici preposti alla gestione dei servizi di odontoiatria e alle forniture odontoiatriche delle aziende ospedaliere della Regione, nonche' gli amministratori delle strutture private e private convenzionate della Regione, a favorire nell'indizione delle gare d'appalto e nella scelta del contraente privato le societa' riconducibili alla Canegrati".
LE RICOMPENSE - D'altro canto, secondo le intercettazioni riportate nelle carte dell'inchiesta emerge che la campagna elettorale 2013 del presidente della Commissione sanità della Regione Lombardia, Fabio Rizzi, sarebbe stata interamente finanziata dall'imprenditrice Canegrati. Sempre secondo l'accusa, per i vari "favori", i due sarebbero stati ricompensati con una tangente di 50mila euro (pagata in contanti grazie all`intermediazione di un altro soggetto accusato di riciclaggio) ed una serie di finte consulenze da 5mila euro al mese fatturate dalla moglie di Longo; la creazione di una società utilizzata per istituire alcuni ambulatori odontoiatrici in strutture sanitarie private, le cui quote sono state intestate alla Canegrati e, per interposta persona, a Longo e a Rizzi; la promessa di ulteriori future nuove dazioni in denaro o di incarichi di natura privata.
MARONI - "Sono molto incazzato per quello che è successo, fermo restando la presunzione di innocenza e la fiducia nella magistratura". Così Roberto Maroni dopo l'arresto di Fabio Rizzi. "Fermo restando che stiamo leggendo gli atti e verificando nel dettaglio le imputazioni - ha detto il governatore lombardo intervenendo in Consiglio - il mio primo sentimento è di stupore e di grande delusione se le accuse fossero confermate nei confronti di Fabio Rizzi. Non vogliamo coprire nessuno, non abbiamo nessuno da difendere, chiunque abbia sbagliato mi risponderà". Maroni ha poi annunciato un "comitato ispettivo" sul caso di Fabio Rizzi. Il presidente della Lombardia ha sostenuto che in questa vicenda "la Regione è parte offesa", aggiungendo di sentirsi "offeso" anche personalmente e come leghista. Maroni, in mattinata aveva incontrato i capigruppo di maggioranza e il presidente del Consiglio Regionale, Raffaele Cattaneo. La riunione è stata convocata dal governatore a seguito della notizia dell'arresto di RizziCattaneo aveva in precedenza riunito i capigruppo che avevano chiesto l'intervento di Maroni in Assemblea regionale, salvo poi decidere che si sarebbero attese maggiori informazioni soprattutto alla luce della conferenza stampa convocata dalla Procura titolare dell'indagine.
"La riforma prevede regole e nuovi strumenti di controllo. Ne cito uno, l'Agenzia di controllo, appena partita, lo strumento più idoneo per garantire che quello che è successo non possa ripetersi. Se qualcuno viola le regole e disattende la legge morale, questi comportamenti sono difficili per noi da verificare e da intervenire. Noi lo faremo sulle regole. Non servono nuove regole, sono già tutte previste nella nuova legge. L'Agenzia dei controlli è già stata istituita e siamo pronti che possa attivarsi fin da subito", ha concluso Maroni.
SALVINI - "Esco ora dal Parlamento Europeo e leggo degli arresti in Lombardia. Prima riflessione: chi sbaglia davvero, non merita la Lega". Cosi' su Facebook il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini. "Seconda riflessione: spero - prosegue Salvini - che le accuse si rivelino una bufala. Terza riflessione: spero che alcuni magistrati non siano in campagna elettorale, e' accaduto gia' troppe volte. Quarta riflessione: sono sicuro che l'eventuale errore di pochi non danneggi il lavoro delle migliaia di persone che ogni giorno mandano avanti benissimo gli ospedali in Lombardia. Quinta riflessione: sono orgoglioso - conclude - di essere il segretario della Lega".
MOZIONE DI SFIDUCIA - Il M5S ha affermato nell'aula del Consiglio regionale della Lombardia la necessità di presentare una mozione di sfiducia alla Giunta Maroni a seguito dell'arresto del presidente della commissione Sanità Fabio Rizzi (Lega Nord): lo ha detto il capogruppo Stefano Buffagni nel suo intervento nel dibattito dopo le dichiarazioni del governatore Roberto Maroni in Aula. Intanto si è appreso che il centrosinistra regionale (Pd-Patto civico) è al lavoro su una propria mozione di sfiducia alla Giunta Maroni.