martedì 16 maggio 2017

La telefonata. Renzi chiamò papà Tiziano: “Non dire bugie, non ti credo”. - Marco Lillo



Nel libro di Marco Lillo, l’intercettazione sulla cena tra il padre dell’ex premier e l’imprenditore Romeo. E il genitore replica: “Al ristorante mai, al bar non ricordo”.


Il 2 marzo 2017 alle 9.45 di mattina Tiziano Renzi parla al telefono con il figlio Matteo. I magistrati lo stanno intercettando nell’ambito dell’inchiesta Consip nella quale il padre dell’ex premier in quel momento è indagato per traffico di influenze con il “facilitatore” e amico Carlo Russo. Si tratta di una vicenda complicata, svelata dal Fatto Quotidiano e ignorata a lungo dalle altre testate, su un presunto caso di corruzione, traffico illecito di influenze e soffiate istituzionali in cui sono coinvolti un imprenditore napoletano, Alfredo Romeo; alcuni dirigenti della società di via Isonzo che si occupa di gran parte degli acquisti della Pubblica amministrazione; lo stesso Tiziano Renzi; alcuni uomini dell’Arma e l’attuale ministro dello Sport, Luca Lotti, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di marcata fede renziana.
L’inchiesta ha due filoni principali. Nel primo, Alfredo Romeo, ora in carcere, è accusato di aver corrotto un funzionario Consip. Mentre Carlo Russo e Tiziano Renzi sono accusati perché di concerto, sfruttando le relazioni esistenti tra il padre del neo segretario Pd e Luigi Marroni (amministratore delegato di Consip), si facevano promettere indebitamente da Romeo l’erogazione di somme di denaro mensili, come compenso per la loro mediazione verso Marroni in relazione allo svolgimento delle gare.
Nel secondo filone, invece, Lotti è accusato, insieme a degli ufficiali delle forze dell’ordine, di aver rivelato ad alcuni dirigenti della centrale acquisti che c’era un’indagine in corso nei loro confronti.
Quel 2 marzo padre e figlio conversano al telefono. Tiziano è stato convocato nella Capitale per il giorno successivo, il 3 marzo. Dovrà recarsi a Piazzale Clodio: alle tre del pomeriggio lo attende una coppia di pm. Paolo Ielo, enfant prodige del pool di Milano ai tempi di Mani Pulite, ora divenuto l’uomo forte della Procura di Roma di Giuseppe Pignatone. Da due mesi il procuratore aggiunto sta svolgendo le indagini sul caso Consip e ha arrestato da poco, con l’accusa di corruzione, proprio Alfredo Romeo. Al fianco di Ielo c’è la pm Celeste Carrano della Procura di Napoli, che ha avviato l’inchiesta e ha raccolto gran parte delle prove con i carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico). Insieme, chi ha costruito l’azione penale e chi l’ha finalizzata, sentiranno la versione di Tiziano Renzi sui suoi rapporti con Romeo, con il “facilitatore” Carlo Russo nonché con l’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni.
Dall’invito a comparire notificatogli due settimane prima, il padre dell’ex premier ha scoperto di essere indagato per traffico illecito di influenze. Il figlio sa bene che per quel reato la pena prevista è molto blanda. La vera posta in gioco non è la reclusione fino a tre anni per il papà ma il destino politico del figlio. Per questo Matteo, dopo la lettura dei giornali, ha un diavolo per capello e quella mattina non ce la fa a trattenersi e chiama il padre, che è intercettato.
L’attuale segretario del Pd ha appena letto l’intervista ad Alfredo Mazzei pubblicata su Repubblica. Il titolo annuncia tempesta: “Il teste e la cena nella bettola: ‘Il manager parlò di strategie con il padre di Matteo’”. La mano freme e si avvicina al cellulare. L’attacco del pezzo gli fa scendere un brivido lungo la schiena: “Una cena segreta. Un tavolo per tre. Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Carlo Russo. In una ‘bettola’ romana, il padre dell’ex premier, l’imprenditore accusato di una ‘sistematica offerta di corruzione’ e il rampante ‘facilitatore’ toscano amico del Giglio magico siedono insieme. E discutono di affari. Romeo li raggiunge ‘da un ingresso riservato attraverso il cortile di un palazzo’. L’incontro riservato dunque – scrive quel giorno il quotidiano diretto da Calabresi – ci fu. Un testimone eccellente ora racconta”.
È troppo. Matteo Renzi picchia le dita sullo schermo del suo iPhone. Se il padre ha incontrato Alfredo Romeo nel periodo in cui l’amico Carlo Russo contrattava un pagamento di 30 mila euro al mese per Tiziano con lo stesso Romeo, la cosa è grave. Matteo vuole capire. Il papà lo ha messo in una situazione che può costare la sua candidatura a premier.
Il pezzo è uscito su Repubblica, non sul Fatto Quotidiano. Stavolta il “rottamatore” non può far finta di nulla e le rassegne stampa non possono ignorare la notizia come puntualmente hanno fatto per due mesi e mezzo con gli scoop del nostro giornale sulle indagini relative alle soffiate presunte di Lotti e dei carabinieri o sui pizzini di Romeo a Russo con i 30 mila euro per “T”, Tiziano Renzi, secondo gli inquirenti.
Stavolta tutti ne parleranno e l’ex premier non può girarsi dall’altra parte. Alfredo Mazzei, il testimone che tira in ballo Tiziano, Matteo lo conosce bene. È l’ex tesoriere del Pd della Campania, in ottimi rapporti con i fedelissimi del neo segretario: l’avvocato Alberto Bianchi e Maria Elena Boschi. Non è, dunque, solo un amico di Alfredo Romeo. Inoltre, quelle cose dette a Repubblica, Mazzei le ha già dette tre mesi prima ai pm. Non c’è da scherzare.
E Matteo che chiama al telefono il padre. Sa che rischia di essere intercettato e non a caso dice cose da manuale di educazione civica tipo: “Babbo devi dire tutta la verità ai magistrati”. Però qua e là nella conversazione esce fuori l’animo “familista” del leader del Pd. Come quando suggerisce di non rivelare che a un ricevimento con alcuni imprenditori era presente anche sua madre, Laura Bovoli. Durante la chiamata emerge chiaramente la sfiducia di Matteo verso Tiziano: il figlio teme che il padre possa mentire anche a lui. Non solo all’Italia e ai pm. Renzi in quel momento non è più premier né deputato. È solo un figlio infuriato con il padre che rischia di rovinargli la carriera politica.
Appena Tiziano risponde al telefono il figlio gli fa: “Non puoi dire che non conosci Mazzei perché lo conosco anche io”. Matteo Renzi è terrorizzato dall’interrogatorio che si terrà il giorno dopo a piazzale Clodio. Dice al padre che “è una cosa molto seria” e gli intima: “Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje”.
Tiziano, che è devoto alla Madonna e crede nelle sue apparizioni, lo ferma: “Non devi dire così” ma il neo segretario del Pd in quel momento se ne frega del santuario, dell’Erzegovina e dei pellegrinaggi e pensa solo alle conseguenze politiche del caso Consip: “Stai distruggendo un’esperienza”, dice. Si capisce che non si fida del padre alla vigilia dell’interrogatorio: “Devi dire nomi e cognomi” gli intima e poi aggiunge che questa storia è delicata per lui perché “Mazzei è l’unico che conosco anche io”.
Poi Matteo arriva al dunque: “È vero che hai fatto una cena con Romeo?”. La risposta non è netta ma sibillina. I carabinieri nel brogliaccio annotano: “Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no”. Cioè, Tiziano Renzi nega un incontro al ristorante (“la bettola”) come è stato riferito ai pm e ai giornali da Mazzei che a sua volta l’aveva appreso da Romeo in persona. Però, se il no sui ristoranti è netto, non lo è altrettanto quello su un possibile incontro con l’imprenditore campano in un bar.
La telefonata assume un tono drammatico e quasi edipico. Al figlio che gli ha appena detto che su questa storia rischia di chiudersi la sua esperienza politica, Tiziano non riesce a replicare con voce autorevole da padre: “Matteo ascolta: io non ho mai incontrato Romeo. Fidati”. No, Tiziano cincischia e fa davvero tenerezza ascoltare questo nonno di 65 anni con nove nipoti che si trova a rispondere all’interrogatorio del figlio 42enne rifugiandosi in corner nella distinzione tra i bar e i ristoranti. A questo punto Matteo gli dice: “Non ti credo”. Il leader Pd lo incalza e i carabinieri annotano: “Matteo gli dice che non crede che non si ricordi di avere incontrato uno come Romeo”. Tiziano è all’angolo tiene il punto e insiste: “Non me lo ricordo” poi però aggiunge: “L’unico può essere stato…”. Matteo lo interrompe e gli ribadisce la sfiducia: “Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino”.
Allora Tiziano si arrovella pensando al passato e dice che “quando lui ha fatto il ricevimento al Four Season c’erano una serie di imprenditori ma c’era anche Lalla (Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi, nda) e siamo andati via subito”. Probabilmente Tiziano fa riferimento a un convegno al Four Season con esponenti del mondo delle imprese ai tempi delle primarie di fine 2012 contro Bersani. Ma Matteo non lo fa finire e gli dice: “Non dire che c’era mamma altrimenti interrogano anche lei”. (…) Matteo sa che quella del Four Season comunque non è una situazione legata all’indagine Consip e torna a chiedere: “Hai incontrato Romeo in un’altra situazione?”. Tiziano ancora una volta risponde che non ne ha memoria. A quel punto Matteo molla la presa e formula la sua fosca previsione sul destino di entrambi: “Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie”.
Tiziano si difende: “Se non me lo ricordo non posso farci nulla”. Matteo con tono beffardo gli dice di continuare a dire che è andato da Luigi Marroni per la storia dell’installazione della Madonnina all’ospedale Meyer e che Carlo Russo è solo un padrino di battesimo. Però poi aggiunge freddo: “Io non voglio essere preso in giro e tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti”.
Dopo l’invito a non dire della mamma, Matteo torna però istituzionale in chiusura di telefonata: “Non puoi dire bugie o non mi ricordo e devi ricordarti che non è un gioco”. Poi chiede a che ora vedrà l’avvocato Bagattini e Tiziano dice “ora”. Matteo ribadisce: “Digli tutta la verità”. Poi lo saluta e attacca.
(Dal libro “Di padre in figlio” di Marco Lillo (Paper First), giovedì in edicola e in libreria, anticipiamo parte del capitolo 1: “La telefonata”.)
Dalle intercettazioni si nota subito che il figlio prende le distanze dal padre, sa di essere intercettato e vuole far credere che non è a conoscenza dei fatti e che vuole venga fatta chiarezza. La sua furbizia nell'agire è impressionante. C'è da chiedersi che cosa stia tramando per uscirne indenne. 

PS: sempre nella stessa pagina potete leggere anche:

Corruzione, traffico di influenze illecite e fuga di notizie.

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Alfredo Romeo, noto immobiliarista napoletano, è in carcere dal 1° marzo con l’accusa di aver corrotto un dirigente della Consip, la centrale acquisti della Pubblica amministrazione, versandogli 100 mila euro in cambio di informazioni riservate. Il gruppo Romeo partecipò nel 2014 alla gara Facility management 4 da 2,7 miliardi di euro per le forniture e la gestione degli uffici pubblici di tutta Italia, piazzandosi in testa in tre dei 18 lotti in cui era diviso il bando. Romeo era in contatto con Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi, che secondo l’amministratore delegato di Consip Luigi Marroni parlava a nome del padre dell’ex premier. Nei foglietti scritti a mano da Romeo mentre parlava con il suo collaboratore Italo Bocchino, ex parlamentare di An, e recuperati dai carabinieri del Noe tra i rifiuti, c’è scritto tra l’altro “30 mila al mese per T.” e “5 mila C.R” dove “C.R.” e “T.” secondo gli inquirenti sarebbero proprio Russo e Tiziano Renzi, indagati per traffico di influenze illecite. Le indagini sono state condotte dai pm napoletani Celeste CarranoEnrica Parascandolo e Henry John Woodcocke in seguito trasmesse per competenza territoriale alla Procura di Roma dove se ne occupano il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi, che hanno chiesto e ottenuto l’arresto di Romeo. Prima però i magistrati partenopeo hanno scoperto che i vertici di Consip erano stati avvisati delle indagini e avevano “bonificato” gli uffici dalle microspie piazzate dai carabinieri. Nelle indagini sulla fuga di notizie sono emersi i nomi del ministro Luca Lotti, del comandante generale dei carabinieri generale Tullio Del Sette e del comandante dell’Arma in Toscana generale Emanuele Saltalamacchia: sono indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreto. L’intricata vicenda si è infine arricchita del falso ideologico contestato al capitano del Noe Giampaolo Scafarto per un’informativa che contiene dati non veritieri o incompleti: in un caso ha attribuito a Romeo la frase “l’ultima volta che ho visto Renzi”, pronunciata in realtà da Bocchino mentre Romeo afferma di non conoscere né Matteo né Tiziano Renzi; in un altro non conteneva le generalità di un passante che avrebbero permesso di escludere il suo coinvolgimento in un presunto spionaggio di imprecisati Servizi ai danni del Noe.

lunedì 15 maggio 2017

"Se muoiono 100 persone con questo filtro non va in galera nessuno". Le intercettazioni choc del luminare della Terapia del dolore Guido Fanelli. - Giacomo Talignani



Diceva: "Io procuro i malati e mi prendo il 10%". Le mazzette erano affare di famiglia. Indagati anche moglie e due figli.


Fare soldi con il dolore degli altri era un affare di famiglia. Tale da far dire a Guido Fanelli, luminare delle cure palliative e padre della legge 38, che lui portava "i malati e mi prendo il 10%". Chi soffre è roba da calcolare in percentuali, in volume d'affari, sosteneva il docente di Anestesia e Rianimazione di Parma in una intercettazione con la moglie.

Ed è proprio dalle intercettazioni dei Nas dell'operazione Pasimafi, quella che ha portato a 19 arresti fra dirigenti medici e imprenditori del settore farmaceutico, e 75 indagati, che emerge il ruolo scioccante di Fanelli, insieme a moglie e figli (tutti indagati), e il metodo di corruzione impostato con le case farmaceutiche.
Una frase, contenuta nelle oltre 500 pagine dell'ordinanza, fa capire ancora meglio come ragionava il professore: "Se muoiono 100 persone con questo filtro non va in galera nessuno...". E' datata 2015 e spiega bene come l'organizzazione considerava il ruolo della ricerca scientifica nel delicato campo delle cure palliative.
Lui stesso, che aveva messo in piedi un sistema in cui testava i farmaci su pazienti ignari, creava false relazioni o smentite per promuovere i farmaci e pilotava i convegni medici a favore delle case farmaceutiche amiche spiega come funzionava il modus operandi.
"Non è che faccio il boss, sono io e basta, comando io, ho creato un sistema" dice intercettato dai carabinieri.
"Io prendo soldi dall'uno e dall'altro in maniera uguale e paritaria, sono bravo a tenere il piede in quattro o cinque scarpe. Io ho il centro hub del dolore più grosso di Italia con 19mila interventi all'anno, ho la forza di spostare milioni di euro perchè con la forza scientifica tutti danno credito a ciò che scriviamo"
Dai nuovi dettagli delle indagini si evince che il figlio Roberto era a capo della Crag Up, società di comodo per il riciclaggio del denaro, la stessa che possedeva lo yacht Pasimafi (usato dalla famiglia per le vacanze) sul quale campeggiava il logo di una ditta farmaceutica.
La moglie di Fanelli, Fiorella Edi Nobili, era referente come dirigente medico in Lombardia mentre l'altro figlio, Andrea, avrebbe redatto lavori scientifici richiesti ad hoc dalle case farmaceutiche dall'alto del suo ruolo in una struttura medica di Bologna. Tutti i componenti della famiglia sono indagati.
"Il Pasimafi c'ha il logo della Mundipharma sulla poppa eh!" dice il professore a un altro indagato, azienda che per Fanelli ha incassato "40 milioni col farmaco Targin: sopra ci sono le mie iniziali" dice.
A Parma, dove Fanelli era molto conosciuto sia per le puntuali apparizioni televisive (dalla Rai alle radio), sia per il suo stile di vita (fatevi un giro sul suo profilo Facebook per avere un'idea) il ruolo del medico era chiacchierato da tempo. Tanto che l'Azienda ospedaliero-universitario aveva già sollecitato l'università di Parma a sospenderlo.
Pur di incassare, faceva qualsiasi cosa. "È così io procuro malati e gente per il dolore ... vengono perché ci sei tu e di mezzo ci sono io mollano il 10% e permetti non è che lo facciamo sempre per loro. Loro guadagnano i soldi e noi un cazzo..." si legge sempre nelle intercettazioni del 62enne che definiva i manager delle case farmaceutiche come "marchettari".
In un'altra, sempre parlando con la moglie, dice che "mi sono arrivati dei files bellissimi, notizie scientifiche molto interessanti (che gira su Whatsapp ad amici, ndr). Sai è il mio lavoro lo spionaggio industriale...".
Il gip di Parma, Maria Cristina Sarli, non ha dubbi su Fanelli: "Un uomo che in modo incessante e, a tratti compulsivo, agisce con tutti i mezzi a sua disposizione per realizzare i propri obiettivi".
http://www.huffingtonpost.it/2017/05/09/se-muoiono-100-persone-con-questo-filtro-non-va-in-galera-nessu_a_22077892/

L'uomo è l'essenza dell'intero universo, ha, pertanto, il potere di esprimere quanto di più bello o di più cruento possa essersi verificato nel trascorrere del tempo. In alcuni casi, come questo ad esempio, suscita disgusto, e lo suscita anche nel più incallito degli animi umani.

Embrione di dinosauro rivela una nuova specie di giganti.

Due esemplari di Beibeilong sinensis impegnati nella cove delle uova (fonte: Zhao Chuang) © Ansa
Due esemplari di Beibeilong sinensis impegnati nella cove delle uova (fonte: Zhao Chuang)RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/Ansa

Simili a uccelli da 3 tonnellate, facevano nidi larghi 3 metri.

L'embrione perfettamente conservato del cucciolo di dinosauro 'Baby Louie', morto 90 milioni di anni fa in Cina subito dopo essere sbucato dal guscio, rivela l'esistenza di una nuova specie di giganti preistorici, quella dei Beibeilong sinensis ('piccoli draghi cinesi'): questi dinosauri, dotati di becco e ali piumate come gli uccelli, potevano diventare lunghi fino a 8 metri, pesavano 3 tonnellate e facevano dei nidi 'extra-large', con un diametro di tre metri, dove deponevano e covavano dozzine di uova. Lo ha scoperto un gruppo di paleontologi cinesi, canadesi e slovacchi, che pubblica su Nature Communications il primo ritratto di questa specie inedita. 

Il corpo fossilizzato di Baby Louie, lungo appena 38 centimetri dal muso alla base della coda, è stato rinvenuto agli inizi degli anni Novanta nella provincia cinese di Henan insieme ad altre uova giganti della stessa covata: lunghe fino a 45 centimetri e pesanti circa 5 chilogrammi, sono tra le uova di dinosauro più grandi mai ritrovate finora. Il mistero della loro identità è rimasto fitto per anni. 

“Dato che nelle rocce di Henan sono stati ritrovati fossili di grandi teropodi come i tirannosauri, alcuni hanno cominciato a pensare che anche le uova fossero di tirannosauro”', racconta Darla Zelenitsky dell'università canadese di Calgary. Grazie a Baby Louie, invece, “ora sappiamo che queste uova sono state deposte da giganteschi oviraptorosauri”, simili agli enormi uccelli australiani casuari, ma un po' più 'cresciutelli'. “Doveva essere uno spettacolo vedere un animale da tre tonnellate come questo seduto sul nido pieno di uova”, conclude l'esperta.


http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2017/05/12/embrione-di-dinosauro-rivela-una-nuova-specie-di-giganti-_658b71f1-e888-446d-95f5-bb23a1a95449.html

Ricerca italiana: impiantata la prima retina artificiale organica, test sugli animali.

Ricerca italiana: impiantata la prima retina artificiale organica, test sugli animali

La protesi è in grado di trasformare gli stimoli luminosi in impulsi elettrici per i neuroni.


Un gruppo di ricercatori italiani dell'Iit di Genova ha realizzato la prima retina artificiale organica altamente biocompatibile. La protesi, descritta sulla rivista Nature Materials, si è dimostrata in grado di rimpiazzare i fotorecettori degenerati in animali portatori di mutazione spontanea di uno dei geni implicati nella retinite pigmentosa umana. La retina bio-tech è formata da due strati di polimeri organici capaci di convertire gli stimoli luminosi nell'attivazione elettrica dei neuroni.

Efficace per 10 mesi - I test hanno evidenziato il "ripristino" di riflesso pupillare, risposte corticali elettriche e metaboliche agli stimoli luminosi, acuità visiva e orientamento nell'ambiente guidato dalla luce. Questo importante recupero funzionale è rimasto efficace per oltre 10 mesi dopo l'impianto della retina artificiale, senza causare l'infiammazione dei tessuti o la degradazione dei materiali che compongono il dispositivo.

I polimeri organici, alternativamente semiconduttore e conduttore, sono stratificati su una base di fibroina, la cosiddetta proteina della seta. La stimolazione luminosa dell'interfaccia provoca l'attivazione della retina priva di fotorecettori, mimando il processo a cui sono deputati i coni e bastoncelli presenti nella retina sana.

I vantaggi della retina artificiale - "Questo approccio - ha precisato Fabio Benfenati, direttore del Centro Iit-Nsyn di Genova - rappresenta un'importante alternativa ai metodi utilizzati fino ad oggi per ripristinare la capacità fotorecettiva dei neuroni. Rispetto ai due modelli di retina artificiale attualmente disponibili, basati sulla tecnologia del silicio, il nostro prototipo presenta vantaggi quali la tollerabilità, la lunga durata e la totale autonomia di funzionamento, senza avere la necessità di una sorgente esterna di energia".

Test sull'uomo entro quest'anno - L'obiettivo della ricerca è quello di ripristinare parzialmente la vista in pazienti resi ciechi dalla degenerazione dei fotorecettori, che si verifica in numerose malattie genetiche della retina (come ad esempio la retinite pigmentosa). La prima sperimentazione sull'uomo potrebbe essere inaugurata nella seconda metà del 2017. L'impianto potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento di patologie retiniche estremamente invalidanti.


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La Crepa nel muro. - Massimiliano Musso


FONTE: «La Stampa» 06 febbraio 2004 Skull and Bones - Il segreto che unisce Bush e Kerry)  

"Possibili rivali nelle urne il prossimo 2 novembre, George W. Bush e John F. Kerry hanno differenti vite alle spalle e opposte visioni della società americana, ma ciò che li accomuna è l’essere entrambi dei «Bonesmen», ovvero membri della elitaria setta segreta «Skull & Bones» (Teschio ed Ossa) nella quale vennero cooptati durante i rispettivi periodi di studio passati all’Università di Yale. Fondata 172 anni fa sul modello di analoghe associazioni segrete tedesche e con sede in un edificio di Yale denominato «The tomb» (la Tomba), la setta è fra le più esclusive, potenti e meno conosciute degli interi Stati Uniti.

Per decenni ha ammesso solo i figli dell’aristocrazia «wasp» (bianca anglosassone e protestante) capaci di dimostrare di avere tre doti: pedigree famigliare e scolastico al di sopra di ogni sospetto, passione per l’avventura alle frontiere della natura e abilità nell’arte militare. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale sono caduti uno dopo l’altro i veti nei confronti di ebrei, afroamericani, omosessuali e – solo negli ultimi anni – donne, ma basta scorrere l’elenco dei circa 800 membri attuali per accorgersi che la grande maggioranza sono ancora soprattutto «wasp», legati da vincoli di parentela e amicizia.
Nulla da sorprendersi, dunque, se la «Tomba» è diventata un’anticamera del potere americano: da qui sono passate tre generazioni di Bush, l’ex presidente William Howard Taft, l’ex ambasciatore americano nella Mosca di Stalin, Averell Harriman, il fondatore del settimanale «Time» Henry Luce, capi della Cia come James Woolsey, neoconservatori come il sottosegretario agli armamenti John Bolton e il braccio destro di Cheney, Lewis Libby, nonché schiere di 007, giudici della Corte Suprema, deputati, senatori e diplomatici inclusi Paul Bremer III, attuale capo dell’amministrazione militare alleata in Iraq, e democratici come John Kerry.

Quando si tratto di designare il nuovo capo della Sec (la Consob d’America) per far fronte agli scandali finanziari che hanno scosso Wall Street, George W. ha scelto William Donaldson, «Bonesmen» classe 1953. A Prescott Bush, nonno dell’attuale presidente, la tradizione attribuisce la guida del raid notturno per impossessarsi del teschio del capo indiano Geronimo che viene utilizzato nel rito di iniziazione come poggiapiedi del novizio, mentre è di pochi mesi fa lo «scoop» del giornale universitario secondo il quale l’ultima generazione di «Bonesmen» sarebbe riuscita a far di meglio, impossessandosi del teschio del comandante ribelle messicano Pancho Villa.

Ron Rosenbaum, editorialista del «New York Observer», ha dedicato trent’anni di lavoro a penetrare i segreti della setta spartana e fra le pratiche iniziatorie sulle quali ha raccolto testimonianze vi sono la lotta libera a corpo totalmente nudo e il dovere di confessare ogni dettaglio della passata vita sessuale stando stesi nudi dentro una bara, circondati dagli altri membri della setta seduti su dei panni in rituale silenzio, in una sala gelida e a luci basse. «Riti e rituali di questa setta sono una via di mezzo fra Harry Potter e il conte Dracula – ha raccontato alla tv Cbs Alexandra Robbins, autrice del libro «Secret of the Tomb» - con alterni ruoli per personaggi come il Diavolo, il Papa e Don Chisciotte, che nomina “cavaliere di Euloga” il nuovo entrato posandogli una spada sulla spalla sinistra».

Secondo alcune testimonianze raccolte, e rigorosamente anonime, al fine di impressionare le reclute uno dei primi «passaggi» è osservare una donna assatanata che pone un coltello insanguinato alla gola di un giovane. La ritualità è mirata a creare un legame indissolubile fra chi appartiene alla setta.

Gli adepti sono vincolati al segreto perenne su quanto avviene nella «Tomba», ed è questo che determina una fratellanza inscindibile fra coloro che fanno parte della setta, che sarà messa a dura prova in caso di un’eventuale sfida Bush-Kerry.
Ogni anno vengono ammessi appena quindici nuovi membri: vengono selezionati dai loro compagni di corso più anziani e l’esito della scelta viene comunicato a sorpresa nella notte a ognuno di loro separatamente. Il rituale inizia con un rintocco alla porta della propria stanza.

Così accadde anche nel caso di George W., che fu svegliato nel sonno e quando aprì si trovò di fronte il padre, George H. W. Bush, che senza neanche salutarlo e parlando con voce chiara e forte gli chiese di «fare la cosa giusta, entrare a far parte di “Skull & Bones” e diventare una brava persona». Essendo Kerry della classe 1966 e George W. di quella 1968, non si può escludere che i due si siano incrociati durante i rituali nella «Tomba». Il governatore repubblicano di New York George Pataki, altro «Bonesmen» e classe 1967, si è limitato a rilasciare in proposito al «New York Times» una dichiarazione bipartisan: «L’appartenenza di entrambi a “Skull & Bones” dimostra che tutti e due godevano del rispetto dei compagni».


Credo che esista una sorta di NWO, ma del rito di iniziazione per entrare a farvi parte non me ne può fregar di meno. E' scontato il concetto che chi decide di far parte di queste sette o consorterie sia disponibile a tutto pur di ottenere potere e benessere economico, pertanto, è altrettanto scontato che accetti di sottoporsi a rituali macabri e/o cruenti. Ricordo di aver letto, con raccapriccio, che c'era gente disposta a pagare cifre assurde per partecipare ai safari dove era prevista la caccia all'uomo. Questi personaggi, di solito miscredenti, cadono nel paradosso quando, pur non credendo in niente, desiderano provare ad essere Dio, esercitando il potere di vita o di morte, o godendo nel possedere le vite dei loro simili trattandoli come schiavi. L'uomo, quindi anche noi, ha mille sfaccettature, molte delle quali farebbero rabbrividire di orrore il più incallito di noi.

domenica 14 maggio 2017

Auguri, mamme.

Io, di mamme, ne ho avute tre:

 
Beatrice, la mia mamma naturale, morta quando avevo 2 anni.


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Nonna Concetta, quella al centro, che mi ha cresciuto da quando è morta mamma fino ai miei 12 anni, quando mio padre si è risposato.




















                                Irma che mi ha cresciuto dai 12 anni in poi.

Ora non ci sono più, mi mancano tutte. A loro oggi va il mio pensiero; ad ognuna di esse dico: auguri, mamma, ti voglio bene.

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venerdì 12 maggio 2017

Il telescopio Hubble festeggia 27 anni con due amici.

Le galassie a spirale NGC 4302 (a sinistra) e NGC 4298 fotografate dal telescopio spaziale Hubbel per i suoi 27 anni (fonte: NASA, ESA, M. Mutchler/STScI) © Ansa
Le galassie a spirale NGC 4302 (a sinistra) e NGC 4298 fotografate dal telescopio spaziale Hubbel per i suoi 27 anni (fonte: NASA, ESA, M. Mutchler/STScI)

Sono le galassie a spirale della Chioma di Berenice.


Il telescopio spaziale Hubble si prepara a festeggiare 27 anni di onorata carriera. Lanciato in orbita il 24 aprile 1990, lo strumento gestito da Nasa e Agenzia spaziale europea (Esa) continua instancabile a regalare immagini mozzafiato del cosmo, come l'ultima scelta proprio per celebrare il suo compleanno: ritrae due galassie a spirale localizzate nella costellazione della Chioma di Berenice, a 55 milioni di anni luce da noi, che mostrano come potrebbe apparire la nostra Via Lattea ad un osservatore esterno.

Individuate per la prima volta nel 1784 dall'astronomo William Herschel, le due galassie sono piuttosto simili per struttura e composizione, anche se appaiono differenti per via della loro diversa inclinazione. Hubble le ha immortalate grazie ad una serie di osservazioni fatte tra il 2 e il 22 gennaio 2017 con lo strumento Wide Field Camera 3 (Wfc3). La prima galassia visibile 'di profilo', a sinistra nell'immagine, si chiama NGC 4302: con un diametro di circa 87.000 anni luce, ha una grandezza pari al 60% della Via Lattea e un decimo della sua massa. La seconda galassia, che invece appare a destra inclinata di 70 gradi, si chiama NGC 4298: con un diametro di 45.000 anni luce, è grande quanto un terzo della Via Lattea e ha un centesimo della sua massa.

Nel punto di massima vicinanza, le due galassie sono separate in proiezione da appena 7.000 anni luce. Nonostante ciò, non sono visibili evidenti deformazioni della loro struttura dovute ad interazioni gravitazionali.

Abituato a osservare lo spazio nel vicino ultravioletto, nel visibile e nel vicino infrarosso, Hubble in questi 27 anni ha rivoluzionato il campo dell'astronomia e dell'astrofisica, dimostrando di essere un vero e proprio scrigno di dati scientifici preziosissimi che hanno consentito all'umanità di vedere il cosmo come mai prima. Un compito che porterà avanti ancora per diversi anni, lavorando in coppia con il suo erede designato, il telescopio spaziale James Webb.