Inps. Fu un attacco informatico a mandare il sito in tilt (anche se i ritardi restano tutti).
Dàgli al presidente dell’Inps Pasquale Tridico. La richiesta di dimissioni è all’ordine del giorno, ma le accuse sono ora infondate. Da quattro mesi è sulla graticola per i ritardi nel far arrivare gli ingenti aiuti stanziati dai diversi decreti perché incanalati in procedure farraginose. La cassa integrazione ne è diventata l’esempio più drammatico su cui il governo ha deciso di intervenire, seppure in ritardo, con una nuova procedura. Difficile sostenere che le complesse procedure e la macchina organizzativa messe in atto siano state efficienti (sono ben 25mila i lavoratori ancora in attesa della Cig ai quali vanno aggiunte 130mila domande presentate a giugno), così come non si possono addossare tutte le colpe al presidente Tridico. Sicuramente non è il responsabile del disastro del primo aprile, il tumultuoso click day per la presentazione delle domande da parte dei lavoratori autonomi e delle partite Iva per accedere all’indennità di 600 euro, con il sito andato in tilt e migliaia di account violati.
A provocare il blocco fu un attacco hacker, così come conferma il Report dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sui rischi di infiltrazione della criminalità organizzata, la struttura del Viminale creata per monitorare le infiltrazioni delle mafie durante l’emergenza coronavirus. L’intrusione sul portale del primo aprile è ora scritto nella pietra. La stessa versione che Tridico ha dato il pomeriggio del primo aprile quando, presentandosi in tv, s’è scusato per i problemi. Stessa versione ripetuta il 21 aprile in audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Ma una dalle polemiche più accese durante il lockdown era già andata in scena con molti esponenti politici di maggioranza e opposizione (da Forza Italia al Pd, da Fratelli d’Italia ad Azione di Carlo Calenda) che da allora hanno chiesto la cacciata di Tridico per “le sue menzogne spudorate”, come detto dal forzista Maurizio Gasparri. A giudicarlo “un disastro” è da sempre il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. “Tridico – ha detto – non dovrebbe essere richiamato: dovrebbe essere licenziato”. Del resto la poltrona al vertice dell’Inps è da sempre un pallino dei renziani. Mentre per il leghista Claudio Durigon, Tridico ha incolpato gli hacker “per non ammettere le sue gravi mancanze. Anche la lettura data dal presidente Inps sull’attacco aveva lasciato più di qualche dubbio anche tra gli esperti informatici che avevano escluso che i disservizi registrati potessero derivare esclusivamente da pirati informatici adducendo tra le ipotesi più probabili un errore nella configurazione del sistema delle rete del sito”.
E poi c’è l’attacco della stampa. A ridosso del 1º aprile i titoloni si sono susseguiti. Per La Verità “Il sito in tilt e la privacy violata” sono la “Waterloo giallorosa” e l’attacco hacker era solo “la possibilità di smarcarsi parzialmente dalla figuraccia”. “Gli hacker? Ci sono, ma non c’entrano nulla”. Il Giornale in uno dei tanti titoli ha scritto: “Dalla colpa degli altri agli hacker: le ridicole scuse dei 5 Stelle per il flop”. E poi per il capitolo risiko delle nomine, Tridico è diventato “un boiardo grillino a rischio per il disastro bonus” a cui “nessuno crede più”. Insomma, il collasso dell’Inps per il Sole 24 Ore è stato “una falsa partenza per chi voleva mostrare la presenza efficace dello Stato”, ma che ora sappiamo aver ribadito la fragilità della Rete.
Io, intanto, alla luce dei nuovi fatti, indagherei sull'origine dell'attacco informatico per individuare i mandanti dello stesso, e non escluderei tra questi i leader dell'opposizione.