mercoledì 19 agosto 2020

Draghi di Nazareth. - Marco Travaglio

Draghi, la sua ricetta su giovani e debito pubblico. Un'agenda per ...
Essendo, comunque la si pensi, un personaggio di alta qualità, Mario Draghi ha il suo bel daffare a schivare il pressing dei cortigiani che lo vorrebbero presidente del Consiglio e/o della Repubblica, ministro, supercommissario a qualsiasi cosa, ma anche presentatore del festival di Sanremo e di Temptation Island. Ieri mattina, per dire, non aveva ancora parlato al Meeting di Rimini e già i giornaloni, pur non avendo la più pallida idea di ciò che avrebbe detto, si avventuravano in tumide esegesi del suo pensiero, tanto ignoto quanto messianico e salvifico. Il Messaggero, in orgasmo, titolava: “Draghi apre il Meeting: in campo se il governo va in stallo sui fondi Ue”, “Atteso un discorso ‘programmatico’ dall’ex presidente della Bce, che aveva già avvisato: bisognerà convivere con il debito” (ammazza che volpe). E la Repubblica, in estasi mistica: “Il Meeting di Rimini nel segno di Draghi: ‘Può indicarci la via’”, “Vittadini: ‘Ha una visione’” (come i tre pastorelli di Fatima; e pare che senta pure le voci, tipo Giovanna d’Arco).
Poi Supermario ha parlato e non ha detto assolutamente nulla, anche se l’ha detto benissimo. Si capiva che lo faceva apposta, onde evitare che qualcuno gli affibbiasse discorsi programmatici, autocandidature di qua e di là, indicazioni viarie, visioni, apparizioni, divinazioni, annunciazioni, poteri paranormali, sedute spiritiche, messaggi medianici. Anzi, per dirla tutta aveva l’aria di prendere per i fondelli i seguaci non richiesti, pronunciando ostentatamente una serie di banalità come Peter Sellers nei panni del giardiniere Chance in Oltre il giardino. “Fintantoché le radici non sono recise, va tutto bene, e andrà tutto bene, nel giardino”, “Prima vengono la primavera e l’estate, e poi abbiamo l’autunno e l’inverno. Ma poi torna la primavera e l’estate”, diceva Chance: e tutti arrotavano la bocca a cul di gallina per la profondità delle metafore politico-economiche. Ieri Draghi l’ha imitato alla perfezione. “Sono tempi di incertezza, di ansia e di riflessione. Ma non siamo soli e la strada si ritrova certamente”: accipicchia. “Come diceva Keynes, quando i fatti cambiano, io cambio le mie idee”: perbacco. “I sussidi sono una prima forma di vicinanza della società a chi è più colpito, ma servono a ripartire, non resteranno per sempre”: perdincibacco. “Ai giovani bisogna dare di più”: di Ruggeri-Morandi-Tozzi. “Non dobbiamo privarli del loro futuro”: ma non mi dire. “Nel secondo trimestre 2020 l’economia si è contratta a un tasso paragonabile a quello registrato nella seconda guerra mondiale”: ma va? “Investire nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione e nella ricerca”: apperò.
“Affrontare insieme le sfide che ci pone la ricostruzione”, da cui “l’Europa può uscire rafforzata”, ma solo se non dimentica che “la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà. Perciò questo passo avanti dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale”, anche perché – beninteso – “la situazione di oggi richiede un impegno speciale”: mecojoni. Circonfuso da cotanta studiata vaghezza, Supermario se è ripartito da Rimini supersoddisfatto, convinto di aver messo tutti nel sacco. Tiè. Ma, subito dopo, la cascata di bava e saliva tracimante dalle agenzie di stampa e dai social eccellenti (“Ascoltare Draghi”, “Agenda Draghi”, “Io sto con Draghi”, “Mai più senza Draghi”), si incaricava di dimostrare che ogni suo sforzo era stato vano: apostoli, discepoli, agiografi e prefiche continuavano a tallonarlo con aria estatica, le mani giunte e il passo a ginocchioni, adoranti e petulanti come i seguaci di Brian di Nazareth, il personaggio dei Monty Python inopinatamente scambiato suo malgrado per il Messia. “Dicci, maestro, dicci qualcosa!”. E lui: “Andatevene via!”. “E come dobbiamo andarcene?”. “E io che ne so, lasciatemi in pace”. “Dacci un segno!”. “Ma un segno ce l’ha già dato portandoci in questo posto!”. “Ma non sono io che vi ci ho portati, ci siete venuti da soli!”. “Maestro, il tuo popolo ha camminato molte miglia per stare con te, sono stanchi e non hanno mangiato!”. “E non sarà mica colpa mia!”. “Ma non c’è cibo su questa montagna desolata!”. “Bah, ci sono dei cespugli di ginepro laggiù”. “Miracolo! Ha riempito di frutti quei cespugli che hanno generato bacche di ginepro!”. “Certo che hanno generato bacche di ginepro: sono cespugli di ginepro!”. “Non ci vedevo e ora ci vedo!” (il tizio non vede una buca e ci casca dentro). “Miracolo del Messia!”. “Mi ha pestato un piede!”. “Miracolo! Pesta un piede anche a noi, Signore e Messia!”. “Non sono il Messia”. “Sì, sì, tu sei il Messia, io me ne intendo perché ne ho seguiti parecchi”. “Io non sono il Messia, come ve lo devo dire? Lo giuro su Dio!”. “Soltanto il vero Messia nega la sua divinità!”. “Cooosa? Ma così state cercando di incastrarmi! E va bene, allora sono il Messia”. “L’ha detto! È lui! È il Messia!”. Ora, per sfuggire a quest’orda di zecche bavose e appiccicose, Supermario ha una sola via d’uscita: la stessa di Brian di Nazareth che, sfinito dagli stalker, prorompe in un liberatorio “E adesso andatevene tutti affanculo!”. E quelli, dopo un ultimo disperato tentativo (“Quale via ci consigli, o Signore?”), finalmente si disperdono. Oggi però l’esito è tutt’altro che scontato: siccome non siamo nella Palestina di duemila anni fa, ma nell’Italia del 2020, c’è pure il caso che qualcuno scambi l’eventuale vaffa di Draghi per un’autocandidatura al posto di Beppe Grillo.

La prudente vaghezza dei nominati. - Antonio Padellaro

LA SUSSIDIARIETA' COME CRITERIO DI ORGANIZZAZIONE DI UNA SOCIETA ...

È confortante prendere atto dell’esistenza di un Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, composto da deputati e senatori di maggioranza (da Graziano Delrio Pd, a Ettore Rosato Iv), e di opposizione (da Mara Carfagna FI, a Fabio Rampelli FdI, ai leghisti Massimiliano Romeo e Giancarlo Giorgetti). Consola il fatto che la politica sappia manifestarsi agli occhi dei cittadini come dialogo tra diversi mettendo da parte, per una volta, risse e insulti. Dalla lettura del testo comune pubblicato ieri dal Corriere della Sera abbiamo ricavato tre considerazioni. La prima, se non abbiamo saltato qualche firma riguarda l’assenza di rappresentanti del M5s (c’è il deputato Paolo Lattanzio, eletto con i grillini ma poi passato al gruppo Misto). Sarebbe interessante capire se alla base della non presenza nell’Intergruppo di rappresentanti del gruppo parlamentare più numeroso vi sono ragioni insuperabili, e quali. Una seconda considerazione concerne il merito del documento nel quale più che di Sussidiarietà (principio secondo il quale, se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’ente superiore non deve intervenire ma può eventualmente sostenerne l’azione) si critica “il ricorso continuativo dei Dpcm” da parte del premier Giuseppe Conte durante la pandemia. Poiché “la Costituzione non prevede un diritto speciale per lo stato d’emergenza”. Terzo punto: “ è sotto gli occhi di tutti la necessità di una riforma che renda più decisivo il rapporto tra rappresentanti e rappresentati”, scrivono i parlamentari, lamentando che “al legislatore manca l’energia che viene dal basso”. Giudizio condivisibile se non rimanesse nel cielo dei buoni propositi ma senza sporcarsi le mani con una proposta concreta e terrena. Per esempio, quale “energia dal basso” può scaturire da un Parlamento di nominati, che devono rendere conto a chi li ha nominati, senza correre il rischio di non essere più nominati? Se questo è il problema era così difficile dichiararlo senza girarci attorno? Oppure tanta prudente vaghezza ha a che fare con il noto principio del non disturbare il manovratore (o se vogliamo il nominatore)? Del testo in questione si parlerà al Meeting di Rimini di CL , il 21 agosto. E forse questo spiega tutto.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/08/19/la-prudente-vaghezza-dei-nominati/5903890/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-08-19#

La politica del terrore. Massimo Erbetti

Nessuna descrizione della foto disponibile.

A chi giova la politica del terrore? Si accusa il governo di allarmismo, di trasmettere paura ai cittadini, di renderli schiavi adottando misure restrittive non necessarie...la mascherina? Una museruola...la chiusura delle discoteche? Una punizione per i giovani...il distanziamento sociale? Un disegno per renderci "pecore".
Ma siamo certi che sia il Governo ad adottare la politica del terrore?
Adesso cerchiamo di capire chi realmente adotta la politica del terrore, analizzando alcuni post e dichiarazioni che circolano in internet:

1)“Il 14 settembre io non autorizzo nessun personale della scuola ad isolare i miei figli se dovessero presentare improvvisamente qualche linea di febbre. Nessun personale sanitario può prelevare i miei figli da scuola in mia assenza traumatizzandoli. Non firmerò nessun foglio di autorizzazione che prevede questo tipo di trattamento.
Fino alla maggiore età io genitore sono l’unico tutore dei miei figli. Modificate queste direttive o i figli ce li teniamo a casa!!!!!copiate e incollate tutti!!i nostri figli non sono animali“.
QUESTA NOTIZIA È FALSA, non esiste nessuna direttiva del genere, sfido chiunque a trovarla.

2)
- Migranti, l’accusa di Salvini al governo: “Importa infetti per prorogare stato di emergenza”
QUESTA NOTIZIA È FALSA e a dirlo non sono io ma i fatti:
«Altro che migranti, il problema sono i vacanzieri»... «il 25-40% dei casi sono stati importati da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia». E i migranti, tema caro alla destra italiana? «Il contributo dei migranti, intesi come disperati che fuggono, è minimale, non oltre il 3-5% è positivo e una parte si infetta nei centri di accoglienza dove è più difficile mantenere le misure sanitarie adeguate». Insomma, non costituiscono un pericolo non solo perché sono una piccola parte ma anche perché vengono tutti controllati, sottoposti a tampone e difficilmente hanno contatti con la popolazione locale...e a dirlo non sono io, ma Locatelli Presidente del SSN.

3)
dichiarazione di Matteo Salvini, subito dopo il dcpm del 17 agosto:
"Il governo cambia un’altra volta idea e torna a chiudere negozi e locali, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, mentre il virus viene importato dall’estero. Un governo duro con gli italiani e morbido con i clandestini".
QUESTA NOTIZIA È FALSA, non è prevista nessuna chiusura per nessun tipo di negozio... vediamo se qualcuno riesce a dimostrare il contrario.
E potrei continuare per ore ad elencare notizie false, volte solo a creare terrore e panico tra la gente... potrei parlare delle mascherine che fanno male alla salute...o i tamponi che danneggiano il cervello...e magari parlare di quelli che asseriscono che si stanno bruciando chiese per toglierci la nostra religione...vogliamo dare un piccolo accenno a chi va a protestare in piazza con i cartelli con su scritto "basta scienza"?...

Questa è la vera politica del terrore...dovete avere necessariamente un nemico e poco importa se sia il migrante, il governo, la scienza, Bill Gates, i vaccini...dovete aver paura paura e ancora paura...e per trasmettervela usano notizie false....sapete di cosa dovete avere realmente paura? Di voi stessi, di quando non indossate la mascherina, di quando la indossate male, di quando non rispettate le distanza, di quando non vi lavate le mani...ma sopratutto quando per paura, cercate un falso nemico per giustificarla.

Luna e il suo ospite.

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In questa foto Luna e io guardiamo nella stessa direzione. Forse perché abbiamo appena scoperto che ci accomuna tanto. In realtà no, fuori da ogni simbolismo stupido stiamo ascoltando mio figlio. Luna è una bambina dolcissima. Una persona a me cara l'ha definita "una principessa Disney". Da qualche anno ha scoperto un ospite che non la lascia in pace facilmente. Si chiama epilessia focale. Al contrario di quella che conoscono tutti, questo tipo provoca assenze. Sei completamente sconnesso dal mondo.

La stranezza è che sembra parta dallo stomaco. Senti qualcosa salire fino alla testa e dopo si rallenta tutto. Luna ha capito che l'ospite non poteva essere cacciato. Era un gatto invadente che usciva dalla porta per rientrare fin troppo a sorpresa dalla finestra. Allora ha accettato di conviverci. Anche se un minimo di lamentela lo fa. Ad esempio quando deve prendere lo sciroppo che accompagna con la Coca Cola. E poi ha deciso di raccontarsi.

Suo papà l'ha fotografata nella quotidianità, dai momenti tranquilli a quelli di tensione pura che la mamma nemmeno riesce a descrivere per quanto fanno male. Come quella volta che ebbe più di 40 episodi in un giorno. Dalle foto verrà fuori una mostra per raccontare le giornate di chi vive con "l'ospite improvviso". Da Luna ho imparato una storia giapponese: le anime gemelle sono legate da un filo nel dito. E per tutta la vita cercano l'altro capo del filo. Chi è fortunato lo trova presto o lo trova a prescindere. Che è già una mezza fortuna.

Ma io da Luna ho ancora molto da imparare. Perché anche io ho il suo stesso ospite, in forma molto più lieve e meno aggressiva. Ma sono sicuro che lei mi darà i consigli giusti. Del resto forse non siamo anime gemelle. Ma ci lega un filo. Colore del sangue. Come quello che potrebbe esserci tra uno zio e sua nipote. Ecco, così. Per questo guardiamo dalla stessa parte.

Foto di Peppe Gambino


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martedì 18 agosto 2020

Macché bis a Milano: Sala chiede a Grillo la guida della “Tim-2”. - Gianni Barbacetto

Macché bis a Milano: Sala chiede a Grillo la guida della “Tim-2”

Il sindaco - Obiettivo: la carriera da manager pubblico.
Ha detto la verità, Giuseppe Sala, sulla sua visita al fondatore del Movimento 5 stelle. Dopo l’incontro del 10 agosto a Marina di Bibbona, ha twittato: “La giornata al mare da Beppe Grillo è stata molto piacevole e interessante. Abbiamo parlato di tante cose, ma non di ciò a cui tanti pensano e cioè delle elezioni milanesi. Ah, ottima cucina”. L’anno prossimo si voterà per scegliere il sindaco di Milano. Normale ipotizzare che Sala possa aver discusso con Grillo l’atteggiamento dei Cinque Stelle nei confronti della sua ricandidatura: sostegno? non belligeranza? netta opposizione? Invece no: Sala ha davvero parlato d’altro. Perché ha ormai maturato la decisione di non ricandidarsi a Milano e di puntare invece a un posto manageriale nazionale. Alla guida della società pubblica che potrebbe nascere da Telecom Italia per gestire la rete e le infrastrutture telefoniche. Posto irraggiungibile, senza l’ok dei Cinquestelle.
Il giorno dopo – casi del destino – Grillo posta sul suo blog un intervento dal titolo curioso (“Dite al treno che io passo solo una volta”) ma dall’argomento chiarissimo: Telecom Italia, da spezzare in due società. “Bisogna dividere i servizi dalle infrastrutture, creando finalmente due società separate”, scrive Grillo. “La prima società sarà focalizzata sulle attività commerciali e dei servizi verso i clienti finali. La seconda società sarà proprietaria di tutte le infrastrutture che comprendono: le torri di Inwit, la rete mobile (incluso il 5G), i data center, il cloud, la rete internazionale di Sparkle e la società sulla fibra derivante dall’integrazione della rete fissa di Telecom con quella di Open Fiber”. Se la prima società manterrà gli attuali assetti proprietari, “sotto la guida peraltro di un investitore francese”, la seconda dovrà invece essere saldamente controllata dalla mano pubblica. È qui che vorrebbe planare Sala, diventando uno dei manager più strategici del Paese.
Che Sala non si voglia ricandidare l’ha capito subito una che se ne intende, Ada Lucia De Cesaris, ieri vicesindaco e candidata (poi delusa) alla successione di Giuliano Pisapia, oggi avvocato e pasdaran di Matteo Renzi in Italia viva: “Quello strano virus che colpisce i sindaci di Milano per il secondo mandato”, ha scritto il 14 agosto su Twitter. “Non capisco cosa impedisca di buttarsi a capofitto per dimostrare la grandezza e la capacità della nostra amata città”. Non è poi così difficile da capire: la campagna elettorale sarà durissima, il centrodestra sarà all’attacco in una città che resta fedele al centrosinistra solo nei quartieri del centro, il Sala del #milanononsiferma è uscito molto indebolito dalla pandemia, che ha rallentato, se non bloccato, la narrazione trionfale della metropoli in eterna espansione. Così meglio non rischiare e partire per nuove avventure. Che hanno bisogno di sponde grilline. Ormai, per Sala, la ricandidatura per il secondo mandato a Palazzo Marino è soltanto una scelta residuale, che scatterà nel caso non riesca a raggiungere il nuovo obiettivo.
Grillo nel suo post attacca l’apertura di Telecom “a investitori internazionali di private equity, finalizzato esclusivamente a fare cassa per ridurre il debito esistente”. No all’operazione finanziaria sulle torri Inwit. No al “progetto di dismissione parziale dei datacenter attualmente allo studio in partnership con Google”. No alla “vendita di un pezzo della rete secondaria al fondo americano Kkr, in logica puramente finanziaria e non industriale”. Sì invece a “un ambizioso piano di sviluppo infrastrutturale”. Con investimenti pesanti “nelle tecnologie di comunicazione, sia attuali (come la fibra ottica) sia prospettiche (come il 5G), anche congiuntamente con gli altri operatori del settore”. Per fare questo, è necessario creare “una società unica delle reti e delle tecnologie”, che sia realizzata “sotto la guida e l’indirizzo di istituzioni pubbliche”. Grillo pensa a Cassa depositi e prestiti: “La società unica delle infrastrutture e delle tecnologie dovrebbe avere come primo azionista un soggetto in grado di garantire l’indipendenza del network dai suoi utilizzatori, oltre che un orizzonte di investimento di lunghissimo periodo”. Come Cdp, appunto, che “sarebbe sinonimo di stabilità nell’azionariato e garanzia di massicci investimenti per lo sviluppo dell’infrastruttura digitale del Paese”.
Sala è un uomo dalle molte vite. È già stato manager Telecom nel 2005, direttore generale della società nata allora dalla fusione tra Telecom Italia e Tim. Poi ha fatto il commissario di Expo e il sindaco di Milano. Oggi si offre per guidare, se nascerà, il nuovo colosso strategico delle telecomunicazioni italiane. Un posto che vale una visita d’agosto a casa Grillo.

Notte di fuoco tra San Martino delle Scale e Pioppo, divampano le polemiche sui piromani. - Ignazio Marchese



Solo questa mattina con l’intervento dei canadair le fiamme nella zona di Monreale (Pa) tra Pioppo e San Martino delle Scale stanno per essere spente.

Per tutta la notte hanno lavorato vigili del fuoco, forestali e protezione civile per evitare che i roghi provocassero danni alle abitazioni. Su queste lunghe ore di fuoco divampano anche le polemiche e le denuncia agli incendiari che mettono a rischio la vita dei residenti.
Gli incendi hanno avuto più punti di innesco e il sindaco Alberto Arcidiacono già ieri ha parlato di un’azione dolosa.
“Fuoco in cinque punti differenti, non è un caso ma le mani sporche di qualche criminale –  ha scritto in un post su Facebook -. Tutte le forze disponibili stanno fronteggiando le lingue di fuoco da terra mentre elicotteri e canadair sono in servizio dall’alto. Il problema supera di molto le normali procedure di prevenzione. Siamo dinanzi a fenomeni diversi. Già dalle prossime ore valuteremo dei protocolli straordinari”.

Viviana Parisi, tutti gli interrogativi 15 giorni dopo: la scomparsa del piccolo Gioele, la morte della donna e le condizioni del cadavere. - Manuela Modica

Viviana Parisi, tutti gli interrogativi 15 giorni dopo: la scomparsa del piccolo Gioele, la morte della donna e le condizioni del cadavere

A due settimane dalla scomparsa non c’è ancora alcuna traccia del bimbo di 4 anni. La task force coordinata dai Vigili del fuoco continuerà pure oggi le ricerche, fino ad ora senza alcun esito. E si fanno sempre più esigue le speranze di ritrovarlo. Mentre si può adesso escludere l’ipotesi che il piccolo fosse morto nell’incidente. Ecco quello che sappiamo del caso di Messina. E pure tutti i punti ancora oscuri.

Aveva gli occhi aperti il piccolo Gioele e teneva la testa appoggiata sulla spalla destra della mamma. Era, dunque, vivo l’ultima volta che è stato visto. Prima di sparire nel nulla. Dopo 15 giorni dalla scomparsa non c’è ancora alcuna traccia del bimbo di 4 anni. La task force coordinata dai Vigili del fuoco continuerà pure oggi le ricerche, fino ad ora senza alcun esito. E si fanno sempre più esigue le speranze di ritrovarlo. Mentre si può adesso escludere l’ipotesi che il piccolo fosse morto nell’incidente. I testimoni, la famiglia del Nord è stata finalmente rintracciata. Non si erano resi conto che l’appello era rivolto a loro, così sembra abbiano spiegato il lungo ritardo. Dopo l’incidente si erano fermati per dare aiuto alla donna. Padre, madre e due figli, un maschio e una femmina, come raccontato da due ragazzi palermitani, anche loro fermatisi dopo l’impatto per prestare aiuto. Il padre e il figlio avevano perfino rincorso Viviana Parisi mentre fuggiva per la campagna sotto l’autostrada col figlio.

Un gesto estremo della donna che ha ucciso Gioele, lo ha nascosto sotto la sterpaglia lì sotto l’autostrada Messina – Palermo, nella campagna di Caronia, per poi salire sul traliccio dell’Enel e da lì buttarsi sotto per togliersi la vita? Oppure una volta sotto l’autostrada qualcuno l’ha aggredita? Persone, animali? Dopo 15 giorni resta un mistero la fine di Viviana Parisi e del piccolo Gioele Mondello.

Lo scorso lunedì, 3 agosto, la 43enne dj torinese è salita in auto col figlio di 4 anni, e da Venetico, paesino costiero in provincia di Messina, è andata a Milazzo. Qui dopo le 9.30 ha imboccato l’autostrada in direzione Palermo. Si è allontanata molto da casa, forse per andare alla Piramide della luce, l’installazione voluta dal mecenate Antonio Presti, così perlomeno ipotizzano i parenti, sapendo che ne fosse quasi ossessionata. Da qualche tempo Viviana viveva un disagio emotivo che l’aveva portata in ospedale ben due volte. Gridava, e sentendola i vicini si erano allarmati ed avevano chiamato i soccorsi, questo, perlomeno, ha riportato il suocero, Lillo Mondello, padre del marito Daniele, molto noto negli ambienti “Dance”, come dj e produttore.

Mentre il padre di Viviana, Luigino Parisi, ha raccontato dei video che il genero le aveva mandato: “Ce li avevo qui nel telefonino, poi ho cancellato per fare spazio ma li ricordo, lei era in terrazzo e leggeva la Bibbia a gran voce”. Una spinta spirituale sempre più pressante, così pare trovasse sfogo Viviana, che poco prima dell’incidente del 3 agosto, aveva smesso di prendere i tranquillanti che le erano stati prescritti e mostrava una evidente ripresa, così perlomeno ha raccontato Daniele. Quella mattina del 3 agosto, però, qualcosa – o qualcuno? – l’ha spinta ad uscire di casa col figlio e allontanarsi chissà con quale meta. Dopo avere preso l’autostrada la donna esce al casello di Sant’Agata alle 10.30, va presumibilmente a fare benzina, 22 minuti dopo rientra in autostrada e continua il percorso in direzione Palermo. La Piramide della luce, se è questa la sua meta, è ancora lontana, quando nella galleria Pizzo Turda, dieci minuti dopo avere ripreso l’autostrada, tenta un sorpasso e urta un furgone. La macchina va in tilt e riesce a fermarla subito dopo la galleria, in uno spiazzo. Quel punto dell’A20 non è alto, e scavalcando il guardrail riesce a raggiungere la campagna sottostante. Ha Gioele in braccio, come riferiscono i testimoni finalmente rintracciati, e nessuno la sta inseguendo.
Qui arrivano le indagini. Le registrazioni delle telecamere lungo il percorso, poi i testimoni e i biglietti dell’autostrada trovati in auto, hanno permesso agli inquirenti di avere chiaro cosa è successo fin qui. Dopo si aprono gli interrogativi e si moltiplicano le ipotesi. L’unica certezza è che la donna è stata ritrovata sotto un traliccio dell’Enel a 500 metri in linea d’aria da dove è stata vista l’ultima volta sull’A20. Cos’è successo in quel percorso è invece tutto da verificare. Il primo e più pressante interrogativo è dove sia Gioele e cosa gli sia successo. Dopo dieci giorni dal ritrovamento del corpo della madre del piccolo non c’è traccia. L’ha nascosto sotto della sterpaglia? Quattro cani specializzati nella ricerca di cadaveri sono arrivati venerdì scorso in aereo da Roma per cercare i resti. Sono intervenuti perfino i cacciatori di Calabria, specializzati nelle ricerche di latitanti, negli impervi boschi della Sila. Ma non è stato trovato ancora nulla, neanche un indumento. Le ricerche sono a un punto fermo e stamattina è previsto un vertice in prefettura per decidere come proseguire, e fino a quando proseguire le ricerche.
Intanto si attendono i risultati dell’autopsia sul corpo di Viviana. Al momento sono pochi gli elementi: le lesioni riscontrate dai medici legali sono compatibili con una caduta. Le gambe di Viviana avevano segni nei polpacci che potrebbero essere stati lasciati dagli animali, come dei morsi: in zona ci sono dei maiali selvatici e in un casolare vicino vivono due Rottweiller. Le scarpe, le Adidas bianche che aveva ai piedi non erano molto sporche, una le si è pure sfilata da un piede, finendo in un rovo sotto il traliccio. Infine, l’ultimo dato, tra quelli fin qui rivelati alla stampa: il corpo della donna ha iniziato la decomposizione nello stesso luogo in cui è stata ritrovata. Mentre è stato sentito dalla procura il padrone dei due Rottweiller. È stata aggredita dagli animali? Il bimbo divorato? Sono ipotesi al vaglio degli investigatori. Potrebbero spiegare cos’è successo da quando è scappata dal luogo dell’incidente, ma non risolvono i quesiti più pressanti: perché Viviana è uscita dall’autostrada inerpicandosi in quel territorio così poco agevole? Cosa l’ha spinta? Da cosa o da chi fuggiva? E soprattutto: che fine ha fatto Gioele?