domenica 14 agosto 2011

I nababbi dell’agenzia del demanio. - di Daniele Martini ed Elisabetta Reguitti


Dirigenti con super stipendi da 300mila euro, auto di lusso e mensa riservata a 7,50 euro.

Audi, Bmw e Volvo nel garage della sede, al 38 di piazza Barberini a Roma

Li chiamano “i magnifici 6″ facendo il verso al titolo di un famoso western anni Sessanta, “I magnifici 7“, con Steve McQueen e Charles Bronson. Li chiamano così non perché sono valorosi e audaci come gli eroi del film, ma per via dei tanti benefici extralusso di cui godono. Sono i 6 direttori centrali del Demanio, alti papaveri dello Stato trattati non con i guanti bianchi, ma qualcosa di più, dal ministero del Tesoro, cioè da Giulio Tremonti. Lo stesso Tremonti che sta chiedendo lacrime e sangue agli italiani. I loro nomi sono sconosciuti ai più, eccoli: Carlo Bertagna, vice direttore, Paolo Maranca, capo dell’area operativa, Antonio Ronza, direttore delle risorse umane, Edoardo Maggini, direttore della pianificazione, Bruno Finmanò, responsabile degli affari finanziari, Marco Cima, direttore finanziario. Sopra ai 6 c’è un settimo, il direttore Maurizio Prato, un manager nominato proprio alcuni giorni fa anche presidente e amministratore del Poligrafico dello Stato, che però nella nomenklatura pubblica è un caso a sé. Secondo le versioni ufficiali, il suo incarico al Demanio sarebbe addirittura a costo zero per le casse pubbliche, cioè svolto in “spirito di servizio”, come si diceva un tempo.

A differenza dei loro pari grado delle altre agenzie fiscali, che pure non sono lasciati nell’indigenza come il poverello d’Assisi, i 6 del Demanio godono di stipendi che gli altri si sognano, gratifiche, gettoni di presenza, premi annuali, mensa riservata e a “prezzo politico”, cioè a pochi spiccioli, auto di lusso sempre a disposizione. Macchinone belle grandi con un leasing rinnovato proprio alcune settimane fa, Audi, Bmw e Volvo di grossa cilindrata e così ingombranti che per farle agevolmente entrare nel garage della sede, al numero 38 di piazza Barberini a Roma, all’inizio di luglio hanno dovuto chiamare i muratori per allargare l’ingresso. E nonostante il cortile della rimessa sia tutto per loro, non basta, perché secondo quanto risulta a fonti interne e qualificate, quando i 6 sono fuori dall’ufficio e si beccano una multa, magari per divieto di sosta, non devono sobbarcarsi la fatica di sbrigare la faccenda da soli.

A quel punto in soccorso arriva l’ufficio risorse umane che prende in carica la pratica. Per le auto dei 6, del resto, il Demanio paga pure premurosamente quegli invidiabili permessi comunali con il contrassegno “X” che consentono di percorrere le strade del centro a traffico limitato. Costo: un po’ meno di 600 euro l’uno. Insomma,i magnifici 6 sono una minicasta incistata nella casta. Un drappello di Paperoncini statali che ha attirato l’attenzione anche di un senatore della Lega nord,Piergiorgio Stiffoni, il quale ha rivolto un’interrogazione piuttosto ruvida al ministro Tremonti e ora parlando con Il Fatto Quotidiano invoca il classico “Basta!”. Secondo Stiffoni ai 6 vengono regalati perfino i bonus benzina. Il più alto in grado, Bertagna, è al Demanio da 10 anni e si sente così a suo agio, ben pagato e coccolato, che quando un po’ di tempo fa gli hanno proposto di diventare amministrare delegato di Sviluppo turismo, cioè un salto di carriera, ha rifiutato perché gli offrivano “solo” 220mila euro. Tutti quanti veleggiano con stipendi intorno ai 300mila euro all’anno, quasi un terzo in più dei pari grado delle altre agenzie fiscali. Che infatti li vedono come il fumo negli occhi. Per non parlare dei giovani quadri, bloccati nella carriera e fermi al palo di stipendi che non arrivano ai 60mila euro.

A disposizione i 6 hanno anche una foresteria riservata con tavolo in cristallo, al quinto piano del palazzo e una stupenda terrazza completa di gazebo per il relax dopo i pasti. I cibi sono forniti da una cucina annessa che secondo alcuni non avrebbe i necessari permessi di legge. Il costo del pranzo è da fast food: 7 euro e 50. Tutti e 6 fanno anche parte del Comitato di gestione e a ogni riunione ritirano un gettone di presenza. E in più alla fine dell’anno incassano un premio speciale, altri 50mila euro, per aver fatto il lavoro previsto, cioè per aver rispettato il contratto di servizio con il Tesoro. La fortuna dei 6 si chiama Elisabetta Spitz, la ex moglie di Marco Follini, lanciata daGianni Letta al vertice del Demanio come direttrice. Fu lei a volere nel 2005 i 6 direttori e fu lei, che incassava uno stipendio di oltre 500mila euro, a volerli ricoprire d’oro e di benefit. Quando nel 2008 alla Spitz succedette Prato, sembra che quest’ultimo abbia timidamente tentato di interrompere la fiera. Ma Letta disse no e Prato si adeguò.


Questo è un post internazionale. - by ilsimplicissimus


Alberto Capece.

Ho deciso di farmi un regalo di compleanno e di regalare a me stesso questo piccola, grande speranza proprio nel momento in cui sembra che tutto precipiti. Il video che ho messo insieme è stato concepito su una colonna sonora particolare una versione de L’internazionale concepita qualche anno fa per la campagna del leader socialdemocratico Werner Faymann. Con pochissime variazioni rispetto al testo originale, questo arrangiamento di proponeva di “modernizzare” in qualche modo il vecchio inno che dalla Comune di Parigi ai nostri giorni è stato quello di tutte le sinistre.

Sappiamo che fine hanno fato queste modernizzazioni, il loro significato, la loro resa al tempo e al pensiero unico… e tuttavia è l’ideale per il filo di storia che scorre nei fotogrammi per ritornare poi alla fine all’antico.


'Avvenire', poliziotti e province. Nel Paese rivolta contro la manovra.


Dure reazioni al provvedimento varato ieri dal governo. Il quotidiano dei vescovi: "Pagheranno tutti, tranne gli evasori". I giornali di centrodestra: "Stangata delle libertà". Critiche le opposizioni. Fiom pronta alla mobilitazione. Sul piede di guerra le province. E Mastella: "Via Benevento? Creiamo il Molisannio". Nove deputati Pdl annunciano emendamenti.


ROMA - Opposizione, sindacati, presidenti delle province. Il giorno dopo l'approvazione della dura manovra di correzione 1 si leva un fronte di reazioni durissime al testo presentato oggi dai ministri del governo. Tra gli interventi più critici quello di Avvenire, che in un editoriale a firma del direttore Marco Tarquinio scrive: "Troppi e decisivi dettagli attendono di essere chiariti", e non si può ancora formulare un "giudizio articolato", ma si può certo osservare che "tutti, poveri, ceto medio e (veri o presunti) ricchi, pagheranno qualcosa. Politici compresi. Tutti, meno gli evasori. Gli unici - rimarca il quotidiano della Cei - che non hanno legge, che non subiscono tagli, che dribblano i sacrifici. Chi ci governa e chi siede in Parlamento ricordi che, da oggi, tutto ciò che verrà scontato e addirittura condonato o perdonato a quest'altra 'casta' peserà 45 miliardi di volte in più nel giudizio degli italiani onesti".

Province in trincea. Compatto anche il fronte delle province, dopo la annuncio del governo di voler sopprime quelle sotto i 300mila abitanti. "Non credo che il presidente della Repubblica possa permettere che si calpesti la Costituzione", commenta il presidente della Provincia di Fermo Fabrizio Cesetti. " Servono soluzioni vere. Sopprimere 37 piccole Province porta un risparmio minimo e rende meno tutelate le periferie", il pensiero di Massimo Nobili, presidente Pdl della provincia di Verbano Cusio Ossola. Scherza invece il presidente della provincia di Isernia Luigi Mazzuto (Pdl)," Il solleone di Ferragosto dà alla testa e gioca brutti scherzi".

Critici i giornali di centrodestra. Non risparmiano critiche al provvedimento anche i giornali vicini alla maggioranza di centrodestra. "Il Giornale" parla di "brutta botta per il ceto medio" e si scaglia contro il cosiddetto 'contributo di solidarietà'. " Solidarietà verso chi? Verso chi ha amministrato male l'Italia per 40 anni e spendendo più di quanto fosse lecito, ha riempito di buchi il bilancio pubblico?", scrive Vittorio Feltri, che rincara: "Chi sono i geni che ci hanno ridotto così? Guardiamoli in faccia, guardiamoli in faccia e rifiliamo loro un calcio nel sedere. Gente del genere in Ungheria finirebbe in galera". Sulla stessa linea "Libero" che apre con il titolo a tutta pagina "La stangata delle libertà".

Di Pietro: "Possibile discussione ma no a polpette avvelenate". Sul fronte delle opposizioni Antonio di Pietro mette in guardia la maggioranza e si dice pronto a discutere sulla manovra approvata dal governo, ma si dichiara indisponibile "ad ingoiare qualsiasi polpetta avvelenata, in nome dell'emergenza". "A pagare sono i soliti noti e da questo punto di vista la manovra è di insopportabile iniquità", ha detto il leader Idv. "Da dove vengono i soldi veri, gli incassi significativi? dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, dalla quadruplicazione dei tempi di pagamento dei tfr per i lavoratori della pubblica amministrazione. Verranno soprattutto dai tagli agli enti locali che sono né più né meno che tagli alla spesa sociale, al welfare e ai servizi essenziali. Ci vuole la faccia tosta di questi governanti per dire che non hanno toccato istruzione e sanità. Cosa credono che affonderà grazie ai loro tagli?"

Finocchiaro (Pd): "Manovra squilibrata, ma porteremo nostre proposte". Timidi segnali di apertura, nonostante il forte dissenso, anche dal partito democratico. "Siamo molto critici con questa manovra che è squilibrata, non aiuta la crescita, e non fa pagare chi ha di più", spiega il capogruppo Pd in Senato Anna Finocchiaro. "Si colpiscono i redditi dichiarati e non le ricchezze. Noi porteremo le nostre proposte in Senato, e ci auguriamo che la maggioranza e il governo accettino i nostri suggerimenti. Ieri il presidente del Consiglio ha detto di non prevedere la fiducia. Sarebbe un gesto importante e responsabile.

Casini: "Opposizioni rispondano con serietà". Un richiamo alla responsabilità arriva da Pier Ferdinando Casini: "Con la manovra il governo chiama il Paese ad un "sacrificio immenso". A questo "le forze di opposizione devono corrispondere con grande serietà e senso dello Stato", dice il leader Udc. Poi l'attacco: "Dopo tre anni di inutili perdite di tempo e di patetiche rassicurazioni sulla condizione dell'italia, nel pieno di una tempesta finanziaria mondiale, il governo si è finalmente svegliato. Ma lo ha fatto tartassando i soliti noti che non evadono le tasse, il ceto medio e le famiglie, ed evitando quegli interventi strutturali di cui invece il Paese ha bisogno".

Briguglio (Fli): "Evidenti responsabilità di Berlusconi se arrivati a questo punto". Lascia una porta aperta anche il 'falco' di Futuro e Libetrtà Camerlo Briguglio: "Il Terzo Polo in parlamento metterà in campo un arsenale di idee e proposte per migliorare la manovra del governo, molte avanzate in tempi non sospetti dal presidente Baldassarri per conto di Fli, ma sia chiaro che le responsabilità di Berlusconi e del suo governo di averci portato a questo punto sono evidenti e sotto gli occhi degli italiani".

Vendola: "Atto di guerra contro l'Italia". A sinistra, parole di fuoco arrivano dal governatore pugliese Nichi Vendola che parla di "atto di guerra contro l'italia" puntando il dito contro le "misure punitive per gli enti locali". la "devastante riduzione di servizi sociali e di diritti, un colpo alla civiltà del lavoro. E nessuna scelta per la crescita e lo sviluppo". Per questo, secondo il leader di SeL, occorre "una reazione durissima". Ancora più pesante il giudizio di Oliviero Diliberto, segretario del Fdci-Federazione della Sinistra, secondo cui "siamo alla dismissione dello Stato".

Fiom e Cgil: "Subito mobilitazione". Sul fronte sindacale bocciatura senza se e senza ma dalla Fiom che annuncia una mobilitazione fino ad arrivare ad uno sciopero generale contro l'estensione "erga omnes" degli effetti dell'accordo siglato a fine giugno tra confindustria e sindacati sui contratti aziendali. L'intervento per legge sulla contrattazione "è un attacco senza precedenti al contratto collettivo nazionale del lavoro e apre alla libertà di licenziare - dice Maurizio Landini, segretario generale della Fiom - non serve per uscire dalla crisi anzi, si usa la crisi per cancellare i diritti e fare una legge 'ad aziendam', pro Fiat. Si tratta di una norma incostituzionale - sottolinea il leader delle tute blu - che va contro la carta europea dei diritti dell'uomo. Cosa inaccettabile, contro la storia sindacale del nostro Paese". Stesso invito arriva dal segretario della Cgil Susanna Camusso: "Abbiamo presentato la nostra proposta e sicuramente continueremo a presentarla alle commissioni parlamentari. Mi pare evidente che, per cambiare il segno di iniquità che c'è, ricorreremo alla mobilitazione".

I poliziotti: "Manovra penalizza la sicurezza". Sul piede di guerra anche il Sap, il sindacato dei poliziotti, che parla di manovra "penalizzante" per le forze dell'ordine, che vedono a rischio tredicesime, buonuscite e festività. "Se il cuore del presidente Berlusconi gronda sangue per aver messo le mani nelle tasche degli italiani - rileva Nicola Tanzi, segretario generale del Sap - figuriamoci in che condizioni sono gli appartenenti alle forze dell'ordine che, dopo i tagli degli ultimi tre anni, si ritrovano con una ennesima manovra finanziaria penalizzante per il comparto sicurezza, che promette di bloccare le buonuscite per due anni, che rischia di compromettere le nostre tredicesime se l'Amministrazione di p.s. non rispetterà i vincoli di bilancio e che accorpa nella giornata di domenica alcune festività come il primo maggio o il 2 giugno, quindi niente recupero riposo per chi lavora e niente pagamento della festività stessa". Pertanto, annuncia Tanzi, "la battaglia del sindacato non si fermerà neppure a ferragosto e concerteremo presto con le altre organizzazioni dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico azioni comuni per tentare, responsabilmente, di salvare il salvabile e, soprattutto, di garantire i diritti acquisiti agli appartenenti alle forze di polizia".

Cisal: "Evasori continueranno a farla franca". Insoddisfatto delle misure anche Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, la Confederazione Italiana sindacati Autonomi Lavoratori: "Sui tagli della politica si può fare ancora molto di più. E anche per il fisco, siamo ancora ai pannicelli caldi che consentono agli evasori incalliti di farla franca e a far pagare ancora ai soliti noti mettendo le mani sulle pensioni e con iniziative astruse come il blocco del Tfr e la messa in discussione delle tredicesime per il pubblico impiego".

Reteimprese: "Difficile equilibrio conti senza crescita".
Forti perplessità arrivano anche da Rete Imprese Italia, l'associazione che raggruppa Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, secondo cui il pareggio di bilancio è "un obiettivo fondamentale per il nostro paese ma, senza la crescita, rischia di non garantire un equilibrio stabile dei conti pubblici". Per il presidente Ivan Malvasi per la crescita "sono necessari interventi mirati e accompagnati da un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese appesantimenti del prelievo rendono meno competitive le aziende e più debole il paese. Non può essere dimenticato - ha sottolineato - Malvasi che le piccole imprese oggi sono sotto sforzo nei cambiamenti organizzativi, nella realizzazione di nuovi prodotti, nella ricerca di nuovi mercati. L'aumento della pressione fiscale rischia di compromettere questo impegno".

Marcegaglia: "Riforma pensioni per detassare il lavoro".
Ma il presidente degli industriali Emma Marcegaglia, in un'intervista al Sole24ore rilancia: "Faccio una proposta a maggioranza e opposizione, il decreto verrà discusso in Parlamento, si sfrutti questo passaggio per modificare il punto essenziale di questa manovra unendo insieme rigore e sviluppo: si riformino le pensioni di anzianità. In questo modo si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi di euro in due anni e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio, che rischia di avere una funzione depressiva superiore al previsto dare una spinta allo sviluppo, a partire dalle infrastrutture". "Si può fare anche di più - avverte poi la presidente di Confindustria - con un piccolo aumento dell'Iva, anche un solo punto, che può valere fino a 6,5 miliardi di euro, si recuperano altre risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro, in primis quelle che riguardano i giovani. Bastano, come vede - dice rivolgendosi a Roberto Napoletano - pochi aggiustamenti per cambiare la faccia di questa manovra".

La provocazione di Mastella. "Creiamo il Molisannio". E per Benevento, candidata ad essere eliminata dal provvedimento del governo, Clemente Mastella avanza una proposta: "Riscrivere la geografia", annettendo, ad esempio, "le confinanti Valle Caudina e Valle Alifana" e "superare, così, la soglia dei 300mila abitanti evitando di rientrare tra quelle istituzioni sottoposte a cancellazione". Questa la 'ricetta' avanzata dal segretario nazionale dei Popolari per il Sud, che suggerisce anche un nome per il nuovo territorio il "Molisannio".

Censore (Pd): "Escamotage per salvare alcune province del nord". E sul taglio delle province, il consigliere regionale Pd in Calabria Bruno Censore denuncia: "Il testo predisposto dal ministro Tremonti non contempla il solo dato demografico quale elemento decisivo per la soppressione delle Province. Il testo, infatti, esenta da sforbiciate le Province con più di 3.000 km quadri di superficie. Il tutto, se consideriamo anche il silenzio della Lega sempre contraria all'abolizione degli Enti intermedi, mi lascia pensare che l'estensione territoriale rappresenta un espediente per salvare le piccole Province del Nord". Un 'trucco' che permetterebbe, secondo il consigliere di salvare province come Belluno, Grosseto e Sondrio (patria del ministro Tremonti), inferiori ai 300mila abitanti.

Nove deputati Pdl annunciano emendamenti. Si allarga intanto il fronte dei 'dissidenti' della maggioranza che si opporranno al testo appena approvato dal governo. Da quattro 2 sono diventati nove i depuati che prennunciano emendamenti al decreto che contiene la manovra aggiuntiva. Si tratta di Antonio Martino, Guido Crosetto, Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Giuseppe Moles, Giancarlo Mazzuca, Santo Versace, Alessio Bonciani, Deborah Bergamini. I nove parlamentari giudicano la manovra "poco convincente".


Domenica è sempre domenica … - di Claudia Petrazzuolo


… e la luna, bassa sul mare, sbiadisce mentre sale il sole dietro le spalle …

Cinquanta miliardi è la cifra totale che campeggia alla fine del decreto legge in calce al quale il Presidente della Repubblica Onorevole Senatore S.E. Giorgio Napolitano ha posto ieri la firma. Stamane lo troverete pubblicato sulla gazzetta ufficiale ed avrà per i prossimi 90 giorni valore di legge. Avete notato?, in questo paese quando delle proposte diventano imposte per poi trasformarsi in supposte ai cittadini, queste ultime vengono sempre accompagnate da alcune parole chiavi quali: ufficiale, necessario, solidarietà, indispensabile ..., tanto che alla fine il beota di turno si convince del fatto che comunque lo fanno per il suo bene e quasi si sente in colpa per aver maledetto il medico che in quel momento gli sta propinando l’amara medicina. Dunque pagheremo caro, pagheremo tutto, pagheremo tutti!. Beh!, dire tutti è esagerare un tantino, diciamo quasi tutti, meglio ancora sarebbe dire, pagheremo in tantissimi, la precisione vorrebbe dicessimo che pagheremo la maggioranza, l’esattezza è dire che pagheremo i soliti: quelli del ceto medio, del pubblico impiego, del lavoro dipendente e i pensionati. I soldi verranno presi lì dove si è sicuri di rastrellarli, ma soprattutto lì dove si è sicuri non si andrà incontro a nessuna reazione. Si è fatto così da sempre, perché cambiare proprio ora che c’è un bisogno reale, urgente, improrogabile?
In Italia è periodo di ferie, siamo al quattordici di agosto e tutti attendono, riflettono, qualcuno agisce … : alle falde del suo vulcanetto privato, in quel di Sardegna, Berlusconi, intento a farsi fare il contropelo da una majorette prossimamente maggiorenne, gongola pensando a quanto poco costi, in sacrifici ed oboli, questa stangata a lui ed ai suoi amici; Tremonti si organizza per versare in nero duemila euro ogni due settimane a chi per competenza; La Russa manda veline affinché ogni eventuale brutta notizia dai fronti di guerra venga edulcorata a dovere; Milanese, Bisignani, Verdini, Dell’utri, Tedesco ed indagati vari, progettano le prossime mosse ed i corrispondenti incassi; Gasparri chiede che gli si ripeta la spiegazione; Bersani davanti ad uno specchio ripassa il nuovo refrain: “ oh! Compagni!, non siamo mica qui a concludere qualcosa …!”; D’Alema veleggia baffi al vento; Vendola si chiede dove poteva sbagliare di più; Di Pietro è tra quelli che “meglio 28 province che niente”; Casini e Fini sono fuoriporta assieme mentre Rutelli spiega alla moglie il suo ennesimo nulla di fatto; il Presidente ritorna alle bocce di Pantelleria; al ristorante del parlamento aumentano di 5 centesimi il prezzo della spigola in agrodolce; un pensionato a seicento euro al mese ne paga 34 di ticket per una visita specialistica. In Italia in ogni momento qualcuno fa qualcosa! ... : un operaio svita la moka maledicendo sé stesso per non avere studiato; uno studente capovolge il portafogli maledicendo sé stesso per non essere andato a lavorare; una massaia fruga nella dispensa per evitare di fare la spesa e suo marito fruga nei cassetti alla ricerca di un paio di calzini non rovinati alla punta; un cassintegrato ringrazia la divina provvidenza per non essere stato licenziato; un licenziato ringrazia la divina provvidenza per non essere ancora alla fame; la fame ringrazia il governo perché vede davanti a sé un prospero futuro emulata dalla depressione che maledice le case farmaceutiche per l’invenzione delle benzodiazepine mentre la disperazione si appresta ad una nuova giornata di lavoro maledicendo un carico di lavoro crescente in progressione geometrica; La speranza commossa saluta tutti e vola verso paesi tropicali; la tranquillità è in trasferta sulla collina degli stivali; la gioia di vivere è protagonista di una puntata di “chi l’ha visto”; la fede lascia le chiese e ritorna dal Cristo che, finalmente, si chiede dove poteva far meglio mentre suo Padre raduna nuvole cariche di pioggia; da qualche parte nel paese qualcuno appresta la prossima Arca. Tutti aspettiamo che passi ferragosto!.

… all’orizzonte la luna è oramai un fantasma sbiadito e si perde nell’azzurro brillante del cielo mentre dinnanzi si allunga la sagoma dell’ombrellone sul bagnasciuga; alziamoci e tuffiamoci in mare sperando che l’acqua raffreddi le tempie e ci dia un minimo di refrigerio. Domani è un altro giorno … .
Sunto per Manu Parti : questo è un paese di merda, governato da gente di merda, abitato da cittadini di …, sorry!, remissivi, pazienti, educati e speranzosi.


Tremonti chiuderà la Crusca La presidente: «Come possono?» - di Stefano Miliani













accademia crusca 304
L'Accademia della Crusca è l'istituto, ospitato in una villa medicea presso Firenze, che cura e vigila sulla lingua italiana dal 1612. Per i 150 anni del nostro paese si sono sprecate le affermazioni sull'importanza dell'italiano come elemento che ha legato un territorio diviso. Ora la Crusca rischia di venir soppressa con la manovra: è tra gli enti con meno di 70 dipendenti insieme all'Istituto per l'Africa e l'Oriente, quel che rimane del Coni e altri istituti: LEGGI QUI la notizia.

Nicoletta Maraschio, docente universitaria e presidente dell'Accademia, è incredula: “Non posso credere che la cancelleranno”.

Professoressa, stando alla manovra voi siete candidati a sparire.

Non posso credere che lo faranno davvero. Non si sapeva se l'Accademia era davvero nell'elenco, invece pare di sì. Nel 2009 Brunetta e Calderoli la salvarono tirandola fuori dall'elenco degli enti inutili, ora non se si farà riferimento a un decreto legge di dicembre che ne riprende uno del 2009. Fatto sta che siamo tra gli enti non economici con meno di 70 dipendenti.

Quanti siete?

Abbiamo 6 dipendenti, tre in biblioteca e tre in segreteria. Poi gli accademici che saranno più di 50 studiosi di tutto il mondo, e che lavorano a titolo gratuito, come me. Poi abbiamo i collaboratori che vivono in condizioni di totale precarietà con contratti a progetto in base ai soldi che troviamo. Variano da 20-30 persone e sono quelli che concretamente mantengono il sito, digitalizzano le opere, aggiornano l'archivio e così via.

Cosa vi servirebbe?

Da tre anni cerchiamo di avere una legge apposita che definisca una nostra natura giuridica pubblica e preveda una dotazione ordinaria, finora non ci siamo riusciti. Noi e i Lincei di Roma siamo le uniche accademie pubbliche italiane: non credo loro abbiano 70 dipendenti ma hanno una legge che forse li tutela. Non posso credere che il governo cancelli un'istituzione secolare come la Crusca legata al nostro vocabolario, che è un riferimento fondamentale per l'italiano dal 1612 a e oggi siamo un istituto di ricerca attivo in tutti i settori. Vedremo se hanno il coraggio di farlo.

Quale è il vostro ruolo?

Tutti i paesi del mondo hanno un'istituzione che si occupa della lingua nazionale. Questo è nostro ruolo da secoli e abbiamo fatto da modello per gli altri paesi. Cancellare la Crusca cosa significa? Nel 2011 si è detto e ridetto che la lingua è il collante fondamentale e l'identità in un paese diviso socialmente e linguisticamente. E si cancella l'istituzione che è garante della lingua?

Siete un ente che spreca soldi?

(scoppia in una sonora risata, ndr). Passo il tempo in accademia, non prendo un euro, è un lavoro volontario come quello degli accademici. Dal ministero dei Beni culturali riceviamo circa 190mila euro. Tutti gli altri soldi, oltre un milione di euro, li dobbiamo trovare noi attraverso rapporti con enti, istituzioni, grazie all'associazione degli Amici della Crusca, con una convenzione con Cnr, con il contributo annuale della Regione (per il 2011 darà 200mila euro). Attraverso un lavoro enorme nostro ci procuriamo soldi per sopravvivere ma senza poter programmare il futuro: sono sicura dei soldi fino al 31 dicembre ma dopo non so cosa succederà. Se mi arrivassero solo i fondi del ministero, allora non importerebbe nemmeno fare il decreto, chiuderemmo.



sabato 13 agosto 2011

Da contratti aziendali a contributo di solidarietà ecco la manovra bis.


Tremonti

Roma - (Adnkronos) - Tutti i contenuti deldecreto da 45,5 miliardi approvato dal Cdm.Berlusconi: apprezzamento dai leader europei. Pd-Idv-Udc: porteremo le nostre proposte ma no alla fiducia. Bersani: testo da cambiare. Le proposte'democratiche'. Tremonti e la cravatta Yale.Unioncamere: oltre 5mila imprese nella galassia dei Enti locali. Cgia: per Regioni ed Enti tagli per quasi 15 mld. Addio a 36 province.

Roma, 13 ago. (Adnkronos) - "Abbiamo fatto domanda di ammissione ai lavori usuranti, per tutti". Esordisce con una battuta il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti nella conferenza stampa sulla manovra da 45,5 miliardi approvata ieri dal Consiglio dei ministri.

Il decreto, ha spiegato Tremonti, è in corso di "bollinatura da parte della Ragioneria dello Stato", poi verrà inviato al Qurinale e "dalla mezzanotte di domani sarà in Gazzetta ufficiale". ''Saggia'' secondo Tremonti la decisione di non chiedere la fiducia perché si tratta di un provvedimento "serio e impegnativo, da impegnare tutta la classe politica e tutto il Parlamento su interessi di carattere generale, cercando di chiedere fiducia su questi numeri e dal Paese, data la criticità della situazione che ha questo Paese".

Quindi il titolare dell'Economia si è soffermato sulla crisi che ''è evidente che non riguarda solo il nostro Paese ma - ha sottolineato Tremonti - come una quota enorme del pil dell'Europa. La crisi - ha ammonito - può riguardare anche altri Paesi dell'Europa''. Per questo secondo il titolare dell'Economia la soluzione maestra sarebbero stati gli eruobond: ''Non saremmo arrivati a oggi se ci fossero stati''. Per Tremonti, ''è fondamentale un maggiore grado di consolidamento delle finanze pubbliche in Europa''.

''Ho l'impressione - ha aggiunto - che ci sia una grande attesa per il vertice franco-tedesco della settimana prossima. Molto dipende dalle scelte che potranno essere fatte sull'Europa e per l'Europa nei prossimi giorni''.

Quindi il ministro sintetizza i pilastri della manovra che si compone di ''tre parti: i costi degli apparati burocratici e politici e la loro riduzione, la parte relativa allo sviluppo e quella relativa alla finanza pubblica''. "Si tratta - ha spiegato - di un secondo decreto aggiuntivo che si integra con l'altro".

ENTI PUBBLICI - Soppressi tutti gli enti con meno di 70 addetti.

CNEL - In base alle previsioni della manovra i membri del Cnel scenderanno da 121 a 70.

RIDUZIONE POLITICI ENTI LOCALI - Con le riduzioni già realizzate e quelle previste dall'attuale manovra, consiglieri e assessori degli Enti locali scenderanno complessivamente da 140mila a 53 mila, con un rapporto che dall'attuale 1 per ogni 428 abitanti passa a 1 ogni 1.100. La manovra prevede che le Regioni debbano ridurre i consiglieri del 20%, per cui si passerà da un numero complessivo di 775 consiglieri a 610. E' inoltre prevista la riduzione degli assessori e degli stipendi e l'istituzione dei revisori dei conti anche per le Regioni.

ACCORPAMENTO PICCOLI COMUNI - Saranno 1970 i Comuni sotto i mille abitanti soggetti alle unione di municipi previste dalla manovra.

RIFORMA COSTITUZIONALE - Nel processo di riduzione dei costi degli apparati istituzionali "il punto di caduta definitivo - spiega il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli - sarà il disegno di legge costituzionale approvato dal Consiglio dei ministri, che porterà al dimezzamento del numero dei parlamentari, ma attraverso la fine del bicameralismo perfetto i tempi verranno dimezzati e conseguentemente le spese dell'attività legislativa".

CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA' - Il contributo sarà del 5% per i reddito da oltre 90mila euro fino a 150mila e del 10% da 150mila in su. Per quanto riguarda i parlamentari sarà il doppio di quello previsto per il pubblico impiego. Il contributo riguarderà comunque tutti; i lavoratori pubblici lo pagheranno al posto del taglio in busta paga previsto con la manovra già varata nei mesi scorsi dal governo già nel 2011, per i lavoratori privati scatterà per il 2012 e 2013.

CONTRATTAZIONE AZIENDALE - Gli accordi di Pomigliano e Mirafiori saranno estesi a tutti i lavoratori. E' uno tra gli effetti delle nuove norme in materia di lavoro inserite nella manovra e spiegate dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. "E' prevista l'estensione verso tutti i dipendenti di quegli accordi che sono coerenti con l'intesa interconfederale realizzati prima di questa intesa e validati dal consenso maggioritario dei lavoratori. Penso a Mirafiori e Pomigliano ma devono essere accordi coerenti con l'intesa interconfederale", ha spiegato Sacconi.

LICENZIAMENTI - La contrattazione aziendale inserita nella manovra potrà stabilire e derogare a quella nazionale su tutto ciò che definisce l'organizzazione della produzione e del lavoro fino ai licenziamenti senza giusta causa, tranne quelli discriminatori. "La norma che risponde alla sollecitazione della Bce - ha spiegato Sacconi - rafforza la contrattazione di prossimità, quella aziendale e quella territoriale. Non interviene invece su minimi contrattuali ma - ribadisce Sacconi - ha una capacità compiuta su tutto ciò che è organizzazione della produzione e del lavoro anche in deroga ai contratti nazionali, dall'orario di lavoro al mansionamento, dai rapporti lavoro fino alle consequenze del licenziamento senza giusta causa con l'esclusione dei licenziamenti discriminatori". Comunque "l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è stato modificato. Non l'abbiamo toccato. Abbiamo solo previsto la possibilità che con accordi aziendali si possano definire accordi in materia di licenziamenti senza giusta causa".

TREDICESIME PI - Nessun taglio delle tredicesime per i dipendenti pubblici degli enti che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa ma possibile slittamento della loro erogazione. ''Non è un taglio ma - spiega Tremonti - è uno slittamento nell'erogazione''.




La manovra.