Caro Dino, perdonami il tu e il tono confidenziale pur non essendoci mai conosciuti. Siamo entrambi iscritti all’ordine dei giornalisti, ed entrambi appassionati di questa professione. Tu fai parte dell’elite della categoria. Sei abituato a trattare contratti milionari e articoli di risonanza televisiva col partito dei preti. Io no, sono un umile cronista che paga il mutuo e che finora non si è mai venduto a nessuno. Ho lavorato per quasi 15 anni in realtà piccole e locali, pagato tanto al chilo e quanto un addetto alle pulizie part time (con rispetto per la categoria). La notorietà che mi ritrovo qui in rete negli ultimi 2 anni la devo soprattutto a Beppe Grillo, che ho avuto la fortuna di conoscere, di godere della sua stima e di collaborarci in questo underground della comunicazione online. Sconosciuta ai più, soprattutto ai lettori un po’ vecchiotti dell’Avvenire, il quotidiano che hai diretto fino a ieri e che ora non dirigi più perché ti hanno cacciato.
Insomma, avrai capito che ti ha fatto cacciare Vittorio Feltri, primatista italiano delle montature, ingaggiato con 15 milioni di euro dal puttaniere a dirigere il Giornale di suo fratello Paolo Berlusconi, oltre ai 3 milioni di euro annui che percepisce per screditare chi scrive o dice una sola verità sul suo editore, che è anche presidente del consiglio dei piduisti.
Ti ha fatto cacciare, dicevo, perché ha scritto a tutta pagina che nel 2002 sei stato condannato dal tribunale civile di Terni per stalking ai danni della moglie del tuo ex amante.
Mi spiace che sia bastato così poco per farti fuori. Davvero! Soprattutto da colui che di stalking in redazione se ne intende!
Se ben ricordi quando Feltri già dirigeva il Giornale, a metà anni ‘90, incaricò il suo vice Renato Farina (alias agente Betulla) di corrompere il collega di giudiziaria Vittorio Locatelli per fargli scrivere un pezzo bugiardo e infamante ai danni di Piercamillo Davigo, il magistrato di Mani pulite che stava processando alcuni stilisti che avevano pagato tangenti alla Guardia di finanza per ammorbidire i controlli fiscali. La stessa Finanza che fu corrotta dall’attuale corruttore presidente del consiglio - nel mirino delle tue salaci critiche - lo stesso che non dormiva la notte in attesa del relativo processo alle porte.Ecco, Vittorio Locatelli si rifiutò di calunniare Davigo e per questo fu destituito dall’incarico in giudiziaria per essere destinato ad altri compiti.
Dimmi un po’ tu che razza di iena è Feltri! Ciambellano di corte assieme al già ricordato Renato Farina (ora anche deputato), nel calderone dei burattini che scimmiottano il giornalismo di inchiesta. Sputtanatori di brava gente, calunniatori e bugiardi che in un paese normale sarebbero a fare i lavavetri abusivi ai semafori. In un paese normale, non in Italia! dove invece, dopo aver venduto la propria dignità e la propria credibilità di uomini, prima che di giornalisti, sono sempre e ancora lì. Arricchiti per scrivere qualunque malignità, vera o presunta, ma sempre su commissione, per far fuori “gli avversari“. Termine che Feltri ha usato ancora pochi giorni fa sulla prima pagina del Giornale per motivare lo sputtanamento ai tuoi danni, dimenticandosi che il giornalista non ha avversari politici. Dovrebbe attenersi soltanto ai fatti.Beffarda ma tristemente vera la frase di Roberto Benigni, che ieri dal palco della festa del Pd di Genova ha detto che Berlusconi ha fatto l’affare dell’anno vendendo Kakà e comprandosi Feltri.
Del resto tu sai bene che Chiesa e Berlusconi, Berlusconi e Pdl, Pdl e Comunione e Liberazione sono un corpo unico a forma di serpente. Una sola bocca che mangia e un solo culo che evacua. Tu sai bene che i parlamentari di CL non voteranno mai contro il loro puttaniere che li paga. E’ proprio grazie a questa maggioranza senza precedenti se il corruttore fa il vandalo nei confronti della chiesa mandando al patibolo piccoli servitori come te.
Converrai con me che se il papa proprio ieri ha detto che “Dio persegue le colpe e tuttavia protegge chi sbaglia purché costoro siano pronti a un radicale cambiamento di vita“, ti è voluto venire incontro giustificando in qualche modo il fatto che Feltri, nella sua cattiveria, è protetto da Dio. Tu sai quale. Anche noi qui sul blog sappiamo quale.
Sei finito sull’Economist, sul New York times come “ultima vittima” del puttaniere e sputtanato primo ministro italiano. Lo stesso che teme di perdere consensi fra i cattolici e che ancora oggi ti mastica come oggetto da “bugie sui giornali“.Persino la sinistra ti sta strumentalizzando. Con tutti i problemi che abbiamo in Italia, L’Unità, il Riformista, ma soprattutto Repubblica sbattono ormai da giorni in prima pagina editoriali chilometrici al sapore di finti piagnistei sul tuo caso. I D’Avanzo, i Prosperi e i Giannini fanno tutti il gioco del corruttore dipingendoti come vittima. E’ incredibile come tu, caro Dino, sia oggetto di quella “bassa macelleria giornalistica” che denunciano proprio quei colleghi che non spendono una sola riga sul concetto di privacy.
Nessuno che abbia ancora contrastato le fesserie in merito del garante di “quale privacy” Rodotà, che appena ieri ha tuonato “violazione della privacy” nei tuoi confronti! Ma tu sai, e tutti noi giornalisti dovremmo saperlo, che non c’è stata alcuna violazione di privacy nei tuoi confronti ma soltanto sproporzione sull’entità della condanna e la sua nulla rilevanza nella vita pubblica italiana. Che, scusa la modestia, è ben diversa da quella che può avere un malato e delirante Silvio Berlusconi e la sua incredibile sequela di reati prescritti e auto derubricati a norma di leggi incostituzionali.
Corriere, Repubblica e a rimorchio le televisioni di Raiset. Sono stati loro i carnefici che amplificando le porcherie di Feltri ti hanno portato sulla bocca di tutti. Persino su quella di Clemente Mastella, che alla festa dell’Udeur ha avuto il coraggio di rivederti “nella sua vicenda giudiziaria” (!!) Lui però è stato rinviato a giudizio assieme alla moglie per almeno 7 reati penali e, in attesa di sentenza, catapultato al parlamento europeo per lamentarsi dei 7 mila e “scarsi” euro al mese che percepisce.
Ha ragione Don Sciortino dire che il tuo caso è una “nuova pagina triste della democrazia“. E’ triste perché è finita in prima pagina al posto del lodo alfano, che di chiasso non ne ha assolutamente fatto (a parte qui in rete) nemmeno da parte del cortigiano Vittorio Feltri. E’ una pagina triste della democrazia perché l’italiano medio che si sciroppa il telegiornali minchiolini non potrà dare il giusto peso a quello che è realmente accaduto perché le televisioni hanno mistificato tutto. Non ci sono santi né miracoli che tengano caro Dino, in una videocrazia dedita all’applauso in cui un alleato della mafia fa il capo del governo!
Del resto potevi prevederlo. La “ferocia squadrista” denunciata da Massimo D’Alema è l’unica che sta facendo gioco in questo sciagurato quindicennio di sultanato berlusconiano, che contrappone potentati compromessi di scaglie marce. Come quello della chiesa, che tramite il cardinale Ruini ha commesso la svista di nominarti direttore della tivù satellitare dei vescovi e ti ha ingaggiato per dirigere il loro quotidiano, su cui moralizzare il premier in prima pagina secondo la loro parola. Quei maledetti vescovi che, denudandoti di qualunque forma di privacy sul loro “Avvenire“, ti hanno reso beffardo e galeotto quel nome.
Ora che sei a spasso con qualche milioncino sul conto corrente fattene una ragione! Evidentemente stavi sulle scatole a qualcuno dentro lo stesso Vaticano. D’ora in avanti se ti innamorerai ancora senza essere ricambiato, evita il ruolo di pretendente eroe che tormenta il partner della fiamma. Sii prudente perché purtroppo tu non ti chiami Vittorio Feltri, e nemmeno Silvio Berlusconi detto il puttaniere. Ti chiami Dino Boffo, colui del quale i vescovi, una volta usato, si sono fatti un baffo. Col culo del serpente.
http://www.danielemartinelli.it/
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