domenica 9 maggio 2010

Apocaliss mo' - Marco Presta


9 maggio 2010

Ministro dello Sviluppo Economico, si è dimesso perché accusato di essere soprattutto Ministro del proprio, di sviluppo economico. Avrebbe interpretato in maniera un po’ troppo estrema il concetto di Casa delle Libertà: sono libero di comprarla come cavolo mi pare, anche accettando Scajolaassegni per novecentomila euro da un imprenditore. Rogito ergo sum, verrebbe da dire. Qual novello Ugo Pagliai, è Claudio Scajola il solo, vero protagonista del remake, opportunamente aggiornato e corretto, di un famoso sceneggiato televisivo degli anni ’70: L’Assegno del Comando. Nel caso suo, a dirla tutta, gli assegni sarebbero stati ottanta. Il Ministro, comunque, ha detto che non si farà intimidire: in effetti, novecentomila euro, più che paura, mettono allegria. “E’ un complotto, formato da una serie di accuse ridicole – si è difeso in maniera vibrante Scajola – mi si incolpa, ad esempio, di aver accettato da parte diAnemone degli assegni circolari… ma se lo sanno tutti che gli assegni sono rettangolari!”. Alla fine, come sempre, tutto risulterà frutto di uno sbaglio, di un increscioso errore, di un banale equivoco e il Ministro sarà il primo ad aver acquistato uno splendido appartamento con svista sul Colosseo.

ROBERTO CALDEROLI

Ha dichiarato con grande vigore di non voler celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia, andando a infoltire il gruppo dei
Calderolidecelebrati (cioè, sia chiaro, di coloro che non amano le celebrazioni ufficiali e retoriche...). E’ forse il più combattivo tra i guerrieri padani di Bossi, anche perché tenta di farsi perdonare una somiglianza sempre più evidente e imbarazzante: con una mela in bocca, nella penombra, ricorda molto una porchetta di Ariccia, vergognoso simbolo di Roma (e provincia) ladrona. La cerimonia, cui ha partecipato naturalmente il Capo dello Stato Napolitano, consisteva nel deporre una corona d’alloro a Quarto, luogo di partenza dei Mille. “Festeggiare Quarto è semplicemente ridicolo… si fosse trattato di Terzo pure pure- ha dichiarato ai giornalisti Calderoli – almeno c’era una medaglia di bronzo da onorare. Ma quel Garibaldi lì, non ha mai vinto un casso!”. Insomma, Robertone assolutamente non ci sta: volendo proprio sentirci uniti con qualcuno, dobbiamo accontentarci di La Russa, Cicchitto e D’Alema. Peccato. Il gesto compiuto dall’orgoglioso lumbard, ci fa capire finalmente cosa significa essere Ministro della Semplificazione: agire in maniera semplicemente sconfortante.

CLAUDIO LOTITO

Sembra
Giuseppe Ciarrapico dopo una cura dimagrante. Il Presidentelotitobiancazzurro ha denunciato alle autorità preposte di aver ricevuto per posta proiettili di grosso calibro : c’è chi dice da parte dei tifosi romanisti come minaccia, chi da parte dei tifosi laziali come accessorio, per sottolineare il fatto che lo ritengono un pistola. Un fatto increscioso, comunque, su cui indagare coscienziosamente. Lotito ha sottolineato, nei giorni scorsi, che la lealtà e la sportività della Lazio non sono in discussione, come ampiamente dimostrato dagli applausi e dai continui incoraggiamenti della Curva Nord ai giocatori interisti, mirati a far sentire meno abbandonati e reietti i calciatori avversari, così lontani da casa. Il vecchio barone De Coubertin, al confronto, sembra un hooligan del Liverpool. Giocando contro i nerazzurri, ha poi ribadito Claudione, i suoi calciatori aspiravano al massimo (nel senso di Massimo Moratti, evidentemente). Ai quotidiani inglesi e spagnoli che dopo il match dell’Olimpico si sono chiesti indignati dove mai sia finita l’etica nel calcio, Lotito ha risposto: "Chiedetelo ai magazzinieri, sono loro che mettono a posto gli spogliatoi e poi non si trova più un cazzo!".

CLAUDIO BURLANDO

Dopo le tre Grazie e le tre Marie, questa è stata la settimana dei tre Claudi (Scajola, Lotito e
Burlando). Sembra che BurlandoBaglioni sia attualmente all’estero e irreperibile, per evitare eventuali, incresciosi coinvolgimenti. Il riconfermato Governatore della Liguria Burlando, un cognome ma soprattutto un gerundio, avrebbe usufruito, durante la recente campagna elettorale, di spot pagati con soldi pubblici da una Asl di Genova che incensavano l’ operato della Regione. Ma perché un’azienda sanitaria dovrebbe spendere 654.000 euro in pubblicità? “Quando un’appendicectomia o una dearterializzazione emorroidaria transanale sono ben fatte, i pazienti vogliono gridarlo al mondo! Manifesti e commercial sono il minimo che possiamo fare…” ha commentato la direttrice della Asl in questione, dottoressa Renata Canini. E’ veramente molto difficile darle torto. In Regione, nessuno si è accorto che gli spot violavano le norme sulla par condicio, ma purtroppo è risaputo: il sonno della Regione genera mostri. E poi, altre sono le priorità di un’azienda sanitaria che, alle perplessità degli elettori, può sempre rispondere, con animo sereno e coscienza tranquilla: ma pensa alla salute!

Da
il Misfatto del 9 maggio


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