Fonti della Corte costituzionale: sulla questione della competenza inammissibilità sarebbe scontata.
ROMA
Se l’obiettivo è trasferire il processo a carico del premier Berlusconi sul "caso Ruby" dal tribunale di Milano a quello dei ministri, il conflitto tra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale rischia di cadere nel vuoto e di essere fermato da una pronuncia di inammissibilità. E questo perchè - spiega all’ANSA un’importante e qualificata fonte di Palazzo della Consulta - sulle questioni di giurisdizione decide la Cassazione e non la Corte Costituzionale, «secondo quanto previsto dall’art.37, secondo comma, della legge 87 del 1953» sul funzionamento della Consulta.
Negli stessi ambienti si auspica che tali norme siano tenute in conto nel caso in cui la Camera o la Presidenza del Consiglio decidano di sollevare il conflitto. La norma citata prevede che il conflitto tra poteri dello Stato è risolto dalla Corte costituzionale «se insorge tra organi competenti a dichiarare definitivamente la volontà del potere cui appartengono e per la delimitazione della sfera di attribuzioni determinata per i vari poteri da norme costituzionali». Ma la stessa norma, al secondo comma, precisa che «restano ferme le norme vigenti per le questioni di giurisdizione». Quindi, se la questione verrà posta per risolvere il nodo della competenza funzionale (nel telefonare in questura a Milano per chiedere il rilascio di Ruby Berlusconi ha agito o no abusando della sua funzione di premier tanto da dover essere giudicato dal tribunale dei ministri?) la Consulta dovrebbe rigettarla, dichiarandola inammissibile e senza entrare nel merito.
La sollecitazione in ambienti di Palazzo della Consulta è dunque quella di «valutare bene» la strada del conflitto tra poteri. E se questo dovesse essere sollevato, si tenga conto che il conflitto non sospende il procedimento in corso. Inoltre - fa notare la stessa fonte qualificata - tra ammissibilità e decisione nel merito mediamente passa oltre un anno prima che la Consulta si esprima sui conflitti. «Potremmo anche ridurre i tempi arrivando a sei mesi ma - viene ribadito - non si dimentichi che è la Cassazione a decidere sulle questioni di competenza».
http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/389478/
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