domenica 27 marzo 2011

Racconto surreale.


Marta camminava da non sapeva quanto,
Stringeva tra le braccia la piccola Alice che dormiva sulla sua spalla ancora avvolta nel suo vestito bianco a grandi fiori rossi, forse non aveva neanche capito cosa fosse successo.
Ora si trovava in aperta campagna, la città era, ormai, dietro di lei, il cielo non era più azzurro in campagna, ed il fumo della città si sollevava nero e minaccioso.
Affannosamente cercava tra i volti intorno a lei un viso conosciuto, ma non ne trovava, era stanca ed afflitta, tutto era avvenuto improvvisamente, aveva solo capito che doveva correre insieme agli altri in cerca di salvezza.
Fino a poco tempo prima era in villa a giocare con la dolce Alice, la sua nipotina, si rincorrevano, ridevano. Poi un boato ed il caos.
Tutti avevano cominciato a correre spaventati e lei, presa in braccio Alice, aveva seguito la fiumana di gente che si allontanava.
Non sapeva cosa fare, che cosa fosse successo, vedeva intorno solo sconforto, gente ferita, gente moribonda.
Si sentivano ancora boati ed un odore acre.

Si sedette a ridosso di un cespuglio, Alice s'era svegliata, non aveva capito nulla, voleva ancora giocare.
Accanto a lei un giovane soldato, sporco, magro ma con degli occhi di un celeste infinito, buono, che tentava, forse, di mettersi in contatto con qualcuno tramite un cellulare.
Marta era sfinita, non resse e si appisolò.

Si svegliò di soprassalto in un lettino di ospedale,: Alice?

Era seduta ai piedi del suo letto che giocava con un cellulare, accanto a lei, seduto c'era il soldato dagli occhi buoni.

Comunque si sarebbe evoluta la situazione, Marta capì di non essere sola.
E questo la confortò.

2 commenti: