venerdì 5 agosto 2011

“Anticipare il pareggio di bilancio al 2013″. La ricetta del governo contro la crisi.


Dopo l'ennesima giornata nera delle borse, si muove tutta la politica italiana. Fini annuncia Napolitano che le Camere apriranno già la prossima settimana. Obiettivo: mettere a punto un ddl che renda legge costituzionale il pareggio di bilancio.

Pareggio di bilancio da inserire direttamente nella Costituzione e avvio, subito, di misure per le liberalizzazioni con la riforma dell’articolo 41 della Carta sulla libertà d’impresa. Sul tavolo c’è la crisi economica e la richiesta, arrivata direttamente dalla Bce, di trovare al più presto una soluzione. Via dunque ai tagli. Senza aspettare il 2014 con l’ombra delle elezioni del 2013. Insomma, l’Europa non si fida e nemmeno i mercati che ancora oggi hanno scosso le borse facendo precipitare per l’ennesima volta Piazza Affari. Ecco allora la mossa a sorpresa di Berlusconi. Una conferenza stampa convocata in tutta fretta e poi slittata dalle 19 alle 19 e 30. E che alla fine è andata in scena. Poco più di mezz’ora in cui il premier assieme al ministro ha squadernato i quattro punti attorno ai quali ruoterà il programma di salvataggio dell’economia italiana. Un salvataggio, ancora tutto da verificare, che arriva in zona Cesarini dopo una due giorni a dir poco pazzesca. Con l’intervento in aula del premier condito da un intervento inconsistente. Dopodiché il vertice con le parti sociali. In mezzo il tonfo fragoroso in borsa di ieri. Quindi oggi la soluzione finale. Che non tocca il contenuto della manovra, ma solo lo anticipa senza modificarlo a partire dai tagli ai costi della politica. Insomma, “un segnale di discontinuità”, come ha detto Italo Bocchino di Fli, che non pare farina del sacco del premier, ma il frutto di pressioni esterne e di telefonate che oggi hanno impegnato a partire dalla mattinata la nostra politica.

Il mondo, spiegano da Palazzo Chigi, è cambiato in una notte e l’Italia per prima si è dovuta muovere, seppur di concerto con gli altri, avendo gli speculatori dedicato a noi “una particolarissima attenzione” ed essendo quindi necessario noi per primi “porre subito degli argini”. E’ toccato a noi – rilevano sempre fonti del governo – anche se l’Italia ha sempre onorato il suo debito e mai è andata in default. E ora si dovranno assumere misure concertate con gli altri (a giorni sarà convocato un G7 dei ministri delle Finanze che potrà trasformarsi in un G8 dei capi di Stato e di Governo) perchè “la crisi è globale, la crisi finanziaria colpisce tutti i Paesi e non rispetta nè la realtà economica né i fondamentali economici”.

Ma al di là degli scenari, per nulla chiari, sul tavolo restano i pilastri pensati dal governo per salvare l’Italia. Primo punto, decisivo e inderogabile, dopo l’intervento della Bce, l’anticipo del pareggio di bilancio. Non più nel 2014, ma un anno prima. Obiettivo: “Arginare la speculazione”. Questo il punto del Cavaliere che solo ieri aveva detto di non sentirsi preoccupato per gli scivoloni della borsa e per lo spread che tocca tetti record. Oggi la musica è sembrata diversa.

La palla passa a Tremonti. Esordio: il governo agirà su quattro pilastri, due di finanza pubblica e due di crescita e sviluppo. Pareggio di bilancio come legge costituzionale e anticipo di un anno del risanamento. Gli altri due porteranno alla riforma del mercato del lavoro e alla “madre di tutte le liberalizzazioni”, ovvero “tutto è libero tranne ciò che è vietato”. Dopodiché la road map punterà alla approvazione in tempi rapidi della delega assistenziale. “Si tratta di garantire – ha detto il capo dell’Economia – ciò che si può dare a chi ha bisogno e intervenire sul problema dei falsi invalidi”. Una delega assistenziale “che ha un profondo spirito morale in tempi dove i soldi non te li regala nessuno, devi garantire il futuro dei nostri anziani e via via delle nostre famiglie”. “Pensiamo a un investimento sul benessere di chi ha bisogno – ha aggiunto Tremonti – avrà impatti riduttivi del tipo falsi invalidi, se c’e’ questa delega a saldi invariati c’e’ anche la riforma fiscale perche’ non verra’ saccheggiato il sacco delle agevolazioni da spostare verso il lavoro, la famiglia e i giovani”.

Prioritaria anche la riforma del lavoro. ”Qui – dice Tremonti – c’e’ un testo importante già elaborato, sarà presentato alle parti sociali per essere presentato al Senato”. E ancora:“Il mercato del lavoro – aggiunge – è fondamentale per lo sviluppo e gli investimenti e l’attrazione degli investimenti”. Subito dopo il pacchetto passerà al Senato. Per questo il presidente Renato Schifani nel corso di una telefonata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha informato di aver convocato le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio e che convocherà l’Assemblea appena arriverà il testo sulla riforma del lavoro.

Insomma, il governo sterza. Una manovra già nell’aria questo pomeriggio, a borse ancora aperte, i telefoni della politica sono rimasti caldissimi. Prima chiamata: Fini a Tremonti per preparare un ddl che costituzionalizzi il pareggio di bilancio. Quinid la telefonata del presidente della Camera al Colle per avvertirlo della riapertura della Camera. Dopodiché il ministro dell’Economia ha parlato con il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner. I due si sono soffermati ad analizzare la situazione economica e dei mercati di questi ultimi giorni, anche alla luce dei contatti internazionali in corso in queste ore.

Le prime indiscrezioni sul contenuto della conferenza stampa erano circolate sul sito del Financial Times. “Dopo ore di colloqui Berlusconi e Tremonti – si leggeva fin dal pomeriggio sul sito – hanno raggiunto l’accordo per accelerare un pacchetto di misure per liberalizzare l’economia italiana”.

Il tutto dura mezz’ora. Poche domande dei giornalisti e il tempo per l’ennesimo battibecco tra Tremonti e Berlusconi. Il punto è cruciale: si sta parlando di riforma del lavoro e soprattutto di tagli anticipati. Un giornalista chiede: “Se n’è parlato ieri con le parti sociali?”. Berlusconi dice no. Giulio sì. Quindi? Risolve l’imbarazzo il Cavaliere. “Non ho sentito perché sono stato chiamato al telefono da un collega”. Quindi scioglie l’imbarazzo: “Anticipo che domani mattina io e Giulio ci sfideremo a duello, dobbiamo solo scegliere l’arma”.

Chiusa la conferenza e squadernati punti, inizia arriva la valanga di reazioni. Il primo a dare il calcio d’avvio è il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: ”Dobbiamo lanciare un messaggio al mondo per dire che l’Italia ha capito. Ognuno abbassi la propria bandiera e si inchini al tricolore. Noi siamo disposti a farlo, ma Berlusconi faccia un passo indietro. Si formi un governo nuovo per dare risposte al Paese”. Immediata la risposta del Pdl per bocca di Osvaldo Napoli: ”Il governo – dice – accelera su tutti i fronti per varare riforme strutturali e costituzionali importanti e, per questa via, varare un piano ambizioso per la crescita e lo sviluppo; le Commissioni parlamentari sono state convocate per la prossima settimana e Bersani che fa? Chiede al presidente del Consiglio di fare un passo indietro?”. Quindi conclude: “Ora il segretario del Pd rischia di essere davvero patetico”


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