mercoledì 26 ottobre 2011

Rai, debiti in prima fila.



Lorenza Lei, direttore generale della Rai.
Lorenza Lei, direttore generale della Rai

Conti in rosso: i fornitori attendono 850 milioni di euro.
di Renato Stanco


I più ottimisti, o meno pessimisti a seconda dei punti di vista, sostengono che a essere a rischio sono le tredicesime dei dipendenti Rai, anche se il direttore generale Lorenza Lei ha rassicurato dicendo che «i soldi ci sono».
Ma le malelingue, quelle a cui non è andato affatto giù il cospicuo aumento concesso dal Consiglio d'amministrazione a Lei, peraltro su sua precisa richiesta, che ora guadagna circa 500 mila euro all’anno, dicono che a novembre i fornitori di Viale Mazzini non posso essere pagati.
E mentre il presidente della Rai Paolo Garimberti ha sostenuto martedì 25 ottobre che al Tg3 esiste «un problema», nelle casse dell'azienda non c’è più un euro e gli ultimi rimasti sarebbero stati spesi per riportare Fiorello in Rai: circa 12 milioni per quattro serate il lunedì.
Ma al di là di Fiorello, ciò che preoccupa davvero il management della tivù pubblica sono i conti, sempre più in rosso.
STIPENDI: USCITE MENSILI PER 60 MILIONI. Ogni mese, per pagare gli stipendi se ne vanno fra i 55 e i 60 milioni, senza considerare gli oneri sociali e gli accantonamenti per le liquidazioni. Considerando che la Rai ha debiti commerciali per qualcosa come 805 milioni di euro, stando all’ultimo bilancio approvato a giugno, il rischio default a novembre è tutt’altro che un’ipotesi.
Del resto nel documento contabile era già tutto scritto: «Per quanto concerne il rischio di liquidità si evidenzia che il gruppo ha con il sistema bancario linee di affidamento a breve termine per un importo di circa 475 milioni di euro. È inoltre attivo un finanziamento di 220 milioni di euro nella tipologia stand by, con scadenza nel 2012, con un gruppo di banche. Il complesso degli affidamenti è sufficiente a coprire i periodi di massimo scoperto, seppure la procedura di liquidazione dei canoni da parte del ministero dell’Economia attraverso quattro rate posticipate possa generare tensioni nel caso di ritardi significativi».
Tradotto significa che siccome i soldi del canone, che non vengono pagati direttamente alla Rai, ma transitano attraverso il Fisco, arrivano poco per volta, allora la tivù pubblica si fa anticipare i liquidi dalle banche. Da qui la presentazione da parte della Rai al ministero dello Sviluppo economico della cambialona per ottenere i soldi arretrati del canone.

Dai 102 milioni di euro del 2005 al saldo negativo in cinque anni

Ma come ha fatto un’azienda che ancora nel 2005 non aveva un euro di debiti con gli istituti di credito, e anzi disponeva di 102 milioni liquidi in banca, e che fino al 2009 mostrava ancora un saldo finanziario netto attivo, a ritrovarsi invece ora con una posizione finanziaria netta negativa per ben 150 milioni, come risulta dai conti 2010?
Prendiamo la voce del personale, tanto per fare un esempio. Nel 2010 la Rai ha pagato 13.295 stipendi, con una diminuzione di 57 unità, come risultato di 174 uscite di impiegati a tempo determinato, bilanciate da ben 117 assunzioni a tempo indeterminato.
AUMENTO DEL PERSONALE. Il personale in organico è ancora aumentato: da 11.387 a 11.402 unità. Il costo, ormai stabilmente sopra il miliardo l’anno, è salito ancora di qualche milioncino. E comunque alla Rai lavora circa il doppio della gente impiegata a Mediaset. Che ha anche un fatturato maggiore, pur senza considerare la consociata spagnola (Telecinco) e tenendo presente invece che l’azienda pubblica ha la radio, di cui il suo concorrente privato è sprovvisto.
I giornalisti sono 2.019, nove in meno rispetto al 2009. Ma quelli assunti fissi sono 1.675, 12 in più. Eppure, con tutto questo personale a disposizione, le produzioni sono incredibilmente affidate quasi tutte all’esterno.
Nel 2010 soltanto il costo dei «servizi per acquisizione e produzioni programmi» da altre aziende è ammontato a 242,6 milioni.
Lei, dalla poltrona di direttore generale, ha promesso per il 2011 il pareggio di bilancio.
Auguri, in attesa di vedere cosa può portare Fiorello ai conti della Rai.


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