Il cambio di strategia, discusso con il senatore e con Scajola, è legato all'accelerazione di Casini per il Partito della nazione. "Faremo una forza di azionariato popolare che impedirà che qualcuno possa dirsi proprietario", spiega Alfano. Si pensa anche a una Fondazione. Spazio alla società civile e alle liste "Forza tutto", offensiva sui social network.
Predellone o sarchiapone? Sarà davvero l’upgrade del Pdl, il tentativo di lanciare definitivamente i berlusconiani nel futuro? Oppure tutti, come ironizzano i detrattori di Alfano, si affannano per indovinare un’idea che per il momento è solo una creatura immaginaria, come Walter Chiari nel famoso sketch? La frenesia con la quale Pier Ferdinando Casini – che ha azzerato i vertici del suo partito, circondato per dire il vero da reazioni tiepide di Fli e Api – sta lavorando per erodere elettorato moderato al centrodestra pare aver acceso una miccia ai piedi di Angelino Alfano, costretto così a correre ai ripari e ad anticipare la mossa che altrimenti sarebbe stata resa nota solo dopo i ballottaggi. Ieri l’ha definita, in poche parole affiancate da molti superlativi, “la più grossa novità della politica italiana” che sarà accompagnata fino alle elezioni 2013 “dalla più innovativa campagna elettorale che il nostro Paese abbia conosciuto”.
Cambio di strategia. L’assaggio del restyling che verrà è stato obbligatorio innanzitutto per ridimensionare subito il “partito della Nazione” o comunque si chiamerà, soggetto che il segretario politico del Pdl ha infatti prontamente definito un prodotto stantio, “da naftalina”. E poi per spingere subito nel pantano il documento dei 29 di Beppe Pisanu, per i quali dal “nuovo” Popolo delle Libertà si avrà buon gioco a far passare come facce piombate dal passato remoto (l’altro primo firmatario del documento è Lamberto Dini) e che peraltro hanno registrato già un buon numero di distinguo pronunciati dai seguaci dell’ex ministro dell’Interno (un po’ come i finiani quando “scoprirono” che andare nel Fli voleva dire togliere l’appoggio al governo).
A questo si aggiunge, tra le tattiche del percorso verso le Politiche del prossimo anno, lo schiribizzo che ha portato Alfano a dire che i vertici collettivi di maggioranza a Palazzo Chigi lo hanno stufato ed è molto meglio proseguire il sostegno a Monti con incontri bilaterali. Sarà più facile spiegare tutto ai propri elettori, un giorno.
Gli organizzatori: Dell’Utri e Scajola. Non c’è solo il nome del partito sotto i ferri dei vertici del Pdl, sigla che al capo non è mai piaciuta. E non è solo Alfano a studiare il piano: lo stesso Silvio Berlusconi, dato per quasi certo un risultato deludente alle amministrative, ha rimesso insieme le energie migliori, quelle di cui si fida di più. Si intende, per esempio, l’intramontabile Marcello Dell’Utri: si sono incontrati ieri pomeriggio ad Arcore, dopo il processo Ruby. Un altro consulente, visto che la stella polare è lo “spirito del Novantaquattro”, è Claudio Scajola: il Cavaliere non lo ha visto, ma lo ha sentito per telefono. L’ex ministro pluridimissionario ha tanta voglia di tornare in prima linea, dopo essere stato in ombra per un po’.
Movimento più che partito. L’idea sarebbe quella di un movimento, più che di un partito. Una fondazione, un soggetto che – al tempo dei sondaggi che spalancano praterie di fronte a Beppe Grillo – allontani dagli elettori l’idea di partito come collettore di privilegi, anche liberandosi di qualche vecchio attrezzo all’ennesima legislatura.
Che anzi ricominci a parlare di un’economia più solidale (oggi stesso Alfano ha spedito di nuovo un messaggio al governo: “Basta tasse”), che magari dia anche qualche servizio gratuito agli affiliati (come l’Arci o l’Acli, come i sindacati) e che si faccia contaminare dalla società civile che per il nuovo Pdl potrebbe chiamarsi soprattutto mondo delle imprese. Anzi: dove gli iscritti sono anche soci. Del partito di plastica, insomma, gettata da tempo la plastica, se ne andrebbe anche il partito. La missione è far dimenticare tutto ciò che riguarda le vicende dell’ultimo governo (e non solo quelle del governo).
Quanto vale Montezemolo. Anche per questo Berlusconi ha incontrato Luca Cordero di Montezemolo, alcuni giorni fa. L’intesa con l’ex presidente di Confindustria potrebbe valere svariati punti percentuali, suggerisce qualche sondaggio. Tuttavia il risultato del faccia a faccia, al momento, non sembra un grande successo. “La strabiliante novità annunciata da Alfano e l’azzeramento delle cariche dell’Udc disposto da Casini non rappresentano un modo né serio né utile di rifondare l’area moderata e liberale della politica italiana, che non può realizzarsi solo attraverso la cooptazione di qualche tecnico o il cambiamento di un nome”, scrive in un editoriale ItaliaFutura, l’associazione presieduta dal presidente della Ferrari. La verità è che Montezemolo non si imbarcherà mai in un’avventura dove ci sia ancora Berlusconi.
La penetrazione sul territorio. La strategia politica passerà, inoltre, da una presenza più capillare del territorio. Ben oltre e ben meglio di quanto hanno fatto i Club delle Libertà inventati dalla Brambilla: si punta a una struttura snella, all’americana: un movimento in stile Tea Party, che protesti e discuta su alcuni argomenti ritenuti centrali, che poggi su comitati elettorali locali. Di nuovo lo “spirito del Novantaquattro”: perché Forza Italia è nata e cresciuta con i circoli.
Da qui le liste territoriali tornate al vecchio “Forza” (Forza Lecco, Forza Piacenza, Forza Emilia Romagna e via andando) sono più di un volano. E sono certo qualcosa di più di iniziative estemporanee: è un esperimento. L’obiettivo è presentarsi con il partitone nazionale affiancato da liste civiche locali che attirerebbero voti che il centrodestra potrebbe perdere.
Tutto questo con buona pace degli ex An, lo stato d’animo dei quali potrebbe essere riassunto daAltero Matteoli: “Il partito moderato c’è già ed è il Pdl” e quindi “non ne serve un altro” (e men che meno il partito della Nazione con Fini).
La campagna web. Infine la comunicazione. Lo “spirito del Novantaquattro”, ancora una volta. Se quasi vent’anni fa l’offensiva arrivò con “L’Italia è il Paese che amo” (incipit della videocassetta spedita ai tg) ora l’avanguardia è per forza di cose rappresentata dai social network: facebook e twitter (per i quali Alfano va pazzo). Su questo certo Berlusconi non può dire granché. Per il compito, oltre ad alcuni giovani del partito (Maria Rosaria Rossi, già nota per essere stata presente alle “cene eleganti”, e Roberto Gasparotti) e al gestore del sito del segretario Davide Tedesco, sarebbe già della partita anche Marco Montemagno: esperto di web 2.0, blog e evoluzione dei media, presidente e amministratore delegato di Blogosfere, consulente di aziende ed enti, è anche molto abile per eventi e presentazioni con una costante interazione con chi ascolta. Quanto a internet – per chi ha più di 70 anni – vale il discorso del Cavaliere e così è pronta l’offensiva tramite sms.
“Rinunciamo ai rimborsi”. Non sarà solo il nome, dunque, a occupare il lavoro di riverniciatura. “Faremo il primo movimento politico del tutto autofinanziato – si è lasciato scappare oggi durante un comizio Alfano – perché noi vivremo solo con il contributo volontario di chi vorrà finanziare le nostre idee, il nostro ideale politico, la nostra azione parlamentare”. Una “forza di azionariato popolare – ha proseguito – che impedirà che qualcuno possa dirsi proprietario”, una “una partecipazione diffusa senza che uno possa dire ‘E’ mio’”. In realtà c’è qualcuno che lo può ben dire, ancora oggi, e continuerà a poterlo dire nel “nuovo” partito. Quel qualcuno non è Alfano.
Cambio di strategia. L’assaggio del restyling che verrà è stato obbligatorio innanzitutto per ridimensionare subito il “partito della Nazione” o comunque si chiamerà, soggetto che il segretario politico del Pdl ha infatti prontamente definito un prodotto stantio, “da naftalina”. E poi per spingere subito nel pantano il documento dei 29 di Beppe Pisanu, per i quali dal “nuovo” Popolo delle Libertà si avrà buon gioco a far passare come facce piombate dal passato remoto (l’altro primo firmatario del documento è Lamberto Dini) e che peraltro hanno registrato già un buon numero di distinguo pronunciati dai seguaci dell’ex ministro dell’Interno (un po’ come i finiani quando “scoprirono” che andare nel Fli voleva dire togliere l’appoggio al governo).
A questo si aggiunge, tra le tattiche del percorso verso le Politiche del prossimo anno, lo schiribizzo che ha portato Alfano a dire che i vertici collettivi di maggioranza a Palazzo Chigi lo hanno stufato ed è molto meglio proseguire il sostegno a Monti con incontri bilaterali. Sarà più facile spiegare tutto ai propri elettori, un giorno.
Gli organizzatori: Dell’Utri e Scajola. Non c’è solo il nome del partito sotto i ferri dei vertici del Pdl, sigla che al capo non è mai piaciuta. E non è solo Alfano a studiare il piano: lo stesso Silvio Berlusconi, dato per quasi certo un risultato deludente alle amministrative, ha rimesso insieme le energie migliori, quelle di cui si fida di più. Si intende, per esempio, l’intramontabile Marcello Dell’Utri: si sono incontrati ieri pomeriggio ad Arcore, dopo il processo Ruby. Un altro consulente, visto che la stella polare è lo “spirito del Novantaquattro”, è Claudio Scajola: il Cavaliere non lo ha visto, ma lo ha sentito per telefono. L’ex ministro pluridimissionario ha tanta voglia di tornare in prima linea, dopo essere stato in ombra per un po’.
Movimento più che partito. L’idea sarebbe quella di un movimento, più che di un partito. Una fondazione, un soggetto che – al tempo dei sondaggi che spalancano praterie di fronte a Beppe Grillo – allontani dagli elettori l’idea di partito come collettore di privilegi, anche liberandosi di qualche vecchio attrezzo all’ennesima legislatura.
Che anzi ricominci a parlare di un’economia più solidale (oggi stesso Alfano ha spedito di nuovo un messaggio al governo: “Basta tasse”), che magari dia anche qualche servizio gratuito agli affiliati (come l’Arci o l’Acli, come i sindacati) e che si faccia contaminare dalla società civile che per il nuovo Pdl potrebbe chiamarsi soprattutto mondo delle imprese. Anzi: dove gli iscritti sono anche soci. Del partito di plastica, insomma, gettata da tempo la plastica, se ne andrebbe anche il partito. La missione è far dimenticare tutto ciò che riguarda le vicende dell’ultimo governo (e non solo quelle del governo).
Quanto vale Montezemolo. Anche per questo Berlusconi ha incontrato Luca Cordero di Montezemolo, alcuni giorni fa. L’intesa con l’ex presidente di Confindustria potrebbe valere svariati punti percentuali, suggerisce qualche sondaggio. Tuttavia il risultato del faccia a faccia, al momento, non sembra un grande successo. “La strabiliante novità annunciata da Alfano e l’azzeramento delle cariche dell’Udc disposto da Casini non rappresentano un modo né serio né utile di rifondare l’area moderata e liberale della politica italiana, che non può realizzarsi solo attraverso la cooptazione di qualche tecnico o il cambiamento di un nome”, scrive in un editoriale ItaliaFutura, l’associazione presieduta dal presidente della Ferrari. La verità è che Montezemolo non si imbarcherà mai in un’avventura dove ci sia ancora Berlusconi.
La penetrazione sul territorio. La strategia politica passerà, inoltre, da una presenza più capillare del territorio. Ben oltre e ben meglio di quanto hanno fatto i Club delle Libertà inventati dalla Brambilla: si punta a una struttura snella, all’americana: un movimento in stile Tea Party, che protesti e discuta su alcuni argomenti ritenuti centrali, che poggi su comitati elettorali locali. Di nuovo lo “spirito del Novantaquattro”: perché Forza Italia è nata e cresciuta con i circoli.
Da qui le liste territoriali tornate al vecchio “Forza” (Forza Lecco, Forza Piacenza, Forza Emilia Romagna e via andando) sono più di un volano. E sono certo qualcosa di più di iniziative estemporanee: è un esperimento. L’obiettivo è presentarsi con il partitone nazionale affiancato da liste civiche locali che attirerebbero voti che il centrodestra potrebbe perdere.
Tutto questo con buona pace degli ex An, lo stato d’animo dei quali potrebbe essere riassunto daAltero Matteoli: “Il partito moderato c’è già ed è il Pdl” e quindi “non ne serve un altro” (e men che meno il partito della Nazione con Fini).
La campagna web. Infine la comunicazione. Lo “spirito del Novantaquattro”, ancora una volta. Se quasi vent’anni fa l’offensiva arrivò con “L’Italia è il Paese che amo” (incipit della videocassetta spedita ai tg) ora l’avanguardia è per forza di cose rappresentata dai social network: facebook e twitter (per i quali Alfano va pazzo). Su questo certo Berlusconi non può dire granché. Per il compito, oltre ad alcuni giovani del partito (Maria Rosaria Rossi, già nota per essere stata presente alle “cene eleganti”, e Roberto Gasparotti) e al gestore del sito del segretario Davide Tedesco, sarebbe già della partita anche Marco Montemagno: esperto di web 2.0, blog e evoluzione dei media, presidente e amministratore delegato di Blogosfere, consulente di aziende ed enti, è anche molto abile per eventi e presentazioni con una costante interazione con chi ascolta. Quanto a internet – per chi ha più di 70 anni – vale il discorso del Cavaliere e così è pronta l’offensiva tramite sms.
“Rinunciamo ai rimborsi”. Non sarà solo il nome, dunque, a occupare il lavoro di riverniciatura. “Faremo il primo movimento politico del tutto autofinanziato – si è lasciato scappare oggi durante un comizio Alfano – perché noi vivremo solo con il contributo volontario di chi vorrà finanziare le nostre idee, il nostro ideale politico, la nostra azione parlamentare”. Una “forza di azionariato popolare – ha proseguito – che impedirà che qualcuno possa dirsi proprietario”, una “una partecipazione diffusa senza che uno possa dire ‘E’ mio’”. In realtà c’è qualcuno che lo può ben dire, ancora oggi, e continuerà a poterlo dire nel “nuovo” partito. Quel qualcuno non è Alfano.
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