martedì 7 agosto 2012

Coni, la Casta alle Olimpiadi. - Gianfrancesco Turano



Gli azzurri sono a caccia di medaglie ma i big del governo sportivo sono già al lavoro per il dopo Petrucci. Fra lobby, sprechi e molti milioni da gestire. Ecco il dietro le quinte di Londra 2012.

Ormai sono universi paralleli. Gli atleti olimpici si battono contro i migliori del mondo sotto gli occhi di miliardi di spettatori. Un solo errore e anni di preparazione massacrante finiscono in nulla. E poi ci sono loro, i mandarini dello sport nazionale presenti ai Giochi di Londra in folta delegazione. Non hanno l'incubo della gara e neppure dell'antidoping. Se la medaglia arriva, si offrono sorridenti alle telecamere. Se non arriva, poco male. Non è da quello che dipende la loro prossima rielezione, ma da una competizione politica dove sono imbattibili tanto da accumulare mandati su mandati, a volte cumulati con seggi in parlamento (Sabatino Aracu del pattinaggio, Paolo Barelli del nuoto).

Tra l'autunno del 2012 e l'inizio del 2013 tutto cambierà, in apparenza. Gli organi di governo dello sport italiano, prima le federazioni e poi il Coni, andranno al voto per essere rinnovati. I nuovi eletti, che saranno per lo più i vecchi rieletti, dovranno gestire i 409 milioni di euro girati allo sport dallo Stato (448 milioni del 2011 con 18 milioni di perdita). Ai soldi pubblici vanno aggiunte alcune decine di milioni di euro di ricavi vari dagli sponsor o dai cittadini che pagano l'ingresso alle piscine, alle piste e alle palestre.

Non male di questi tempi. Soprattutto perché i controlli sono facilmente aggirabili. E' raro che uno dei signori dello sport venga trovato positivo allo sperpero. Ma basta ficcare il naso in una delle 45 federazioni sportive nazionali (Fsn) affiliate per trovare una ricca casistica di sprechi.

Assunzioni a go-goIl vecchio Coni dei due Giulii (Onesti e Andreotti), pur avendo molti aspetti da carrozzone della Prima Repubblica, era un ente statale che svolgeva il doppio ruolo di sostegno allo sport di alto livello e di finanziamento all'attività di base. Poi nel 2002 il ministero dell'Economia Giulio Tremonti (Berlusconi III) decreta la nascita di una spa, Coni Servizi, controllata al cento per cento dal Coni, dunque dallo Stato, finanziata dal Coni (134 milioni nel 2011 e 143 nel 2012), sottoposta alla vigilanza della Corte dei conti, ma dotata della libertà di azione delle società di diritto privato. E' la moda del tempo. Si pensa di sveltire l'azione dei mastodonti pubblici aumentando i ricavi e abbattendo i costi. Soprattutto quelli del personale. 


Coni Servizi viene dotata di 2.615 dipendenti ex Coni o Fsn. Circa metà sono impiegati negli uffici centrali e periferici. L'altra metà rimane presso le federazioni. Tra il 2003 e il 2007 poco più di 1.400 di questi dipendenti viene mandato in pensione oppure trasferito verso altre società della pubblica amministrazione. Già questo è un gioco delle tre carte perché la riduzione di personale non comporta diminuzione di spesa per le casse pubbliche. In compenso, parte il festival delle assunzioni. Secondo i calcoli di Giovanni Paladini, deputato dell'Idv, dal 2003 al 2011 ci sono 1.076 nuove entrate. Solo dal 2008 al 2011, le Fsn prendono 854 persone a chiamata diretta, senza bandi né concorsi. Possono farlo. Le federazioni sportive sono associazioni private, pur ricevendo milioni di euro all'anno di finanziamenti del Coni.

Secondo i deputati Fli Benedetto Della Vedova e Aldo Di Biagio, «si è giunti a un totale di 2.279 unità che erano e restano a carico pubblico a cui vanno sommati i 1.400 dipendenti dismessi con contributi del Coni ente».
Chi ha accettato di trasferirsi dal Coni alle Fsn ha ricevuto inoltre incentivi economici e promozioni, oltre alla garanzia di potere rientrare dopo cinque anni. Un gruppo di 141 di lavoratori Coni servizi ha rifiutato il trasferimento per timore di essere meno tutelato ed è stato messo in mobilità a fine giugno. Il sindacato Ugl, che ha presentato un ricorso in tribunale e un esposto alla Corte dei Conti contro il provvedimento, ha calcolato che il sovraccarico reale annuo delle nuove assunzioni sia pari a 46 milioni di euro. Nel gruppo dei trasferiti spiccano i 130 finiti in Federcalcio; 59 di loro sono stati ulteriormente distaccati alla Lega calcio, che è un'associazione privata composta dai proprietari di club, evidentemente bisognosi di un sostegno in termini di manodopera mentre si dedicano a costose operazioni di mercato.


La chiamata diretta ha spesso premiato il merito del cognome o dell'amicizia. Marco Befera, figlio di Attilio, lavora ai servizi legali mentre Flavio Pagnozzi, figlio del segretario generale del Coni, è in forze a Equitalia, controllata dall'Agenzia delle entrate guidata da Befera. Stefano Calvigiani, ex di Radio Vaticana e protégé di Gianni Letta, è stato preso alla preparazione olimpica. Danilo Di Tommaso, ex moviolista al Processo di Biscardi detto "la voce di Moggi" per il suo stretto rapporto con Big Luciano, è alla guida dell'ufficio stampa dal 2007. Un gruppo di pensionati con buonuscita è rientrato in servizio a stretto giro. E' il caso del potente Giuseppe Rinalduzzi, che ha mantenuto ufficio e segretaria all'Olimpico di Roma, di Gianfranco Carabelli e Giuliano Grandi (Fidal servizi).

Le controllate incontrollateA gennaio 2012, il Coni ha stabilito che ci sono 79 esuberi complessivi nelle Fsn con alcune federazioni sotto organico e altre nettamente al di sopra. E' il caso degli sport equestri che hanno 73 dipendenti, quanto basket e pallavolo, e sono in esubero di 27. Queste cifre non tengono conto delle società di capitali che le Fsn, a loro volta, hanno creato. La Federtennis (Fit) ha ben tre controllate (Fit servizi, Sportcast e Mario Belardinelli) con 78 dipendenti. La sola Sportcast, il canale tematico del tennis, ha ricevuto 17 milioni di euro pubblici dal 2008 al 2010. La Coninet, creata nel 2004 per fornire servizi Web, ha solo sei dipendenti ma con un costo aziendale di 490 mila euro, incluso un "premio incentivante" da 33 mila euro versato con i ricavi in calo da 2,5 a 2,3 milioni di euro e un utile di 6.792 euro.
In crescita anche i costi del personale di Fidal servizi, nata nel 2008 e guidata dal vicepresidente della Fidal, il cagliaritano Adriano Rossi. I dipendenti sono passati da 35 a 53 e la spesa è cresciuta da 610 mila a 830 mila euro dal 2009 al 2010. Nel biennio sono stati inoltre spesi 200 mila euro per la fondamentale "ideazione e progettazione del marchio Fidal servizi". 


Palazzi d'oroIl 19 aprile scorso, il presidente del Coni Gianni Petrucci ha spedito una circolare ai presidenti delle Fsn per bloccare «l'acquisto in proprietà di sedi federali, a livello centrale e periferico». Il presidentissimo eletto nel 1999 e non rieleggibile prosegue: «Ritengo di dover sottolineare che operazioni di questo tipo, in prossimità della scadenza degli attuali mandati federali, appaiono poco opportune dal momento che impegnano per la loro natura pluriennale anche i futuri organi federali». Senza scriverlo, Petrucci si riferiva tra le altre alla Fip (pallacanestro) dove il presidente Dino Meneghin aveva pubblicato un invito per manifestare interesse a vendere immobili per una nuova sede della Fip in zona Roma nord con 2.200 metri quadri di uffici, mille di magazzino e 60 posti auto. Oltre a una lodevole cautela, si segnala tra i moventi della lettera di Petrucci la sua intenzione di candidarsi a presidente proprio della Fip alle prossime elezioni. 

Pentathlon alla pesareseIl pentathlon moderno, amato dal barone De Coubertin e solo per questo sopravvissuto finora ai tentativi di cancellazione dal programma olimpico, ha un seguito in calo ovunque nel mondo. In Italia ci sono meno di 20 atleti di livello internazionale. In proporzione, i 2,5 milioni di euro di budget della federazione (Fipm) sono una bella cifra a paragone dei 300 mila euro spesi dai tedeschi. I campioni degli anni Ottanta Daniele Masala e Carlo Massullo si allenavano al centro di preparazione olimpica (Cpo) di Montelibretti, a nord di Roma. Il Cpo è in stato di progressivo abbandono nonostante i 300 mila euro di manutenzione ordinaria annuale dichiarati sui bilanci. Nel 2009, si legge, "particolari eventi atmosferici hanno causato la caduta di alberi e lampioni". La spesa per il cataclisma è arrivata a 650 mila euro. Ma niente paura. La Fipm, presieduta dal 1997 dal pesarese Lucio Felicita costruirà un nuovo centro da 8 milioni di euro, a Pesaro. Il finanziamento dell'Istituto per il credito sportivo, nelle intenzioni, sarà ripagato con gli utili della Fipm. Utili inesistenti, a quanto è dato di vedere dai bilanci 2007, 2008 e 2009. Magari nel 2010 e nel 2011 c'è stato un boom di profitti. Si saprà con certezza quando la Fipm deciderà di pubblicare i documenti contabili. Ma l'oscurità dei rendiconti non è un problema che riguarda la sola Fipm.


Le federazioni che si sono conformate al diktat del Coni di mettere on line i bilanci sono una minoranza. Tra gli assenti ci sono molti sport popolari e ricchi come pallavolo e rugby. Per la palla ovale, Petrucci ha dovuto sollecitare più volte il presidente Giancarlo Dondi, un altro dei dinosauri dello sport italiano che non si ricandiderà dopo 16 anni. Mancano anche la boxe, i pesi, le arti marziali, l'hockey e molti altri mettono a disposizione consuntivi in poche agili paginette.

Anche in questo, c'è una misura di ipocrisia tipica dell'ambiente. Il Coni riceve i bilanci delle federazioni anno per anno. Se Petrucci teneva tanto alla trasparenza, poteva pubblicarli lui. Ha pur sempre 409 milioni di euro di buoni argomenti per convincere i recalcitranti.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/coni-la-casta-alle-olimpiadi/2188423/1111?google_editors_picks=true

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