Formigoni non ci sta e non è disposto ad accettare diktat dalla Lega Nord. Alla minaccia dei leghisti di abbandonare il governo lombardo, messa in campo con le dimissioni presentate dagli assessori del partito del Carroccio, il presidente della regione risponde contrattaccando, minacciando di far cadere tutto il castello di governi regionali del Nord Italia messi in piedi nell’ultima tornata elettrorale. E nel pomeriggio ha dichiarato: «Indipendentemente da tutti, siccome il presidente eletto sono io e voglio dare risposte ai cittadini lombardi, ci sarà una forte discontinuità che metterò in atto nei prossimi giorni: una riduzione molto forte della giunta che sarà rinnovata nella composizione».
«Se cade la Lombardia – ha voluto precisare –, i leghisti sappiano che cadranno anche il Veneto e il Piemonte, che fanno parte dello stesso accordo elettorale che mi ha portato a essere nuovamente il presidente della Regione». Niente scherzi, dice dunque Formigoni a Maroni e compagni, se fate lo sgambetto a me, qui in Lombardia, il Pdl saprà come reagire nelle due realtà dove al momento governa la Lega, il Veneto con Zaia e il Piemonte con Cota. «Spetta a loro decidere se far cadere le tre giunte», ha concluso sibillinamente.
Una posizione forte, quella di Formigoni, testimoniata anche dal fatto che appena saputo delle dimissioni degli esponenti leghisti ha provveduto a togliere loro le deleghe destituendoli dall’incarico di assessore e cominciando già a pensare a chi affidare importanti poltrone come quella di assessore alla Sanità.
Dopo avere risposto alla Lega, Formigoni ha voluto sottolineare la sua opinione riguardo la questione che ha coinvolto l’assessore Domenico Zambetti, accusato di avere comprato voti dalla ‘ndrangheta. «Ha tradito il suo presidente e il suo partito», ha detto senza mezzi termini il presidente regionale, aggiungendo che la vicenda è di «una gravità assoluta ed è del tutto inaccettabile».
Ora la palla passa dunque alla Lega, che nelle intenzioni avrebbe invece sperato che la decisione finale fosse presa dal loro alleato. L’unica cosa certa, a questo punto è che le alternative sono due: il rimpasto, suggerito anche dal segretario del Pdl Angelino Alfano, che ha chiesto a Formigoni di «azzerare tutto e ricominciare da capo» o le elezioni anticipate, chieste a gran voce dall’opposizione, che ha minacciato le dimissioni di massa ma che per ora sembra restare alla finestra in attesa degli eventi.
CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE
Intanto il giudice della IV sezione penale di Milano lo ha condannato per diffamazione a 900 euro di multa mentre il pm Mauro Clerici aveva chiesto per lui una condanna a un anno di reclusione e 500 euro di multa. In più dovrà risarcire la somma complessiva di 110.000 euro ai Radicali. Secondo l'accusa, il governatore lombardo aveva accusato con una serie di dichiarazioni alla stampa il partito dei Radicali di ''avere ordito un complotto'' contro di lui, incolpandoli di avere manipolato le firme a sostegno della sua lista.
«Se cade la Lombardia – ha voluto precisare –, i leghisti sappiano che cadranno anche il Veneto e il Piemonte, che fanno parte dello stesso accordo elettorale che mi ha portato a essere nuovamente il presidente della Regione». Niente scherzi, dice dunque Formigoni a Maroni e compagni, se fate lo sgambetto a me, qui in Lombardia, il Pdl saprà come reagire nelle due realtà dove al momento governa la Lega, il Veneto con Zaia e il Piemonte con Cota. «Spetta a loro decidere se far cadere le tre giunte», ha concluso sibillinamente.
Una posizione forte, quella di Formigoni, testimoniata anche dal fatto che appena saputo delle dimissioni degli esponenti leghisti ha provveduto a togliere loro le deleghe destituendoli dall’incarico di assessore e cominciando già a pensare a chi affidare importanti poltrone come quella di assessore alla Sanità.
Dopo avere risposto alla Lega, Formigoni ha voluto sottolineare la sua opinione riguardo la questione che ha coinvolto l’assessore Domenico Zambetti, accusato di avere comprato voti dalla ‘ndrangheta. «Ha tradito il suo presidente e il suo partito», ha detto senza mezzi termini il presidente regionale, aggiungendo che la vicenda è di «una gravità assoluta ed è del tutto inaccettabile».
Ora la palla passa dunque alla Lega, che nelle intenzioni avrebbe invece sperato che la decisione finale fosse presa dal loro alleato. L’unica cosa certa, a questo punto è che le alternative sono due: il rimpasto, suggerito anche dal segretario del Pdl Angelino Alfano, che ha chiesto a Formigoni di «azzerare tutto e ricominciare da capo» o le elezioni anticipate, chieste a gran voce dall’opposizione, che ha minacciato le dimissioni di massa ma che per ora sembra restare alla finestra in attesa degli eventi.
CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE
Intanto il giudice della IV sezione penale di Milano lo ha condannato per diffamazione a 900 euro di multa mentre il pm Mauro Clerici aveva chiesto per lui una condanna a un anno di reclusione e 500 euro di multa. In più dovrà risarcire la somma complessiva di 110.000 euro ai Radicali. Secondo l'accusa, il governatore lombardo aveva accusato con una serie di dichiarazioni alla stampa il partito dei Radicali di ''avere ordito un complotto'' contro di lui, incolpandoli di avere manipolato le firme a sostegno della sua lista.
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