“Hai visto quel “pisciaturu” (ndr: uomo di poco conto) di Zambettti come ha pagato … eh … lo facevamo saltare in aria … Ciru’ … eh … tu l’avevi letta la lettera che gli hanno mandato?”. Così un presunto ‘ndranghetista, Eugenio Costantino, parla di un assessore regionale della Regione Lombardia, Domenico Zambettti, con delega alla Casa, arrestato oggi con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso e altri reati. Costantino si riferisce a un “pizzino”, in pratica un patto pre-elettorale con il politico del Pdl che alle elezioni regionali del 2010 ha poi conquistato 11mila preferenze, risultando tra i più votati in assoluto. E’ uno dei particolari che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alessandro Santangelo su richiesta del pm Giuseppe D’Amico, della Direzione distrettuale antimafia di Milano. L’inchiesta è stata condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri, avviata dal comandante Antonino Bolognani e proseguita dal suo successore Alessio Carparelli.
Spiega ancora Costantino: “Gli hanno mandato una lettera dopo… tramite me… che quando l’ha letta, figlio mio… le orecchie si sono “incriccate così”… e fino a quando non ha risolto il problema … che lì gli è andato … lu “diabete””. Una lettera ben fatta, tanto che si vedeva “che avevano gente laureata nel gruppo”, che conteneva la “cronostoria (sic) di come sono iniziate le cose, di come erano i patti e di come andava a finire”. Di fronte al documento compromettente, l’assessore Zambetti si sarebbe “messo a piangere”, sempre nel racconto del presunto uomo delle cosche al nord. “E piangeva per la miseria, si è cagato sotto, cagato completo, totale”. Per gli ‘ndranghetisti questa è una ”soddisfazione”. Perché “il potere lo hanno i politici e la legge, però ogni tanto vaffanculo, con l’aiuto degli amici, una soddisfazione ogni tanto ce la prendiamo… vaffanculo… lui lo sai quante persone fa piangere? Ecco perché io sarò sempre dalla parte della delinquenza”.
IL BOSS ALL’ASSESSORE: “ATTENTO AL MANGIARE”. In una telefonata intercettata il 15 marzo 2011 Giuseppe D’Agostino, legato al clan Morabito, parla con l’assessore Zambetti con “toni decisi e autorevoli, nei quali è possibile scorgere una sottintesa quanto velata minaccia”, nota il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. D’Agostino si interessa dello stato di salute dell’assessore: “Bisogna fare attenzione”, e dopo una lunga pausa aggiunge “con il mangiare”. E il politico appare “spaventato e rassegnato”. D’Agostino prosegue: “Mi permetto di ricordarle la faccenda della figlia del nostro amico”, riferendosi alla “questione relativa all’assunzione della figlia di Eugenio Costantino”, considerato “rappresentante” della cosca Mancuso. La telefonata, secondo il gip, ottiene “il suo scopo”. Il politico risponde al presunto boss: “Ok, tranquillo che lo farò”. E D’Agostino: “Tante, tante buone cose lei e la famiglia, stia tranquillissimo su tutto, stia bene”.
EXPO 2015, MERCE DI SCAMBIO: “ZAMBETTI CI DARA’ I LAVORI”. C’è l’Expo 2015 tra la nerce di scambio del presunto patto politico-mafioso. Degli appalti per la grande esposizione in programma a Milano parlano Eugenio Costantino e un altro arrestato, Alessandro Gugliotta. Il primo prospetta al suo interlocutore “la possibilità di ottenere agevolazioni nell’assegnazione di lavori e appalti pubblici gestiti dalla Regione Lombardia come reiteratamente promessogli dallo stesso assessore regionale Domenico Zambetti”. Dice Costantino in una conversazione intercettata: “Però, adesso ti faccio un esempio… Se Zambetti ci dà un lavoro, o noi gli diciamo: ‘Mimmo, guarda che c’è quel lavoro, c’è che ce lo devi far dare, adesso tu sai che c’è l’Expo, lui ci può aiutare, e lì guadagniamo tutti noi. E ancora: “Noi dobbiamo dirgli: ‘Mimmo noi sappiamo che c’è il bando di questa cosa, lui me l’ha detto chiaro, noi sappiamo che lì si può prendere… Lui farà di tutto per farcelo avere… Lui ci aiuta non è una persona cattiva, a me risponde sempre al telefono quando lo chiamo…”.
Come rilevato da altre inchieste sulla ‘ndrangheta in Lombardia, il rapporto con la politica è sempre funzionale a far girare il sistema delle aziende mafiose: “Vedi che guadagniamo anche noi anche perché noi le imprese ce le abbiamo, le cooperative ci sono, però lui ha detto anche una cosa, se voi trovate un lavoro segnalatemelo. Quindi noi dobbiamo trovare dei lavori e lui ce li fa fare in qualche modo…”.
“HO ORGANIZZATO 200 CENE ELETTORALI, TANTO PAGANO I CONTRIBUENTI”. ”Ho organizzato forse duecento cene fino adesso (…) io sto facendo parecchie campagne elettorali (…) mi sono scelto i più belli locali di Milano”. Così il presunto boss della ‘ndrangheta, Eugenio Costantino, intercettato, spiega a un’amica il suo attivismo nell’organizzazione di cene per campagne elettorali nel Milanese, comprese quelle per l’assessore regionale Zambetti, arrestato oggi. “Oh, l’assessore che gli abbiamo fatto noi la campagna elettorale, hanno speso più di quattro milioni di euro, mamma mia, quattro milioni di euro”, dice ancora Costantino al telefono nel giugno 2011. E all’amica, che gli chiede chi abbia pagato quegli eventi per le campagne elettorali che lui organizza, il presunto boss risponde: “Gli investitori, allora un po’ il partito diciamo se è la sinistra un po’ la sinistra se è il Pdl… noi chi li paga, siamo noi contribuenti”.
“IL CANDIDATO E’ UN BUSINESS”. Le carte dell’inchiesta raccontano l’avvicinamento a Vincenzo Giudice, esponente del Pdl, per convogliare voti sulla figlia Sara, candidata per il Terzo Polo al consiglio comunale di Milano nel 2011. Vincenzo Giudice è indagato, mentre Sara è estranea all’inchiesta, ma gli inquirenti sottolineano l’inconsapevolezza dei legami criminali degli interlocutori. Ma un’intercettazione del solito Costantino illustra la strategia politica della ‘ndrangheta a Milano. Sara Giudice ”non è con il Pdl”, realizza a un certo punto Costantino, ma “sta ragazza che si presenta, è con una lista civica, però la cosa è buona, perché, essendo con una lista civica, se loro riescono a fargli fare il primo posto, come preferenza, lei si piglia, fa la consigliera sicuro. Stiamo parlando del Comune di Milano. Una ragazza laureata di 23- 27 anni, fa una carriera, non ci vuoi niente eh. E’ tutto un business”.
IL VOTO DELLE COSCHE. Ma come avviene il controllo dei voti in Lombardia, secondo l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia? Le 4mila preferenze (su oltre 11mila totali) raccolte in favore di Zambetti alle Regionali del 2010 “mediante la pressione rappresentata dalla forza di intimidazione dell’associazione mafiosa” sarebbero state vendute al politico per la somma, pagata “in più rate” e in contanti,di almeno 200 mila euro. Costo unitario, 50 euro a voto. “Gli esponenti della cosca Barbaro-Papalia procuravano circa 500 voti nella loro area di tradizionale influenza (Corsico, Buccinasco ed hinterland Sud di Milano)”, si legge nell’ordinanza. Eugenio Costantino, quello dell’intercettazione sul pizzino, “aveva procurato circa 700- 800 voti nell’area del Magentino“, tra Milano e Novara. E a Milano città “venivano raccolti complessivamente 2.500 voti di preferenza”, per la maggior parte raccolti da Ambrogio Crespi, fratello di Luigi, ex sondaggista di fiducia di Silvio Berlusconi. Ambrogio, secondo i magistrati della Dda, li raccoglieva soprattutto nei quartieri periferici della città “forte dei suoi legami con ambienti della criminalità napoletana, siciliana e calabrese”.
A portare acqua al politico del Pdl sarebbero stati, oltre ai Barbaro-Papalia, altri nomi ricorrenti della ‘ndrangheta in Lombardia, come il clan Onorato, protagonista dell’inchiesta Metallica. Ed emergono contatti su questo fronte con Domenico Pio, accusato di essere il capo della ‘ndrangheta a Desio, città brianzola dove l’inchiesta Infinito del 2010 provò un’ampia collusione politico-mafiosa.
LA SORELLA DEL BOSS ALL’AZIENDA DELLE CASE POPOLARI. Non solo gli appalti di una grande opera come l’Expo. L’assessore Domenico Zambetti si sarebbe speso in favore delle cosche anche per favori più “spiccioli”. Per esempio, l’ordinanza riporta “la promessa fatta da Zambetti a Eugenio Costantino di interessarsi per il rinnovo del contratto da parrucchiera in favore di Mara Costantino, sorella dell’indagato; l’attivazione di Zambetti per procurare l’assegnazione di una casa Aler in favore dell’amante di Costantino; l’assunzione – su sollecitazione di Costantino e di Giuseppe D’Agostino – di Teresa Costantino, figlia di Eugenio, presso l’Aler, ente pubblico controllato dall’assessorato di Zambetti, e la successiva assegnazione alla stessa di mansioni più gradite presso la Direzione Generale del predetto ente pubblico”.
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