Gli italiani, si sa, sono nati per soffrire.
Uno su tre chiede aiuto alla Caritas, uno
su cinque non arriva a fine mese, tre giovani
su tre sono disoccupati, 4 milioni sono precari.
E ora devono pure attendere fino a chissà
quando per sapere se il Pd chiederà o no a
Massimo D’Alema, la Volpe del Tavoliere, di
sacrificarsi ancora una volta per noi e abbassarsi
a tornare in Parlamento. Ma si può
vivere così, senza un minimo di certezza? Per
fortuna, in tanta precarietà, qualche punto
fermo rimane. Beppe Pisanu, deputato dal
lontano 1972, annuncia che si ricandida (non
dice con chi, ma qualcuno che lo mette in lista
si trova) perché “una famiglia sarda detiene il
record della longevità in Italia e io, politico
sardo, voglio battere quello della longevità
politica”. A spese nostre, s’intende. La lieta
novella è stata comunicata alla presentazione
del libro di Ciriaco De Mita (che, fra Italia ed
Europa, è parlamentare dal 1963), dal titolo
decisamente minaccioso: La storia non è finita.
E le minacce dilagano, se è vero che Formigoni,
che salta da una poltrona all’altra dal
1984, si ripresenterà alle regionali lombarde
magari con una lista Forza Forchettoni, con
l’aggiunta di una lista Sgarbi, altro nome di
cui si sentiva la mancanza. Un genio. Del resto,
nel 1993, intervistato dal sottoscritto per il
Giornale di Montanelli al Meeting di Rimini, il
capo romano di Cl, monsignor Giacomo Tantardini,
ebbe a definire il Celeste “l’uomo politico
più stupido del mondo” (aveva appena
presentato una nuova corrente Dc in società
con Vittorio Sbardella, in arte Squalo, noto
per i sigari alla Al Capone ma soprattutto per
la collezione di avvisi di garanzia). Infatti, nella
Prima Repubblica, Robertino era solo uno
dei 14 vicepresidenti del Parlamento europeo,
mentre nella Seconda è stato governatore di
Lombardia per 17 anni. Il sonno della Regione
genera mostri. È questa la principale
differenza fra Prima e Seconda Repubblica:
non tanto il livello di corruzione, visto che si
ruba anche più di prima, quanto il livello di
demenza, un’epidemia.
L’on. Antonio Mazzocchi del Pdl, questore
della Camera firmatario dei bilanci della medesima,
patrocina uno stanziamento di
5.656.000 euro per costruire un nuovo parcheggio
per i deputati davanti a Montecitorio
in quanto – dichiara al Messaggero – trovare
un posto auto in piazza del Parlamento “è
davvero un problema”, si rischiano persino le
multe anche se “i vigili della zona sono molto
cortesi e prima di fare la multa ti chiamano e
ti dicono di spostare la macchina” e di prendere
l’autobus o la metro non se ne parla
perché “non prendiamoci in giro: i mezzi
pubblici non funzionano” e lorsignori ne sanno
qualcosa, visto che allo sfascio del Comune
si dedicano con passione da decenni. Ogni
volta che aprono bocca, si nota distintamente
sullo sfondo una transumanza di 50-100 mila
elettori in fuga verso Grillo, o verso l’a s t e nsionismo.
In piena Tangentopoli i politici di
allora, a parte lui e pochi altri del suo livello,
s’arrabattavano come meglio potevano per
recuperare un minimo di credibilità. Abolirono
l’autorizzazione a procedere per indagare
i parlamentari. E alzarono dal 50% più
uno ai due terzi la maggioranza necessaria per
amnistie e indulti, per impedirsi di cancellare
Tangentopoli col solito colpo di spugna. E
assecondarono i referendum per abolire il finanziamento
pubblico dei partiti e cambiare
la legge elettorale. Oggi, in piena Ladropoli,
non riescono nemmeno a cambiare il Porcellum
e bisogna costringerli con la fiducia
per votare una legge anticorruzione notoriamente
finta, inutile, addirittura favorevole ai
concussori. È proprio una questione di principio,
anzi di etichetta: se passa il concetto che
si deve combattere la corruzione, si crea un
pericoloso precedente.
E ora devono pure attendere fino a chissà
quando per sapere se il Pd chiederà o no a
Massimo D’Alema, la Volpe del Tavoliere, di
sacrificarsi ancora una volta per noi e abbassarsi
a tornare in Parlamento. Ma si può
vivere così, senza un minimo di certezza? Per
fortuna, in tanta precarietà, qualche punto
fermo rimane. Beppe Pisanu, deputato dal
lontano 1972, annuncia che si ricandida (non
dice con chi, ma qualcuno che lo mette in lista
si trova) perché “una famiglia sarda detiene il
record della longevità in Italia e io, politico
sardo, voglio battere quello della longevità
politica”. A spese nostre, s’intende. La lieta
novella è stata comunicata alla presentazione
del libro di Ciriaco De Mita (che, fra Italia ed
Europa, è parlamentare dal 1963), dal titolo
decisamente minaccioso: La storia non è finita.
E le minacce dilagano, se è vero che Formigoni,
che salta da una poltrona all’altra dal
1984, si ripresenterà alle regionali lombarde
magari con una lista Forza Forchettoni, con
l’aggiunta di una lista Sgarbi, altro nome di
cui si sentiva la mancanza. Un genio. Del resto,
nel 1993, intervistato dal sottoscritto per il
Giornale di Montanelli al Meeting di Rimini, il
capo romano di Cl, monsignor Giacomo Tantardini,
ebbe a definire il Celeste “l’uomo politico
più stupido del mondo” (aveva appena
presentato una nuova corrente Dc in società
con Vittorio Sbardella, in arte Squalo, noto
per i sigari alla Al Capone ma soprattutto per
la collezione di avvisi di garanzia). Infatti, nella
Prima Repubblica, Robertino era solo uno
dei 14 vicepresidenti del Parlamento europeo,
mentre nella Seconda è stato governatore di
Lombardia per 17 anni. Il sonno della Regione
genera mostri. È questa la principale
differenza fra Prima e Seconda Repubblica:
non tanto il livello di corruzione, visto che si
ruba anche più di prima, quanto il livello di
demenza, un’epidemia.
L’on. Antonio Mazzocchi del Pdl, questore
della Camera firmatario dei bilanci della medesima,
patrocina uno stanziamento di
5.656.000 euro per costruire un nuovo parcheggio
per i deputati davanti a Montecitorio
in quanto – dichiara al Messaggero – trovare
un posto auto in piazza del Parlamento “è
davvero un problema”, si rischiano persino le
multe anche se “i vigili della zona sono molto
cortesi e prima di fare la multa ti chiamano e
ti dicono di spostare la macchina” e di prendere
l’autobus o la metro non se ne parla
perché “non prendiamoci in giro: i mezzi
pubblici non funzionano” e lorsignori ne sanno
qualcosa, visto che allo sfascio del Comune
si dedicano con passione da decenni. Ogni
volta che aprono bocca, si nota distintamente
sullo sfondo una transumanza di 50-100 mila
elettori in fuga verso Grillo, o verso l’a s t e nsionismo.
In piena Tangentopoli i politici di
allora, a parte lui e pochi altri del suo livello,
s’arrabattavano come meglio potevano per
recuperare un minimo di credibilità. Abolirono
l’autorizzazione a procedere per indagare
i parlamentari. E alzarono dal 50% più
uno ai due terzi la maggioranza necessaria per
amnistie e indulti, per impedirsi di cancellare
Tangentopoli col solito colpo di spugna. E
assecondarono i referendum per abolire il finanziamento
pubblico dei partiti e cambiare
la legge elettorale. Oggi, in piena Ladropoli,
non riescono nemmeno a cambiare il Porcellum
e bisogna costringerli con la fiducia
per votare una legge anticorruzione notoriamente
finta, inutile, addirittura favorevole ai
concussori. È proprio una questione di principio,
anzi di etichetta: se passa il concetto che
si deve combattere la corruzione, si crea un
pericoloso precedente.
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