Nelle liste del centrosinistra almeno 20 tra ex Pdl, ciellini, ex seguaci di Cuffaro, Lombardo e Musumeci. Facili da convincere nel caso di larghe intese. O addirittura sensibili al richiamo alla "casa madre".
Coi baffi posticci come in un romanzo di Agatha Christie. Col volto travisato come in Point Break. Ciellini per scuola e curriculum, berlusconiani accaniti, ex compari di Cuffaro, ex sodali di Raffaele Lombardo, ex collaboratori di Saverio Romano, ex campioni di preferenze per il Pdl, e poi democristiani devotissimi, socialisti col garofano, avvocati di Berlusconi ex soci di Ghedini. Hanno indossato le nuove maschere e ricominciano a respirare. Il Partito Democratico li ha fatti accomodare, fate come foste a casa vostra. Col rischio di diventare un taxi, di portarsi dentro un virus trojan. Ilfattoquotidiano.it ne ha contati almeno 20: ex duri e puri berlusconiani, casiniani, alfaniani. A loro se ne possono aggiungere altri 7-8 che, pur avendo abbandonato il centrodestra da un po’ o magari avere da tempo garantito lealtà ai governi delle intese medio-larghe, in quell’area sono nati all’alba del berlusconismo e sotto quella stella sono cresciuti in Parlamento. Hanno il pedigree dei Responsabili, il partito che non manca mai lo sbarramento. Al primo occhiolino, al primo richiamo dalla casa madre, al primo posto in un cda, non si farebbe fatica a vedere garantito il pacchetto di voti (20-25) che, secondo i sondaggi, mancano al centrodestra per formare una maggioranza. D’altra parte – per strategia o per conseguenza – si riconosce di nuovo in filigrana l’operazione fortino di Renzi: portare in Parlamento chi di certo limiterà i mugugni, le resistenze, anche in caso di “momenti di responsabilità istituzionale”. Chi c’è di più facile da convincere di un ex berlusconiano nel caso di un patto con Berlusconi?
Di molti di loro ilfatto.it ha già parlato. Dal collegio di Rozzano, vicino a Milano, fino a Trapani: alcuni devono sudarsela nei collegi uninominali, altri – comodi come su un sofà – in cima ai listini proporzionali, altri ancora un po’ più impanicati perché sono nei listini, sì, ma in fondo.
A partire dai candidati di Civica Popolare, il partitino guidato da Beatrice Lorenzin. A parte la ministra della Salute (un tempo leader dei giovani forzisti), ci sono Sergio Pizzolante (per tre volte legislature parlamentare del Pdl), ma anche i ciellini Gabriele Toccafondi, Angelo Capelli e Paolo Alli (quest’ultimo per anni braccio destro dell’ex governatore Roberto Formigoni). C’è anche Domenico D’Ascola detto Nico, ex avvocato dell’ex presidente della Calabria Giuseppe Scopelliti e dell’ex ministro Claudio Scajola, ma anche di Giampaolo Tarantini. D’Ascola è stato anche socio di studio di Niccolò Ghedini, oltre ad essere stato sempre su posizioni vicine a quelle di Jole Santelli, già sottosegretaria alla Gustizia nel governo Berlusconi. Su Guido Viceconte, invece, i dubbi sono proprio pochi: fu eletto europarlamentare di Forza Italia per la prima volta nel 1994. Da allora ha fatto il sottosegretario in due governi Berlusconi, prima dal 2001 al 2006 (ai Trasporti) e poi dal 2009 al 2011 (prima all’Istruzione poi all’Interno, è eclettico).
Gioacchino Alfano è solo omonimo, ma come il suo ex leader autorottamato è stato a lungo simbolo delle nuove leve berlusconiane. Eletto 5 volte sotto i simboli del centrodestra: due volte dal sindaco del suo paese, Sant’Antonio Abate, e altre tre da parlamentare (2001, 2006, 2008). Federica Chiavaroli è stata una delle parlamentari più fedeli di Alternativa Popolare nei quattro anni di governi di Renzi e Gentiloni. Ma prima di entrare in Parlamento fu anche consigliera regionale in Abruzzoper il Pdl e per lo stesso partito anche coordinatrice a Pescara. Abituato alla spola è, invece, Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco, che partì dalla Democrazia Cristiana, poi finì nel Partito Popolare, infine nella Margherita e poi nel Pd. Ma si stufa presto e riparte dall’Udc, con la quale tenta l’elezione una prima volta (fallendo) e poi una seconda insieme a Scelta Civica (riuscendoci). Dopo vari zigzag che risparmiamo ai lettori, si è convinto di tornare a sinistra, subito dopo aver fondato un nuovo movimento, L’Italia è popolare, insieme allo zio. Da un ex Dc a un ex Psi, ché la Prima Repubblica non finisce mai: Giacomo Mancini junior si chiama così perché è nipote di Giacomo senior (già ministro, segretario del Psi e sindaco di Cosenza). Ma poiché l’eredità politica non è necessariamente legata al sangue, si può ricordare solo che Giacomo junior potrebbe finire eletto in Parlamento col centrosinistra, ma se gli va male può comunque entrare in consiglio regionale in Calabria perché è il primo dei non eletti nelle liste del centrodestra delle elezioni del 2014.
E’ il prezzo pagato dal Pd pur di avere una coalizione, anche se un po’ male in arnese. Ma gli ex berlusconiani si nascondono fin dentro il midollo del Pd. Il record è, come per abitudine, in Sicilia. Sono candidati democratici Paolo Ruggirello (per anni luogotenente dell’ex governatore Raffaele Lombardo, leader del Movimento per le Autonomie), Nicola D’Agostino (che dell’Mpa è stato capogruppo all’Ars), Valeria Sudano (ex deputata regionale del Cantiere Popolare guidato dall’ex ministro Saverio Romano), Salvo Lo Giudice (già eletto con la lista di Nello Musumeci), Giuseppe Sodano (figlio dell’ex sindaco di Agrigento e senatore di centrodestra e cresciuto nell’area di Fini), Leopoldo Pianpiano (per anni consigliere comunale col Pdl e prima ancora con An), Luca Sammartino (mister preferenze alle Regionali ex dell’Udc). Candidato in Lombardia è il formigoniano Maurizio Bernardo, già democristiano e berlusconiano dal 1994 con un lungo cursus honorum: a luglio Cupido lo ha fatto incontrare col Pd e lui si è trasferito armi e bagagli. In Campania, un altro posto dove i confini a volte si fanno poco definiti, c’è Franco Manniello, presidente della Juve Stabia e gran collettore di voti – con l’Udc – alle Regionali 2010 in sostegno di Stefano Caldoro. Percorso analogo ha fatto Francesco Spina, candidato nella sua Puglia, svolazzante dal Ccd a Forza Italia fino all’Udc e poi entrato in area Emiliano.
A tutti questi vanno aggiunti gli insospettabili e i lealisti. Per esempio ci sono i candidati del M5s che molti anni fa erano con Forza Italia, Pdl o ancora Lombardo. Ma anche gli altri “moderati” sempre pronti alla “responsabilità”. Pierferdinando Casini non ha bisogno di presentazioni, l’ex radicale Benedetto Della Vedova ha già sostenuto un governo Berlusconi, Valentina Castaldini è stata portavoce del Nuovo Centrodestra e la consigliera del ministro Enrico Costa (tornato al centrodestra con Noi con l’Italia. Cosimo Ferri, figlio dell’ex leader del Psdi Enrico, fratello del vicecoordinatore di Forza Italia in Toscana Jacopo (che ha rinunciato alla candidatura proprio per evitare lo scontro diretto) e entrato nel governo Letta da indipendente ma in quota centrodestra, quando era segretario di MagistraturaIndipendente, la corrente conservatrice dell’Anm. Di sicuro è finito il tempo delle toghe rosse.
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