Da ormai una settimana la stampa ha identificato nel sindaco di Palermo Leoluca Orlando l’indiscusso leader della protesta contro il decreto sicurezza e la chiusura dei porti alle navi ONG, mentre spetta al primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris il primato dello slancio nella difesa ad oltranza del diritto allo sbarco, illegale in questo caso. Infatti quest’ultimo è in prima fila, anzi in prima barca, nell’emergenza, e ha fatto sapere che dal porto di Napoli quattrocento imbarcazioni sono pronte a salpare per prestare soccorso alle navi Sea Watch e Sea Eye con 49 migranti a bordo al largo di Malta, e che nella prima di queste barche ci sarà lui stesso “con addosso la fascia tricolore”. Insomma una Dunkirk al contrario tutta partenopea per far sbarcare 49 persone da una nave tedesca ed una olandese stazionanti in acque di Malta, che riaprirebbe i porti solo se l’Europa fosse disposta a prendersi altri 249 migranti.
Entrambi uomini del sud, da sempre dichiaratisi vicini ai temi della solidarietà e del lavoro, né Orlando né De Magistris hanno mai fatto registrare alzate di testa o ribellioni contro le manovre dei governi che a colpi di macelli sociali hanno distrutto la classe media Italiana negli ultimi 20 anni, e nessuno di loro ha fiatato per il 1.900.000 cittadini Italiani costretti ad emigrare dal sud da 16 anni a questa parte perché impossibilitati a trovare lavoro.
Anzi, entrambi dimostrano di avere idee chiare quando si tratta di solidarietà verso gli Italiani. Orlando, piddino e un passato nell’Italia dei Valori di Di Pietro – ex-ministro delle infrastrutture che nel 2007 siglò il contratto con Autostrade per l’Italia di Benetton a cui venne apposto il segreto di stato – sostiene che il Reddito di Cittadinanza così non serve. De Magistris, anche lui uomo dell’Italia dei Valori, ha sicuramente il valore del “coraggio”: va a parlare con Renzi e Confindustria contro il RdC, definendolo una misura assistenzialistica voluta dal M5S che non produce lavoro. Servirebbe solo a creare dei serbatoi di nullatenenti ossequiosi, che ringrazieranno quando andranno a votare memori di chi gli “ha dato l’elemosina e… il guinzaglio”. Mah… chissà cosa penserebbero delle sue parole i leader degli stati europei dove il Reddito di Cittadinanza esiste da decenni ed è svincolato dalle logiche che lui attribuisce al M5S. De Magistris comunque ha avuto un gran coraggio nel fare figure agli occhi degli Italiani onesti, e anche poveri, che lui equipara a cani ubbidienti.
Viene da chiedersi come mai entrambi scoprano improvvisamente la solidarietà solo quando devono far arrivare in Italia barconi di clandestini – poveri loro, sicuramente – proprio mentre la catena di montaggio che sfrutta ogni aspetto della vita del migrante è in recessione, visto che le entrate di clandestini in Europa, riferisce Frontex, si sono ridotte del 92% rispetto alla crisi migratoria del 2015, e del 25% rispetto al 2017. E tutto questo grazie alla politica inaugurata dal governo Gialloverde. Il numero di migranti che hanno attraversato il Mediterraneo centrale nel 2018 per raggiungere le nostre coste è sceso dell’80% rispetto al 2017. Certo, non è sufficiente a risolvere il problema dell’immigrazione clandestina, ma è pur sempre un inizio e un cambiamento netto quando messo a confronto con il refrain della logica del “non si può e intanto guadagniamoci sopra” del governo Renzi. La ragione vorrebbe che i primi cittadini di Palermo e Napoli, così desiderosi di garantire un futuro migliore a poveri africani, esprimessero sentimenti analoghi anche per gli Italiani meno fortunati, che ammontano a 5 milioni in totale povertà, di cui 1 milione e mezzo di bambini, e tre milioni di precari. Loro non rischiano di morire in mare, ma si spengono a poco a poco nelle nostre città, da anni. Non se la mette De Magistris la fascia tricolore per incontrarli?
Probabilmente chiedere un pensiero coerente od innovatore a Orlando, che alberga nei corridoi e palazzi del potere tra Verdi, Rete, DC, Dem, Margherita, IdV, PD, Sicilia, Lazio ed università da 40 anni è chiedere troppo. In fin dei conti qualcosa vorrà pur dire se uno piuttosto che tagliarsi l’indennità che incassa in qualità di sindaco di Palermo, pari a 121.000 Euro, si taglia il cognome, come se eliminarne un pezzo servisse a farne una persona diversa.
Certo stupisce che, se il problema è la mancanza di solidarietà ed umanità, i due primi cittadini di Napoli e Palermo non si preoccupino anche per gli Italiani indigenti. Vuoi vedere che questi interessano meno perché non rientrano nella catena di montaggio del business dell’accoglienza?! Diversamente, se per principio non vogliono il RdC, allora perché non chiedono l’abolizione anche delle pensioni e del sussidio di disoccupazione, tanto anche quelle possono essere assimilate a forme di assistenzialismo per far stare in poltrona gente che non lavora, o no? Se invece il problema non è la solidarietà, allora per cosa protestano? L’impressione è che il problema sia rappresentato da personaggi che stanno in politica da 40 e passa anni come Orlando – De Magistris invece ne ha fatti solo 8, anche se viene da una famiglia di magistrati da 4 generazioni – che, ammesso che avessero qualcosa da dire, hanno finito di dirla da un pezzo, e pur di rimanere attaccati alla scranna su cui famiglia, parenti e amici hanno saputo instradarli, farebbero qualsiasi cosa per ingraziarsi il sistema che li ha mantenuti su quella scranna maledetta, pagata da Italiani presi per il kulo dalle bizze e elucubrazioni filosofico-politiche su principi che costoro sfoggiano e contraddicono a piacimento a seconda delle circostanze. In comune sembrano avere solo questo, oltre al fatto di amministrare maluccio due fra le città portuali più grandi d’Italia.
Da ultimo c’è il sindaco di Parma, che ha espresso vicinanza alla presa di posizione di Orlando, forse perché da Via del Nazareno qualcuno ha acceso il telecomando col tasto “parla”. Anche lui, critico verso il RdC, avrebbe detto di Di Maio: “Se sali su un balcone per dire che hai abolito la povertà e poi non riesci a fare il reddito come avevi annunciato sei mesi prima, per me ti devi dimettere”. Che lui sia salito su un palco e sia stato eletto promettendo di chiudere un inceneritore che invece ha sempre funzionato a pieno regime sembra non riguardarlo, e dall’alto dei suoi successi ha perfino proposto una ricetta per risolvere i problemi di Roma. Evidentemente, quando sei capace, e hai una città dove da quando sei sindaco insieme allo spaccio sono aumentati i crimini, le buche, i clandestini e il degrado, devi pur farlo sapere a tutti!
Parma a differenza di Napoli e Palermo un porto non ce l’ha, però dopo il ponte Nord su un torrentello asciutto per 6 mesi l’anno, l’aeroporto che serve ben due destinazioni e a rischio chiusura per mancanza di fondi in attesa di diventare pista per cargo internazionali e un mega mall sprovvisto di autorizzazioni, si potrebbe pensare di farlo un porto, magari utilizzando il già menzionato ponte come banchina. Alternativamente, chiedendo il permesso a Reggio Emilia, si potrebbe ricostruire quello che anticamente si trovava a Brescello ai tempi dell’Impero Romano. Potrebbe essere un’idea per rilanciare l’economia locale e far valere il principio di solidarietà, magari con un appello in nome della quale si troverebbero numerosi imprenditori filantropi pronti a rispondere…
Dopotutto se il Made in Italy di qualche decennio fa rende meno del Made in Africa, bisogna pur adeguarsi alle esigenze del mercato della solidarietà, come valenti capitani d’industria ed esperti di cooperazione sarebbero pronti a dimostrare, sempre per il bene dell’umanità dolente, ovviamente. In fin dei conti l’amministrazione ha già parlato di ripresa dell’economia locale con il progetto cargo per l’aeroporto e il mall, quindi perché non provare anche col porto, così ci si mette in linea con Napoli e Palermo anche dal punto di vista delle infrastrutture, oltre che del degrado e delle litanie “politiche”.
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