sabato 26 ottobre 2019

Il Riformatorio - Marco Travaglio

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Sopraffatti dalla cronaca, abbiamo trascurato l’evento destinato a terremotare l’editoria e la politica: il ritorno in edicola, minacciato per il 29 ottobre, del Riformista. L’ingloriosa testata, a suo tempo lanciata dal lobbista Claudio Velardi, passata agli Angelucci, diretta da Polito El Drito e ovviamente fallita nel 2012, risorge con un nuovo editore, Alfredo Romeo, e un nuovo direttore. Anzi, due: Piero Sansonetti e Deborah Bergamini. Romeo non è omonimo dell’imprenditore salvato dalla prescrizione ai tempi di Tangentopoli e di nuovo indagato per traffico d’influenze con babbo Renzi nell’inchiesta Consip: è proprio lui. Sansonetti non è omonimo dell’ex inviato dell’Unità (suo il leggendario titolone sulla morte di lady Diana: “Scusaci, principessa”), ex direttore di Liberazione (chiuso), de Gli Altri (mai trovati), di Calabria Ora (fallito), de Il Garantista (fallito) e de Il Dubbio (che l’ha cacciato): è sempre lui. E la Bergamini non è omonima dell’ex portavoce di B., dunque direttore del Marketing strategico Rai e poi deputata di FI da tre legislature: è sempre lei. Il nuovo giornale sarà improntato a un’anglosassone separazione tra giornalismo e politica. Infatti, oltre a un direttore (su due) deputato e un editore imputato, vanta come editorialisti la Maiolo, Cicchitto, Bertinotti, Paolo Guzzanti e la Boschi. Che scriverà “a titolo gratuito” (e ci mancherebbe pure che la pagassero).
I titoli dei numeri zero promettono bene: “Fisco, arriva il decreto Travaglio: manette” e “Ergastolo addio: l’Europa civilizza l’Italia”. La linea si annuncia frizzante e soprattutto sintonizzata coi tempi: “Noi – promette Samsonite – vogliamo l’abolizione del carcere”. Infatti il partito di riferimento è Forza Italia Viva (paghi due, prendi uno). Purtroppo i 60 mila detenuti non han potuto assistere alla presentazione, ma alcuni hanno inviato telegrammi di benvenuto e prenotato la prima copia da appendere in cella accanto al calendario del camionista. I lettori dunque non mancheranno. Non solo nei migliori penitenziari, ma anche nella società civile. Ieri, per dire, nei bar di Roma era tutta una protesta contro l’arresto dei due sospetti killer di Luca Sacchi: “Ha sentito, signora mia? Hanno arrestato due presunti innocenti, dove andremo a finire”. “Non me lo dica, guardi, sono indignata: ma quando si decidono ad abolire il carcere?”. “Non vorrei sbagliarmi, ma ho sentito che esce un giornale apposta”. “Ma volesse il cielo, era ora!”. Quando, 17 anni fa, nacque il primo Riformista, l’avevamo ribattezzato scherzosamente “Riformatorio”. Ma, in Italia, guai a fare battute: perché prima o poi si avverano.

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