Il documento, diffuso il primo maggio, è stato sottoscritto da intellettuali ed esponenti del mondo della cultura: da Lorenza Carlassare a Piero Ignazi e Stefano Bonaga. La presa di posizione, si legge, nasce come reazione a una "narrazione artificiosa e irresponsabile". L'esecutivo "non è il migliore", ma chi lo critica "non si prende la responsabilità di dire cosa farebbe al suo posto". Il dibattito è aperto e in rete c'è chi critica l'iniziativa.
“Basta con gli agguati al governo”. Inizia così l’appello pubblicato su il Manifesto del primo maggio e sottoscritto da intellettuali ed esponenti del mondo della cultura. Una presa di posizione arrivata poche ore dopo gli attacchi di Matteo Renzi in Senato contro il premier e le accuse di presunte violazioni costituzionali secondo le opposizioni (e non solo). “Dalla destra populista”, si legge nel testo, “non ci aspettiamo nulla”. Mentre a preoccupare di più i firmatari sono “gli show dei democratici liberali“. Tra le prime adesioni ci sono quelle di Stefano Bonaga, Lorenza Carlassare, Thomas Casadei, Anna Falcone, Nadia Urbinati, Marco Revelli e Piero Ignazi. Il dibattito è aperto, soprattutto per quanto riguarda le presunte violazioni della Carta. Sbandierate da alcuni, sono state infatti smentite dai costituzionalisti. Uno fra tutti, Gustavo Zagrebelsky che, intervistato da il Fatto Quotidiano, ha ricordato come i poteri del governo siano stati concessi dal Parlamento. Sullo sfondo, e uno dei motivi che ha spinto i firmatari a esporsi, le manovre di alcuni per indebolire il premier e fare un governissimo che si occupi della ricostruzione. Il documento diffuso sul Manifesto non è passato inosservato in rete, dove non sono mancate le perplessità di alcuni, sia da sinistra che da destra. Secondo la professoressa ed editorialista Sofia Ventura, sono “prove di regime”. Mentre il saggista Vladimiro Giacchè ha parlato di “orrore del giorno”.
Il documento continua riconoscendo alcuni dei punti deboli dimostrati dall’esecutivo: “È certo che i messaggi di Palazzo Chigi non hanno sempre la chiarezza necessaria e che, con l’intento di orientarci nei meandri della nostra vita quotidiana, possono generare ambiguità interpretative e incertezza. Si possono (e si dovrebbero) discutere le priorità, comunque provvisorie, che il governo ha indicato e gli strumenti normativi che ha di volta in volta adottato (alcuni costituzionalisti e opinionisti lo hanno fatto)”. E ancora, “non c’è dubbio, neppure, che siano stati limitati alcuni diritti fondamentali come quello alla libertà di movimento (limitazioni peraltro previste dall’art. 16 della Costituzione), e sia stato limitato il pieno esercizio del diritto al lavoro, all’istruzione, alla giustizia nei tribunali. Ma niente ha intaccato la libertà di parola e di pensiero degli italiani e questi interventi sono avvenuti nel rispetto delle prerogative emergenziali che la Costituzione assegna all’esecutivo”.
In generale, il giudizio sul governo è che “abbia operato con apprezzabile prudenza e buonsenso, in condizioni di enormi e inedite difficoltà, anche a causa di una precedente ‘normalità’ che si è rivelata essere parte del problema”. E le accuse sarebbero quindi da fare ad altri: “Molte di tali difficoltà dipendono infatti dallo stato di decadimento di gran parte del sistema sanitario, frutto di anni di scelte dissennate di privatizzazione e di una regionalizzazione sconsiderata e scoordinata. Ed invece sembra che tutto il male origini in questo governo, spesso bersaglio di critiche anche volgari e pretestuose, veicolate dai media”.
Quindi, basta agguati, è la tesi, anche perché “nessuno tra i critici si prende davvero la responsabilità di dire cosa farebbe al suo posto, come andrebbe ponderata una libertà con l’altra, una sicurezza con l’altra, e quale strategia debba essere messa in campo per correggere le lamentate debolezze dell’esecutivo”. E, proprio negli ultimi giorni, “la campagna che alimenta sfiducia e discredito ha raggiunto il suo acme“. Questo perché, “dietro alcuni strumentali e ipocriti appelli alla difesa dei diritti, o del sistema delle imprese e dell’occupazione, si coglie il disegno di gettare le basi per un altro governo: un governo dai colori improbabili o di pretesa unità nazionale, di cui non s’intravede nemmeno vagamente il possibile programma, tolto un disinvolto avvicendamento di poltrone ministeriali e la spartizione di cariche di alto rango”.
Infine, si conclude: “Il problema di questo Paese non sono gli italiani, che si stanno dimostrando in media più che all’altezza della situazione, peraltro aggravata in qualche caso da gestioni regionali arroganti e approssimative. Il problema sta nella sua classe dirigente, tra i registi dell’opinione pubblica o dentro quello che si diceva un tempo ‘il ceto intellettuale’. Dove il segmento per quanto ci riguarda più problematico è proprio quello ‘democratico’. Dalla destra populista non ci attendiamo nulla e ce ne guardiamo. Non ci incantano le sue repentine conversioni al liberalismo nel nome del “tutto subito aperto, tutti liberi”. A preoccupare sono invece “gli altri”, “i democratici ‘liberali’, i grandi paladini della democrazia e della Costituzione, i cui show disinvolti e permanenti non fanno proprio bene al paese, anzi lo danneggiano”.
Queste le adesioni finora: Luigi Alfieri, Manuel Anselmi, Daniele Archibugi, Luca Baccelli, Laura Bazzicalupo, Francesco Belvisi, Gabriella Bonacchi, Stefano Bonaga, Michelangelo Bovero, Lorenza Carlassare, Barbara Carnevali, Thomas Casadei, Adriana Cavarero, Rita Cenni, Pierluigi Chiassoni, Dimitri D’Andrea, Anna Falcone, Alessandro Ferrara, Luigi Ferrajoli, Davide Ferrari, Antonio Fico, Anna Fiore, Antonio Floridia, Simona Forti, Vittoria Franco, Rita Fulco, Giunia Gatta, Marco Geuna, Valeria Giordano, Gustavo Gozzi, Riccardo Guastini, Barbara Henry, Alfonso Maurizio Iacono, Piero Ignazi, Enrica Lisciani-Petrini, Anna Loretoni, Sonia Lucarelli, Andrea Mammone, Giovanni Mari, Giacomo Marramao, Oreste Massari, Alfio Mastropaolo, Tecla Mazzarese, Maurizio Melucci, Gian Giacomo Migone, Andrea Pisauro, Pier Paolo Portinaro, Mariano Puxeddu, Lucia Re, Marco Revelli, Gianpasquale Santomassimo, Anna Soci, Siriana Suprani, Annamaria Tagliavini, Francescomaria Tedesco, Fabrizio Tonello, Nadia Urbinati.
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