1)Qual è la cosa più probabile che ti può capitare se balli stretto stretto senza mascherina in una discoteca della Costa Smeralda in piena pandemia da Covid-19? La prostatite.
2) Qual è il primo pensiero che passa per la testa al titolare di un locale con 65 dipendenti su 70 positivi al Covid-19 quando gli viene la febbre? “Mi sa che ho la prostata infiammata”.
3) Quale specialista chiama un soggetto dolorante alla prostata: l’urologo? No, il primario di anestesia e rianimazione del San Raffaele.
4) Chi può prendere sul serio le risposte 1, 2 e 3? In un Paese normale, nessuno; in Italia, gran parte degli elettori di centrodestra, dopo 26 anni di allenamenti intensivi sul complotto delle toghe rosse, la nipote di Mubarak, le cene eleganti, la casa di Scajola comprata da un altro a sua insaputa, lo stalliere Mangano, il bibliofilo Dell’Utri, i giuristi Previti e Squillante, la devolution di Bossi, la diabolica abilità di Salvini, il modello Lombardia e un’altra vagonata di cazzate, giù giù fino al patto Conte-Covid per instaurare la dittatura. Il che spiega l’esistenza in tv di Briatore, Santanchè, Sgarbi, Chirico, Capezzone, Maglie e di tutto il caravanserraglio dei cosiddetti giornalisti di destra che – diversamente dai loro lettori e/o elettori – non credono a una parola di quel che dicono, ma lo dicono proprio perché milioni di persone si bevono tutto.
Il caso della prostatite per nascondere il Covid ha un precedente illustre: l’uveite diagnosticata dallo stesso prof. Zangrillo a B. che girava l’Italia a tentoni, con occhialoni neri tipo cieca di Sorrento, cercando pretesti per rinviare i suoi processi, finché il medico fiscale del tribunale certificò che ci vedeva benissimo. Vent’anni prima il ministro della Malasanità De Lorenzo, appena uscito di galera perché agonizzante, apparve al Tg1 agonizzante nel letto di dolore, la barba lunga, il corpicino esangue appeso a cannule, flebo e pappagalli, amorevolmente assistito da Vespa; pochi giorni dopo già banchettava a quattro palmenti al ristorante “I due ladroni”. E Sgarbi, nel vano tentativo di giustificare il suo assenteismo truffaldino alla Soprintendenza di Venezia, esibì falsi certificati su patologie più uniche che rare: “cimurro” (tipico dei cani), “attacchi di starnuti” e “allergia al matrimonio” (ma solo orario ufficio). È da allora che, grazie a quella farsa permanente che qui chiamiamo “destra”, non si riesce più a distinguere la politica da una commedia di Molière. Questa è gente che, se vede Hollywood Ending e sente rinfacciare a Woody Allen le sindromi più ridicole della sua ipocondria, “la peste bubbonica… l’allergia all’ossigeno… e la filossera! Solo gli alberi la prendono!”, commenta serissima: “Embè?”.
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