Due anni fa gli arresti domiciliari e poi, negli ultimi giorni, il ripristino del vitalizio, nonostante la delibera Grasso lo revochi ai condannati in via definitiva, e il successo legato al suo libro. Il peggio per l’ex governatore centrista della Lombardia, Roberto Formigoni, dopo anni di scandali, sembrava ormai consegnato al passato. Ma qualche intoppo arriva a tutti e per il Celeste è giunto sotto la forma di una sentenza d’appello della Corte dei Conti, che conferma la condanna a lui inflitta a risarcire oltre 47 milioni di euro al Pirellone.
La storiaccia dell’ormai ex uomo forte del centrodestra è iniziata nel 2012, quando sono spuntate fuori le prime accuse su un giro di mazzette con al centro Pierangelo Daccò, un suo amico. Da lì quelle sui circa 70 milioni di euro che sarebbero stati distratti dal patrimonio della fondazione Maugeri e sui milioni di fondi neri attorno all’ospedale San Raffaele. Un terremoto sulla sanità privata lombarda.
Con Formigoni ben presto a sua volta accusato di corruzione, tra vacanze da sogno, yacht e altri lussi, e infine ritenuto dalla Procura di Milano al vertice di un’organizzazione criminale. Condannato in primo grado a sei anni di reclusione, pena aumentata in appello a sette anni e mezzo, nel 2019 l’ex governatore è stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione a 5 anni e 10 mesi, finendo nel carcere di Bollate e ottenendo infine i domiciliari.
Sulla stessa vicenda ha indagato anche la Corte dei Conti, che due anni fa ha condannato Formigoni, gli ex vertici della Fondazione Maugeri, Umberto Maugeri e Costantino Passerino, Pierangelo Daccò e Antonio Simone, a risarcire circa 47,5 milioni di euro alla Regione Lombardia, confermando così anche il sequestro al Celeste di 5 milioni di euro. Una decisione presa dai giudici sostenendo che l’organizzazione aveva “ad oggetto il mercimonio delle funzioni politico-amministrative, in un ambito, quale quello sanitario, particolarmente rilevante per l’interesse pubblico”.
Formigoni, Maugeri, la stessa Fondazione, e Passerino hanno impugnato la sentenza, che ora i giudici contabili d’appello hanno però confermato tranne che per Simone. Bocciata dalla Corte dei Conti la tesi degli appellanti di un danno erariale ormai caduto in prescrizione e bocciata anche la richiesta dell’ex governatore di sospendere il giudizio in attesa della definizione di quello civile.
Per i giudici è stata provata “l’esistenza di un accordo finalizzato alla sottrazione dalle casse della Fondazione dell’ingente importo di 71 milioni di euro, di cui 61 destinati a finanziare la corruzione degli amministratori regionali, nonché degli intermediari”. Formigoni dovrà risarcire la Regione.
LaNotizia
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