giovedì 31 luglio 2025

RUSSOFOBI COL BRONCIO. - Marco Travaglio

 

Scandalo, orrore, raccapriccio: il ministero degli Esteri russo copia i migliori quotidiani italiani e pubblica una lista di proscrizione con gli “esempi di russofobia”, fra cui alcune perle di Mattarella, Crosetto e Tajani. Il quale convoca l’ambasciatore Paramonov per chiedere “spiegazioni”.
Noi vorremmo essere una mosca o – se mosca è troppo russofilo – una zanzara, per assistere allo storico incontro.
Tajani redarguisce da par suo il diplomatico russo:
“Come vi permettete di darci dei russofobi?”. E quello se la ride: “Pensavamo che per voi l’aggettivo russofobo non fosse un insulto, ma un complimento”.
Poi consegna al presunto ministro un paio
di volumi della Treccani con la lista degli episodi
di russofobia promossi o istigati o tollerati
dai governi Draghi e Meloni col consenso
o nel silenzio di Mattarella:
direttori d’orchestra, artisti, intellettuali e sportivi cacciati-discriminati-perseguitati-insultati in quanto russi, balletti russi banditi dai teatri, corsi universitari su Dostoevskij sospesi, partnership scientifiche fra atenei italiani e russi cancellate, liste di proscrizione contro giornalisti russi e analisti italiani spacciati per putiniani e trascinati al Copasir e/o radiati dalle tv, vagonate di armi inviate all’Ucraina per “sconfiggere la Russia”, mega-piani di riarmo per l’auspicata guerra alla Russia.
E, a mo’ di dedica, la lectio magistralis di Mattarella a Marsiglia che l’anno scorso paragonò la Russia attuale al Terzo Reich di Hitler, sconfitto soprattutto grazie al sacrificio dell’Unione Sovietica con 28 milioni di morti.
Tutte cose che parrebbero eccessive anche se fossimo in guerra con la Russia e risultano vieppiù incomprensibili in assenza di dichiarazioni di guerra di Roma a Mosca o viceversa.
Anche perché chi le ha volute o avallate denuncia, giustamente, la peste gemella della russofobia: l’antisemitismo di chi confonde il governo israeliano col popolo ebraico.
Ieri Mattarella ha attaccato l’“angosciosa postura aggressiva della Russia in Ucraina, un macigno sull’Europa” e poi i morti e la fame a Gaza, solo che lì non ha evocato né angosciose posture aggressive né macigni:
ha deplorato, giustamente, la “diffusa tendenza alla contrapposizione irriducibile, alla intolleranza per le opinioni diverse dalle proprie, al rifugio in slogan superficiali e pregiudizi tra cui riaffiora gravissimo l’antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità”.
Ma lo stesso si può dire della russofobia di chi paragona ai nazisti i russi che li sconfissero, o esclude la Russia dalle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz a opera della Russia, mentre finanzia e arma il battaglione Azov e altre nazi-milizie ucraine.
Questi russofobi sono proprio dei bei tipi: se li chiami per nome, anziché appuntarsi al petto la sudata medaglia, si offendono.

mercoledì 30 luglio 2025

Glioblastoma, nuova terapia sperimentale.

 

Tre pazienti con glioblastoma, uno dei tumori cerebrali più letali che esistano. Una nuova terapia sperimentale. E risultati che hanno lasciato tutti a bocca aperta.

Sentite un po' questa storia dal Mass General Cancer Center. Il glioblastoma è roba seria: sopravvivenza media di appena 15 mesi. Ma questi ricercatori hanno provato qualcosa di rivoluzionario.

Hanno preso le cellule immunitarie dei pazienti, le hanno riprogrammate come soldati speciali contro il tumore, e le hanno iniettate direttamente nel cervello. Non nel sangue, direttamente dove serve. La terapia si chiama CARv3-TEAM-E e combina due strategie: cellule che riconoscono due bersagli diversi sul tumore, più molecole che chiamano rinforzi dal sistema immunitario.

I risultati? Incredibili. In pochi giorni dal trattamento, tutti e tre i pazienti hanno mostrato una drastica riduzione del tumore. Uno di loro ha avuto una regressione quasi completa.

Ma ecco il colpo di scena: dopo alcuni mesi, il tumore è tornato a crescere in tutti i pazienti.

Diciamoci la verità, non è ancora la cura definitiva. Ma vedere un tumore cerebrale letale ridursi così rapidamente è un segnale che siamo sulla strada giusta. I ricercatori ora stanno studiando come prolungare questi effetti.

La scienza non si ferma mai, e questa è solo l'inizio di qualcosa che potrebbe cambiare tutto.

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Un 38enne recupera la vista grazie a una terapia genica: primo caso al mondo a Napoli.

 

Un uomo affetto da sindrome di Usher torna a vedere dopo un intervento sperimentale alla Clinica Oculistica della Vanvitelli. È il primo paziente trattato con una terapia genica a doppio vettore sviluppata dal TIGEM.

Raggiunto un traguardo senza precedenti per la medicina italiana, un paziente affetto da una rara malattia genetica ha recuperato la vista grazie a una nuova terapia sperimentale. Il trattamento, realizzato presso la Clinica Oculistica dell'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", ha restituito la vista a un uomo di 38 anni colpito dalla sindrome di Usher di tipo 1B. Si tratta del primo caso al mondo in cui una terapia genica a doppio vettore si è dimostrata clinicamente efficace per combattere una patologia oculare ereditaria. Il protocollo è stato sviluppato dal TIGEM (Istituto Telethon di Genetica e Medicina), e i risultati fanno di Napoli il primo centro internazionale ad aver avviato il trattamento su pazienti reali.

Cosa sono le terapie geniche e come funzionano

 Le terapie geniche mirano a correggere mutazioni genetiche alla base di numerose malattie rare, trasferendo all'interno delle cellule versioni corrette dei geni difettosi. Si utilizzano vettori virali modificati, capaci di trasportare il materiale genetico terapeutico là dove serve, senza provocare infezioni. Questo approccio può ripristinare la funzionalità cellulare, ridurre i sintomi o, in alcuni casi, riportare alla normalità funzioni perse. Finora la terapia genica era impiegata con successo in alcune malattie del sangue e immunodeficienze. Nel campo oculistico, i progressi sono più recenti, ma promettenti.

Cos'è la sindrome di Usher di tipo 1B

 La sindrome di Usher è una malattia genetica rara che combina sordità congenita e perdita progressiva della vista. Il tipo 1B è una delle forme più gravi: si manifesta con sordità alla nascita, alterazioni dell'equilibrio e, entro i primi dieci anni di vita, con una retinite pigmentosa che compromette la vista fino alla cecità. La causa è una mutazione del gene MYO7A, coinvolto nella produzione di una proteina fondamentale per la funzione dei fotorecettori della retina. Attualmente, non esistono terapie risolutive per la componente visiva della malattia, il che rende ogni avanzamento terapeutico una svolta cruciale per i pazienti.

La terapia sperimentale: come funziona il doppio vettore

 La terapia adottata per la sindrome di Usher di tipo 1B è basata su un sistema "a doppio vettore", una tecnica all'avanguardia che supera uno dei limiti principali della terapia genica: la capienza dei vettori virali. Il gene coinvolto nella patologia, MYO7A, è infatti troppo grande per essere contenuto in un singolo vettore. Il team guidato da Francesca Simonelli ha risolto il problema dividendo il gene in due porzioni trasportate da due distinti vettori, iniettati sotto la retina. Una volta all'interno delle cellule, le due metà si ricompongono per produrre la proteina mancante. Il trattamento è stato ben tollerato e ha dimostrato i primi effetti positivi già a pochi giorni dall'intervento.

Il primo paziente e il ritorno alla vista

 Il protagonista di questo risultato è un uomo di 38 anni, affetto fin dalla nascita da sordità e da una progressiva perdita della vista. Prima dell'intervento, riusciva a vedere solo ombre indistinte. Oggi riconosce volti, legge sottotitoli da lontano, si muove autonomamente anche in ambienti scarsamente illuminati. "Non è solo vedere meglio: è iniziare a vivere", ha dichiarato l'uomo, il primo al mondo a essere sottoposto a questa nuova terapia. A un anno dal trattamento, eseguito nel luglio 2024, non è più ipovedente e ha recuperato gran parte del campo visivo.

I numeri dello studio LUCE-1 e i risultati sugli altri pazienti

 Il caso rientra nello studio internazionale LUCE-1, avviato nel centro partenopeo in collaborazione con istituti di Londra. Finora, oltre al primo paziente, altri sette sono stati trattati tra ottobre 2024 e aprile 2025. Le prime somministrazioni hanno usato dosi basse e intermedie della terapia, dimostrando un buon profilo di sicurezza: nessun evento avverso serio, e infiammazioni oculari risolte con terapia corticosteroidea. A breve si passerà a testare un terzo dosaggio su altri sette pazienti. L'obiettivo è dimostrare l'efficacia e la riproducibilità del metodo anche su più ampia scala.

Cos'è il TIGEM e perché è centrale nella ricerca

 Il TIGEMIstituto Telethon di Genetica e Medicina, con sede a Pozzuoli, è uno dei centri di ricerca più avanzati d'Europa nel campo delle malattie genetiche rare. Fondato dalla Fondazione Telethon, è guidato dal genetista Alberto Auricchio, ed è anche il nucleo da cui è nata AAVantgarde Bio, azienda che sponsorizza lo studio LUCE-1. Il TIGEM ha messo a punto la piattaforma tecnologica che consente di utilizzare vettori doppi per geni troppo grandi, una frontiera della terapia genica che amplia le possibilità di trattamento per molte patologie finora irrisolvibili.

Un traguardo per la ricerca genetica italiana

 Il risultato ottenuto a Napoli è stato celebrato anche dalle istituzioni. "Questo traguardo descrive l'eccellenza della ricerca pubblica italiana e la sua capacità di trasformare visione e dedizione in progresso reale per il Paese", ha dichiarato Maria Rosaria Campitiello, del Ministero della Salute. Il rettore Gianfranco Nicoletti ha sottolineato l'importanza del ruolo dell'Università Vanvitelli nella sperimentazione clinica, riconoscendo l'impegno della professoressa Simonelli e del suo team. La ricerca pubblica, supportata anche dai fondi del PNRR, dimostra di essere in prima linea per offrire risposte concrete ai pazienti.

La sperimentazione non si ferma. I prossimi pazienti arruolati riceveranno dosaggi differenti per testare ulteriormente efficacia e durata del trattamento. Gli studiosi confidano che l'approccio a doppio vettore possa essere esteso ad altre malattie oculari ereditarie legate a geni troppo grandi per i vettori tradizionali. Se i risultati saranno confermati, si aprirà una nuova stagione nella medicina oculistica, con trattamenti personalizzati capaci di restituire funzioni vitali a chi pensava di averle perse per sempre. Napoli, ancora una volta, si conferma laboratorio d'innovazione al servizio della salute. 

https://www.tgcom24.mediaset.it/salute/terapia-genica-napoli-recupera-vista-sindrome-usher_101590399-202502k.shtml

Chrysomallon squamiferum o gasteropode dalle zampe squamose.

 

Nelle profondità dell'oceano Indiano, a circa 2.700 metri sotto la superficie, vive una creatura che sembra uscita dalla fantascienza: la lumaca del vulcano, conosciuta anche come Chrysomallon squamiferum o gasteropode dalle zampe squamose.

Questo straordinario animale, scoperto nel 2001, è l'unica creatura vivente nota in grado di sviluppare naturalmente un'armatura metallica.

La lumaca del vulcano vive esclusivamente in tre aree con sorgenti idrotermali sottomarine, un ambiente estremo caratterizzato da acqua bollente, alta acidità e abbondanza di metalli pesanti. Lontano dall'essere un ostacolo, queste condizioni ostili vengono sfruttate dalla lumaca per rafforzare la sua straordinaria armatura.

Ciò che rende veramente unico questo gasteropode è il suo guscio, composto da tre strati. Lo strato esterno è formato da solfuri di ferro, principalmente pirite e greigite, conferendo proprietà magnetiche. Questa caratteristica è così pronunciata che la lumaca può aderire agli imani, un fenomeno senza precedenti nel regno animale.

Ma le sorprese non finiscono qui. Il piede della lumaca, normalmente una parte morbida e vulnerabile in altri molluschi, è coperto da centinaia di migliaia di scaglie metalliche. Queste scaglie, anch'esse composte di solfuri di ferro, formano una sorta di cotta di maglia naturale che fornisce ulteriore protezione.

La struttura di questa armatura naturale ha attirato l'attenzione di scienziati e ingegneri, che vedono in essa un potenziale modello per lo sviluppo di nuovi materiali di protezione. La combinazione di durezza e flessibilità offerta potrebbe ispirare il design di armature più efficienti per uso militare o civile.

Oltre alla sua impressionante difesa, la lumaca del vulcano presenta altre affascinanti adattamenti. Non ha bisogno di nutrirsi nel modo convenzionale, dato che ospita batteri simbiotici in un sacco collegato al suo esofago. Questi batteri effettuano chemiosintesi, ossidando lo zolfo presente nell'ambiente per produrre energia, permettendo alla lumaca di sopravvivere in un ecosistema dove la luce solare non penetra.

La scoperta e lo studio di questa creatura unica ci ricordano l'incredibile capacità di adattamento della vita sul nostro pianeta. La lumaca del vulcano non solo riesce a sopravvivere in un ambiente che sarebbe letale per la maggior parte degli organismi, ma ha evoluto la capacità di sfruttare queste condizioni estreme a suo vantaggio, sviluppando un'armatura che la rende un vero guerriero delle profondità marine. 

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La favola di Robin Hood, in Italia. - Giancarlo Selmi

La favola di Re Riccardo che arriva inaspettatamente, toglie Giovanni dall'usurpato trono, gli assesta un calcio in culo e lo manda a pelare patate insieme allo sceriffo di Nottingham, in Italia è di impossibile attuazione. In Italia accade ed accadrà sempre il contrario. Robin Hood è stato e verrà eternamente massacrato mediaticamente, è stato e verrà tradito dagli amici, è stato e verrà sacrificato sull'altare della religione del "così è se vi pare, se non vi pare è lo stesso". Robin Hood in Italia non avrebbe mai vinto.
la favola di Robin Hood, in Italia è la seguente:
Re Riccardo, in Italia, è un signore al di sotto delle parti, vigile custode dei diritti dei più forti. Primo defenestratore di Robin Hood e rigoroso ammiratore dello sceriffo di Nottingham. Le favole in Italia non hanno lieto fine, vince sempre il più forte, perdono i deboli. La nauseabonda vicenda della crisi del secondo governo Conte, è tutta racchiusa nel principio immorale che l'ha causata: la tutela dei ricchi, dell'establishment, a svantaggio dei poveri, degli ultimi, dei tartassati che, con Conte Robin Hood, invece, avevano respirato dopo decenni di vessazioni.
E così Re Riccardo si è messo a disposizione di chi vessava i poveri e il calcio in culo lo ha dato a Robin Hood che pretendeva difenderli. Mai togliere risorse al bulimico appetito della razza padrona italiana e Re Riccardo lo ha capito in tempo, spinto da un consigliere con lingua biforcuta e corpo da serpente: Scishhh sciockkk, il suo nome. Nome curiosamente uguale al sibilo che emette quando parla in un comico inglese, nelle improbabili conferenze che fa, con le quali annichilisce il pubblico e, inspiegabilmente, aumenta il saldo dei suoi conti correnti.
Re Riccardo in Italia è un signore che non difende il bene comune, però dice di agire in nome di quello. Il custode della magna carta. "Sherwood ha bisogno di alti profili" dichiarò. Tutti i giornali gli credettero e tutti i vessati di Sherwood gli credettero. E per raggiungere il bene comune nominò a capo di tutto lo sceriffo di Nottingham, incaricandolo di fare ciò che gli veniva meglio: togliere ai poveri per dare ai ricchi e, nel tempo che gli rimaneva, distruggere tutto quello che poteva. Nelle due cose era il talento più grande al mondo.
Gli abitanti di Sherwood si dividono in varie fazioni: quelli che capiscono nulla ma credono di capire tutto; quelli che capiscono ma hanno interesse a non farlo; quelli che capiscono che lo Sceriffo di Nottingham è una spazzatura. Questi ultimi si dividono in 3.425 sottogruppi, inclusi alcuni che dicono di voler difendere gli ultimi ed i vessati, ma fanno esattamente il contrario. Questi gruppi litigano fra loro. Le prime due categorie hanno eletto il successore dello Sceriffo di Nottingham: peggio del precedente, ma con la gonna.
Sherwood, infine, è una foresta di me*da.

sabato 26 luglio 2025

Il buco nero degli aiuti all’Ucraina. - Antonio Pitoni

 

Una pioggia di miliardi su Kiev. Che malgrado i casi di malversazione ha limitato l’autonomia delle agenzie anti-corruzione. Tra le proteste.

Tenete a mente questo numero: 164,8 miliardi di euro. È la cifra monstre che “dall’inizio della guerra di aggressione, l’Ue e i suoi stati membri hanno fornito… a sostegno dell’Ucraina e della sua popolazione”. Campeggia in bella vista sul sito del Consiglio europeo/Consiglio dell’Unione europea, “fermamente al fianco” dell’ex Repubblica sovietica “e della sua popolazione”. Il 65% di questa cifra è stato devoluto al governo di Kiev sotto forma di sovvenzioni o sostegni in natura. Il 35% è rappresentato da prestiti. Una pioggia di denaro a cui si aggiungono circa 120 miliardi di dollari di aiuti dagli Usa. Senza contare i “circa 210 miliardi di euro di beni della Banca centrale di Russia nell’Ue”, bloccati con il terzo pacchetto di sanzioni a Mosca del 20 febbraio 2022, a quattro giorni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

Mazzette di Stato

Ora segnatevi questa data: 24 gennaio 2023. È l’inizio di uno scandalo, dettagliatamente ricostruito due giorni dopo dal Daily Focus dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), che dà il via a Kiev ad una raffica di dimissioni. Tra le quali quelle del numero due della segreteria del presidente Volodymyr Zelensky, come riportato dal Washington Post, quattro vice ministri, cinque governatori regionali e un assessore. Nella lista c’è pure il vice ministro delle Infrastrutture, arrestato dalla polizia anti-corruzione ucraina, mentre intascava una tangente da 350mila dollari sugli appalti per la fornitura di generatori elettrici. Ma non è tutto. Dopo un’inchiesta del giornale ZerkaloNedeli, anche il vice ministro della Difesa è stato costretto alle dimissioni per il sospetto che il prezzo di 326 milioni di euro per l’acquisto di generi alimentari destinati ai soldati fosse stato gonfiato per pagare tangenti. Un esempio? Un uovo, che nei supermercati ucraini costava all’epoca dei fatti, 7 grivnia (l’equivalente di 18 centesimi di euro) era stato comprato a 17. E neppure la difesa del ministero, secondo cui si sarebbe trattato di un mero errore di trascrizione, è servita a salvargli la poltrona.

Pessimi segnali

Quindi, ricapitolando, mentre da Stati Uniti e Ue scorreva già un fiume di denaro per sostenere la causa ucraina, un plotone di funzionari e politici veniva travolto da un vorticoso giro di presunte tangenti che non avrebbero risparmiato neppure i fondi destinati a finanziare la stoica resistenza ucraina contro l’invasore russo. Non c’è da sorprendersi più di tanto. Nell’ultima classifica di Transparency International, del resto, l’Ucraina figura tra i Paesi messi peggio in tema di corruzione (105esimo posto su 180). “Il paese (l’Ucraina, ndr), dipende dagli aiuti internazionali, e un fallimento nei meccanismi di controllo di questo enorme flusso di denaro metterebbe a rischio la sua sopravvivenza stessa – scriveva Kateryna Pishchikova (Ispi Associate Research Fellow) commentando i casi di malversazione scoperti nel 2023 -. Fortunatamente, sembra che il lavoro dei giornalisti e le riforme implementate dal 2014 dietro richiesta dell’Unione Europea stiano dando i primi frutti. Alcuni dei casi di corruzione di questi giorni sono infatti emersi grazie al lavoro del Bureau Nazionale Anticorruzione, dei procuratori, dell’Agenzia Nazionale di Prevenzione e dei media”.

Colpo di Spugna

Segnali incoraggianti, insomma, arrivati al capolinea nelle ultime ore. Martedì scorso il Parlamento ucraino ha approvato a larga maggioranza una legge che cancella l’indipendenza delle istituzioni anticorruzione del Paese. Un provvedimento, già firmato dal presidente Zelensky, che ha scatenato proteste di piazza in diverse città. Che ne pensano a Bruxelles i sostenitori della candidatura dell’Ucraina all’adesione alla Ue? Di certo in Russia non hanno perso tempo per infilare il dito nella piaga, cavalcando la notizia. “È ovvio che una parte significativa del denaro ricevuto dall’Ucraina sia stata rubata – ha detto Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin -. Il Paese è pieno di corruzione. Ciò significa che il denaro dei contribuenti americani ed europei è stato, in larga misura, rubato in Ucraina, e può essere affermato con un elevato grado di certezza”.

Grana Ue

Accuse pesanti che, almeno per ora, dall’Unione europea non vengono minimamente avallate. Sebbene il caos generato dalla legge che rischia di allontanare l’Ucraina dall’adesione all’Ue non è certo passato inosservato. “Lo smantellamento delle principali garanzie a tutela dell’indipendenza della Nabu rappresenta un grave passo indietro – ha detto la commissaria per l’Allargamento, Marta Kos -. Organismi indipendenti come Nabu e Sapo (le due agenzie anticorruzione colpite dalla legge, ndr) sono essenziali per il percorso dell’Ucraina verso l’Ue. Lo Stato di diritto rimane al centro dei negoziati di adesione”. Concetto ribadito pure da Ursula von der Leyen. Parole chiare che ora però aspettano i fatti. Continuerà l’Europa ad alimentare la vorace macchina bellica ucraina anche a rischio che, senza controlli indipendenti, parte dei miliardi dei contribuenti finiscano per gonfiare le tasche di burocrati e funzionari corrotti? Si accettano scommesse.


https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/il-buco-nero-degli-aiuti-allucraina/

mercoledì 23 luglio 2025

Tarassaco.

 

Solo una foglia di questa pianta, presente in ogni giardino, può salvarti la vita in un minuto, ma solo pochi sanno come usarla correttamente!

Studi recenti dimostrano che la radice di tarassaco è citotossica contro tre tipi di cellule leucemiche umane, eliminandone fino al 96% in sole 48 ore!

Il tè di tarassaco agisce rompendo le cellule tumorali e stimolando la crescita di cellule sane.

Il dottor Hamm e i suoi studenti hanno condotto una ricerca: hanno prelevato cellule del sangue da 9 pazienti, applicato l'estratto di radice e osservato che in sole 24 ore le cellule tumorali erano distrutte.

La natura ci offre rimedi potenti... il tarassaco ne è la prova!

Altri benefici straordinari del tarassaco (foglie e radice):

Anemia:

Ricco di ferro, vitamine del gruppo B e proteine utili alla formazione dei globuli rossi.

Ossa forti:

Contiene calcio e antiossidanti come vitamina C e luteolina, proteggendo le ossa dai danni dell’età.

 Diabete:

Il succo di tarassaco stimola il pancreas a produrre insulina naturalmente.

Vie urinarie:

Previene infezioni urinarie, disturbi renali e cistiti.

Depurazione del fegato:

Favorisce il flusso biliare e aiuta la digestione. La vitamina C riduce l’infiammazione.

Aiuto digestivo:

Stimola l’appetito, equilibra i batteri intestinali e favorisce la digestione.

Cura della pelle:

Il succo di tarassaco, alcalino e disinfettante, combatte infezioni cutanee (eczema, herpes, funghi, prurito...)

martedì 22 luglio 2025

Ue: Tagli al sociale e tasse per comprare più armi. - Pasquale Tridico.

 

Ieri sono interventuo in Parlamento europeo per denunciare la gravissima situazione che emerge dal nuovo Bilancio europeo 2028-2034, soprattutto per il Sud Italia.

Infatti, il Sud Italia pagherà un prezzo salatissimo dalla riforma della politica di coesione contenuta nella bozza di bilancio pluriennale della Commissione europea.

Spariscono i POR, PAC, FESR, FSE, acronimi dietro i quali c'erano finanziamenti e opportunità per le Regioni del Mezzogiorno e i suoi cittadini.
La Commissione europea li accorperà in un unico fondo togliendo la possibilità di spesa alle Regioni e tagliando l'assegno per gli Stati membri così da dirottare una parte consistente di quei fondi per il riarmo.

Cancellare la politica di coesione per finanziare una guerra è una vergogna assoluta che combatteremo in ogni sede istituzionale. Sul bilancio pluriennale ci sono le impronte digitali e le responsabilità di Ursula Von der Leyen, del Commissario Raffaele Fitto, che ha la delega proprio alla politica di coesione, e di tutte quelle forze politiche che li sostengono.

Bisogna staccare la spina a questa Commissione di destra che è contro il Sud, contro il sociale e la coesione. 

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domenica 20 luglio 2025

La Nato "abbaia" ai confini della Russia.

Gas russo, Italia divisa: Dal Pd al M5s, crescono le voci per un ritorno ai flussi dal Cremlino. - di Sebastiano Torrini

 

Nel 2024 sono stati pagati alla Russia 23 miliardi di euro per le forniture energetiche nonostante, nell’ambito del piano REPowerEU, l’Ue abbia già ridotto la quota di gas russo dal 45% nel 2021 al 19% nel 2024

Si tornerà prima o poi a comprare gas russo? Cominciano a essere sempre di più le voci “possibiliste” per un ritorno al passato in Italia. L’ultima in ordine di tempo è quella del Pd che “non lo esclude, anzi è una possibilità che vede all’orizzonte”, si legge su Il Foglio di oggi.

GAS RUSSO: IL PD APRE AL RITORNO, MA SCHLEIN NEGA.

“Il Libro Verde del Pd sulle politiche industriali ne fa un riferimento ambiguo, a pag. 12: ‘In quest’ottica vanno collocate le ulteriori riflessioni da compiersi sulla necessità di un mercato unico che impedisca una pericolosa frammentazione nazionale anche di fronte alla possibilità non inverosimile di una riapertura dei flussi dalla Russia’”, ha specificato il quotidiano.

ANDREA ORLANDO (PD): GAS RUSSO COME LEVA NEGOZIALE CONTRO TRUMP SUI DAZI.

Nonostante la segretaria Elly Schlein abbia negato, ha proseguito Il Foglio “l’ex ministro Andrea Orlando, che ha curato il ‘Forum industria’ e la pubblicazione del volume, ha dato un’interpretazione opposta e tutt’altro che ambigua in un’intervista alla Staffetta: “Oggi pensiamo che ragionevolmente quella [l’acquisto di Gnl dagli Usa, ndr] sia una strada obbligata, legata alla presenza del conflitto, però pensiamo anche che l’acquisto debba essere condizionato a un ripensamento delle posizioni degli Stati Uniti”. Quindi, ha insistito la Staffetta, il gas russo può essere una leva negoziale da usare contro Trump sui dazi? Risposta sintetica di Orlando: “Sì”.

IL M5S VUOLE “COLLABORAZIONE CON LA RUSSIA” PER IL GAS E LA RESILIENZA ENERGETICA UE.

Poche settimane fa era stato il M5s ad aprire all’ipotesi di tornare a comprare il gas russo. In una risoluzione del Movimento presentata alla Camera, i pentastellati sottolineavano come “nell’ambito del raggiungimento di una soluzione pacifica duratura e permanente del conflitto non più rinviabile”, il governo viene impegnato “ad intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia”. E tutto ciò “al fine di garantire il contenimento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale nonché la resilienza energetica dell’Unione europea, che deve essere in grado di adeguarsi ai mutevoli scenari del quadro geopolitico mondiale senza legarsi a specifiche fonti energetiche in maniera quasi monopolista”.

FRONTE DIVISO ALL’OPPOSIZIONE: PD E AVS BOCCIVANO IL PASSAGGIO SUL GAS RUSSO, SENSI PARLA DI “SCONVOLGENTE IPOCRISIA”.

La risoluzione aveva di fatto spaccato l’opposizione con Pd e AvS che avevano deciso di non votare il passaggio contestato, tanto che sui social il deputato del Pd Filippo Sensi aveva scritto: “Sconvolgente sia presentato oggi, con Kyiv martellata dalle bombe”.

PICCHETTO FRATIN AVEVA APERTO LE DANZE GIA’ A FEBBRAIO

A febbraio, il primo a rompere il tabù era il ministro per l’Ambiente e lo Sviluppo Energetico Gilberto Pichetto Fratin. “Fatta la pace, si può tornare a comprare il gas russo”, aveva detto il ministro a La Stampa. Mentre la Lega non ha mai fatto mistero di essere favorevole all’acquisto di idrocarburi russi.

L’ITALIA NON HA MAI SMESSO DI COMPRARE GAS RUSSO: CONSEGNE IN CALO MA NON AZZERATE, MENTRE BRUXELLES VUOLE L’EMBARGO TOTALE ENTRO IL 2027.

In realtà l’Italia, come molti altri paesi europei, di comprare il gas di Mosca non ha mai smesso. L’hub del Tarvisio ha visto calare le consegne ma mai azzerarsi. Eppure la Commissione Europea ha presentato a maggio una roadmap dettagliata per porre definitivamente fine a tutte le importazioni di energia provenienti dalla Russia entro la fine del 2027.

FINO A 23 MILIARDI ALLA RUSSIA NEL 2024 PER LE FORNITURE ENERGETICHE: UE RIDUCE MA NON ELIMINA IL GAS DI MOSCA.

Nel 2024 sono stati pagati alla Russia 23 miliardi di euro per le forniture energetiche nonostante, nell’ambito del piano REPowerEU, l’Ue abbia già ridotto la quota di gas russo dal 45% nel 2021 al 19% nel 2024, portandoli da 150 miliardi di metri cubi nel 2021 a 52 miliardi di metri cubi nel 2024, con previsioni di arrivare al 13% nel 2025. Mosca rappresenta però ancora il terzo fornitore di gas dopo Norvegia (45,6%) e Algeria (19,3%). Ed è seconda nelle consegne di Gnl ai Ventisette (17,5%), dietro soltanto agli Stati Uniti (45,3%).


https://energiaoltre.it/gas-russo-italia-divisa-dal-pd-al-m5s-crescono-le-voci-per-un-ritorno-ai-flussi-dal-cremlino/

L’ULTIMO RESET DELL’UMANITA’. - Mauro Biglino

 

Circa 3.200 anni fa, le civiltà del Mediterraneo orientale, del Nord Africa e del Vicino Oriente prosperavano grazie a scambi culturali, commercio e diplomazia. Ma nel XII secolo a.C., queste società crollarono misteriosamente, dando inizio a un periodo di “età oscura” con stagnazione sociale e culturale. Tra le civiltà colpite ci furono l’Impero assiro, il Nuovo Regno d’Egitto, i Micenei e i Minoici. Questo ‘reset’ della società umana in generale è solo l’ultimo di cui si abbia notizia.

È ormai una certezza nella comunità scientifica che precedentemente, una o più comete di notevoli dimensioni siano entrate in rotta di collisione con la Terra verso il 10.794 a.C., circa 12.800 anni fa. In prossimità dell’atmosfera terrestre, lo sciame di comete è esploso, provocando una enorme scia di frammenti di diverse dimensioni. Questi hanno colpito il suolo terrestre in almeno 4 continenti. L’impatto ha avuto un doppio effetto. Nelle zone in cui sono precipitati i meteoriti di grosse dimensioni, si è avuto un effetto distruttivo tipico di una bomba all’idrogeno di diversi megatoni. Qualsiasi cosa fosse stata presente nelle vicinanze delle varie zone interessate da questo tipo di impatto, è stata spazzata via, polverizzata.

Ci fu anche un secondo effetto collaterale. Dalle zone in cui si erano verificati gli impatti più devastanti, si sollevò una nube di polvere tale da oscurare per qualche tempo, almeno in parte, la luce solare. Di colpo divenne notte quasi ovunque. La temperatura già fredda (era in corso l’Ultima Era Glaciale) diminuì ulteriormente in maniera improvvisa anche nelle poche zone risparmiate dai ghiacci. Anche se non si conoscono tutti i dettagli, si presume che alcune specie vegetali morirono, e a loro volta morirono alcune specie di erbivori che si nutrivano di quelle piante. Probabilmente anche alcune specie di carnivori che si nutrivano di quegli erbivori seguirono il loro destino, in un inesorabile effetto a catena.

La morte degli erbivori contribuì a sua volta a far diminuire la produzione del metano biologico. Il metano è un gas serra meno presente dell’anidride carbonica, ma con una capacità di far surriscaldare l’atmosfera ben 21 volte maggiore (c’è chi dice addirittura 80 volte). Una netta diminuzione del metano biologico nell’atmosfera può aver contribuito a far diminuire ulteriormente la temperatura. Si era creato un vero circolo vizioso che alimentava il freddo. Questi fenomeni, quindi hanno creato in vaste zone della Terra una piccola ma intensa era glaciale, chiamata nei nostri giorni con il nome di “Younger Dryas”. A causa di tutti questi effetti combinati, la popolazione umana diminuì drasticamente.

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Peccato che sia una bufala... Mancano le basi scientifiche che dimostrino quanto riportato.

 

Antico Egitto: Ra. Questo scoperta qui? Cambia tutto. Tutto ciò che ci hanno insegnato, tutto ciò che pensavamo di sapere—tutto va in fumo.
Nelle profondità della Grande Piramide di Giza, hanno trovato otto enormi cilindri a spirale che si estendono per oltre 600 metri nella Terra. Questa non è architettura antica. Questa è ingegneria avanzata. Questa è tecnologia.
Non è stato costruito con strumenti primitivi o lavoro forzato. È stato creato con intenzione, precisione, ed è stato nascosto di proposito. Questa scoperta riguarda qualcosa di più antico e intelligente di quanto ci sia stato permesso credere.
La narrativa ufficiale è una farsa. E ora non possono più nasconderlo.
L’ho detto prima: ci hanno mentito per tutto questo tempo. I potenti hanno sempre saputo che esistevano altre fonti di energia. Energia libera. Efficiente. Pulita. E l'hanno sepolta. Perché se non fossimo stati dipendenti dai combustibili fossili, non saremmo intrappolati in questo ciclo di lavoro, salario e progresso limitato. Avevano bisogno di noi come schiavi del sistema, quindi hanno costruito tutto attorno al petrolio, al gas e alla falsa scarsità.
Nikola Tesla conosceva la verità. Ha dimostrato che potevamo avere energia libera. E cosa è successo? L’hanno messo a tacere, cancellato. Dicono che sia morto di vecchiaia, ma chiunque abbia prestato attenzione sa come vanno queste cose. Ogni volta che qualcuno propone un modo per dare al mondo una vera libertà—un vero potere—spariscono, vengono silenziati o trovati morti.
Ma questo? Questa volta, non possono sotterrarlo. Non c'è modo di tornare indietro.

Labirinto.

 
Ogni vicenda, come un labirinto, ha i suoi anfratti, basta cercarli; una volta trovati, basterà analizzarli per comprendere come, quando e perchè hanno dato origine alla vicenda ed aiutarci ad uscire dal labirinto originato dalla stessa.

cetta.

venerdì 18 luglio 2025

DNA - genoma umano -

 

Pensa un po': quello che credi di sapere sul tuo DNA è completamente sbagliato.

Ti hanno sempre detto che il DNA è come un manuale di istruzioni fisso, scritto una volta per tutte alla nascita. Roba da fantascienza quello che sto per dirti.

Quasi metà del tuo DNA, per la precisione il 45%, è fatto di 'geni saltatori'. Sono antichi virus che milioni di anni fa hanno invaso il genoma dei nostri antenati e ci sono rimasti. Per sempre.

Ecco il bello: questi 'invasori' non se ne stanno fermi. Funzionano come un copia-incolla impazzito, spostandosi e duplicandosi nel nostro DNA per tutta la vita. Praticamente il nostro genoma è un campo di battaglia dove antichi virus continuano a riscrivere il codice genetico.

In pratica, non siamo solo umani. Siamo degli ibridi: parte umano, parte virus antico. Il nostro DNA è un museo vivente di invasioni virali che risalgono all'alba della vita.

Altro che manuale fisso: il nostro genoma è un libro che si riscrive da solo, pagina dopo pagina, con l'aiuto di questi antichi squatter microscopici.

Incredibile pensare che portiamo dentro di noi la storia di battaglie evolutive combattute milioni di anni fa. 

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Gli architetti del genoma arrivano dal passato. - Francesco Centorrino

 Progetto Genoma Umano.

Il 14 aprile 2003 è stato portato a termine il Progetto Genoma Umano: finalmente si disponeva del completo sequenziamento del DNA della nostra specie. Alla gioia dell’impresa eroica è tuttavia susseguita subito l’incomprensione: la parte codificante dei geni (gli esoni), rappresenta infatti soltanto una piccola percentuale del nostro DNA.

I trasposoni.

In cosa consiste il resto del genoma? La maggior parte dei nostri cromosomi è costituita da sequenze ripetitive disperse: i trasposoni. I nostri cromosomi sono un oceano di trasposoni dal quale emergono di tanto in tanto gli esoni. 

I trasposoni, anche chiamati elementi genetici mobili, elementi trasponibili o geni saltatori, sono dei frammenti di DNA capaci di replicarsi e di posizionarsi in regioni diverse dei cromosomi. Questo è un meccanismo molecolare spesso codificato dall’elemento stesso.

Qual è il loro ruolo?

Sembra che la storia dei trasposoni sia molto antica: essi hanno oltrepassato le barriere inter-specie acquisendo delle funzioni ritenute essenziali. Tuttavia, succede anche che i trasposoni possano seminare il panico nelle nostre cellule ed innescare processi patologici, come quelli cancerosi.

“Taglia – incolla” o “incolla – taglia”?

A seconda dei loro meccanismi, si distinguono due grandi famiglie di trasposoni: “taglia – incolla” o “incolla – taglia”. I primi prevedono l’escissione sotto forma di DNA, accompagnata dall’integrazione della parte escissa in un’altra parte del genoma. Essi rappresentano la famiglia dei trasposoni a DNA, spesso chiamati solo trasposoni (Figura 1).

L’altra famiglia, detta “incolla – taglia”, è invece la più comune negli esseri umani. In questo caso l’elemento è dapprima trascritto in RNA, convertito in DNA ed integrato in un’altra parte del genoma. In questo caso si parla di retrotrasposoni. L’enzima chiave di questo processo è la trascrittasi inversa, che ricopia l’RNA sotto forma di DNA. Esso è presente anche nei retrovirus, come HIV, i quali ne rappresentano i probabili antenati. Del resto, la distinzione tra retrotrasposoni e retrovirus è incerta.

Alcuni retrotrasposoni sono diventati indipendenti dall’ospite originale dopo aver acquisito un gene codificante per proteine dell’involucro, divenendo retrovirus. Al contrario, certi retrovirus hanno infettato la linea germinale del loro ospite (le cellule sessuali) diventando così dei retrotrasposoni, trasmessi da una generazione ad un’altra.

Meccanismo d'inserzione dei trasposoni
Figura 1 – Meccanismo di inserzione del trasposone all’interno del genoma. Un trasposone si può inserire in diversi modi nel nostro DNA. In quest’immagine, il trasposone (verde) ‘salta’ da un pezzo di DNA ad un altro. Il risultato finale di questo tipo d’inserzione detto “taglia-incolla”, entrambi i pezzi di DNA possiedono una copia del trasposone.

I retrotrasposoni della linea L1

Solo una sottofamiglia di retrotrasposoni è sempre attiva nel nostro genoma: i retrotrasposoni della linea 1 o L1, di origine non virale. Essi assistono la replicazione (retrotrasposizione) di elementi trasponibili non codificanti per una trascrittasi inversa, come le sequenze Alu o SVA. Tuttavia, tra le migliaia di copie di elementi L1 del nostro genoma, solo un centinaio sono in grado di generare nuove copie. Gli elementi L1 sono presenti solo negli umani; i nostri cugini, scimpanzè e gorilla, possiedono infatti altri elementi trasponibili attivi.

Inserzione del retrotrasposone L1
Figura 2. Inserzione del retrotrasposone L1 nel gene APC. Il gene APC lavora normalmente producendo una proteina fondamentale per la nostra salute. Se il trasposone L1 si inserisce, interrompendolo, la proteina non può più essere prodotta. Questo tipo d’inserzione è all’origine di diversi tipi di cancro.

In seguito al Progetto Genoma Umano, è stato sequenziato il genoma di migliaia d’individui diversi nel mondo. Seppur simili, essi differiscono tuttavia in modo più o meno importante. Le variazioni genetiche riscontrate inoltre non sono soltanto semplici modificazioni di nucleotidi, ma anche cambiamenti più grandi, come delezioni o inserzioni, in particolare proprio di elementi trasponibili.

Le conseguenze dei trasposoni possono essere complesse: si potrebbero verificare ad esempio modificazioni dei livelli d’espressione del gene, perturbazioni del profilo spazio-temporale della sua espressione, persino creazioni di nuove forme dello stesso gene (Figura 2).

Alla fine degli anni ’80, Haig Kazazian, studiò le mutazioni responsabili dell’emofilia. Kazazian scoprì delle inserzioni dell’elemento L1 nella regione codificante del gene del fattore VIII (implicato nella coagulazione), nei pazienti affetti da emofilia. Quest’osservazione è stata straordinaria per diversi motivi: ha infatti dimostrato non solo che esistevano degli elementi trasponibili attivi negli esseri umani, ma anche che potevano essere la causa di malattie genetiche.

Oggi sappiamo che inserzioni ereditabili possono prodursi nelle cellule sessuali, spermatozoi e ovuli, dei genitori. Fortunatamente, queste nuove inserzioni non provocano necessariamente malattie genetiche.

I mosaici genetici.

Il lavoro di Kazazian e, più recentemente, il lavoro del team di Jose-Luis Garcia-Perez dell’Università di Edimburgo, mostrano che il processo di retrotrasposizione potrebbe avvenire nel primo stadio dello sviluppo embrionale.

In questo stadio infatti alcune cellule dell’organismo o della placenta sono soggette ad inserzione ed altre no, facendo sì che molti di noi risultino chimere genetiche. Nella maggior parte dei tessuti adulti, i retrotrasposoni L1 sono repressi da numerosi meccanismi cellulari che bloccano la loro espressione e replicazione.

I lavori di Alysson Muotri e Fred Gage, dell’Istituto Salk a San Diego, hanno mostrato che i retrotrasposoni sono reattivi nel cervello degli esseri umani e dei roditori. Le domande restano comunque tante: è un processo normale, oppure importante per le funzioni cerebrali o la complessità del nostro cervello? Una maggiore attività dei retrotrasposoni potrebbe dare origine a delle malattie neurologiche o neurodegenerative, come la schizofrenia o il morbo di Parkinson?

Il laboratorio di Fred Gage ha rivelato che nel topo, l’accumulazione di nuove copie dell’elemento L1 potrebbe essere influenzata dalle prime esperienze di vita, collegando così ambiente e alterazioni genetiche nel cervello. I retrotrasposoni L1 sono attivi anche nei tumori umani. Il gruppo di Burns, dell’università John Hopkins, ha individuato il meccanismo di retrotrasposizione in circa la metà dei tumori epiteliali. Numerosi laboratori nel mondo hanno scoperto nuove inserzioni di L1 nei tumori, e la loro assenza nei tessuti normali circostanti.

Recentemente, un vasto studio del Consorzio Internazionale della Genomica del Cancro, ha provato che la riattivazione dei retrotrasposoni può condurre a un largo ventaglio d’alterazioni cromosomiche. In particolare, nel cancro dell’apparato digerente (cavo orale, esofago, stomaco e colon) o del polmone. I genetisti hanno identificato migliaia d’inserzioni, ma anche inversioni, traslocazioni o grandi delezioni di milioni di paia di basi, associate alle inserzioni. 

Trasposoni ed epigenetica.

E cosa succede a livello epigenetico? Le modificazioni chimiche del DNA e degli istoni, le proteine attorno alle quali il DNA si avvolge, giocano un ruolo importante nella regolazione genica, e nella repressione dei retrotrasposoni. Questo profilo epigenetico è profondamente alterato nelle cellule cancerose. Inoltre, si è pensato per molto tempo che queste alterazioni erano sufficienti per riattivare i retrotrasposoni L1. 

La verifica di quest’ipotesi è stata difficile per due ragioni: la sequenza dei retrotrasposoni è quasi identica e la loro posizione nel genoma varia enormemente. In queste condizioni com’è possibile sapere se nelle cellule tumorali molti elementi L1 sono riattivati, o se solamente un piccolo numero di copie viene espressa?

Alcuni ricercatori hanno utilizzato l’associazione di più approcci innovativi di sequenziamento e bioinformatica per arrivare a formulare una risposta: solo poche copie di L1 sono attive in un tipo cellulare o in un dato tessuto. Alcune di queste copie sono polimorfiche nella popolazione, sono cioè presenti solo in certi individui, possono rappresentare dei fattori di predisposizione al cancro nel tessuto dove sono attivi. In altre parole, non siamo tutti uguali per i retrotrasposoni e i loro effetti potenzialmente mutageni.

Inserzioni aleatorie… o quasi.

Resta una domanda essenziale: gli elementi trasponibili s’inseriscono in modo totalmente aleatorio nel genoma, oppure prendono di mira delle regioni particolari? Lo studio di organismi modelli e dei retrovirus ha messo in luce la diversità delle strategie adattate: alcuni elementi trasponibili privilegiano le regioni più accessibili dei cromosomi, altri le regioni particolarmente compatte.

Alcuni preferiscono i geni, altri li evitano. Tuttavia, due studi mostrano che seppur non si inseriscano in modo omogeneo nel nostro DNA, non sono affatto influenzati dallo stato di condensazione della cromatina o dalla presenza di geni.

Il principale fattore che guida la loro integrazione è la presenza di un motivo molto corto (una sequenza di basi del DNA) riconosciuto da degli enzimi codificati dall’elemento L1 che guidano la retrotrasposizione. Questo motivo non è distribuito nello stesso modo in tutte le regioni cromosomiche, né tra i due filamenti della doppia elica di DNA. Perché questi risultati sono importanti? Paragonando le regioni dove un elemento L1 si può inserire e quelle dove lo ritroviamo nel corso dell’evoluzione di una popolazione, possiamo riuscire a capire in quali regioni l’inserimento di un elemento trasponibile è dannoso. Viceversa, l’arricchimento d’inserzioni in una regione, per esempio in un tumore, può mettere in luce i fattori che contribuiscono alla crescita tumorale.

Il caso della sindrome di Aicardi-Goutières.

Per quanto riguarda gli effetti mutageni dei retrotrasposoni attraverso la loro inserzione nel genoma, lo studio della sindrome di Aicardi-Goutières, dal gruppo di Daniel Stetson, all’università di Washington ha aperto nuove prospettive.

I pazienti colpiti da questa malattia genetica rara presentano dei sintomi infiammatori, disordini neuorologici e dello sviluppo importanti, soprattutto nel cervello. Questo insieme di sintomi ricordano quelli di un’infezione virale congenitale, ma nessun virus conosciuto è stato identificato. La risposta infiammatoria sembra essere iniziata dalla produzione di DNA complementare del retrotrasposone L1 ed il suo accumulo nel citoplasma delle cellule. Si ignora come queste molecole di DNA possano lasciare il nucleo dove la retrotrasposizione avviene normalmente. 

Sorprendentemente, in caso di senescenza cellulare, in cui si assiste alla perdita della facoltà proliferativa della cellula a causa del suo invecchiamento, si manifesta un fenomeno simile. La cromatina e gli altri marcatori epigenetici sono profondamente rimodellati, i retrotrasposoni L1 sono riattivati, senza che si notino fenomeni d’inserzione: il loro DNA complementare si accumula nel citoplasma e attiva la risposta infiammatoria legata all’interferone.

Questa risposta infiammatoria, all’origine di numerose patologie associate all’invecchiamento, è abolita quando le cellule, o i topi, sono trattati con inibitori della trascrittasi inversa, utilizzati contro l’HIV. Questa scoperta, fatta dal gruppo di John Sedivy dell’università di Brown, suggerisce che i retrotrasposoni sarebbero direttamente implicati nell’invecchiamento, e che sarebbe possibile limitare il loro effetto deleterio attraverso degli approcci farmacologici.

Nuovi sistemi di connessioni geniche

Le sequenze regolatrici dei trasposti possono agire anche a distanza. Esse sono ridistribuite nel genoma in seguito alla migrazione degli elementi trasponibili con degli effetti diversi a seconda che si inseriscano vicino o all’interno di un gene. 

Barbara McClintock, premio nobel della medicina nel 1983 per la scoperta dei trasposoni, suggerì per prima che questi fossero in grado di controllare i geni. Mentre, Roy Britten e Eric Davidon negli anni 1970, immaginarono che essi potessero essere distribuiti e creare nuovi moduli genetici, permettendo un’evoluzione ed un adattamento rapido ad un ambiente mutevole.

Gli esempi nel mondo vegetale e animale sono numerosi. Per esempio, l’inserzione dei retrotrasposoni a monte di un gene implicato nella regolazione della biosintesi delle antocianine, ha portato allo sviluppo delle arance sanguigne.

Oppure, all’inizio del XIX secolo, l’inserzione di un elemento trasponibile in un gene legato alla pigmentazione delle falene, le ha rese più scure. Quest’adattamento fù essenziale, perché permise alle falene di difendersi dagli uccelli, loro predatori. Infatti, in piena rivoluzione industriale, i tronchi degli alberi erano più scuri a causa dell’inquinamento atmosferico.

Il gruppo di Cédric Feschotte, dell’università di Utah, ha identificato negli esseri umani una famiglia di retrovirus endogeni (MER41), che ha invaso il nostro genoma tra 45 a 60 milioni d’anni fa e ci è rimasta. Questi elementi controllano una parte della risposta antivirale innata e hanno contribuito allo sviluppo di centinaia di motivi di DNA capaci di attivare i geni vicini in risposta all’interferone gamma, una proteina che interviene nel controllo delle cellule del sistema immunitario.

In modo simile, il gruppo di Joanna Wysocka, all’università di Stanford, ha scoperto che un sottogruppo di sequenze derivato da retrovirus endogeni HERVK, che esiste solamente nei primati ominoidei, esseri umani compresi, controlla sulla lunga distanza cromosomica l’attività di centinaia di geni attivi nelle cellule embrionali.

I motivi a dita di zinco sono indispensabili. 

Il legame tra elementi trasponibili e genoma è rafforzato, nei vertebrati, da una famiglia di proteine dette a dita di zinco con un dominio KRAB (KZFP). Ogni proteina riconosce un unico motivo di DNA e induce un cambiamento della cromatina che lo circonda, reprimendo i geni che essa contiene. Ora, una parte dei KZFB riconosce direttamente gli elementi trasponibili. Di conseguenza, la proliferazione di questi trasposoni è contenuta e l’espressione dei geni circostanti regolata.

Didier Trono, della scuola politecnica di Losanna, ha proposto recentemente che le proteine KZFP controllano l’espressione dei geni importanti per lo sviluppo embrionale o neurale. Occasionalmente, sono sequestrati per reprimere una famiglia particolare di elementi trasponibili, in questo tessuto. Questi trasposoni si moltiplicano e si disperdono nel genoma, apportando dei nuovi siti di legame di KZFP vicino a nuovi geni. A lungo termine il processo si spegne, perché da una parte è bloccata dai KZFP e dall’altra, ognuna delle coppie accumula mutazioni che l’inattivano. Nonostante ciò, i motivi di legame di KZFP sono stati disseminati e sono attualmente in grado di regolare nuovi geni. Se le innovazioni così acquisite apportano un qualche avvantaggio selettivo, l’elemento trasponibile che trasporta il motivo sarà progressivamente selezionato, o fissato nella popolazione. 

Insomma, la relazione tra i trasposoni e il genoma contribuisce ampiamente all’evoluzione della rete di regolazione genica. Gli elementi trasponibili apportano una plasticità inaudita nei genomi degli esseri viventi, ben al di là delle semplici mutazioni di DNA. Uno degli esempi più evidenti è la comparsa dell’immunità acquisita nei vertebrati, fondata sulla diversificazione degli anticorpi. Come David Schatz, all’università di Yale ha dimostrato, gli enzimi che iniziano queste reazioni, RAG1 e RAG2 derivano da un trasposone a DNA, noto come protoRAG. Anche il nostro sistema immunitario è il frutto dell’addomesticamento di un elemento trasponibile.

E la placenta fu…

Più recentemente nella storia evolutiva, l’evoluzione della placenta nei mammiferi (detti placentali) è legata all’infezione delle cellule sessuali o embrionali da parte di retrovirus. Tutti i retrovirus possiedono sulla superficie delle proteine dell’involucro, che rendono possibile la fusione delle membrane cellulari e virali, la prima fase dell’infezione. Queste proteine, talvolta, influiscono sull’azione del sistema immunitario. Ed anche se i retrovirus non sono funzionali dal punto di vista replicativo ed infettivo, i geni delle proteine dell’involucro, le sincitine, sono sempre funzionali e hanno un ruolo fisiologico essenziale.

Le sincitine, espresse nella superficie delle cellule del trofoblasto, portano alla fusione di queste cellule, una tappa chiave della placentazione. Esse contribuiscono anche alla tolleranza immunologica tra madre e figlio, evitando il rigetto. Inoltre, il gruppo di Thierry Heidmann, dell’Istituto Gustave-Roussy, ha dimostrato che l’addomesticazione degli involucri dei retrovirus endogeni ha avuto luogo numerose volte in maniera indipendente nel corso dell’evoluzione dei mammiferi.

Infine, un ultimo esempio, il gene Arc, implicato nella plasticità sinaptica, deriva da un retrotrasposone che è inserito nel genoma dell’antenato comune dei vertebrati terrestri, i tetrapodi.

Conclusioni

In conclusione, oltre al loro ruolo centrale nell’espressione genica, gli elementi trasponibili hanno contribuito all’emergere di funzioni fisiologiche essenziali come l’immunità, la riproduzione ed il funzionamento cerebrale.

In quanto costituiscono più della metà del nostro genoma, anche se una buona parte è stata addomesticato, è molto probabile che verranno scoperti molti altri esempi.

La nostra autostima dovrebbe soffrirne, dobbiamo molto a dei geni spesso definiti egoisti. 

Federica Angius

https://www.microbiologiaitalia.it/virologia/gli-architetti-del-genoma-arrivano-dal-passato-linfluenza-dei-trasposoni/