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martedì 17 marzo 2020

L'archivio di Harry Belafonte va alla biblioteca di Harlem.

L'ARCHIVIO DI HARRY BELAFONTE VA ALLA BIBLIOTECA DI HARLEM © EPA

60 anni da Banana Boat, carte e musica trovano casa.

NEW YORK - La musica e le carte di Harry Belafonte tornano a casa a Harlem: a sei decenni dal leggendario "Banana Boat", registrazioni, appunti, lettere del cantante giamaicano-americano sono stati acquistati dallo Schomburg Center for Research in Black Culture, una divisione della New York Public Library con sede a dieci isolati dall'Apollo Theatre.
Una volta catalogato, l'archivio offrira' uno spaccato finora inedito di una lunghissima vita in cui arte e attivismo politico si sono continuamente intrecciati. Belafonte ha compiuto 93 anni il primo marzo e ha festeggiato proprio all'Apollo con uno degli ultimi "singalong" in un teatro dell'era del coronavirus: tutti gli spettatori si sono uniti al leggendario cantante e attore per una delle sue canzoni piu' famose, il brano dei lavoratori portuali del turno di notte che, dopo aver caricato la bananiera, facendosi ormai giorno, vogliono tornare a casa. "Banana Boat", resa in Italia da artisti diversi come Pino Daniele, Celentano e Mina, usci' nel 1956 nell'album "Calypso" e due anni dopo il Quartetto Cetra ne fece una parodia con "Pummarola Boat".
Due settimane fa, in onore di Belafonte, era stato il rapper Doug E. Fresh a dare il ritmo al celebre ritornello "Day-O!" all'Apollo, una "cattedrale di spiritualita'", come aveva aveva scritto nelle sue memorie del 2001 il cantante e attore amico di Marlon Brando e Martin Luther King, dei Kennedys e di Nelson Mandela. "Ogni pezzo di carta racconta una storia", ha detto Kevin Young, il direttore dello Schomburg: "Non solo su Belafonte, ma sulla storia dei neri in America, il nostro attivismo e la nostra arte".
Belafonte appartiene a tutto questo: fu il primo cantante ad avere un album venduto in un milione di copie (proprio "Calypso") e il primo afro-americano a vincere un Emmy. Bello e carismatico, fu anche in prima nel movimenti per i diritti civili: dalla Freedom Summer alla marcia del 1963 su Washington, dal boicottaggio dell'apartheid in Sud Africa allo spettacolo We Are the World con Stevie Wonder, Michael Jackson, Bob Dylan e Cyndi Lauper. La vendita dell'archivio per una cifra non precisata e' una sorta di ritorno a casa: Belafonte nacque come artista all'American Negro Theater, la cui prima sede fu proprio in una cantina dell'edificio che ospita il centro. Nel 1946 Harry aveva 19 anni ed era stato da poco congedato dalla Navy quando comincio' la lavorare come usciere al teatro e un'attrice, a cui lui aveva fatto lavoretti in casa, gli regalo un biglietto per una rappresentazione. "Avrei preferito cinque dollari", ha detto Belafonte al New York Times: "Ma una volta che messo piede in quel posto, non mi sono piu' guardato alle spalle".


Da piccola dicevo che da grande avrei sposato lui e, alla domanda che mi facevano: "quando sarai grande lui sarà già vecchio" rispondevo: "Lui mi aspetterà". L'ho adorato e lo adoro ancora. Fu lui ad organizzare la riunione di tutti i cantanti di "we are the world".
Da wikipedia:
Il 20 dicembre 1984 il musicista statunitense Harry Belafonte, indignato per il fatto che gli artisti afroamericani non avessero fatto nulla per aiutare gli etiopi, i maggiormente colpiti dal cataclisma, decise di produrre e realizzare un brano musicale per una raccolta fondi specifica per l'Etiopia e contattò allora il manager e produttore Ken Kragen, il quale suggerì di coinvolgere vari artisti statunitensi, sul modello del progetto britannico. Kragen chiamò Lionel Richie, che a sua volta propose Quincy Jones come produttore.
La sera stessa Richie chiamò Jones, che si trovava in quel momento in compagnia di Michael Jackson, di cui aveva già prodotto gli album Off the Wall e Thriller e che si apprestava a lavorare al successivo Bad. Jackson stesso aderì con entusiasmo al progetto e pochi giorni dopo Jones e Richie si ritrovarono assieme a lui nella sua casa ad Encino, in California, per comporre il brano: We Are the World prese forma nell'arco di due giorni,[7][9] quindi i tre lavorarono alla lista di artisti da coinvolgere nel progetto.
Grande!
C.