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sabato 26 settembre 2020

Tutti gli errori di Madrid e Londra “Ritardi e sbagli nei tracciamenti”. - Marco Pasciuti


Lo studio sui Paesi più in difficoltà. The Lancet. L’analisi. Tra le carenze di Spagna e Regno Unito la rivista indica l’assenza di criteri pubblici per le restrizioni.

Ora assistono a una nuova impennata delle curve epidemiche e stanno procedendo a nuovi lockdown, ma entrambe hanno “avuto problemi” nel mettere in piedi un efficace sistema di contact tracing. Hanno revocato e ripristinato le restrizioni “senza seguire criteri espliciti e pubblici”. Non è chiaro, poi, se nel farlo Londra utilizzi i propri “sistemi di allerta”. Madrid, invece, ha usato gli indicatori scelti “senza alcuna ponderazione esplicita nel processo decisionale”. Uno studio pubblicato su The Lancet ha passato in rassegna i modelli di risposta all’epidemia di Covid-19 utilizzati in 9 Paesi. Nel quadro che ne emerge Regno Unito e Spagna hanno commesso diversi errori.

Lo studio, pubblicato su una tra le più importanti riviste scientifiche a livello internazionale, ha analizzato la situazione di 5 Stati nella regione Asia-Pacifico (Sud Corea, Hong Kong, Giappone, Nuova Zelanda e Singapore) e 4 in Europa (Germania, Norvegia, Spagna e Regno Unito), questi ultimi in un contesto in cui “più di un decennio di misure di austerità hanno indebolito sistemi sanitari e protezione sociale”: esperti provenienti da ognuno di questi Stati hanno analizzato la risposta data dai rispettivi governi al virus e le loro scelte in materia di allentamento delle restrizioni. Allentamento che sarebbe dovuto avvenire in base a 5 prerequisiti: “Conoscenza dello stato dell’infezione”, “grado di coinvolgimento della comunità”, “capacità del sistema di salute pubblica”, “capacità del sistema sanitario” e “controlli alle frontiere”.

Il primo problema è comune: sia a Londra che a Madrid “i politici, avvalendosi della consulenza di esperti, decidono quando e quali restrizioni ridurre, ma senza criteri espliciti e pubblici”. Il governo Sanchez (che ieri ha avuto altri 12.272 contagi a 120 morti) in particolare “ha pubblicato un pannello di indicatori, inclusi parametri epidemiologici, di mobilità, sociali ed economici, senza alcuna ponderazione esplicita nel processo decisionale”. Senza cioè spiegare quale peso abbia ognuno di questi nelle decisioni. La mancanza di coordinamento è stato, invece, uno dei principali errori di Boris Johnson, che ieri ha dovuto registrare un nuovo record di contagi, 6.874 contro i 6.634 di giovedì: Inghilterra, Galles, Nord Irlanda e Scozia, “le 4 nazioni del Regno si sono allineate nella loro strategia fino a metà marzo, quando ognuna si è discostata nei suoi approcci specifici ed è uscita dal blocco”. Rompendo l’uniformità di misure che avrebbero potuto limitare la circolazione del SarsCov2 nel Paese. Esempio: in Inghilterra, “la distanza consigliata tra le persone è di almeno un metro, mentre in altre aree di due”. Quindi la comunicazione “è stata confusa e incoerente”.

Come le decisioni: a partire da giugno, sottolinea lo studio, il Regno ha adottato il modello della “bolla sociale” introdotto dalla Nuova Zelanda, che “consente a un gruppo di persone di avere uno stretto contatto fisico tra loro e praticare il distanziamento con soggetti esterni”. Il punto è che “a quelle che erano nate come bolle domestiche bloccate è stato lentamente consentito di estendersi a piccoli gruppi di familiari e amici, e poi di fondersi con altre bolle”. Tutte e 4 le nazioni britanniche “hanno avviato una simile strategia”. In questo momento, poi, in cui la Gran Bretagna sta “revocando o ripristinando le restrizioni sulla base di soglie epidemiologiche” (da ieri sono 16 milioni su 66 i britannici sottoposti a un lockdown bis localizzato) lo fa in maniera confusa: sebbene questi tre Paesi “dispongano anche di sistemi a livello di allerta, il collegamento a particolari contromisure non è stato altrettanto esplicito e non è chiaro se il sistema del Regno Unito venga effettivamente utilizzato”.

Il problema in diversi casi è a monte: “Sembra intuitivo che uno Stato non debba aprirsi finché non dispone di un sistema di sorveglianza di alta qualità” che opera attraverso le fasi di “ricerca, test, tracciamento, isolamento e supporto”. “Questo principio è stato spesso ignorato” e anche sotto questo punto di vista Londra e Madrid “si sono mosse con fatica”. La seconda, a corto di medici di base e personale nei distretti sanitari, ha dovuto far ricorso ai militari. Problemi anche nel proteggere i sanitari per la carenza di guanti e mascherine: in Spagna “il personale medico ha rappresentato oltre il 10% dei casi totali di Covid-19”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/26/tutti-gli-errori-di-madrid-e-londra-ritardi-e-sbagli-nei-tracciamenti/5944571/

lunedì 16 dicembre 2019

Clima: delusione alla Cop25, rinvio sul nodo centrale del mercato di carbonio.



COP25 UN Climate Change Conference continues in Madrid. (ansa)

Se ne dovrebbe riparlare a Bonn nel giugno 2020.

Fumata nera per la Cop 25 di Madrid che, nonostante i tempi supplementari, si è chiusa senza un'intesa sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi sulla regolazione globale del mercato del carbonio, il nodo più difficile da sciogliere.   
Delusione, dunque, di molti Paesi alla Conferenza su questo punto dell'agenda dei lavori. Se ne dovrebbe riparlare a Bonn nel giugno 2020.
 L'unico punto positivo l'obbligo per i Paesi ricchi di indicare di quanto aumenteranno gli impegni per tagliare i gas serra. Per il via libera al documento finale, si è riunita la plenaria dei 196 Paesi più l'Ue per il via libera al documento finale.
La Cop25 a Madrid è stata la più lunga fra tutte le edizioni con due giorni extra. Hanno vinto i Paesi vulnerabili (quelli che rischiano di sparire come le piccole isole del Pacifico) rispetto a quelli ricchi sul punto dell'Ambizione: cioè, entro l'anno prossimo questi ultimi dovranno indicare (sarà un obbligo e non un'opzione) di quanto aumenteranno gli impegni per tagliare i gas serra. Il 2020, quindi, si propstetta cruciale per salvare l'accordo di Parigi.
A parlare di fallimento sia Greta sia lo stesso segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.  
"Sembra che la Cop25 di Madrid stia fallendo. La scienza è chiara, ma la si sta ignorando. Qualunque cosa accada non ci arrenderemo mai. Abbiamo solo appena iniziato", scrive su Twitter l'attivista Greta Thunberg. 
Guterres si è setto "deluso" dai risultati della conferenza, affermando che "la comunità internazionale ha perso una opportunità importante per mostrare maggiore ambizione" nell'affrontare la crisi dei cambiamenti climatici. "Non dobbiamo arrenderci, e io non mi arrenderò", ha concluso.
Va all'attacco Greenpeace. Secondo l'associazione,  i progressi che ci si auspicava emergessero dalla COP25 sono stati "ancora una volta compromessi dagli interessi delle compagnie dei combustibili fossili e di quelle imprese che vedono in un accordo multilaterale contro l'emergenza climatica una minaccia per i loro margini di profitto". "Durante questo meeting - sottolinea - la porta è stata letteralmente chiusa a valori e fatti, mentre la società civile e gli scienziati che chiedevano la lotta all'emergenza climatica venivano addirittura temporaneamente esclusi dalla COP25. Invece, i politici si sono scontrati sull'Articolo 6 relativo allo schema del commercio delle quote di carbonio, una minaccia per i diritti dei popoli indigeni nonché un'etichetta di prezzo sulla natura. Ad eccezione dei rappresentanti dei Paesi più vulnerabili, i leader politici non hanno mostrato alcun impegno a ridurre le emissioni, chiaramente non comprendendo la minaccia esistenziale della crisi climatica".
I governi "devono ripensare completamente il modo con cui conducono queste trattative, perché l'esito di questa COP è totalmente inaccettabile", dichiara Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International. C'era necessità, afferma ancora, "di decisioni che rispondessero alle sollecitazioni lanciate dalle nuove generazioni, che avessero la scienza come punto di riferimento, che riconoscessero l'urgenza e dichiarassero l'emergenza climatica. Anche per l'irresponsabile debolezza della presidenza cilena, Paesi come Brasile e Arabia Saudita hanno invece fatto muro, vendendo accordi sul carbonio e travolgendo scienziati e società civile".
L'accordo di Parigi "potrebbe essere stato vittima di una manciata di potenti 'economie del carbonio'. Da questa COP è tuttavia emerso che ci sono alcune forze positive al lavoro: la High Ambition Coalition durante questa settimana ha offerto un'ancora di salvezza, e i piccoli Stati insulari - conclude l'associazione - si stanno rafforzando di giorno in giorno, mantenendo vivo l'accordo di Parigi".

mercoledì 26 settembre 2012

Madrid, il video delle polemiche: poliziotti picchiano un collega infiltrato. - Matteo Cruccu




Le immagini mostrano gli agenti che picchiano un incappucciato fintanto che questi non si fa riconoscere.

Tra le varie code polemiche del giorno dopo i gravi scontri che martedì hanno infuocato Madrid, ce n'è una piuttosto inquietante, se verificata: secondo i manifestanti, gli indignados che volevano occupare il parlamento, sarebbero state le forze dell'ordine, tramite agenti infiltrati, a far esplodere gli incidenti che sono costati 35 arresti e 64 feriti, di cui 16 ricoverati e uno piuttosto grave.
Ed effettivamente un video registrato dal gruppo alacalle e ripreso da diversi media spagnoli sembra confermare questa tesi.
La clip mostra un uomo debitamente incappucciato che viene preso a manganellate dai celerini, fintanto che non grida: «C...o sono un vostro collega». Un altro uomo, anch'egli a viso coperto, si avvicina agli agenti e conferma. Questi smettono e l'infiltrato ( a questo punto si può definire tale) li invita a "darsi una calmata". Legna sul fuoco insomma: per mercoledì sera gli attivisti hanno annunciato una nuova mobilitazione intorno al Parlamento.

Madrid, proprietario di un bar protegge manifestanti.



MANIFESTANTI SI RIFUGIANO IN UN BAR, IL PROPRIETARIO LI DIFENDE E CACCIA LA POLIZIA!

Il proprietario di un bar litiga con un agente di polizia mentre i manifestanti cercano rifugio all'interno durante la manifestazione degli indignados di ieri a Madrid.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=288928294545608&set=a.271792956259142.50623.271790549592716&type=1&theater