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domenica 17 settembre 2023

ENTROPIA E SINTROPIA - Viviana Vivarelli.

 

Secondo il mio pensiero, il sacro si manifesta nell'ordine dell'universo che a me sembra pervaso da una enorme intelligenza intrinseca. Lo stesso io credo sia nell'essere umano. Eppure, apparentemente, continuamente parti dell'universo muoiono o sono inghiottite dai buchi neri. Allo stesso modo parti di me, fisiche o psichiche, possono degradarsi o morire. Ci sono ovunque fenomeni di dissoluzione che fanno pensare che l'entropia sia alla base di tutte le cose.
L'entropia è la tendenza universale verso un progressivo disordine.
La sintropia è, al contrario, la tendenza a un evolutivo ordine.
Insomma la lotta tra Bene e Male non ha vincitori, ma fasi alterne di una battaglia che ha necessità di entrambi i poli per esistere.
Il docente di teologia VITO MANCUSO dice: "La nostra vita procede tra caos e logos, tra disordine e ordine, tra entropia e sintropia. Esiodo nella Teogonia scrive: «Primo fu Caos»; Giovanni nel Quarto Vangelo scrive: «In principio era il Logos». Chi ha ragione? Entrambi."
"La vita è un equilibrio instabile, in quanto il caos preme in continuazione per tornare a scomporre l’ordine stabilito."
Ma si può dire anche che: "La vita si può esprimere come un processo che, attraverso il disordine, acquista sempre nuovo ordine. Senza disordine nessun livello superiore è possibile."
"Siamo parte di un processo che produce ordine mediante disordine, organizzazione mediante caos, evoluzione mediante involuzioni, ovvero logos + caos; un processo che, su chi lo vive, produce una condizione che possiamo chiamare pathos-passione."
Così come l'amore tra un uomo e una donna può comporsi di fasi di rottura e di ricomposizione, c'è una legge in tutte le cose dove a volte sembra prevalere l'istinto di morte e a volte l'impulso di vita. Ma se una relazione affettiva regge malgrado questi alti e bassi, ciò vuol dire che è riuscita a spostarsi ad un livello superiore, perché entrambi i partner sono maturati e si vivono con maggiore consapevolezza.
Possiamo pensare che lo stesso accada nell'intero universo.
Leggere tutto in chiave deterministica sarebbe pessimista e ucciderebbe la speranza. Leggere tutto in chiave finalistica potrebbe essere utopico e in parte irraggiungibile.
Ma se accettiamo sia la disgregazione che la ricomposizione come fasi necessarie del tutto il quadro cambia.
La fisica moderna ha trovato due grandi leggi dell'universo: l'entropia e la sintropia. L'entropia dice: "il nostro rapporto tende a un disordine crescente". La sintropia dice: "il nostro rapporto tende a una crescente armonia e bellezza".
In fisica la prima legge risale al 1824 (Carnot), la seconda al meraviglioso Prigogine. Carnot è un vecchio fisico francese, Prigogine viene 150 anni dopo ed è uno straordinario premio Nobel russo. Entrambi partono dallo studio della termodinamica e arrivano a postulare una grande concezione dell'universo.
Carnot osserva che un motore termico perde calore e allarga le sue osservazioni affermando (seconda legge della termodinamica) che ogni sistema chiuso tende nel tempo a un maggiore disordine. Estende questa osservazione a tutto il creato. Non gli importa molto che le creature viventi non facciano proprio così, e anche ai fisici successivi sembra sfuggire che la vita organica sia alquanto diversa dal moto delle galassie. A me non sembra una buona cosa che ogni sistema, me compreso, sia equiparato ad un motore termico, ma il materialismo ha sempre avuto questa vocazione: a materializzare tutto, a considerare l’uomo come una macchina.
Io trovo che il determinismo meccanicistico sia deprimente, frustrante per l'uomo e lo spirito, una teoria esteticamente brutta, come direbbe Einstein. D'altra parte, per i positivisti lo spirito non esiste oppure essi fanno di tutto per distruggerlo. Io penso che i materialisti più che equiparare l’uomo alla macchina tendano a far diventare gli uomini simili a delle macchine, il che può essere un cattivo discorso di potere. Non so perché tanta gente abbia repulsione per l’uomo che pensa o per l’uomo spirituale, forse perché lo spirito è libertà e alcuni non hanno la percezione della libertà oppure ne hanno troppa fino a sfociare nella dimenticanza dell'altra persona.
In fisica, dunque, per 150 anni ha dominato questa brutta teoria meccanicistica che purtroppo è in vigore ancora, poi è venuto lo splendido fisico russo, Ilya Prigogine, che oltre a essere un fisico era anche un idealista e ha rivoluzionato non solo la termodinamica ma la visione intera del mondo, dicendo: “non è vero che andiamo verso il caos anzi, al contrario, la vita si evolve dal caos". I sistemi (viventi e non) sono 'aperti', cioè scambiano continuamente energia e informazioni con l'ambiente. E Prigogine ha una intuizione bellissima: li vede come vortici nella corrente di un fiume, fluttuanti e instabili, vortici energetici che sono raggiunti continuamente da informazioni, ne danno, e consumano continuamente energia in questo scambio, sono cioè dissipativi ma questo scambio di stimoli/energia/informazioni li trasforma continuamente. In certi momenti, però, questo flusso può diventare cosi forte da rompere il loro equilibrio. Quando il sistema aperto, a causa di queste continue informazioni modificanti, diventa troppo instabile, arriva ad un punto critico e può superarlo solo in un modo: organizzandosi a un livello di ordine superiore, altrimenti perisce.
È chiaro il correlato psichico. Possiamo riportare questa legge a noi stessi, al nostro equilibrio cognitivo/emozionale e dire che anche noi siamo vortici di energia modificati continuamente da nuove informazioni, ma possono esserci dei momenti della nostra vita in cui ciò che ci arriva è tale da squilibrarci, da portarci a un tracollo psichico, cognitivo o emozionale. A quel punto possiamo salvarci solo compiendo un salto evolutivo.
Quando il sistema vivente arriva al suo punto critico, si raccoglie in sé come un sol tutto (molecola con molecola, informazione con informazione), sprigionando forze di autorganizzazione superiore, come se ogni sua parte, ogni sua più piccola parte, fosse informata dello stato complessivo del sistema stesso e intercomunicasse fattivamente. Dunque l'evoluzione del sistema passa per mutamenti successivi, causati da continue informazioni-deformazioni, fino a un punto di non ritorno, dopo cui il sistema può o perire o saltare a un ordine più complesso.
Dunque il caos non è più il fine dell'universo, ma uno stato progenitore dell'ordine. Dal Caos la vita, perché l'informazione/coscienza ha tendenza a creare strutture sempre più coerenti, belle e armoniche.
Ordine e disordine creano il mondo. Le culture antiche lo hanno sempre saputo. In Egitto Horus e Seth rappresentano appunto Ordine e Disordine, come il Kaos e Logos greci, o il Brahma e Shiva indù. Come dice Bergson: "Tutto avviene come se un'ampia corrente di coscienza esistesse nella materia".
Tutto ci porta verso una crescente armonia e bellezza, anche le crisi, anche le carenze, anche gli ostacoli, ma massimamente le esperienze più profonde. E veramente 'crisi', allora, come nell’ideogramma cinese, vuol dire 'occasione' e sta a noi far sì che l’occasione di cambiamento sia propizia, non solo a noi, ma al tutto... sia promotrice di crescita, di evoluzione, di progresso. Non per noi o a causa di noi, ma per la legge che regge il mondo e che lo conduce come un grande fiume verso il mare.
Come l'elettrone, girando attorno al centro dell'atomo secondo orbite circolari può caricarsi di energia fino al punto da non reggere più la propria orbita e non gli resta che saltare su un'orbita esterna, così la nostra energia psichica può non avere altro modo per resistere allo stress che portare la mente a un livello superiore.
In tal modo le unità di coscienza possono tendere all'autotrascendenza, fondendosi in unità più vaste e anche noi possiamo arrivare a trascendere ciò che siamo per diventare unità più vaste, sempre più lontane dall’ego iniziale e sempre più ampie nell'ampio mondo.