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venerdì 9 novembre 2018

Stefano Cucchi, carabinieri alla proiezione del film: “Dateci la lista dei partecipanti”. Colonnello: “Lì per questioni di sicurezza”.

Stefano Cucchi, carabinieri alla proiezione del film: “Dateci la lista dei partecipanti”. Colonnello: “Lì per questioni di sicurezza”

A raccontare la vicenda - avvenuta in una libreria del centro commerciale Le Gru di Siderno - è il quotidiano La Stampa. La titolare della libreria, Roberta Strangio, ha risposto ai due militari che non poteva soddisfare la loro richiesta perché non esisteva un elenco dei partecipanti all’iniziativa. I due hanno dunque assistito alla proiezione ma senza identificare nessuno.

Si sono presentati in una libreria e hanno chiesto “l’elenco dei partecipanti” alla proiezione del film Sulla mia pelle, sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi. È quello che hanno fatto due carabinieri a Siderno, in provincia di Reggio Calabria. A raccontare la vicenda – avvenuta in una libreria del centro commerciale Le Gru – è il quotidiano La Stampa. Secondo il quotidiano di Torino la titolare della libreria, Roberta Strangio, ha risposto ai due militari che non poteva soddisfare la loro richiesta perché non esisteva un elenco dei partecipanti all’iniziativa.
I due carabinieri si sono allora congedati “con gentilezza“, ha riferito ancora Strangio, ma non hanno lasciato la libreria, trattenendosi per l’intera durata della proiezione del film ma senza identificare nessuno dei partecipanti all’iniziativa. “Non hanno chiesto i documenti a nessuno neanche alle persone uscite prima della fine del dibattito che ha fatto seguito alla proiezione del film”, ha detto la proprietaria della libreria.

“I carabinieri erano lì per attività di routine e hanno interloquito con gli organizzatori per sapere se c’era qualcuno delle istituzioni o autorità, in un’ottica di ordine e sicurezza pubblica”, ha spiegato al quotidiano diretto da Maurizio Molinari il colonnello Gabriele De Pascalis, comandante del Gruppo di Locri dei carabinieri. “A noi – ha aggiunto – non interessa alcun elenco, soprattutto in una manifestazione che non aveva alcun rischio di ordine pubblico. Noi siamo sempre tra la gente e non vogliamo che l’accaduto venga strumentalizzato, specie in una vicenda triste e delicata come quella di Stefano Cucchi”.
Fonte: ilfattoquotidiano del 8 novembre 2018

Avvenimento inquietante. E che avvenga in un periodo di destabilizzazione sociale, rende l'avvenimento ancor più sgradevole. Cetta 

venerdì 25 aprile 2014

Richard Gere, clochard sul set: nessuno lo riconosce e gli fanno l'elemosina.

Richard Gere, clochard sul set: nessuno lo riconosce e gli fanno l'elemosina



Questa volta il suo proverbiale fascino non l'ha aiutato. Visto così è solo uno dei tanti homeless della Grande Mela. Pantaloni trasandati, barba incolta e un cappelletto di lana sulla testa. E ancora: le mani nei bidoni della spazzatura, nel tentativo di rimediare qualche avanzo da mangiare, e una una birra nascosta dentro a un sacchetto di carta. E quel clochard attira l'attenzione di una passante. La donna spinta dalla compassione gli porge un sacchetto con dentro del cibo. Accade nel pomeriggio di New York davanti alla stazione centrale di Manhattan. Nessuno riconosce l'attore Richard Gere impegnato nelle riprese del film "Time Out of Mind" in cui interpreta appunto un clochard.

http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2014/04/25/foto/richard_gere_clochard_sul_set_nessuno_lo_riconosce_e_gli_fanno_l_elemosina-84405522/1/?ref=fbpr#1

mercoledì 5 dicembre 2012

Il mio nemico.



l mio nemico (Enemy Mine) è un film del 1985 diretto da Wolfgang Petersen. Il film è liberamente tratto dal pluripremiato romanzo breve Mio caro nemico (Enemy Mine1979) di Barry Longyear.


Trama XXI secolo: gli esseri umani s'inoltrano nell'esplorazione e scoperta di nuovi pianeti e di conseguenza territori da sfruttare e colonizzare Si scontrano con i Drac, una specie aliena rettiloidesenziente che rivendica l'influenza di alcuni territori contesi.Durante un'incursione di quattro vascelli alieni viene inviata una squadriglia di sei caccia terrestri con il compito di intercettarli. L'ostinazione del pilota umano Willis E. Davidge nell'inseguire ed ingaggiare uno dei vascelli nemici, reo di aver distrutto il caccia di un proprio compagno, porta la propria astronave nell'atmosfera del pianeta Fyrine IV. Benché Joy, il suo navigatore, gli avesse più volte chiesto di cessare l'inseguimento, Willis riesce a colpire gravemente il vascello nemico che comincia a precipitare rendendo la guida sempre più problematica. Il pilota Drac prima dell'impatto sulla superficie del pianeta sottostante si separa dal suo vascello grazie ad un modulo di salvataggio mentre il pilota terrestre non riesce ad evitare l'impatto con il vascello nemico abbandonato, con la conseguenza di ferire mortalmente il suo navigatore e precipitare egli stesso sulla superficie del pianeta.
Spinto dalla vendetta Willis si mette alla ricerca del nemico, deciso ad ucciderlo una volta trovato, ma nel tentativo non riuscito di mettere atto i propri propositi viene invece catturato dal nemico, Jeriba "Jerry" Shigan, dando inizio ad un reciproco studio al fine della sopravvivenza comune. La necessità di socializzare farà lentamente scoprire l'altrui lingua e trasformerà il loro rapporto prima in solidarietà e poi in amicizia.
L'alieno si riproduce per partenogenesi: le conseguenze del parto lo porteranno alla morte, ma durante l'agonia riesce a costringere l'umano ad imparare la lunghissima serie di nomi di tutti gli avi che lo hanno preceduto e si fa promettere che tale lista verrà insegnata al suo figlio. Davidge si trova così a dover allevare l'alieno neonato.
Dopo vari anni, e molte peripezie, il bambino alieno divenuto adulto, inserira' Davidge nella "lista degli antenati" sottolineando così il contributo fondamentale che l'umano ha avuto per la sua sopravvivenza.

venerdì 14 settembre 2012

Film Maometto, islamici in rivolta. Assalto alle ambasciate in Sudan e Tunisia: 6 morti.


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Una vittima anche in Libano dove il Papa è in visita ufficiale. Scontri e spari in Tunisia, anche contro la scuola americana. A Khartoum assaltate le sedi diplomatiche di Usa, Gran Bretagna Germania. Proteste e scontri anche in Egitto. Manifestazioni in Bangladesh, con 10mila persone in piazza a Dacca, in Malaysia e in Indonesia.

Proteste e manifestazioni in tutti paesi islamici contro la pellicola sulla vita di Maometto considerata blasfema. Il venerdì, giorno santo per i musulmani, si è trasformato in una nuova giornata di violenza e rabbia dopo le manifestazioni e gli scontri di ieri
SUDAN - Migliaia di manifestanti hanno raggiunto l’ambasciata Usa a Khartoum e sono riusciti a entrare all’interno da dove si sono uditi spari. La polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni per tenerli a distanza e secondo l’agenzia Adnkronos i morti sono quattro. Lo staff dell’ambasciata sarebbe al sicuro, secondo l’agenzia Bloomberg che cita il portavoce dell’ambasciata americana a Khartoum, Ron Hawkins. In precedenza, oltre 5 mila persone si erano riunite davanti alle ambasciate di Germania e Gran Bretagna e gruppi di violenti avevano dato l’assalto alla sede diplomatica tedesca. La polizia sudanese è stata costretta a intervenire con la forza per tentare di disperdere la folla, sono stati sparati candelotti lacrimogeni contro i manifestanti che hanno risposto lanciando pietre contro gli agenti e verso le due sedi diplomatiche che si trovano una accanto all’altra. I manifestanti sono riusciti a fare irruzione nel compound sfondando il cordone di polizia. Da quella tedesca si sono sollevate fiamme, ma il personale della sede diplomatica è stato messo al sicuro. I manifestanti hanno poi rimosso la bandiera tedesca e issato al suo posto quella di al-Qaeda
TUNISIA - Un gruppo di manifestanti è riuscito a scavalcare il muro di cinta dell’ambasciata Usa a Tunisi e ad ammainare la bandiera americana per sostituirla con una bandiera islamica. La polizia tunisina ha cercato di fronteggiare i manifestanti e di evitare l’assalto agli uffici sparando colpi di arma da fuoco in aria. Inutile il fitto lancio di granate lacrimogene verso la folla di manifestanti. Le forze di sicurezza, schierate a protezione, hanno quindi cominciato a esplodere molti colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio per disperdere i manifestanti. L’agenzia Ansa ha scritto di spari ad altezza uomo. Alcuni feriti sono stati già portati via, secondo le prime informazioni sarebbero cinque e almeno due sono stati colpiti da armi da fuoco. Nel parcheggio della sede diplomatica sono state lanciate bombe incendiarie che hanno bruciato almeno quindici auto. Il personale dell’ambasciata, presidiato dai marines posizionati sul tetto, è stato evacuato anche se “con grande difficoltà”. Secondo alcuni testimoni l’American Cooperative School of Tunis, che si trova nella municipalità di L’Aouina (nell’area della Grand Tunis) è stata presa d’assalto e data alle fiamme da manifestanti. L’istituto era però stato chiuso. Secondo quanto riferisce il sito Tunisie Numerique, elementi della brigata anti-terrorismo hanno fermato un uomo che stava collocando un ordigno esplosivo, confezionato con una bombola di gas, dentro il compound dell’ambasciata americana di Tunisi. 
LIBANO - Nel giorno in cui il Papa inizia la visita ufficiale, a Tripoli si registra un morto e si contano almeno 25 feriti. Alcune centinaia di persone hanno dato fuoco a un locale della catena di ristorazione americana Kentucky Fried Chicken (Kfc) di Tripoli, principale porto nel nord del Libano. Secondo fonti della sicurezza libanese citate da al-Arabiya, il manifestante deceduto è stato raggiunto da una pallottola sparata dagli agenti mentre la folla cercava di prendere d’assalto un edificio governativo. Tra i feriti si contano almeno 18 agenti, colpiti dalle pietre lanciate dai manifestanti.
NIGERIA - La polizia, secondo Al Jazeera, ha sparato per disperdere una folla di manifestanti vicino a una moschea a Jos, nel centro del paese africano. 
KENYA - Manifestazioni anti americane si sono tenute questo pomeriggio, dopo la preghiera del venerdì, all’esterno della più importante moschea di Mombasa. Centinaia di musulmani si sono radunati fuori il luogo di culto  e hanno incendiato bandiere americane al grido di ‘Allah è grande’. “Condanniamo questo film americano che ha insultato il profeta Maometto”, ha detto il segretario generale del Consiglio degli Imam e Predicatori del Kenya (Cipk), Mohammed Khalifa. “Si tratta di una strategia del presidente Usa Barack Obama e di altri presidenti europei per ridicolizzare l’Islam”. Manifestazioni sono state segnalate da fonti locali anche in Somalia, nella città costiera di Chisimaio, ultima grande roccaforte dei miliziani somali di al Shabaab.
SPARI CONTRO DRONI USA IN LIBIA -  Intanto droni americani stanno sorvolando Bengasi, in Libia, mentre le milizie islamiste hanno iniziato a sparare pesantemente contro i velivoli. L’aeroporto di Bengasi è stato chiuso, riaperto e nuovamente richiuso in giornata. Lo rendono noto fonti del governo libico spiegando che la sorveglianza statunitense è iniziata da ieri in seguito all’ondata di proteste. 
Egitto. Migliaia di manifestanti si sono riversati in Piazza Tahrir dopo la preghiera. Un’auto è stata ribaltata e data alle fiamme lungo la via che dallaa piazza diventata simbolo della primavera araba conduce alla rappresentanza diplomatica. Centinaia di persone hanno protestato lanciando sassi e la polizia ha risposto con il lancio di lacrimogeni.  Tutte le strade di accesso all’ambasciata Usa sono bloccate da filo spinato e da uno schieramento imponente delle forze della sicurezza centrale a presidio. Agenti e manifestanti si sono allontanati dalla scena degli scontri con ferite, soprattutto alla testa, provocate dalla sassaiola, mentre si sono radunate in standby una decina di ambulanze pronte per assistere i feriti. La bandiera americana issata sul pennone all’interno del compound diplomatico è stata stracciata. Secondo fonti locali ci sarebbero almeno 11 feriti. 
Yemen. Le forze di sicurezza yemenite hanno sparato alcuni colpi in aria e usato gli idranti per disperdere una manifestazione di alcune centinaia di persone che cercavano di raggiungere l’ambasciata americana a Sanàa. Secondo la tv satellitare al-Jazeera i manifestanti si sono radunati a breve distanza dalla sede diplomatica. Chiedono a gran voce l’espulsione dell’ambasciatore americano, i presenti hanno dato alle fiamme una bandiera a stelle e strisce. Una protesta analoga si era svolta ieri, sempre a Sanàa. Secondo l’Agenzia Ap un battaglione di marines sono già arrivati nel paese per proteggere l’ambasciata e il personale diplomatico che, secondo fonti ufficiali, è già al sicuro. 
Israele. La polizia di Gerusalemme ha fatto ricorso a gas lacrimogeni per disperdere alcune centinaia di dimostranti palestinesi radunatisi alla porta di Damasco, presso la Città Vecchia, che protestavano contro il film ‘L’Innocenza dei Musulmani”. Slogan di esecrazione contro la pellicola sono stati lanciati a Gaza da migliaia di fedeli islamici al termine delle preghiere del venerdì nelle principali moschee cittadine. E lo stesso premier Ismail Haniya non si era fatto scrupolo di chiedere le scuse di Washington nel corso di un sermone: “L’amministrazione americana – aveva detto – dovrebbe scusarsi con la nazione araba e islamica per questo film offensivo e portare quei criminali alla sbarra”. Il film, aveva aggiunto, “è il frutto del lavoro di un’alleanza di crociati , ebrei e americani per infiammare l’Islam e gli scontri settari, soprattutto in Egitto”. 
Giordania. Ad Amman un centinaio di dimostranti hanno chiesto la “fine dell’occupazione americana” della regione e l’espulsione dell’ambasciatore Usa. “Ascolta Obama, noi siamo tutti Osama”, hanno gridato inneggiando alla jihad contro chi insulta il profeta Maometto. “E’ un dovere di tutti i musulmani proteggere la propria religione e noi siamo qui per chiedere ai governanti di difendere la santità dell’Islam e mettere fine all’influenza americana nel paese”, ha detto Abu Mohammed Tarhawi, un leader del movimento jihaddista in Giordania. E sono state migliaia le persone che hanno partecipato ad una manifestazione ad Amman, guidata dai Fratelli musulmani, per chiedere la sospensione delle relazioni con Washington. “America, riprenditi i tuoi soldi, il mondo islamico non ha bisogno di te”, hanno scandito i manifestanti che hanno bruciato le bandiere a stelle e strisce.
Afghanistan. Membri delle tribù Shinwar e Momand della provincia afghana di Nangarhar hanno annunciato che sulla testa del produttore del film considerato anti-islamico è stata messa una taglia di cinque milioni di afghani (72.000 euro). Sono centinaia le persone scese in strada nella provincia orientale afghana di Nangarhar gridando slogan anti-americani e bruciando bandiere a stelle e strisce e foto del presidente Barack Obama, in una manifestazione dai toni forti che però non è degenerata in violenza. Una manifestazione di protesta è in corso anche a Doha, in Qatar. Un gruppo di un migliaio di persone si è radunato vicino all’ambasciata Usa e manifesta pacificamente, scandendo slogan e sventolando bandiere e striscioni. Proteste anche in Bangladesh, con 10mila persone in piazza a Dacca, in Malaysia e in Indonesia.
Pakistan.  Alcune centinaia di manifestanti hanno cercato di marciare verso l’ambasciata americana a Islamabad. A Lahore e a Peshawar ci sono stati massicci cortei di protesta con slogan e striscioni anti americani dopo la tradizionale preghiera del venerdì. Nella capitale, decine di manifestanti si sono scontrati con la polizia mentre cercavano di raggiungere la sede diplomatica. Diversi sono stati arrestati dalle forze dell’ordine. Ma non ci sono stati incidenti di rilievo. Analoghe proteste si sono tenute nel pomeriggio anche nel Kashmir indiano.
IndiaDiverse centinaia di manifestanti musulmani hanno attaccato il consolato Usa a Madras, nel sud-est del paese, precisando che 86 persone sono state arrestate. I manifestanti hanno “lanciato delle pietre e alcuni vetri delle finestre del consolato sono andati in frantumi, poi hanno attaccato le telecamere della sorveglianza e successivamente hanno tentato di scavalcare il muro di cinta dell’edificio ma sono stati allontanati”, ha detto un ufficiale. Il governo aveva chiesto a Youtube di bloccare la visione del filmato su Maometto.
IranMigliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Teheran per condannare i responsabili del film. L’agenzia Fars  spiega che i dimostranti hanno chiesto agli Stati Uniti di “presentare ufficialmente le scuse a tutti i musulmani nel mondo e di punire gli autori del film”. Nel manifesto i dimostranti hanno condannato, oltre a Washington, anche Israele e Gran Bretagna, ritenendoli “responsabili di questo clima di odio creatosi contro l’Islam”. Il documento definisce infatti il trio Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele come il “triangolo del male” che sta “perseguendo le proprie politiche anti-islamiche nel mondo”.  Secondo quanto riferisce ‘Fars’, i dimostranti hanno bruciato la bandiera americana di fronte alla sede centrale dell’Università di Teheran gridando lo slogan ‘Marg bar Amricà (Morte all’America). Ieri la Guida Suprema iraniana l’ayatollah Ali Khamenei, che parla di “azione maligna”, aveva rilasciato dure dichiarazioni nei confronti degli Stati Uniti e d’Israele ritenendo i “sionisti e il governo Usa” i responsabili della produzione del film e delle violenze che ne sono conseguite. Come per ”Salman Rushdie, il vignettista danese, il pastore Usa che bruciò il Corano”, e ribadisce che “i primi sospettati per questo crimine sono i sionisti e il governo Usa”. Se i politici Usa “sono sinceri” nel condannare questo gesto, devono far sì che chi ha prodotto e finanziato il film blasfemo “abbia una punizione proporzionata al suo grande crimine“. 
Siria. Centinaia di cittadini siriani sono in sit-in davanti all’ambasciata americana a Damasco. Washington ha chiuso la sua sede diplomatica nella capitale siriana e richiamato a febbraio il proprio ambasciatore per le violenze in corso nel Paese dal marzo 2011. “Obama, hai capito che ti odiamo”, si legge su un cartellone, mentre un manifestanti che si è identificato come Fatina ha detto alla Xinhua che “se avevano una religione e conoscevano Dio, non avrebbero pubblicato quel film”. Un altro manifestante, Nabil Taha, ha detto all’agenzia che “siamo qui per esprimere la nostra rabbia verso coloro che prendono di mira tutte le religioni, non solo l’Islam”. “Vogliono controllare la gente per i loro interessi”, ha aggiunto.
Marocco. Circa duecento salafiti hanno manifestato oggi a Salè, vicino alla capitale del Marocco Rabat, per protestare contro la diffusione negli Usa di alcuni estratti di un film che denigra la figura di Maometto. Nel corso della manifestazione, organizzata dopo la preghiera del venerdì, sono state date alle fiamme bandiere americane e scanditi slogan contro gli Stati Uniti. Modesto il dispiegamento delle forze dell’ordine, secondo testimoni.