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martedì 14 gennaio 2014

Andrea Scanzi



Chi mi legge con regolarità non ignora la mia stima autentica per Francesco The Man Boccia. C'è chi dice che con lui sono cattivo, ma è piuttosto Boccia a essere cattivo con Boccia. E' bastato guardarlo ieri sera, mentre veniva asfaltato con agio da Aldo Busi a Piazzapulita. Boccia è un fiume in piena quanto a genialate. Ripercorriamo insieme una delle sue ultime gesta, che potete vedere in dettaglio sul sito del Il Fatto Quotidiano. Sei gennaio, Nunzia De Girolamo (vamos) torna dalle Maldive con il marito Boccia, la figlia e alcuni amici. Atterrano a Malpensa. La De Girolamo deve andare dal Terminal 1 al 2. Ci sono i taxi, ci sono le navette e sono cinque minuti di viaggio al massimo, ma lei usa la scorta della Forestale. Una scorta di cui ha diritto, in quanto Ministro, ma forse tre vetture sono troppe. La De Girolamo, intercettata dai cronisti del Fatto, risponde con garbo consueto che "lei ha una bambina di un anno". 
Dunque, secondo lei, chiunque ha una figlia piccola ha bisogno della scorta. 
Buono a sapersi.
 
La De Girolamo va al Terminal 2 con la Lancia della Forestale. Nell'auto sale anche qualcuno degli amici. L'Alfa resta lì, e anche la Panda. E' qui che entra in scena Francesco The Man Boccia. Un renziano, giova ricordarlo, e fossi in Renzi mi preoccuperei parecchio, perché se Boccia ti dà ragione vuol dire che nella vita qualcosa (di grosso) lo hai sbagliato. Boccia si avvicina alle auto della Forestale, che ovviamente non ha il diritto di utilizzare. Al telefono (si presume) lo informano che ci sono dei cronisti del Fatto pronti a sputtanarlo. A questo punto Boccia entra dritto dritto e definitivamente nella leggenda. Fa dietrofront e, come nulla fosse, torna indietro in cerca della sua auto (che non ha). Ascoltiamolo: perché stavi andando verso l'auto della Forestale, Boccia? “Evidentemente è stato male informato. Io ho la macchina qui perché vivo a Milano”. Come mai hai cambiato direzione? “Sto cercando gli altri che sono con noi. Siamo una decina di persone”. Boccia si guarda intorno. Prende l’ascensore. Sta per pigiare il pulsante quando - scena sublime - uno degli amici lo ferma: “Francesco, dove vai?”. “Sto andando… eeeeeh… mi stanno aspettando giù gli altri”. “No, stanno qua”, lo sputtana l’amico. Boccia cerca una via d’uscita. Non bastava un taxi? O una navetta? “Mia moglie è con una bambina di un anno. Domattina deve andare a Bruxelles. E ha fatto quello che può fare, mia moglie non fa mai quello che non si può fare. Dopo di che, come vede, siamo divisi”. Poi The Man Boccia ribadisce: “Io ho casa a Milano”. E dà di nuovo i numeri della compagnia: “Siamo 15 persone. Non una, siamo in 15”. The Man si guarda a destra e a sinistra. Cerca di capire se i giornalisti lo stano seguendo. Poi va verso i taxi e alla fine si infila in uno di questi (pochi minuti prima aveva garantito: “Io ho la macchina qui”).
Non c'è niente da fare: Francesco è un idolo vero. 

E tutto sommato, nella sua Epifania a Malpensa, è stato sobrio: per tornare a casa, avrebbe potuto chiedere l'intervento di un F35, che come noto secondo lui sono elicotteri che servono a spegnere gli incendi.

C'mon Boccia.


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