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giovedì 15 ottobre 2020

Li riconoscete? - Andrea Scanzi


Li riconoscete? Sono quattro eroi italiani. Il nucleo del Pool Antimafia. Fuori inquadratura c’è Di Lello. Poi Borsellino, Guarnotta, Falcone, Caponnetto. È l’unica foto che li ritrae tutti insieme. Erano al funerale di Ninni Cassarà, una delle tante vittime della mafia.

Ieri Leonardo Guarnotta ha presentato il suo libro, lo splendido "C’era una volta il Pool antimafia”, alla tenuta di Suvignano (Siena). Un luogo molto simbolico, perché quella tenuta fu confiscata una prima volta nel 1983 da Falcone. Apparteneva all’”immobiliarista di Cosa Nostra”, definitivamente condannato nel 2005 proprio da Guarnotta, che non aveva mai visto quel luogo prima di ieri.

Ho assistito alla sua presentazione con trasporto e commozione. Ho avuto anche la fortuna di conoscerlo un po’ e di riportarlo con sua moglie in hotel (dormivamo nella stessa struttura). Non nascondo l’emozione e l’orgoglio.

Quello che ha fatto il pool antimafia di Chinnici prima e Caponnetto poi è straordinario. Anni di eroismo, senso dello Stato, coraggio, martirio e utopia puri. Ascoltare e leggere Guarnotta è come guardare la storia dal di dentro.

Ogni suo aneddoto ti colpisce al cuore. Come quando ha raccontato di un rito di Borsellino. “A maggio, quando si poteva prendere il primo caffè freddo a Palermo, mi invitava sempre. Lo beveva, mi guardava e rideva: ‘Leonardo, anche per quest’anno al caffè freddo ci siamo arrivati’. Era come dire: “Siamo ancora vivi”. Il senso del rischio costante era in loro fortissimo.

Ieri Guarnotta (colui che è poi stato tra i giudici del processo Dell’Utri) ha anche detto: “Giovanni (Falcone) è stato uno dei più grandi giudici che abbiamo avuto. Forse il più grande. Ma è stato anche il più trombato”. Una frase durissima, che fa capire come Falcone sia stato sì santificato dopo la morte, ma pure osteggiato in vita da quasi tutti: pezzi dello Stato, magistratura, intellettuali (Sciascia), non pochi cittadini (che si lamentavano del suo eccessivo “esibizionismo”.

Oggi Guarnotta sarà a Firenze e domani a Viareggio ed Empoli. Poi rientrerà a Palermo. Il suo “tour” è simile a quello di Caponnetto: parlare affinché tutti, anzitutto i giovani, conoscano e non dimentichino.

Un paese senza storia e senza memoria non ha speranze. Un paese che non conosce Leonardo Guarnotta non va da nessuna parte.

Che uomini straordinari.

martedì 11 febbraio 2020

Malafede e Bonafede. - Tommaso Merlo



In Italia le leggi le hanno sempre scritte i delinquenti. 
O direttamente entrando in Parlamento oppure attraverso qualche burattino politico. 
Decenni di porcherie dietro le quinte, decenni di manine e leggine ad hoc. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. L’Italia è il paese più corrotto d’occidente eppure in galera i ricchi e potenti non ci finiscono mai. Una assurdità e il frutto di un disegno ben preciso che ha sempre accomunato le caste di ogni olezzo ideologico. Nonostante tempi e meccanismi da terzo mondo, l’Italia non è mai riuscita a riformare la Giustizia se non in peggio. Se non nella direzione di garantire maggiore impunità a Lorsignori e soldi ai verminai parassitari che gravitano attorno ai tribunali. Un disegno. Non un caso. La prescrizione non è altro che una delle tante diavolerie che le caste criminogene si sono inventate per tirare in lungo i processi ed impedire ai giudici di fare il loro lavoro. Berlusconi ne è stato il paladino. Trasformando il parlamento nel suo studio legale privato, piazzando i suoi avvocati nei punti chiave delle istituzioni. Davvero impressionante. Berlusconi ha umiliato l’Italia come nessuno, l’ha piegata brutalmente alle sue meschine esigenze processuali. In assoluto la pagina più vomitevole della Repubblica. Ma che la Giustizia italiana rimanesse a livelli da terzo mondo è sempre stato nell’interesse di tutte le caste, di tutti coloro che possono permettersi di pagare parcelle da capogiro e pool di avvocati capaci d’annacquare i processi fino a farli scadere come mozzarelle. A scapito dei poveri cristi, a scapito della pulizia. E oltre al danno, la beffa. Per decenni la prescrizione è stata spacciata come sinonimo di “assoluzione” dalla propaganda politica e questo grazie alla stampa serva delle stesse caste criminogene. Non un caso ma un disegno ben architettato affinchè quei fessi dei cittadini continuassero ad abboccare agli spot elettorali e tifare strenuamente per Lorsignori. Lobby, politica, stampa. Un vero e proprio regime che ha potuto delinquere indisturbato, arricchirsi a dismisura, farla franca ed oggi che qualcuno osa mettere mano alla Giustizia nell’interesse dei cittadini, reagisce scompostamente. La Spazzacorrotti è passata per miracolo, grazie all’illusoria luna di miele gialloverde. Ma la cagnara sulla prescrizione di questi giorni conferma come in Italia le leggi le abbiano sempre scritte i delinquenti. O direttamente entrando in Parlamento oppure attraverso qualche burattino politico. La cagnara sulla prescrizione dimostra la malafede della vecchia politica, dimostra la sensatezza del terremoto degli ultimi anni e di come la strada per il cambiamento sia ancora lunga e tortuosa.

https://infosannio.wordpress.com/2020/02/11/malafede-e-bonafede/?fbclid=IwAR0z5L7JUzALl0J8uVKJN5Icbp8Z4hJXAMfuv5iblgILeJUMz5WHS8yf8fo